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Considerazioni su "IDEE"
Considerazioni su "IDEE
L’Europa e i saperi umanistici
 
Piero Sagnibene
 
Nello scritto di Alfonso Maurizio Iacono pubblicato da “Naturalmente scienza”, insieme a diverse giuste considerazioni, trovo una affermazione che non mi riesce di condividere, questa: Certo! E’ vero! Il capitalismo ha fatto grandi cose”.
 
E’ un errore di prospettiva storica, secondo me, con il quale, da Engels in poi, si continua a dare una legittimità storica al capitalismo, come se esso fosse stata la condizione obbligatoria per giungere fino al nostro attuale livello di sviluppo. Da ciò, retrospettivamente, ne deriva una legittimazione storica delle società classiste, in generale, ed una sorta di determinismo per cui , senza la successione delle dominazioni di classe che si sono succedute fino al capitalismo,  l’umanità sarebbe rimasta ad un livello di evoluzione tecnico-scientifica primitivo.
 
 Non è per caso che, per sostenere questa tesi, lo stesso Engels deve poi definire come “immaturi”, se non addirittura errati, tutti i movimenti che nella storia di sono opposti alle dominazioni di classe, il che significa che il progresso umano stava dalla parte di coloro che li hanno repressi. Engels traguarda la storia delle formazioni sociali a partire dal loro ultimo risultato, il capitalismo ed i grandi opifici, come se sfruttamento ed oppressione avessero avuto in sé un contenuto teleologico in funzione del progresso che non poteva svolgersi altrimenti (siamo nel pieno di un determinismo storico). Per accettare questo punto di vista bisognerebbe dimostrare che nessun altra possibilità di progresso era data agli uomini e che saremmo rimasti a vivere nelle capanne se non fosse intervenuta la proprietà privata a spingere, obtorto collo, l’umanità verso il progresso e che senza il dominio di classe non vi sarebbe stata né scienza, né tecnica, né organizzazione della produzione. La “schiavitù provvidenziale”, dovremmo concludere, costrinse gli uomini a realizzarle grazie alle stesse condizioni di oppressione del lavoro e della scienza.
 
Iacono scrive, e giustamente, “Tanto per essere chiari, non credo che la natura possa essere salvata dalle catastrofi causate dall’azione umana finché sussisterà il capitalismo come modo di produzione dominante e prevarrà il neoliberismo come ideologia che lo accompagna e lo assiste.”, ma in questa affermazione manca un elemento fondamentale; già Marx aveva visto che il capitalismo poteva generare ”la propria rovina e quella di tutte le altre classi”; Jacono qui non esprime un proprio pensiero, prende atto di un fatto in essere.
 
Il capitalismo è oggi nella sua fase di decomposizione e la distruzione della natura è per esso un prezzo obbligato per prolungare la sua sopravvivenza. L’irrazionalità del suo sistema economico, che si va sempre più amplificando, nel parossismo del profitto che non può dismettere il suo cinismo  sulla sorte degli umani e del pianeta; è obbligato a negare, di fatto, quanto dice la scienza ci dice, al di là degli inutili rituali dei convegni sull’ambiente, peraltro omertosi nel loro nascondere le responsabilità del capitalismo. Molti fondamentali elementi che consentono la vita su questo pianeta sono già al di là del punto di non-ritorno. Siamo nel pieno di una sesta estinzione in massa non soltanto degli altri viventi, ma degli stessi umani.
 
 
Nota dell'Autore
 
Cara Redazione, dire che il capitalismo ha fatto grandi cose non vuol dire giustificarlo storicamente. La Atene classica su reggeva sulla schiavitù. Dire che ha fatto grandi cose non significa giustificare gli schiavi o l’esclusione delle donne dalla politica. Dire che Roma ha fatto grandi cose non vuol dire giustificarne il dominio. E potrei andare avanti. Il riconoscimento storico di ciò che è stato, nel bene e nel male, non è una giustificazione. Se così fosse dovremmo interpretare un libro come ‘ I sommersi e i salvati’ di Primo Levi una giustificazione dei kapò. Ma non è così. Egli si sforza di comprenderli senza perdonarli. Ritengo che queste distinzioni diano importanti storicamente e politicamente. 
Engels non mi sembra giustifichi il capitalismo, ma si pone il problema delle condizioni storiche entro cui un’alternativa si può affermare. 
Ferme restando le giuste preoccupazioni e osservazioni di Sagnibene, io la vedo così.
 
Grazie e Buona giornata
 
Replica di Piero Sagnibene
 
Ringrazio il gentile Alfonso Maurizio Iacono per la replica e mi scuso se la considero insufficiente.
Non si esce dal determinismo storico occultando il reale contenuto della storia dietro nomi come “Atene, Roma, capitalismo” ecc. Non capisco di quale reale “grandezza” parli il gentile Jacono, ma ricordo una frase di Bertolt Brecht: “Ci sono i nomi dei re, dentro i libri.
Son stati i re a strascicarli, quei blocchi di pietra?”.
 E forse sfugge anche il concetto stesso di scienza e di tecnica, prodotte dall’esproprio di quanto i lavoratori imparavano dal loro lavoro e riutilizzato contro di loro.
Forse a questa discussione manca l’esatta visione del “come” si produce il progresso tecnico e dei “principi” di organizzazione del lavoro che il capitalismo ha ereditato e perfezionato dalle precedenti società classiste. Ma la domanda che rimane è: per quale ragione il progresso umano poteva essere prodotto solo e soltanto nelle condizioni di sfruttamento e di oppressione? E che senso dare al concetto di “progresso”?
 
Il riconoscimento storico di ciò che è stato, nel bene e nel male, non è una giustificazione.”, scrive Jacono, ma il decorso storico non può, per la stessa definizione degli eventi che l’hanno determinato, essere dedotto da una legge deterministica; implica, in un modo o nell’altro, che  ciò che è accaduto “avrebbe potuto” non accadere, che ciò che si è prodotto “avrebbe potuto” non prodursi, rinvia dunque a dei possibili che nessun sapere può ridurre. Definire  “grandezza” lo sfruttamento e l‘oppressione che ha consentito, come dire, di strascicare i blocchi di pietra, non è soltanto una giustificazione, ma una magnificazione. Liberissimo Jacono di ammirare il passato capitalistico e classista, ma ciò che viviamo oggi è la continuazione, niente affatto contraddittoria, di ciò che esso è ed è stato, a partire dalla distruzione violenta delle società matriarcali e delle forme di comunismo primitivo. Dovremmo forse progettare una nuova forma di schiavitù per produrre ancora più progresso e “grandezza”? P.S.