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Il metodo e la democrazia

Il metodo e la democrazia

 

di Joachim Langeneck

 

Poco tempo fa, perso per i meandri di internet nell’ozioso girovagare serotino con cui uno cerca di allontanare lo sgradevole pensiero che si sta avvicinando l’ora di cena e non hai voglia di metterti ai fornelli, mi sono imbattuto in un ente quanto meno curioso: l’Associazione culturale Y=V.F. Quali i fini di questa associazione, è presto detto: ricondurre l’umanità sulla retta via da cui è stata traviata. Questo obiettivo è comune a tante associazioni più o meno religiose; l’elemento che se non altro conferisce una certa originalità all’Associazione culturale Y=V.F è la scelta del nemico dichiarato, colui che travia l’umanità: la fisica ufficiale. In un agile “Trattato di Fisica Elementare” viene spiegato come la fisica attuale sia il frutto di trecento anni di colpevole miscomprensione della natura, e come l’unica legge che permetta di spiegare l’intero funzionamento dell’universo sia, per l’appunto, Y=V.F, ove Y sta per “attrazione Gravitazionale o forza Centripeta o Energia”, V sta per Volume e F sta per Frequenza della Velocità Angolare[1].

 

 

siamo la gente il potere ci temono

Chi, istigato dal link in nota a piè di pagina, fosse andato a leggere il trattato in questione si sarà reso conto della sua assoluta incomprensibilità. Assoluta incomprensibilità? In realtà non è proprio così. Quello che si capisce non è relativo ai concetti, che sono e rimangono di esemplare oscurità, ma non è difficile notare che c’è qualcosa di piuttosto familiare nei toni. Qualcosa che, insieme allo sprezzo per le minuscole, ricorda tanto “Carlo Maria Rogito”, “Siamo la gente il potere ci temono” e “Protesi di complotto”, godibili pagine di Facebook che si distinguono per la feroce satira nei confronti di atteggiamenti gentisti[2] e complottisti; con la differenza che l’Associazione culturale Y=V.F fa, purtroppo, sul serio.

 

Chi fosse arrivato a leggere fin qua, peraltro, potrebbe legittimamente chiedersi come mai mi ostini a tirare addosso ad una persona che evidentemente non sta bene e soffre di una qualche turba psichica. A quel che si capisce dalla pagina Facebook, poi, l’Associazione è piuttosto innocua rispetto ad altre con fini anche più condivisibili, visto che le principali attività che organizza sono colossali mangiate di funghi (malignamente si potrebbe ipotizzare un nesso fra i funghi e le teorie). Perché, dunque, spendere tempo ed inchiostro (virtuale) a discutere su Y=V.F? Per trarre un facile divertimento a spese di un poveraccio dall’alto della mia scienza ufficiale? No. La cosa che mi spinge a condividere e in un certo senso a dare una deleteria visibilità a questa cosa sta nelle seguenti righe:

 

«Voi scienziati (intendo la maggioranza) siete succubi del sistema economico che fa di Voi delle marionette controllate dal potere economico… e lasciate che lUmanità se la sbrighi da sola di fronte a vere catastrofi bibliche che Voi, volenti o nolenti siete in parte corresponsabili … non servono quei titoli e blasoni speciali dove amate nascondervi, la competizione Scientifica è da sempre aperta a tutti».

 

