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La migrazione della Vanessa cardui

 

Vanessa cardui

La migrazione della Vanessa cardui

 

Piero Sagnibene

 

Nello studiare le migrazioni degli insetti giungo alla strana idea che essi sanno usare il pianeta e le sue risorse con più saggezza e conoscenza degli uomini. L’idea viene dalla straordinaria migrazione annuale della “vanessa del carciofo”, la Vanessa cardui (L. 1758), una bellissima farfalla ninfalide dei nostri areali, oggi rinominata Cynthia (Vanessa, Pyrameis) cardui.

Vanessa è un Genere di farfalle che comprende le più belle ed eleganti dei nostri climi. Il nome fu dato loro da Johan Christian Fabricius, che istituì un primo sistema di classificazione degli insetti basato sulla conformazione dei loro apparati boccali. Il nome Vanessa è quello della protagonista del romanzo Cadenus and Vanessa di Jonathan Swift, che lo aveva inventato anagrammando parzialmente il nome della sua amante, Ester Vankorigh, così come anche il nome dell’altro personaggio era l’anagramma dei suo titolo di Decanus della cattedrale di San Patrizio a Dublino.
La Vanessa del cardo è un’abilissima volatrice, frequenta i terreni aperti e soleggiati, dalla pianura fino ai 1800 metri di quota, e percorre 12.000-14.000 km in volo attraversando il Mare Mediterraneo, l'Europa meridionale, superando le Alpi, raggiungendo anche la Scandinavia, l’Irlanda e fino in Islanda per ricolonizzare questi territori. Si tratta del più lungo volo migratorio finora conosciuto nelle farfalle. Questo ritorno dall’Africa spesso dà luogo ad improvvise infestazioni per effetto dei grossi sciami di milioni di farfalle. Da questi territori la Vanessa parte in autunno per raggiungere l’Africa del Nord, attraversare il Sahara fino al Sahel. Questa migrazione su una distanza così grande avviene per sfruttare stagionalmente risorse e climi favorevoli su entrambi i lati del deserto; i suoi bruchi, infatti, si cibano delle piante che proliferano solo quando la savana e le regioni del Sahel hanno un clima umido a sufficienza.

bruco di Vanessa cardui  

Ciò permette alla popolazione iniziale di Vanessa del cardo di far nascere una nuova generazione e sarà questa a riattraversare il Sahara portandosi nel Nord Africa, dove i nuovi individui si accoppiano e aumentano enormemente il loro numero: i loro discendenti attraversano il Mediterraneo. La specie, quindi, compie una migrazione “di ritorno” verso nord, verso l’Europa, in primavera, completando così un regolare ciclo migratorio.
Come riescono le delicate farfalle a compiere un viaggio così estenuante e quante energie devono spendere per compierlo? Alla fine dell’estate si portano ad una altezza di 1-3 km dal livello del mare, per utilizzare la spinta dei venti di coda favorevoli che soffiano regolarmente tra Africa ed Europa occidentale (correnti d’aria non fredda, soffianti tra i 1000 ed i 1500 metri di altitudine, che consentono loro di spostarsi anche a 50 km orari). Le loro sole forze sarebbero insufficienti, la loro velocità di volo è di circa 6 metri al secondo, troppo poco per attraversare il Sahara in volo; per farcela devono comunque volare senza sosta durante il giorno e riposare di notte, fermandosi ogni tanto per fare scorta di nettare.

 

