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Giraffe

 

Abbeverata

Giraffe

 

Piero Sagnibene

 

Giraffa deriva dall’arabo zarr?fa, che, a sua volta, deriva dall’egiziano zor-aphé che significa “lungo collo”. Il nome scientifico è  Giraffa camelopardalis (L.1758), dove  camelo- pardalis  (camelopardo) ripete il nome con il quale veniva chiamata dagli antichi greci, secondo i quali le giraffe assomigliavano a dei cammelli che indossavano il manto di un leopardo, considerandola un ibrido. Persino in epoca moderna, Alfred Edmund Brehm (1829 –1884),  biologo tedesco, illustrò gli aspetti compositi della giraffa affermando che essa ha un corpo di cavallo, spalle di cammello, orecchie di bue, coda d’asino, gambe di antilope e pelame di pantera. Tuttavia fu Federico II di Hohenstaufen (1194-1250), re di Napoli e di Sicilia che, avendo avuto modo di poter esaminare un esemplare di giraffa, la descrisse non come un mostro ibrido,  ma come un animale esotico con caratteristiche proprie ben definite.

 La giraffa è  un mammifero dimensioni e dentaturache si è adattato in modo spettacolare per brucare le foglie acropiche degli   alberi. Ciò che colpisce lo spettatore sono le sue dimensioni, poiché essa ha il primato dell’altezza,   misurando dallo zoccolo degli arti anteriori fino all’apice degli ossiconi (piccole corna), l’altezza di 6   metri, nel maschio, e di 4 metri nelle femmine, circa. A questa altezza contribuiscono il collo, lungo circa   2 metri, ed i 2 metri degli arti anteriori. Il corpo della giraffa appare  sproporzionato per la lunghezza del   tronco di circa 2,20 metri (dalla base del collo alla radice della coda) in evidente contrasto con la   straordinaria altezza; inoltre, ad esclusione del collo, l’altezza é di 3,50 metri al garrese, mentre la   differenza di altezza fra groppa e garrese e di circa 60 cm.; la giraffa appare  più alta nella parte   anteriore del corpo, dove la massa muscolare assume notevoli proporzioni. Il torace appare ancora più   ampio rispetto al bacino, debole e stretto. Il peso può raggiungere punte massime di 1930 Kg nel maschio e  le femmine massimo 1.180 kg). Il capo é assai allungato, anche per la presenza di  grosse labbra spesse, mobili e prensili. La dentatura manca di canini e degli incisivi superiori mentre presenta molari brachiodonti. La lingua è estremamente protrattile, ruvida, lunga circa 50 cm, di colore nero e dai movimenti rapidissimie la sua lunghezza consente all'animale di utilizzarla per pulirsi le orecchie e le consente di cibarsi delle foglie, soprsattutto acacia,

Lingua lunga e mobilissima  

non curante delle spine sui rami della pianta. Le narici sono interamente chiudibili, rivestire di pelle nuda e nera; gli occhi, grandi e scuri, appaiono ombreggiati da lunghissime.ciglia. Dietro gli occhi, in posizione bassa e arretrata, vi sono le orecchie, lunghe oltre 15 cm e mobilissime,mentre all’apice del capo vi sono due protuberanze cartilaginee (ossiconi), subcilindriche, lunghe circa 15 cm. rivestite di pelle nuda  che all’estremità diviene nera e callosa; un terza protuberanza, più bassa e più larga, nei maschi, si forma indipendentemente dalle ossa del cranio con cui si salda all’altezza tra l’osso parietale ed il frontale. Il capo si erge alla sommità del lunghissimo collo, dotato alla base di una formidabile muscolatura per sostenere il peso e mantenere l’equilibrio, e che diviene più snello e sottile all’estremità dove il capo è inserito. Il collo della Giraffa è sostenuto da sette vertebre, un tipico carattere dei mammiferi, uomo compreso, ma che hanno raggiunto un’altezza di circa 25 cm. Seguendo la linea vertebrale del collo e del dorso, fino al groppone, la linea strutturale della Giraffa discende continuamente con una caratteristica pendenza. Alla generale impressione di ascesa contribuiscono anche i lunghissimi arti che terminano negli zoccoli (la giraffa è un ungulato ed artiodattile - da artios pari e dactylos dito) che porta due dita a formare uno zoccolo piccolo. La coda è lunga circa 80 cm, oltre ai 30-40 cm rappresentati da un abbondante ciuffo di crini. La giraffa ha una pelle molto spessa e ricoperta di peli; è di colore  giallo fulvo o grigio scuro, biancastra nella parte inferiore e disseminata di larghe macchie irregolari di colore bruno ruggine. Le forme delle macchie