L’idea alla base di questo appello/accusa agli scienziati è un grande classico del complottismo e contiene il germe di un’idea ulteriore, più pericolosa, di cui però parlerò dopo perché mi diverto a far rimanere in sospeso i lettori. Per ora mi contento di sottolineare l’affinità in contenuti e forme con un altro classico del complottismo, ossia la teoria delle scie chimiche[3]. Per riassumere, l’idea di base è che ci sia un grande complotto volto all’introduzione di sostanze chimiche nell’atmosfera attraverso le scie degli aerei. Con il passare del tempo si sono avute “notizie” anche sul tipo di sostanze che verrebbero immesse nell’atmosfera (il più gettonato, almeno dai complottisti italiani, è il bario, forse per assonanza con il bromuro citato in innumeri leggende metropolitane legate soprattutto alla leva militare; lo stesso bromo non occupa una posizione disprezzabile) e deliranti ipotesi sui teorici e gli artefici delle scie chimiche (dagli alieni al Nuovo Ordine Mondiale, qualunque cosa quest’ultimo possa essere) e sugli effetti che dovrebbero avere (tendenzialmente oscillanti fra “far piovere” e “non far piovere” a seconda di che tempo fa oggi, o paranoicamente stabili su “controllare la coscienza dei cittadini”, cosa di più semplice attuazione attraverso il sapiente uso di due o tre televisioni private). Nonostante innumerevoli repliche ufficiali volte a stabilire l’inconsistenza di tale teoria, nonostante ricerche scientifiche abbiano dimostrato che le scie chimiche non sono altro che le normali scie di condensa che ci si aspetta un aereo rilasci durante il volo, la bufala continua a diffondersi. Mentre di solito chi pensa di avere un grosso problema reagisce con un certo sollievo se gli si spiega che quello che vedeva come un grosso problema in realtà non è nemmeno un problema piccolo piccolo, i sostenitori della teoria del complotto hanno reagito con poco comprensibile stizza, accusando la scienza ufficiale ed in particolare il CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale) di essere asserviti a quegli stessi poteri che controllano (non ho ben capito che cosa ma controllano di sicuro) e quindi di truccare dati che sono a disposizione di tutti.

 

morirete tutti

Non mi interessa particolarmente capire cosa ci sia alla base di una mentalità complottista, cioè, sì, personalmente mi interessa ma non credo di avere le capacità di imbastire un discorso sensato su questo, e non era ciò di cui volevo parlare. Non mi chiedo, quindi, perché alla notizia documentata che non c’è nulla che non vada nelle scie di condensa degli aerei (a differenza di un sacco di cose che fanno schifo alla luce del sole senza bisogno di teorie del complotto) tu invece di esserne contento ti comporti come se ti avessero rotto il giocattolo più bello. Quello che mi preme in questa sede è sottolineare le affinità fra la teoria delle scie chimiche e Y=V.F per quanto riguarda l’approccio alla scienza ufficiale:

 

1) Gli scienziati sono controllati dai poteri mondiali, e la scienza è apposta sbagliata allo scopo di tenere gli esseri umani in una situazione di minorità.

 

2) La posizione di chi discorda dalla scienza ufficiale non è tenuta in considerazione: sono gli stessi scienziati a rifiutarsi di entrare in dialogo.

 

La teoria del complotto sulle scie chimiche è un po’ più nota di Y=V.F sia perché accettata da un numero maggiore di persone, sia perché, oltre ai suoi sostenitori in buona fede, ha iniziato a proliferare una ricca fauna di parassiti, che con il pretesto di finanziare ricerche sulle scie chimiche riescono a farsi affidare somme non indifferenti da entusiasti quanto sprovveduti sostenitori della teoria. Come si vede, tuttavia, il background è sostanzialmente lo stesso e basato sui due punti di cui sopra: l’inaffidabilità della scienza ufficiale, controllata dai cattivi, e la spocchia dello scienziato, che non accetta di entrare in dialogo con le conoscenze del popolo.

Mentre il debunking su questa ed altre teorie del complotto (ce ne sono tantissime, potete sbizzarrirvi tra credere che Elvis e Hitler siano ancora vivi e che esistano virus che ci iniettano filamenti di plastica sottopelle) adotta in linea generale un atteggiamento sprezzante e basato sostanzialmente sull’assenza di qualsiasi prova a favore, personalmente ritengo che la scienza ufficiale debba riconoscere una propria responsabilità nella continua e sempre maggiore diffusione delle teorie del complotto.

