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La cultura scientifica nella società contemporanea

La cultura scientifica nella società contemporanea

 

di Lucia Torricelli

 

Perché siamo il paese dell’incultura scientifica: così titola il suo intervento il fisico teorico Carlo Rovelli sulle pagine culturali del quotidiano “La Repubblica” del 9 luglio 2014 (l’articolo completo potete leggerlo qui).

Interessanti la riflessione e l’analisi della situazione italiana e il confronto con altri paesi alla luce della sua esperienza di lavoro presso l’università di Marsiglia, dove affluiscono ricercatori provenienti da tutte le  parti del mondo.

Solo qualche passaggio:

L’Italia è un paese di profonda incultura scientifica nella mancanza di scienza seria a scuola; nell’incapacità di avere discussioni dove si ascoltano con attenzione argomenti e contro-argomenti; nella diffusa ignoranza di scienza delle nostre élite, fin nel nostro parlamento, e peggio ancora nella stucchevole prosopopea di chi si fa vanto di non capire nulla di scienza.

E ancora: [] I paesi più ricchi come i paesi emergenti sanno che senza cultura scientifica adeguata un paese oggi diventa rapidamente arretrato. Il nostro paese arretra.

L’osservazione finale:

Mi piacerebbe che l’Italia fosse orgogliosa di Galileo, non solo di Raffaello, […] si allontanasse dall’idea che la cultura sia solo arte antica, o culto sterile del proprio passato; che l’Italia desse alla cultura e alla cultura scientifica in particolare la dignità che deve avere nella formazione di una persona.

 

Certamente, la scuola rimane un osservatorio privilegiato per dare dignità alla cultura scientifica. Da questo osservatorio è possibile avviare al più presto un processo di sensibilizzazione e di alfabetizzazione scientifica. Ma quale scuola?

Come catturare la curiosità degli studenti e stimolare la loro fantasia in un percorso di formazione scientifica che vada oltre i rigidi confini dei programmi scolastici e superi la sterile dicotomia tra cultura scientifica e cultura umanistica? Come comunicare il fascino della scienza e della ricerca scientifica ai giovani per condurli ad una riflessione spontanea sul ruolo determinante della scienza nella società contemporanea e nel futuro in cui vivranno?

Bisogna immaginare un’ altra scuola, una scuola più viva e più dinamica, capace di stimolare la

fantasia, la creatività attraverso percorsi nei quali i giovani possano esprimersi da protagonisti attivi e motivati. Questa scuola non potrà limitarsi alla trasmissione passiva di tecniche e contenuti, ma dovrà arricchirsi di altri significati: fornire stimoli in uno spazio libero creativo per discutere, argomentare, leggere, scrivere, inventare, cercare soluzioni alternative, acquisire strumenti per arrivare pian piano ad un atteggiamento mentale flessibile e critico di fronte ai problemi .

Una scuola diversa è possibile.

 

Una testimonianza

L’idea di promuovere la cultura scientifica nelle scuole superiori di Reggio Emilia - città nella quale ho insegnato Microbiologia per alcuni anni - si è trasformata in un progetto concreto nonostante gli ostacoli e le difficoltà che spesso si frappongono tra la nascita di un’idea e la sua realizzazione. Le tappe di questo percorso sono sintetizzate in alcuni numeri di Naturalmente:

  1. dar vita a un “laboratorio culturale”;
  2. mettere a fuoco un progetto articolato che rispondesse a questa idea;
  3. tradurre il progetto in una iniziativa concreta.

 

Nel maggio 2001 ho proposto al Presidente della Fondazione Studium Regiense - che per un breve periodo ha avuto rapporti con la locale Università - la costituzione di un laboratorio culturale mirato alla promozione della cultura scientifica nelle Scuole Superiori di Reggio Emilia. Un laboratorio pensato come luogo aperto di incontri dove costruire di anno in anno - insieme ai docenti e agli studenti - un percorso strutturato su tematiche di particolare interesse, non strettamente vincolate ai programmi scolastici, con particolare riferimento alle scienze della vita e alle loro molteplici implicazioni in altri campi del sapere.

La proposta è stata  condivisa dalla Fondazione Studium Regiense e da alcuni docenti universitari. Sono partite le prime iniziative, sostenute essenzialmente da un mio  personale impegno di volontariato, da pochi docenti delle scuole superiori e in special modo dalla curiosità degli studenti chiamati a cimentarsi in una esperienza nuova, che non prevedeva voti, promozioni, bocciature, sanzioni, ma essenzialmente apertura verso problematiche non previste nella programmazione scolastica. I dirigenti scolastici hanno aderito formalmente, secondo le norme della burocrazia scolastica, senza un coinvolgimento diretto e incisivo.

 

Tra il 2001 e il 2014 sono stati proposti e realizzati, in collaborazione con i docenti e con il coinvolgimento attivo degli studenti, diversi progetti strutturati ai quali hanno partecipato per lo più alcune classi dei licei.