pelle e colori  

vanno da un modello quasi rotondo, con bordi molto lisci, a macchie ellittiche con bordi frastagliati o lobati. Due delle 11 caratteristiche delle macchie, cioé una forma vicina ad un cerchio perfetto, e quanto i loro bordi  sono completi, sono simili nelle madri e nei cuccioli e si pensa che i loro modelli siano ereditati madre-figlio. Lo schema delle macchie cambia con l’età. Il fatto che Le giraffe appena nate, e con macchie più grandi ed irregolari, aumentano la sopravvivenza durante i primi mesi di vita e ciò lascia supporre che le macchie forniscano aiuto mimetico al camuffamento contro i predatori. Esse servono anche a riconoscere la famiglia o gli individui. Si é altresì accertato che le macchie hanno una funzione sussidiaria nella regolazione della temperatura dell’animale. Raramente le giraffe possono ereditare il leucismo, una forma di albinismo incompleto che non provoca estrema fotosensibilità. La giraffa bianca è protagonista di un romanzo di Salgari dall’omonimo titolo.

Anche una sommaria descrizione della giraffa, come la nostra, pone domande complesse sul suo adattamento fisiologico rispetto alle sue dimensioni. Dal punto di vista anatomico, un carattere del tutto particolare della giraffa è l’intestino, che assume la lunghezza eccezionale di 76 metri, con un tenue di circa 48 metri e un crasso di 28 metri.

Le giraffe possiedono un sistema cardiovascolare altamente specializzato, a partire da un cuore enorme. Il cuore della giraffa è lungo 60 centimetri e pesa più di 11 kg.

Una prima domanda che insorge  riguarda la respirazione dell’animale. Nel lungo collo della giraffa, la trachea può essere lunga più di un metro e mezzo ed avere un diametro di più di cinque centimetri; la sua capacità totale può essere di più di tre litri. Fisiologicamente  si tratta di uno spazio morto , perché anche se ogni respiro di aria deve riempire sia la trachea che i polmoni, l’aria nella trachea non partecipa allo scambio dei gas.  Se l’uomo, ad esempio, in proporzione, avesse uno spazio morto così grande, quasi soffocherebbe; la sua inspirazione di aria fresca basterebbe a malapena a riempire la trachea, da dove non potrebbe raggiungere i polmoni. Al contrario, l’esalazione dei polmoni, carica di anidride carbonica resterebbe intrappolata nella trachea e tornerebbe nei polmoni nella inspirazione successiva. La giraffa risolve questo problema con una iperventilazione, respirando più profondamente e più rapidamente dell’uomo. Anche a riposo le giraffe eseguono un numero di atti respiratori al minuto maggiore di 20 mentre nell’uomo la frequenza respiratoria varia da 12 a 15 al minuto. Contrariamente  all’uomo ed agli altri mammiferi, la giraffa impiega più tempo nella inspirazione che nella espirazione. Il suo sangue arterioso contiene una quantità di ossigeno particolarmente bassa ed infatti le giraffe si trovano in difficoltà in ambienti dove l’aria ha un basso contenuto di ossigeno, come ad altitudini elevate.

 Una seconda domanda sull’adattamento della giraffa deriva dalla osservazione che il suo cuore si trova ad almeno a due metri e mezzo più in alto delle zampe. Nei capillari delle gambe, a causa dell’alta colonna di sangue, della gravità e dell’azione pompante del grosso cuore, la pressione sanguigna dovrebbe essere così alta da spingere il fluido fuori dai capillari. Inoltre, una giraffa in piedi ha la testa a due-tre metri più alta del cuore; come fa a pompare il sangue attraverso il lungo collo fino al cervello? Il  cuore ed il sistema circolatorio della giraffa, che conducono il sangue ad un’altezza così notevole al di sopra del cuore e forniscono sangue al suo cervello, devono vincere una forza gravitazionale che corrisponde più o meno alla forza di accelerazione, molto più alta della accelerazione di gravità, che gli aviatori incontrano pilotando aerei militari ad alta quota. Per prevenire la perdita di coscienza causata dal grosso cambiamento di pressione sanguigna nel cervello, gli aviatori sono dotati di una tuta anti-gravità che attutisce l‘impatto della accelerazione. Ora, la pressione sanguigna della giraffa a livello del cuore è molto più alta di quella misurata in qualsiasi altro animale; a livello del cuore, la pressione sistolica varia tra i 200 e 300 millimetri di mercurio e quella distolica tra i 100 ed i 170 mmHg. L’ipertensione della giraffa, però, non è una affezione vascolare ipertensiva, ma la condizione necessaria per fare arrivare al cervello sangue ad un pressione sufficiente. Quando l’animale è in piedi o cammina, la pressione della carotide oscilla tra 140/90 e 180/120; durante la corsa sale a 220/150.