Prima che mi sottoponiate ad un TSO, voglio chiarire che non c’è una sola virgola delle due “teorie” esaminate che mi trovi d’accordo, e che ritengo l’ipotesi di alieni e New World Order alla radice dei mali del mondo assolutamente non necessaria e deresponsabilizzante, oltre che imbarazzante per una specie la cui evoluzione è stata guidata fondamentalmente dall’uso della logica. Però c’era qualcosa che andava fatto e che non abbiamo fatto, e adesso cerchiamo, più o  meno invano, di metterci una pezza spiegando cose che la maggior parte dei complottisti non capirà e che offriranno ancora il destro agli alfieri della disonestà intellettuale che sulla sprovvedutezza altrui costruiscono fama e libretti bancari. Sto parlando dell’assenza di una divulgazione scientifica seria e continuata in questo paese, e della,  spesso non apparente, condizione di elitarietà insita nella scienza; è inutile andare a spiegare come mai la spiegazione di un fenomeno raffazzonata da un complottista non abbia un significato fisico, quando la persona che confronterà le due versioni non ha gli strumenti per decidere quale delle due è fondata. Una persona preparata, in realtà, spesso avrebbe un elemento che ne stabilisce l’autorevolezza: il titolo di studio; ma questo è un ostacolo di poco conto per il complottista, basta ribadire (vedi sopra) che gli scienziati ufficiali, quelli che hanno il pezzo di carta, sono tutti comprati dalle multinazionali, dal Nuovo Ordine Mondiale, dal Gruppo Bilderberg, dai Grigi.

Questo non vuole essere un tafazziano mea culpa, non ho mai creduto di poter essere soddisfatto dall’aver avuto ragione nel prevedere sventure, mentre per contro ho sempre creduto in una cultura aperta e in un comune cittadino formato, datemi dell’idealista ma è così. Vuole, piuttosto, essere un’analisi spassionata ed operativa della situazione in cui ci troviamo: non mi interessa chi abbia ragione, né in quale percentuale, mi interessa, piuttosto, che alla scienza venga riconosciuto il ruolo che merita, e che al cittadino venga riconosciuto il diritto e data la possibilità di discutere di scienza. Attraverso decenni di presentazione elitaria della ricerca e della conoscenza scientifiche siamo giunti ad una separazione a tenuta stagna fra un’élite intellettuale che fa della sua incomprensibilità un vanto ed un popolo ignorante che eleva la sua ignoranza a baluardo contro i supposti maneggi di quella stessa élite, incomprensibile e poco amichevole, e dunque senza dubbio in cattiva fede. Il contatto fra queste due aree di  incomunicabilità si trasforma in una deleteria fabbrica di ciarlatani, “mosche sapienti” che riescono a trarre beneficio tanto dal disorientamento e dalla stizza cieca dei non specialisti, quanto dal fastidio e dalla difficoltà di comunicare degli scienziati.

Possiamo schematizzare questo stallo come un conflitto, evidentemente irresolubile, fra il “metodo” e la “democrazia”. Una delle grandi ideologie della scienza, ancor oggi propagandata da molti come una verità assoluta, è l’idea che la scienza sia democratica[4].  Al di là dei giochi di parole con cui possiamo dilettarci per dimostrare che abbiamo ragione qualsiasi cosa diciamo (attività in cui l’accademia italiana eccelle da secoli), la scienza di fatto non è democratica. Non lo è per motivi strutturali, legati a come  è strutturata la conoscenza scientifica e alle risorse, temporali ed economiche, necessarie per formare ciascuno di quegli scienziati visti come algide statue d’avorio su un piedistallo di cristallo. È necessario, quindi, che la scienza segua la sua dinamica interna nello sviluppo e nella valutazione di ricerche, ed è parimenti necessario che il popolo dei non-specialisti si fidi di quegli scienziati. Nel momento in cui questa necessaria fiducia viene meno, per ignoranza fomentata da narcisismi di vario tipo, si ha adito a quello che un mio vecchio professore chiamava con un certo disprezzo “maneggiume”. Si  ipotizza la malafede dello scienziato, e la sua necessaria sostituzione con un altro tipo di ricercatore, il cui lavoro sia soggetto al controllo e all’avallo del popolo, che sia, nel senso diretto del termine, democratico. L’errore nelle obiezioni a questo approccio, in fondo, sta nell’attaccare i risultati dando per scontato che il metodo sia chiaro, o peggio, che sia l’unico applicabile. Talmente ovvio da non essere messo in discussione.

