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LA CROCE VERDE DI LUCCA FESTEGGIA IL SUO 130^ ANNIVERSARIO

 

Croce verde di Lucca

LA CROCE VERDE DI LUCCA FESTEGGIA IL SUO 130^ ANNIVERSARIO

 

Roberto Pizzi

 

La Croce Verde – Pubblica Assistenza di Lucca sta celebrando, quest’anno, il 130esimo anniversario dalla sua fondazione (21 maggio 1893), con un nutrito programma di iniziative non ancora concluso. Oltre all’assistenza sanitaria, ai ricoveri notturni, ai pasti agli indigenti e alle cure di altre necessità collettive, la Croce Verde ha sempre fatto da polo di attrazione per molteplici creatività e ha dispiegato la sua attività culturale organizzando convegni scientifici, rappresentazioni teatrali di danza, di musica, di poesia e prosa, mai di contenuto effimero, che saranno ricordate in un volume, nel quale si riepilogano molte di queste iniziative e che vede inserito, nella sua parte finale, una galleria di personaggi che hanno segnato la storia della Croce Verde di Lucca, descritti nella sezione “Ritratti di famiglia”. Tali avvenimenti erano stati trattati anche dal quel notiziario cartaceo che la Pubblica Assistenza ha pubblicato per diversi anni e che nella sua fase finale si è chiamato “Solidarietà”, arricchito dalle splendide copertine disegnate da Antonio Possenti. Il periodico ha potuto annoverare fra i suoi Direttori Responsabili anche Aldo Grandi, attuale direttore della Gazzetta di Lucca che ospita questo articolo.
Da sottolineare ancora che la nascita dell’Istituzione assistenziale lucchese è stata ricordata anche in pubblico il 20 Settembre scorso, nella piazza omonima di Lucca, a corollario delle celebrazioni che rendevano onore alla data di acquisizione di Roma a capitale d’Italia (20 settembre 1870). La Croce Verde, del resto, fu figlia di quell’humus risorgimentale vivo ancora negli anni di fine secolo, quando anche il mondo progressista lucchese, pur tra molte difficoltà, continuava a difendere quella religione laica della famiglia, della patria e del lavoro, da cui era sostanzialmente assente la “dottrina del parroco” e dove protagonisti erano invece, in una misura o nell’altra, il libero arbitrio, lo sforzo individuale, il lavoro: segni distintivi del nuovo laicismo operoso su cui doveva fondarsi lo stato italiano. In quegli anni la nascente Pubblica Assistenza lucchese contava, fra i suoi generosi promotori, uomini impegnati nella politica e nell’associazionismo operaio: medici, avvocati, insegnanti, ma anche piccoli commercianti ed artigiani, che si distribuivano politicamente nell’area socialista, repubblicana, radicale, fra i liberi pensatori, ed alcuni di loro, poi, si trovavano accomunati dall’appartenenza massonica. La Pubblica Assistenza lucchese nasceva, insomma, nel solco di quella cultura laica italiana che già aveva fondato l’istituto dei Rachitici (1875), la Società d’Igiene e la società per la Cremazione, le Scuole Professionali femminili, i Ricreatòri laici, in contrapposizione agli Oratori cattolici, il Soccorso Fraterno, per assicurare ai bisognosi i mezzi per difendersi dai rigori della stagione, il Patronato degli adulti liberati dal carcere, per reinserire nella società gli ex-detenuti e, nel 1886, a Torino, gli Asili Notturni. Era un mondo vivace fatto da “uomini di buona volontà” che volevano un’Italia più moderna e democratica, che avrebbe poi visto la nascita, nel campo dell’istruzione, delle Biblioteche itineranti e di altre iniziative pedagogiche che avrebbero contribuito alla riduzione dell’analfabetismo, le quali trovavano il momento di espressione letteraria più alta nei quei libri per la gioventù: per esempio, Le Avventure di Pinocchio (1883) di Collodi (opera da ricordare anch’essa nel 140^ anniversario della sua prima pubblicazione)e anche il libro Cuore di De Amicis (1886) e, non sembri futile, all’inizio del nuovo secolo, nè Il Giornalino di Giamburrasca di Vamba (pseudonimo di Luigi Bertelli), tutt’altro che un semplice libro di svago.