Quando la giraffa piega il collo verso il basso per bere, la pressione dei vasi sanguigni del cervello e degli occhi dovrebbe essere più alta di quella al livello del cuore; ma come mai l’alta pressione non rompe questi vasi delicati o, almeno, non provoca fuoriuscita di liquido da questi? Nella giraffa le pareti del cuore e delle arterie sono più spesse di quanto lo sono negli altri mammiferi; questo fatto però non potrebbe evitare la diffusione di liquido attraverso le pareti dei capillari se si avesse una grossa differenza di pressione tra i due lati della parete.

Bere e riposare richiedono adattamenti

La pressione interna dei vasi viene controbilanciata da un aumento di pressione all’esterno tra i due lati della parete: nel cervello questa funzione è svolta dal liquido cerebro-spinale che protegge cervello e midollo spinale. Questo fluido, nel quale sono immersi i vasi sanguigni, funziona come una “tuta antigravità” e tampona l’impatto del flusso di sangue  verso il basso quando la giraffa si piega per bere o per raccogliere qualcosa da terra. L’animale, inoltre, minimizza la forza di gravità allargando le gambe anteriori quando si piega per bere in modo da abbassare il torace e portare il cuore più vicino a terra. Inoltre la giugulare della giraffa contiene una serie di valvole a senso unico antiriflusso che fanno in modo che quando, la giraffa china la testa per bere, il sangue non fluisca via dal cervello. Le giraffe di solito dormono in piedi, anche se in alcuni casi è possibile trovarle accoccolate al suolo, ma solo per pisolini davvero brevi, di circa 6 minuti: questa brevissima pausa rappresenta un adattamento che fornisce il tempo sufficiente perché la circolazione si adegui. Sulle brevi distanze, le giraffe riescono a correre a una velocità di 56 chilometri orari. Camminano muovendo contemporaneamente entrambe le zampe poste sullo stesso lato del corpo. In pratica, le giraffe muovono prima la zampa anteriore sinistra e la zampa posteriore sinistra e quindi la zampa anteriore destra e quella posteriore destra, per poi continuare allo stesso modo. 

La giraffa vive esclusivamente nelle steppe disseminate di alberi e cespugli, ma può spingersi fino a 1.700 metri di altitudine. Si nutre principalmente di

Una giraffa può brucare a grandi altezze  

foglie di alberi; quando queste foglie sono fresche e ricche di linfa, la giraffa può rimanere senza bere per molti giorni; tuttavia, nei periodi di siccità, percorre parecchi chilometri per abbeverarsi.

Quando una femmina di giraffa sta per dare alla luce il suo cucciolo, raggiunge spesso il luogo in cui lei stessa è nata. La gestazione dura 420-450 giorni. Ogni femmina partorisce un singolo piccolo che alla nascita è alto circa 1,8 metri con il collo in proporzione più corto rispetto all’adulto per facilitare il parto; pesa 50-70 kg cuccioli di giraffa sono in grado di alzarsi in piedi e camminare già dopo un’ora dalla nascita. In circa mezz’ora si alza in piedi e si avvicina alla madre per succhiare il latte. Viene allattato per circa nove mesi e dopo continua ad essere protetto dagli adulti, ma non necessariamente dai genitori. I cuccioli di giraffa non mangiano piante fino alla terza settimana di vita. La durata della vita si aggira su 25 anni, molto elevata se rapportata agli altri ruminanti. La giraffa possiede sensi particolarmente sviluppati soprattutto l’udito, la vista e l’olfatto. E’ anche molto intelligente ed è  in grado di emettere un’ampia varietà di suoni: i piccoli usano richiami simili a “belati”, i maschi in calore fanno versi che sembrano colpi di tosse. Quando vengono infastidite, poi, le giraffe grugniscono e sbuffano. 

Le giraffe sono una specie sociale altamente complessa, con sistemi sociali intricati ad elevato funzionamento e di grande successo. Sono società materlineari, paragonabili a quelle degli elefanti, che hanno anch’essi società materlineari. Sono animali: timidi, miti, pacifici ed inoffensivi, che vivono generalmente in gruppi da dieci a venti individui, formati da uno o due maschi, da femmine e giovani. I maschi vecchi diventano spesso solitari e talvolta vengono accompagnati da un maschio giovane, chiamato “paggio”.