Il problema invece è proprio questo: il metodo non è più ovvio. Probabilmente non lo è mai stato, ma specialmente oggi, di fronte ad un’estrema specializzazione anche all’interno delle singole discipline, dobbiamo entrare nella consapevolezza che la maggior parte delle persone ha un’idea soltanto molto vaga di come funzioni il nostro metodo scientifico. Un po’ di umiltà nel riconoscere che non è l’unico esistente, peraltro non guasterebbe. Questa mia affermazione probabilmente ha fatto rizzare i capelli in testa a buona parte dei lettori, per cui chiarisco: lungi da me mettere in dubbio la validità e l’unicità del metodo sperimentale nel descrivere le caratteristiche del mondo che ci circonda. Quando, però, per una persona comune il metodo sperimentale ha la stessa validità descrittiva della lettura dei fondi del caffè, o di chiacchiere complottiste quali quelle precedentemente riportate, credo sia il caso di riprendere con il nostro esame di coscienza, e prendere atto del fatto che non è tutto colpa della filosofia idealista e della riforma Gentile come da sessant’anni continuiamo a ripeterci. Non perché questi elementi non abbiano contribuito all’attuale stato miserando della scienza in Italia, ma perché non sono i soli, e perché sono andati, finiti, non più attuali[5]. Il punto è che una media di otto-dieci anni di obbligo scolastico apparentemente non sono sufficienti a permettere di capire perché il metodo sperimentale abbia delle caratteristiche che i fondi di caffè e le chiacchiere da bar non hanno, ed è da questo che dobbiamo partire se vogliamo sperare di risolvere il cortocircuito fra metodo e democrazia, di recuperare il rapporto di fiducia fra élite accademica e resto del Paese.

 

Poesia persiana

Non so esattamente quale sia la situazione nel resto del mondo; sicuramente ci sono teorie del complotto più  o meno seguite ovunque. Però vorrei fare un esempio che mi sembra abbastanza emblematico della particolare situazione della scienza e della cultura scientifica in Italia, perché permette di comparare due situazioni differenti. Un fisico italiano, bravo, competente ed impegnato in una lodevole quanto rara opera di divulgazione, alla domanda di uno studente di consigliargli qualcosa da leggere in relazione alla teoria delle stringhe, gli risponde che anche a lui interesserebbe la poesia persiana, peccato non saperla leggere[6], maniera neanche troppo cortese di sottolineare che l’interlocutore non ha le basi necessarie, per cui parlarne è completamente inutile. Un suo collega inglese, in una recente raccolta di saggi[7], prova a dare una spiegazione divulgativa di questa teoria che buona parte dei fisici fa un bel po’ fatica a comprendere; magari io, da biologo, avrò capito meno di niente, ma ho finito il saggio con la piacevole sensazione di aver avuto, perlomeno, la possibilità di provarci, a differenza dello studente di cui sopra. Questo paragone non intende essere un giudizio di valore su un fisico rispetto all’altro, ma semplicemente la constatazione di due impostazioni diverse. La prima non permette, a mio vedere, di apprezzare la differenza fra un fisico (o un biologo, o un geologo, o un chimico) ed un cartomante, vista l’aura di mistero e incomunicabilità con cui ambedue si presentano; pretendere che una persona che ha ricevuto solo una formazione di base sia in grado di apprezzare la differenza fra i due approcci e di capire perché uno funziona e l’altro no mi sembra quanto meno discutibile.

 

 

Stamina

Fin qui tutto buono e tutto bello; ma se si trattasse di una questione di principio io non le avrei dedicato quattro pagine e il meglio della mia supponenza. Il problema è che il conflitto fra metodo e democrazia sta arrivando ad un punto di non ritorno da cui è assolutamente necessario allontanarsi, in particolare per quanto riguarda l’Italia. Sebbene già alcune vicende passate possano, almeno parzialmente, configurarsi come esempi di tale conflitto (si veda la vicenda Di Bella), mi sembra che nulla ne sia emblematico come la vicenda Stamina: l’idea di avviare una sperimentazione con fondi statali sulla base di un metodo non pubblicato, non scientificamente validato (il “metodo”) ma sostenuto da una piazza (la “democrazia”) ripropone in chiave drammatica quello che finora abbiamo visto come il passatempo, molesto ma innocuo, di pochi sprovveduti pronti a vedere il diavolo in un refolo di vapor acqueo, perché questa volta il risultato si giocherà sulle speranze di persone affette da malattie tuttora incurabili. Dopo l’iniziale approvazione della Commissione affari sociali della Camera dei Deputati, la sperimentazione è stata bocciata, sulla base dell’assenza dei protocolli, nonostante sia stata oggetto di una forte campagna a sostegno, tutta, ovviamente, portata avanti sulla piazza, giocando di fatto il popolo contro l’élite accademica in malafede. Questo non ci suona nuovo. È possibile fare una facile equazione fra questa dinamica ed un evidente trend politico; poiché le cose semplici di solito sono anche quelle corrette, c’è una buona probabilità che non sia campata per aria. Dopo un periodo di governo “tecnico”, presentato come “super partes” e in grado di recuperare la disastrata situazione economica dello Stato Italiano, un partito che non ama fregiarsi di questo sostantivo, ma nondimeno sostanzialmente lo è, ha avuto ampio margine nel contrapporre gli odiati tecnici, accusati di affamare i cittadini, al popolo, instaurando quella che in molti hanno interpretato come una democrazia diretta, virtuale. Non è difficile presentare gli scienziati come sterili, gelidi e malevoli tecnici, disinteressati al benessere della gente, e contrapporre loro quella che si ritiene (o si presenta) come la versione scientifica della democrazia diretta.

