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Breve storia dell’Osservatorio Astronomico di Monte Agliale

Breve storia dell’Osservatorio Astronomico di Monte Agliale
di Sauro Donati

 
L’Osservatorio Astronomico di Monte Agliale è stato fondato nel 1997 da un gruppo di astronomi dilettanti e grazie al contributo (e anche alla lungimiranza, perché no?) del comune di Borgo a Mozzano e della Comunità Montana della Media Valle del Serchio.

È il risultato finale di sforzi condotti fino dal lontano 1986 quando, con molto entusiasmo, i soci fondatori cominciarono a cercare un luogo adatto per l’osservazione e lo studio dei fenomeni astronomici. Naturalmente si doveva cercare un luogo lontano dalle luci cittadine e situato in quota, per limitare fenomeni dovuti all’inquinamento luminoso e all’umidità. Dopo qualche anno di ricerca ed una quantità considerevole di indagini relative al vento, al tasso di umidità, alla stabilità dell’aria, al numero di notti serene e, non ultimo, alla logistica, la scelta cadde su una collina sopra il paese di Cune, nel territorio del Comune di Borgo a Mozzano: Monte Agliale. La vicenda, come spesso accade, non fu priva di complicazioni.

Escludendo a malincuore il remoto sito di San Pellegrino in Alpe, alla bella altezza di 1700 metri s.l.m., dove diverse prove nel corso degli anni, avevano prodotto risultati sorprendenti, il luogo più accreditato per un osservatorio risultò una collina sui Monti di Chiatri, nel comune di Lucca alta appena 400 m. Grazie alla incredibile immobilità dell’aria nelle ore notturne il luogo era perfetto (e lo è tuttora) per attività di astronomia. Ci siamo chiesti spesso il motivo di tanta perfezione. Probabilmente la presenza del lago di Massaciuccoli ai piedi dell’altura genera una serie di condizioni favorevoli, quanto singolari, a favore della stabilità atmosferica. In un primo tempo, quindi, la nostra scelta si rivolse in quella direzione, al punto da farci approvare persino un progetto di un osservatorio astronomico dall’amministrazione comunale dei Lucca, con tanto di visita in loco da parte della Commissione per i Beni Ambientali che, non sapendo bene con quali motivazioni negarlo, espresse il suo parere favorevole!

Appena avuto il permesso iniziarono le difficoltà. Il proprietario del terreno, rendendosi conto che si faceva sul serio, iniziò a far emergere una serie di problemi, che in conclusione mettevano a nudo il suo scarso interesse per l’operazione. Lo sgomento di dover rinunciare al sito fu cocente, ma non tale da far desistere dall’impresa! L’interesse fu allora rivolto al sito “terzo in classifica”, ovvero proprio la collina sopra il paese di Cune, denominata Monte Agliale, a 760 m s.l.m. Pur non riuscendo a competere con San Pellegrino in Alpe per trasparenza dell’aria, il luogo era apparso interessante perché situato in posizione più lontana dalle luci cittadine, rispetto a Chiatri. Inoltre le notti di “cielo immobile” (ideali per l’astronomia più raffinata) erano un discreto numero nell’arco dell’anno. E, in ultimo, il terreno era di proprietà comunale!

Avere a che fare con un’amministrazione pubblica si rivelò presto un vantaggio: Il progetto per la costruzione di un osservatorio piacque subito alla Giunta Comunale che, di concerto con la Comunità Montana, decise di sistemare la sommità della collina, liberandola da sterpi e cespugli vari. Fu migliorata la viabilità e fu realizzata una palizzata per delimitare meglio la superficie. Dopo qualche formalità sbrigata con tempi più o meno lunghi, iniziarono i lavori per la costruzione dell’osservatorio.

Esistono due modi per alloggiare i telescopi: il primo, tradizionale, prevede la costruzione di una cupola che offre dei vantaggi soltanto se si è in grado di osservare a latitudini molto basse. Per contro, una cupola costruita come si deve può costare quanto l’intero osservatorio e, se per qualche motivo la costruzione non riesce bene (è già accaduto!) si possono originare dei moti convettivi all’interno di essa, tali da impedire le osservazioni per l’intera notte. Il secondo, meno convenzionale ma più efficace, prevede la costruzione di un tetto scorrevole su binari, in modo da permettere al telescopio di essere completamente scoperto durante l’uso notturno. E fu questa la scelta che si adottò per Monte Agliale.

 

Agliale osservatorio nella veste invernale
Fig. 1 L’osservatorio in una foto
invernale (E. Mazzoni) 

I lavori andarono avanti per qualche mese, ma alla fine l’osservatorio fu completato e si poté installare al suo interno uno degli strumenti più grandi della regione: un telescopio da 50 cm di diametro, pesante come un auto di media cilindrata che, nel frattempo, era entrato in possesso dell’associazione.

Dopo undici anni dalla nascita dell’idea, il sogno era diventato realtà e così, senza por tempo in mezzo, si iniziò ad osservare e… a scoprire!