Fulcro del progetto - che ancora continua e viene rimodulato di anno in anno alla luce dei risultati - è la lettura di saggi scientifici opportunamente selezionati. A margine delle letture un ventaglio di opzioni che possano sollecitare un lavoro creativo di rielaborazione e di approfondimento in un’ottica trasversale, con riferimenti a eventi e situazioni concrete.

Sul piano metodologico viene privilegiata una visione di sintesi: integrare in un quadro unitario i nodi concettuali dei diversi argomenti, evidenziare di volta in volta i collegamenti tra temi apparentemente distanti, sottolineare la valenza positiva degli errori di percorso, occasioni di ripensamento e di confronto costruttivo.

A integrazione del lavoro sono previsti incontri con docenti universitari. Queste conversazioni risultano particolarmente accattivanti; emergono spesso gli aspetti meno noti e più suggestivi della ricerca fondamentale ed applicata, le modalità di percorso dell’impresa scientifica, il criterio di valutazione dei risultati sperimentali, il rapporto tra scienza e mezzi di comunicazione di massa. Finestre su tematiche nuove, stimoli per orientare i ragazzi verso scelte universitarie motivate e più consapevoli. Un particolare rapporto di fiducia si è andato consolidando nel tempo con il prof. Simone Ottonello, biologo molecolare presso l’Università di Parma. Partecipa con grande generosità agli incontri o direttamente o coinvolgendo altri colleghi.

Nella fase finale del percorso annuale gli studenti presentano e commentano i lavori di rielaborazione (filmati, dialoghi, testi, recensioni, interviste, rappresentazioni ….)

I Musei Civici mettono a disposizione la sede e il supporto tecnico.

 

Il Bilancio di questa esperienza

È stimolante l’idea di inventare di anno in anno un nuovo itinerario da percorrere (argomenti e testo del progetto-selezione dei saggi guida-conversazioni con i ragazzi nelle scuole).

Un bilancio decisamente positivo per quanto riguarda la risposta  degli studenti, l’originalità dei loro elaborati, il coinvolgimento di alcuni insegnanti motivati che mobilitano gli studenti, il contributo e la disponibilità degli ospiti esterni.

 

L’iniziativa continua, ma le difficoltà non mancano

Perché il progetto va avanti nonostante le difficoltà?

Provo a individuare alcune motivazioni alla base di queste difficoltà.

- In questo tipo di esperienze si intrecciano elementi di fragilità con elementi di solidità; l’equilibrio è instabile, dipende dai fattori che entrano in gioco di volta in volta nel gruppo di chi partecipa a vario titolo alle iniziative. Interessi culturali, passione, costanza, determinazione, spirito di collaborazione sono fattori trainanti; tutto si complica se c’è disinteresse, o indifferenza, o prevalenza di obiettivi economici o bisogno di visibilità…

I nuovi insegnanti – che sostituiscono via via i pochi docenti veramente motivati entrati all’inizio nel gruppo di lavoro - spesso non si mostrano disponibili per un progetto articolato che richiede un certo impegno e un tempo che considerano sottratto allo svolgimento del programma. È risultato sempre difficoltoso organizzare un gruppo stabile di collaboratori esterni alle scuole con i quali condividere almeno gli oneri organizzativi. Ho verificato che non tutti sono disponibili per un impegno di volontariato; non tutti sono interessati ai temi della scienza; pochi si rendono conto dell’importanza di una formazione scientifica seria nella scuola.

- La Fondazione Studium Regiense ha sostenuto il progetto fino al 2014 sul piano finanziario, con un modesto contributo per libri omaggio agli studenti o rimborso spese per  qualche ospite fuori sede.

Nel 2015 il finanziamento è stato sospeso. La Fondazione si è fusa con un’associazione che ha un programma e un orientamento non conciliabili con iniziative finalizzate alla formazione scientifica degli studenti. La richiesta, da parte della Fondazione, di incorporare e adattare le iniziative del laboratorio alle esigenze della nuova associazione mi ha indotto a interrompere i rapporti.

 

Le previsioni?

Tutto dipende dalla possibilità di risolvere le difficoltà del momento.

Per il 2015 ho avviato intanto un nuovo progetto che ruota intorno alla lettura approfondita di un saggio affascinante del fisico teorico Carlo Rovelli: Che cos’è la scienza. La rivoluzione di Anassimandro. Partecipa un liceo scientifico con due classi.

Vedremo gli sviluppi di questa nuova avventura.

 

Reggio Emilia, 21 marzo 2015

 

È nata ACASI, associazione contro l’analfabetismo scientifico in Italia Naturalmente, Dicembre 1997, pag.54

 

Una proposta per la promozione della cultura scientifica NATURALMENTE, Febbraio 1999, pag. 76

 

Laboratorio biologico e biotecnologico Naturalmente, dicembre 2001, pag. 80