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Patanella

Patanella

di Luciana Bussotti


A molti questo toponimo non dirà niente; altri conosceranno la località: procedendo da nord verso Orbetello, un cartello indicatore, su fondo marrone = turistico, ci suggerisce di lasciare la Variante Aurelia per dirigersi verso destra, in direzione della laguna di Nord. (Un cartello analogo c’è anche per chi proviene da sud, ovviamente). Ogni volta che viaggio verso sud non manco mai una visitina, una sosta, o per fare una passeggiata o per una breve visita, tanto per dare un’occhiata e controllare i miei possedimenti. Sì, perché in questo luogo possiedo un mq di territorio! Non so quale, ma lo possiedo, con tanto di certificato di acquisto rilasciato dal WWF. Una bella iniziativa di tanti anni fa chiedeva un contributo di Lire tot, corrispondente all’acquisto proprio di un mq. Così, con le forze di molti, il WWF poté acquisire l’intera area che ora si chiama Oasi di Patanella: qualche ettaro di pineta e macchia mediterranea sulla riva della laguna. Una peculiarità di questo ambiente è quella di ospitare una stazione residua, un relitto si dice, di brugo (Calluna vulgaris) che normalmente cresce a quote maggiori, alle nostre latitudini. E quando vado, cerco la mia piantina, quella che cresce nel mq che mi sono scelto come MIO, di cui sono molto orgogliosa (e che può variare di volta in volta, perché mica me lo ricordo…). Il luogo, bello dal punto di vista della vegetazione e paesaggistico, non manca mai di donare qualche soddisfazione zoologica, come ci si aspetta da un ambiente lagunare. Così, un settembre, mentre dicevo ai miei amici che in quella stagione e soprattutto a quell’ora del giorno non ci potevano essere animali da vedere, un airone cenerino si involò dai nostri piedi, quasi lo avremmo potuto toccare. E un’altra volta, d’inverno, col freddo ma in una stupenda luce del tramonto, sulla laguna passò un volo di otto fenicotteri in fila indiana, in un silenzio sospeso. Le loro sagome in controluce! Per contro, di primavera, dagli isolotti coperti da salicornie ci accolse una incredibile confusione, un vocio continuo e perentorio: le sterne difendevano nidi e piccoli dai gabbiani. 
Tanti incontri, quindi, belli ma ripetibili in altre lagune, in altri luoghi. Uno però, lo ritengo speciale.

 

tramonto a Patanella

Sera d’inverno (avevamo l’abitudine di passare alcuni giorni delle vacanze di Natale proprio a Orbetello prima, poi a Porto S. Stefano grazie alla casa messa a disposizione dalla generosa amica: vacanze all’Argentario, insomma! per due prof. mica male!), perché d’inverno la laguna ha un fascino superiore e soprattutto perché è il periodo di maggior presenza dell’avifauna. Sulla passerella della strada che congiunge Orbatelo all’Argentario si incontrano i birdwatchers con i superbinocoli, i cacciatori di immagini con teleobiettivi che paiono bazooka. Se poi c’è la nebbiolina, tutto diventa perfetto.

Faccio un inciso. Purtroppo, a mio parere, una gestione giardinieristica del paesaggio locale ha trasformato la sponda di destra, prima naturalmente protesa nella laguna con canneti, salicornie e altra vegetazione spontanea e tipica, in un parcheggio e in una passeggiata cementificata con panchine, rosmarini, oleandri e altre belle piantine da giardino, appunto, perdendo così la naturalità che consentiva di veder sfrecciare, all’orlo del paese, i martinpescatore e sentir cantare tanti altri uccelli del canneto. Ma ora è pultito e in ordine e sicuramente, almeno ai locali, piacerà di più.

Torniamo a Patanella, d’inverno, dunque.

 

Passeggiamo in silenzio percorrendo il sentiero costiero, ripassando quello che già conosciamo, osservando ciò che ci pare nuovo. Nessun incontro speciale, neppure osservando dalle feritoie dei capanni appositamente allestiti, solo tanto freddo e tanta atmosfera. Sulla via del ritorno – il sole sta già tramontando, la luce si attenua - incontriamo un’altra coppia di visitatori: provengo da più lontano, Torino per la precisione.

Ci salutiamo, scambiamo parole di cordialità perché ci sentiamo sicuramente affini, commentiamo la suggestione del luogo, chiacchieriamo, rompendo quindi quel silenzio che ci circonda, fuori del periodo delle nidificazioni. Oltre al nostro parlare non c’è altro suono, ma sulla nostra testa, vicino vicino, passa un volo totalmente silenzioso, che ci sorprende; non capiamo… ma subito un altro, un altro ancora…. Dal pino sotto cui ci siamo fermati fuggono, disturbati dalle nostre voci, ben 12 uccelli, sicuramente rapaci perché solo questi animali hanno un volo così “muto”, ma irriconoscibili per dei profani, in quella poca luce crepuscolare, nell’oscurità degli alberi. Fortunatamente uno si posa su un ramo, viene fotografato e poi riconosciuto, per dimensione e tipici “orecchi”, come gufo comune: d.o.d.i.c.i gufi sullo stesso albero usato come dormitoio. Il mio amico ornitologo mi ha detto che non  è un comportamento usuale. Io riferisco.

 

 

gufo di patanella

Ma quel volo silenzioso, quelle fugaci sagome che ci hanno quasi sfiorato, ci hanno lasciati letteralmente senza parole. Ci siamo salutati bisbigliando. Anche se in ritardo avevamo imparato, o ricordato, la lezione del parlare sottovoce nei luoghi naturali, per non disturbare gli animali che ci sono sempre, anche quando non li sentiamo o vediamo. Però, se non avessimo disturbato…

 


Gufi o non gufi, fenicotteri, aironi o sterne, vi invito nel mio mq a Patanella. Sarete i benvenuti.

Male che vada potrete incontrare la mia piantina di brugo e salutarla da parte mia, ché è un po’ che non la vado a trovare.