Il loro sviluppo ha richiesto molti anni  

Il ruolo svolto dagli adulti più anziani e post-riproduttivi  in questa società apporta notevoli benefici di fitness che  accrescono le possibilità di sopravvivenza del gruppo. Le giraffe, infatti,  passano il 30% della loro vita in uno stato post-riproduttivo come avviene in altre specie con strutture sociali altamente complesse e cure cooperative. La presenza di femmine in post-menopausa offre benefici di sopravvivenza per la prole imparentata. Nei mammiferi – compresi gli esseri umani – questa è nota come “ipotesi della nonna” che suggerisce che le femmine vivono molto oltre la menopausa in modo che possano aiutare ad allevare generazioni successive di prole, garantendo così la conservazione dei loro geni. E’ stato sequenziato il genoma della giraffa, in particolare della sottospecie masai (Giraffa camelopardalis tippelskirchi) ed è stato  confrontato

Okapia johnstoni  

con quello di un Okapia (Okapia johnstoni P. L. Sclater, 1901), l’unico altro membro della famiglia Giraffidae, che vive nelle foreste della Repubblica Democratica del Congo. Giraffa ed Okapia si differenziarono dall’antenato comune circa 11.5 milioni di anni fa, durante i quali l’evoluzione ha  prodotto le due specie. L’Okapia somiglia ad una grossa antilope. Nella giraffa vi sono alcuni gruppi di geni totalmente diversi da quelli dell’Okapia, in particolare tratti di Dna che governano il metabolismo, la crescita e lo sviluppo dello  scheletro, del sistema nervoso e di quello cardiovascolare. Si pensa che ciò sia avvenuto  per il fatto che la giraffa ha una dieta particolare di foglie ricche di nutrienti ma anche di sostanze velenose. 

 

Nota dell'autore

 

Lo studio delle società degli animali più evolute porta spesso al dubbio se sia corretto definire col termine “società” anche la comunità degli uomini. Se la civiltà non è, come non è, lo sviluppo tecnico-  scientifico, ma la qualità del rapporto tra i suoi membri, il contenuto di mutualismo e di solidarietà e, magari, anche la riduzione di conflitti letali, che le società matriarcali sublimano in forme  ritualistiche, allora il dubbio diviene legittimo. L’errore che spesso si compie nello studiarle è una forma di antropocentrismo, volendo loro attribuire una  storia presunta, per la quale esse si sarebbero socialmente  evolute a partire da brutali pregressi competitivi, così come è avvenuto 

per  la comunità degli uomini, nella quale, però, solidarismo e mutualismo sembrano essere argomenti giustificativi, mentre la competizione ha assunto forme più raffinate e non meno brutali.

un gruppo di giraffe  

Il “banco del macellaio”, come Hegel definiva la storia umana, cioè la guerra incessante che contraddistingue giorno dopo giorno, senza sosta, la comunità  degli uomini, si magnifica sempre più  avvalendosi di scienza e tecnica appositamente prodotte allo scopo. Possiamo definire “civile” una specie capace di produrre incessantemente  massacri ed nuove forme di schiavismo? Il meccanismo delle guerre, capace di riportare gli uomini alla condizione originaria di animale aggressivo e spietato, di produrre genocidi, campi di sterminio, olocausti nucleari, o anche di condannare alla fame cronica intere parti dell’umanità per  fini di profitto, destituisce di ogni fondamento l’uso del termine “civiltà”.

Meraviglia e sorprende apprendere che  le forme più evolute della socialità animale, ad esempio elefanti e giraffe, abbiano contenuti “civili” tanto più compiuti ed elevati degli uomini. Claude Lévi-Strauss scrisse:

Mai meglio che al termine degli ultimi quattro secoli della propria storia l'uomo occidentale ha potuto comprendere che, arrogandosi il diritto di separare radicalmente l'umanità dall'animalità, accordando all'una ciò che toglieva all'altra, innescava un circolo maledetto, e che la medesima frontiera sarebbe servita costantemente a porre distanze fra gli stessi uomini e a rivendicare, a favore di minoranze sempre più ristrette, il privilegio di umanità, nozione ormai corrotta perché improntata all'amor proprio.”

Forse bisognerebbe aggiungere a questo che il “circolo maledetto” è cominciato con le prime comunità umane, dato che in esse il cannibalismo era  pratica corrente durata fino all’inizio dell’800.

La differenza tra comunità degli uomini e forme più evolute di socialità animale sta nel fatto che mentre la prima si presenta come la totalizzante amplificazione dell’egoismo e del profitto, contro gli altri umani, le seconde sono dedite alla protezione ed all’allevamento della prole, ed anche alla condivisione, difesa e protezione dei suoi membri adulti. Non è per caso che si tratta di società matriarcali.