Con uno strumento di quelle dimensioni, seppur ancora non completato, fu possibile iniziare a scoprire nuovi corpi del sistema solare. Dapprima si trattava di asteroidi, piccoli corpi rocciosi in orbita attorno al Sole, proprio come la Terra e gli altri pianeti, ma distinti da questi per le dimensioni assai più ridotte. Nell’arco di due anni, dalla fine del 1998 al 2000 furono scoperti 55 nuovi asteroidi, proiettando il nome di Monte Agliale all’interno del gotha degli scopritori non professionisti più prolifici al mondo.

Poi dall’anno 2000 iniziò un’altra serie di scoperte. Grazie all’esperienza acquisita in quei fatidici primi anni, durante i quali si puntava il telescopio esclusivamente a mano, usando le conoscenze individuali per riconoscere le piccole zone del cielo da indagare, l’interesse fu attratto dagli oggetti più lontani e difficili. Le stelle all’interno delle altre galassie. Tuttavia per poterle osservare era necessario che si verificasse un evento piuttosto raro e disastroso: dovevano esplodere. Quando una stella esplode, si ha quello che viene definita dalla comunità scientifica, una Supernova.

Il termine non ha origini antichissime. Nel 1572 nella costellazione di Cassiopea, uno dei più grandi astronomi della storia, il danese Tycho Brahe, assistette all’esplosione di una supernova, che lui descrisse nel  libro “De Nova Stella” (Sulla stella nuova) coniando così il termine "nova" per queste stelle. Tuttavia fu l’astronomo svizzero Fritz Zwicky negli anni 50 del secolo scorso, a coniare il termine “Supernova” per classificare questa categoria di oggetti e per distinguerle dalle cosiddette “novae”, stelle soggette ad esplosioni ricorrenti e non catastrofiche.

Quando una stella subisce un’esplosione trasformandosi in Supernova, più del novanta per cento della materia che la compone viene proiettata nello spazio in tutte le direzioni, con velocità di diverse migliaia di chilometri al secondo ed il fenomeno si rende visibile fino a distanze di miliardi di anni luce. Il messaggio che porta con se questa luce è per molti aspetti spaventoso: la completa distruzione dell’eventuale sistema planetario che circonda la stella. Eppure la luce delle Supernove non significa solo distruzione: è proprio dalle esplosioni stellari che hanno origine gli astri e altri sistema planetari e, come nel caso del pianeta Terra, la vita. Pare quasi che sia il meccanismo scelto dall’Universo per rinnovarsi continuamente, dopo la prima immane esplosione che ha generato tutto quanto.

 

Il telescopio da 50 cm appena istallato
Fig. 2 Il telescopio da 50 cm appena installato (S. Donati)

La scoperta delle Supernove avviene con semplici meccanismi di ripresa di immagini al telescopio. Nel punto ove solitamente si mette l’occhio per osservare, viene installato uno strumento estremamente sensibile, in grado di percepire luce debolissima. Si effettua una ripresa di poche decine di secondi su una galassia, dopo di che si confronta la ripresa con una precedente della stessa zona per verificare, come nel caso di Tycho Brahe, se ci sono stelle “nuove” sopra o nelle immediate vicinanze della galassia. L’operazione viene ripetuta su un numero altissimo di galassie, perché la statistica ci informa che l’evento è piuttosto raro. Tuttavia controllando centinaia di galassie ogni notte, utilizzando appositi programmi al computer, talvolta ci si imbatte in una supernova. A questo punto, per esserne proprio certi, occorre aspettare la notte successiva e ripetere la ripresa. La distanza di molte ore è necessaria, perché potrebbe trattarsi di un fenomeno transiente o di un asteroide molto lento che indugia nei dintorni della galassia. Quando si danno queste notizie alla comunità scientifica internazionale, occorre essere molto sicuri. Eventuali falsi allarmi possono portare alla perdita di credibilità, con effetti deleteri per l’osservatorio.

Comunque, una volta confermata la stella “nuova” si compila un modulo e si invia il tutto al Central Bureau for Astronomical Telegrams (I.A.U.) con sede ad Harvard in USA e si aspetta. Occorre che astronomi professionisti, per mezzo di strumenti molto potenti, analizzino la luce della stella e definiscano il tipo di Supernova. Alla fine viene emanato un bollettino di conferma ufficiale per l’intera comunità e la scoperta è fatta!

Gli astronomi dell’Osservatorio Astronomico di Monte Agliale, fino ad oggi hanno scoperto undici Supernove, l’ultima delle quali la sera del 12 Maggio 2011.

Lo studio delle Supernove è molto importante per il ruolo che rivestono nelle evoluzioni stellari. Sono loro che arricchiscono lo spazio di elementi chimici più pesanti dell’elio e di metalli più pesanti del ferro, è grazie a loro che possono crearsi nuove generazioni di stelle e pianeti ed è grazie a loro se noi siamo qui!

 

Per informazioni e prenotazione visite


Personale Osservatorio: Fabrizio Ciabattari, Sauro Donati, Emiliano Mazzoni, Giorgio Petroni, Mauro Rossi, Guido Fornaciari e Riccardo Simonetti