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Lettera sul Piano Cave della provincia di Livorno

Spett. Rivista

Naturalmente scienza

 

            Da privato cittadino, interessato all’ambiente, ho assistito alla seduta del Consiglio provinciale di Livorno in cui è stato approvato in via definitiva il “Piano cave provinciale” in data 10 giugno 2014, ultimo giorno utile prima della decadenza per termine mandato.

 

Si è arrivati a questa decisione dopo un iter complesso e dibattuto per la controvertibilità e discutibilità delle indicazioni del Piano stesso.

Le cave esercitano la loro influenza negativa su un territorio già molto tormentato: Livorno ha 122 siti di estrazione tra dismessi ed in esercizio, dall’Elba a Campiglia, S. Carlo, Rosignano ecc. Gli effetti sul territorio sono devastanti.

 

I Consiglieri contrari al Piano hanno cercato di bloccarne l’approvazione facendo mancare il numero legale, ma le opposizioni si sono astenute rimanendo in aula vanificando quindi la manovra.

La copertura all’accordo nascosto, ma sostanziale, tra maggioranza e opposizione è stata quella di “mantenere e creare posti di lavoro” dimenticando quelli che saranno persi, specie con la cava del Gozzone di nuova apertura, in agricoltura, turismo, sport, ricerca ecc. e i danni ambientali permanenti. Gli interessi in gioco hanno schiacciato ogni dissenso.

 

È stata significativa la procedura con cui si è giunti al voto finale: le 73 osservazioni pervenute da singoli cittadini, Associazioni ambientaliste e di categoria dovendo essere approvate una per una, sono state chiamate con il numero, il nome del proponente ed il parere dell’Ufficio tecnico che si limitava a dire: “accogliere o respingere” senza alcuna osservazione di merito. I Consiglieri hanno votato per confermare ogni volta il parere dell’Ufficio, tale parere ha accolto le osservazioni solo quando si è trattato di correggere gli errori di cartografia (7/8) ed ha escluso la riapertura della cava del Crocione, con una formula non molto chiara, per la presenza di rocce verdi (serpentiniti) contenenti amianto. L’argomento è stato chiuso con la votazione finale.

 

In particolare mi ha colpito la vicenda della cava del Gozzone: il podere è inserito interamente all’interno del “Parco delle colline”, in una delle poche zone, forse l’ultima, rimaste semi naturali di tutta l’area rosignanese. Proprio per questo è, ed è stata, oggetto di investimenti sostanziosi in campo agricolo, in attività agrituristiche, sportive, di ricerca naturalistica ed altre ancora.

I danni di una nuova cava di argilla per laterizzi in questa zona sarebbero devastanti, sia per chi ha già investito in zona somme anche rilevanti, sia per chi si ripromette di farlo, bloccando così un processo di riqualificazione e sviluppo assai importante con danni permanenti all’ambiente.

Il danno sul piano occupazionale sarebbe rilevante e assai più significativo delle eventuali perdite presso la ditta Donati Laterizi. Tra l’altro sembra che sia prevista la demolizione di un edificio molto antico.

A nulla sono servite le rimostranze delle Associazioni di categoria e del comitato di difesa amientale CSSTO, tutti unanimi nel condannare la scelta del Gozzone, quanto dello stesso comune di Rosignano, che si è opposto alla cava indicando altri possibili siti alternativi.

 

È stato ignorato il parere della sezione livornese dell’ARPAT, la quale sottolinea che la ditta richiedente ha gia due cave tuttora in esercizio con riserve più che sufficenti per l’attività dell’azienda per un mercato in crisi nell’intero territorio nazionale, testimoniata dalla massa di invenduto giacente nei cortili degli stabilimenti.

 

Mi chiedo cui prodest? La risposta che mi do è che la cava nuova giustificherebbe la chiusura delle due cave in attività che potrebbero essere riconverite in discariche, con l’obiettivo del ripascimento con conseguenti guadagni elevati per pochi e danni rilevanti per tutta la popolazione.

 

Non ho informazioni sufficienti per commentare adeguatamente quanto previsto per il resto della provincia.

 

Mi sembra che siano state accolte le osservazioni connesse ad errori di cartografia e quindi si è proceduto alla riperimetrazione di qualche cava e al prolungamento dei termini di esercizio di altre. Considerati gli effetti devastanti già in essere all’Elba, Campiglia, Suvereto e altre località anche queste non sono buone notizie. Ha pesato certamente la mancanza di osservazioni e di azioni di contrasto da parte delle Associazioni ambientaliste locali.

 

Dulcis in fundo l’Ufficio che ha istruito gli atti relativi al piano cave non ha proceduto ad informare (non oso dire coordinarsi, una espressione troppo impegnativa) l’Ufficio che sovrintende la gestione del parco, che ha scoperto casualmente a cose fatte l’esistenza del Piano medesimo!

 

In conclusione lamento l’assenza di una politica coordinata tra ambiente, rifiuti, sviluppo ecc e mi chiedo se, e per quanto ancora, i cittadini potranno sopportare questa carenza.

Forse il nuovo Consiglio provinciale, rinnovato nella sua composizione, con membri eletti dai consigli comunali, potrà riprendere in mano l’argomento

 

Cordiali saluti

 

Enzo Bilanceri

 

Livorno