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“Je suis Prof”

 

"Je suis Prof" manifestazione a Parigi il giorno dopo 

“Je suis Prof”

 

 

 

Luciano Luciani

 

 

 

È accaduto a Conflans Saint-Honorine, un sobborgo nei pressi di Parigi: Samuel Paty, un uomo buono e gentile, un docente rispettato da tutti, “colpevole” di aver mostrato in classe le vignette su Maometto già pubblicate su “Charlie Hebdo” è stato decapitato da un diciottenne ceceno, cugino di un’alunna della vittima, poi ucciso dalla polizia qualche ora più tardi in una città vicina. Una nuova cappa di orrore, l’ennesima, è scesa sulla Francia, un Paese già duramente provato negli anni passati dal terrorismo islamista che, con questo attentato, colpendo la scuola, ha compiuto un salto di qualità di non poco conto. Nella sua ferocia il messaggio è chiaro: l’insegnamento non è più libero, ma deve sottostare a vincoli e divieti imposti, se del caso, anche con una violenza sanguinaria e rivoltante. Oggi sono le agenzie del terrorismo internazionale a decidere i programmi scolastici, cosa può essere insegnato e cosa no e ogni trasgressione a tale obbligo si paga con la vita e con l’obbrobrio delle immagini del proprio corpo martoriato esposte sui social.

 

Non abbiamo particolare simpatia per il presidente francese Emmanuel Macron, ma oggi non possiamo che sottoscrivere le sue parole: “un nostro concittadino è stato assassinato perché era un docente, perché insegnava agli studenti la libertà di parola, la libertà di credere o non credere… Voglio dire a tutti gli insegnanti di Francia che siamo con loro, che l'intera nazione sarà al loro fianco oggi e domani per proteggerli e difenderli, per permettere loro di fare il proprio lavoro, il più bel lavoro che ci sia. Se questo terrorista ha abbattuto un professore è perché voleva abbattere la Repubblica, l'Illuminismo, la possibilità di rendere i nostri figli cittadini liberi. Questa è la nostra battaglia. Non passeranno. L'oscurantismo e la violenza che l’accompagna non vinceranno, non ci divideranno. Questo è quello che stanno cercando di fare. Invito tutti i nostri connazionali a stare insieme, a rimanere uniti, perché noi siamo prima di tutto cittadini che, condividendo gli stessi valori, prefigurano un unico destino". Per una volta almeno: “Bravo Emmanuel!”

 

Anche il settimanale satirico “Charlie Hebdo”, duramente colpita nel 2015 e fatto segno anche di recente dall’intolleranza islamista, non ha voluto far mancare al docente assassinato e alla famiglia la sua solidarietà e tutta la sua riprovazione:” "Charlie Hebdo” esprime il suo senso di orrore e di rivolta dopo che un docente è stato assassinato da un fanatico religioso. Esprimiamo il nostro più profondo sostegno alla sua famiglia, ai suoi cari e a tutti gli insegnanti.", scrive la rivista. "L'intolleranza ha appena superato una nuova soglia e non sembra fermarsi davanti a nulla per imporre il suo terrore al nostro Paese. Solo la fermezza del potere politico e la solidarietà di tutti sconfiggeranno questa ideologia fascista. Questo atto immondo è un lutto per la nostra democrazia, ma deve renderci più combattivi che mai per difendere la nostra libertà".