giovane adulto in fase di spostamento  

I migranti sono giovani adulti in fase pre-riproduttiva che si spostano dal Nord, dove si avvicina l’inverno, verso il più caldo clima africano e verso le risorse alimentari costituite dalla abbondanza di piante sub-sahariane. Viceversa tornano poi ai climi più temperati per sottrarsi all’estate torrida africana.
La sindrome migratoria (sindrome nel senso di concorso, affluenza di stimolazioni) coinvolge, con complesse interazioni, tre principali aspetti: volo, riproduzione ed alimentazione, con interazioni complesse, ma riproduzione ed alimentazione sono di solito inibiti dal manifestarsi delle sequenze istintive dell’atto migratorio.
Negli Insetti, la mortalità negli stadi giovanili ed in quello di adulti avanzati è prossima al 99%, e si comprende perché l’istinto affidi la ricolonizzazione ad uno stadio dotato di alto potenziale fisiologico, quale è quello di adulto giovane in una fase di poco precedente quella riproduttiva. In effetti la migrazione coinvolge cinque differenti generazioni che continuano a riprodursi in itinere, a tappe: quella partita dal nord e che si riproduce in Africa del Nord, quella che attraversa il Sahara si riproduce nel Sahel, quella che attraversa di nuovo il deserto in senso opposto e si riproduce in Africa del Nord, quella che torna al Nord e si riproduce nei nostri areali e quella che nasce e vive nel Nord. La migrazione si avvale ampiamente dei venti e l’istinto migratorio si manifesta subito con una lunga resistenza al volo attivo. La Vanessa risulta in grado di agitare ritmicamente le ali per vari giorni e fino ad una settimana, quasi senza sosta. L’efficienza della muscolatura alare richiede l’arresto dei processi di maturazione delle uova, che nei giovani adulti procede molto rapidamente; il grande fabbisogno di proteine per la costituzione del tuorlo determina abitualmente l’impoverimento e, in non pochi casi, la demolizione (istolisi) dei muscoli alari. Complessi meccanismi, non dissimili da quelli che causano il letargo (diapausa) tengono allora a freno l’oogenesi e preservano l’integrità muscolare necessaria per il grande volo, mentre altri meccanismi pongono in eccitazione il dinamismo muscolare. Le variazioni stagionali della temperatura e del fotoperiodo (aumento o diminuzione delle ore di luce diurna) sono utilizzate quali segnali anticipati di grandi variazioni climatiche, anche nel determinismo delle migrazioni così come in quello della diapausa (fotoperiodi brevi sopprimono l’oogenesi e prolungano la migrazione).

 

Areali di migrazione della Vanessa cardui  

Appena giunta negli areali del Nord si ha una nuova generazione che perirà al sopraggiungere dell’inverno.

Quando sfarfalla, il lepidottero sale su un filo d’erba o su una foglia e pompa l’emolinfa nelle venature alari, in modo da espellere le membrane alari tenute strettamente ripiegate su sé stesse durante la ninfosi, e per dare rigidità ed espansione alle ali. All’aria, le ali dispiegate si sclerotizzano e si induriscono per permettere il volo. A questo punto la farfalla elimina alcune gocce di un liquido rossastro ed appiccicoso, detto meconio, costituito da escrementi accumulati durante lo stadio di crisalide. Questo evento ha dato origini in passato a superstizioni incredibili. Il fenomeno era anticamente noto come “pioggia di gocce di sangue” era attribuito a manifestazioni demoniache ed utilizzato a scopo terrifico contro le popolazioni contadine. Processioni di fedeli penitenti, guidate dal vescovo, si recavano sui i luoghi "miracolosi". Louis Figuier (1819-1894), scrittore e divulgatore scientifico, racconta di una “pioggia di sangue” abbattutasi nei sobborghi di Aix, in Provenza, nel 1608. Alcuni preti, desiderosi di sfruttare la credulità dei contadini, non esitarono ad attribuire questo evento al demonio ed a presagi satanici e organizzarono processioni di penitenti, con relativi auto-flagellanti, per espiare peccati e scacciare il maligno. Nicolas-Claude Fabri de Peiresc, (1580 –1637), astronomo e botanico, collegò la "pioggia di sangue" alle moltitudini di Vanesse che volavano in quegli stessi luoghi “miracolosamente coperti di ‘sangue’”. Raccolse alcune crisalidi e le mise in una scatola, lasciando che schiudessero e osservando il fenomeno dell'espulsione del meconio da parte dell'adulto. Si affrettò a rendere noto il risultato del suo esperimento, aggiungendo che le supposte "gocce di sangue" si rinvenivano solo nelle cavità e nelle intercapedini e non sulla superficie delle rocce rivolte verso l'alto, il che escludeva qualunque "pioggia satanica".

Vanessa cardui. La metà sinistra mostra la faccia dorsale delle ali, la metà a destra quella ventrale Vanessa kershawi  

La Vanessa cardui sverna da crisalide, o anche da adulto. Le uova si ritrovano in maggio, le larve hanno attività defogliatrice occasionale, soprattutto a carico del carciofo. È specie cosmopolita, manca soltanto in Sud America.Le migrazioni della Vanessa cardui si estendono all’intera Paleartide (vedi cartina) persino all’America settentrionale fino alle Antille (in questo caso con zone di riproduzione apparentemente limitate), alla sola Arizona e California meridionale.

 

Non tutte le popolazioni di Vanessa cardui sono migranti, alcune popolazioni stanziali si conoscono sui monti più elevati di Giava, Sumatra e della penisola Malacca; per esse si potrebbe parlare di incipienti fenomeni di speciazione. In Australia e in Nuova Zelanda, che probabilmente furono raggiunte da antichi flussi migratori, vive una specie estremamente prossima, la Vanessa kershawi, attiva solo di notte.