La democrazia per ora non ha vinto il metodo, almeno per quanto riguarda il metodo Stamina[8]. Tuttavia il semplice fatto che una sperimentazione priva di protocolli e di qualsiasi precedente validazione scientifica sia stata supportata dallo Stato Italiano per tre mesi fa squillare un campanello d’allarme. Soprattutto tenendo conto che, in questi stessi tre mesi, il medesimo Stato è stato in grado di vietare per legge gli xenotrapianti[9]; xenotrapianti che non solo possono rappresentare un’importante risorsa nello studio e nella cura dei tumori, ma hanno un’applicazione pratica non da poco, dato che un trapianto di valvola da bovino ad umano è definitivo (mentre la valvola artificiale a un certo punto deve essere cambiata) e non ti costringe ad aspettare che muoia un donatore adatto. Non si capisce bene quale possa essere il motivo razionale per proibire gli xenotrapianti, dato che le specie coinvolte (bovini, suini e topi, principalmente) sono comunemente utilizzate in tutta una serie di sperimentazioni di diverso tipo e/o allevate intensivamente a scopo alimentare; appare però chiaro che, poiché l’opinione pubblica reagisce con orrore all’idea di xenotrapianto, le camere si siano sentite in dovere di venirle incontro con l’approvazione di questo particolare articolo.

La spiegazione di questa apparente discrasia nella posizione del parlamento è a mio vedere abbastanza semplice: se stiamo combattendo una guerra, quella tra il “metodo” e la “democrazia” cui ho accennato prima, è normale vincere alcune battaglie e perderne altre. Una, quella sul metodo Stamina, l’abbiamo vinta; l’altra, quella sugli xenotrapianti, l’abbiamo persa. Il problema è che non possiamo permetterci di perdere nemmeno una battaglia, ma soprattutto non possiamo permetterci questo tipo di guerra. Non possiamo permettercela come scienziati, giacché ad ogni scontro la visione elitaria si aggrava, e il rischio di perdere qualsiasi supporto politico ed economico (necessario per proseguire le nostre ricerche, di qualsiasi tipo siano) aumenta; non possiamo permettercela come cittadini, giacché comunque vada, ci saranno momenti in cui verrà approvato qualcosa di utile per la nostra salute, e momenti in cui verranno approvati protocolli inutili o addirittura dannosi. Se permettiamo a questo meccanismo perverso di andare avanti arriveremo ad una situazione di totale contrapposizione, in cui la scienza non godrà più del minimo riconoscimento e la ricerca medica della benché minima oggettività. Esagero, d’accordo, ma nemmeno troppo.

È assolutamente necessario comporre questa rottura, prima che i margini si siano allontanati così tanto da non poter più intervenire. Una divulgazione scientifica di alto livello e di linguaggio chiaro è probabilmente uno degli strumenti più adeguati; prova ne sia che di sono poche cose i complottisti in malafede hanno più paura che dei buoni divulgatori. In molti, me compreso, abbiamo reagito con indignazione al ritratto malevolo che costoro presentavano di Piero Angela, trasformando quel signore colto e gentile, responsabile o almeno corresponsabile della passione per la scienza di molti di noi, in un diretto inviato del demonio. Questa aggressione è però un sintomo dell’importanza e della durevolezza dei risultati di una buona divulgazione, in questo momento così rara in Italia, anche se, soprattutto su internet, si ricomincia ad assistere ad una sua rinascita, spesso con risultati veramente notevoli, basti pensare allo splendido “L’Orologiaio Miope” di Lisa Signorile[10], a “Medbunker”[11] di Salvo di Grazia, che con passione e sicuramente con più competenza di me tratta parte di questi argomenti, e infine alla mia ultima scoperta, “Prosopopea – scienza con saccenza”[12], che nonostante il titolo programmatico non è per niente saccente. L’idea di avere una divulgazione scientifica su internet sembrerebbe porci di fronte al solito problema della non verificabilità – dopotutto su internet c’è tutto, le cose vere come le cose false. Per fortuna questi giovani ricercatori oltre al loro talento e alla loro conoscenza, attraverso l’uso di riferimenti bibliografici precisi e puntuali, ci mettono a disposizione anche il metodo.



[1]    L’intero Trattato è disponibile all’indirizzo

https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=597189476979180&id=539324816098980

[2]    Definisco “gentista”, in mancanza di definizioni migliori, un atteggiamento che contrappone ad un’élite formata da politici “di professione” la “gente comune”, che di fatto assurge a categoria politica. Si tratta di un neologismo orrido, per quanto non mio e in uso dalla fine degli anni ’90, ma a mio parere estremamente efficace nel rappresentare un punto di vista sulla politica molto diffuso in questo momento storico, estremamente fiducioso nei confronti dei propri punti di forza e pericolosamente ottuso per quanto riguarda i propri limiti.

[3]    http://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_del_complotto_sulle_scie_chimiche

[4]    Vedi ad esempio Corbellini G., 2011: Scienza quindi democrazia. Einaudi Ed.

[5]   Ai molti scienziati che contrappongono (sterilmente, fatemelo dire) la cultura scientifica alla cultura umanistica a loro dire favorita da Croce e Gentile vorrei far notare che non è che la cultura umanistica in questo momento sia messa particolarmente meglio. La cultura tout court, in Italia, è messa malissimo, e il frazionamento e la contrapposizione non l’aiutano sicuramente.

[6]    Fabri E., 2006: La Candela n. 52. Naturalmente, 19 (2)

[7]    Dyson F., 2009: Lo scienziato come ribelle. Longanesi Ed.

[8]   All’epoca in cui avevo ultimato la prima stesura di questo articolo (novembre 2013) sembrava che si fosse messo un punto fermo alla vicenda, in seguito al rifiuto da parte di Davide Vannoni di presentare i protocolli e alle accuse di plagio e di falso da parte, tra gli altri, di Nature. Da allora la situazione si è evoluta tra molto fumo e pochissimo arrosto, tra il ricorso di Vannoni al TAR del Lazio e l’emergere di elementi che indicano tanto illeciti giudiziari (v. articolo del 23.12.2013 su www.lastampa.it, “Stamina, nuove accuse: Vannoni si fingeva medico”) e conflitti di interesse (v. articolo del 31.08.2013 su www.corriere.it, “Il metodo Stamina già venduto da Vannoni ad una casa farmaceutica”) quanto vere e proprie frodi per quanto riguarda il reale contenuto della cura (v. articolo del 19.12.2013 su www.repubblica.it, “Metodo Stamina, Nas ed esperti: “Niente staminali e rischio mucca pazza”). Il risultato dell’indagine dei Nas dovrebbe tagliare definitivamente la testa al toro e convincere la grande maggioranza dei cittadini che il metodo Stamina non rappresenta altro che una complessa ed efferata frode, ma non ho dubbi che la prossima reazione sarà qualcosa di molto simile ad accusare gli stessi Nuclei antisofisticazione di aver manipolato le prove. La faccenda si preannuncia lunga, faticosa e dispendiosa, nonostante la razionalità indichi abbastanza chiaramente dove sta la ragione.

Per questo motivo si rivela di capitale importanza la formazione scientifica dei cittadini “non addetti ai lavori”, al di là del puntuale e sacrosanto debunking.

[9]    ddl S 587, art. 13, approvato il 3 luglio 2013

[10]  http://lorologiaiomiope-national-geographic.blogautore.espresso.repubblica.it/

[11]  http://medbunker.blogspot.it/

[12]  http://prosopopea.wordpress.com/

 


Il commento di Elio Fabri