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Edda Bresciani ettittloga & molto altro

 

Edda Bresciani ettittloga & molto altro

Edda Bresciani, l’unica Mudira

 

Marcella Matelli


Tracciare un ricordo che restituisca, almeno in parte, la dimensione della straordinaria
studiosa, che ha onorato Lucca, è impresa ardua.
Di recente, su una rivista di haiku, ho letto una lirica di Yatsuka Ishihara, che credo
possa introdurci al ricordo:
   il fiume Nilo
   una ninfea dorata
   s’è schiusa.
Questo per offrire piccoli indizi sulle raccolte di haiku pubblicate da Edda Bresciani, anch’essa riconosciuta haijin, che lasciano trasparire la preziosa e al contempogeniale competenza creativa, la concretezza di uno stile lineare, l’essenza di un sentire di rara umanità, riservata e discreta, mai sopra le righe come era nel suo sentire.
Dunque una ninfea dorata, dischiusa sulle rive del Nilo, e come una ninfea candida ed essenziale nella sua purezza interiore, ma luminosa come una stella, Edda ha fatto emergere da quel mare di sabbia che per anni è stata luogo del suo lavoro come archeologa, non solo la storia sorta sulle rive di quel fiume dedicandosi a innumerevoli campagne di scavo, scoprendone i segreti, pubblicando, da ricercatrice scrupolosa, pagine fondamentali per l’egittologia, ma forse anche la fonte della sua ispirazione come si evince da uno dei suoi haiku:
   Vento africano
   Le strade polverose
   Chiedono ombra

Alcuni giornalisti hanno scritto che la sua figura ha il fascino di un’eroina del passato, anche se il carattere scientifico e meticoloso da vera studiosa prevale nettamente sul velo di leggenda che la avvolge anche per quanto è riuscita a realizzare nella vita professionale in tempi certo non facili per le donne che intraprendevano alcune professioni.
Come noto è stata la prima donna in cattedra per l’egittologia, in tempi in cui le donne non godevano certo di spazi di libertà in quasi nessun settore della cultura ed erano rare quelle che, pur meritandolo, riuscivano ad emergere, soprattutto è riuscita a conservare, anche nelle circostanze più difficili, una tenace indipendenza intellettuale, rara avis in un ambiente come quello universitario.
Non a caso, negli anni, sono stati associati al suo nome titoli distintivi come: la mitica, la regina dell’egittologia, la faraona, la mudira, quello che più le piaceva anche perché è stata e rimarrà la sola.

Poco nota ai più è invece la statura umana della professoressa Bresciani, quella sensibile e attenta, sempre presente con messaggi e messaggini spesso accompagnati da vignette, mai entrante, generosa come pochi, che organizzava zingarate e cene, che riuniva piccoli gruppi di amici dando vita a cenacoli culturali tra i più interessanti e vari per tipologia di appartenenza:
mi piace qui ricordare i Rifondaioli, gli amati Moschettieri, e non ultima l’accademia dei Non trenta, una piccola realtà amicale che speriamo di portare avanti a suo nome.
Ben oltre vanno le numerose appartenenze accademiche, dai Lincei, all’Academie
francaise des artes e delle belles lettres, l’Accademia nazionale della cucina, di cui andava molto fiera, l’Accademia dei gatti magici… E altrettanti sono stati i riconoscimenti e i premi ricevuti sui quali tendeva a celiare sostenendo che spesso le venivano attribuiti perché gliene avanzava uno e non sapevano a chi darlo.
Ecco forse posso parlare di Lei sottolineandone la grande ironia e autoironia, la simpatia, la sagacia, la cifra narrativa che ha incantato sia gli amici sia quelli che partecipavano alle sue affollatissime conferenze, l’incredibile ideatrice di aforismi, declinati con humor inglese, la pensatrice lucida che affronta la realtà con piglio felino, come una gatta, talvolta sorniona e a volte graffiante.
Soprattutto una donna schietta, sincera, e la sincerità come sappiamo richiede coraggio e i coraggiosi, come Edda Bresciani, sono una razza quasi estinta.
Credo che abbia saputo affrontare così, con questo piglio, ogni stagione della vita, anche l’ultima nonostante la sofferenza fisica e soprattutto psicologica che ha saputo gestire con dignità e consapevolezza; si perché Edda sapeva, o meglio come diceva lei riferendosi a un detto dei suoi operai: la zappa sa, e lei sapeva da tempo ed è riuscita a declinare anche il dolore di questo ultimo periodo col pudore e la riservatezza che le appartenevano.
Ebbene gli antichi egizi ritenevano che l’individuo fosse formato da un corpo, l’aspetto materico, e da cinque elementi spirituali, ib, ka, ba, ren e shut.
L’ib è quello che noi potremmo dire il cuore, il ka e il ba l’energia vitale e impersonale che si coniuga con quella personale, il ren ovvero il nome che racchiude l’essenza e l’identità della persona e infine lo shut, ovvero l’ombra l’elemento immateriale proiettato dal corpo stesso che lo segue fedelmente e ne testimonia l’esistenza.
Questi cinque elementi spirituali facevano parte dell’individuo ma esisteva anche un ultimo elemento l’ack ovvero lo spirito luminoso quello che si acquisiva solo
nell’aldilà e che li reintegrava tutti e veniva rappresentato da un geroglifico di un ibis con un ciuffo.
Ebbene io credo che Edda Bresciani possedesse oltre al khet, cioè il corpo, anche una dimensione spirituale integra, e di averla agita già in vita e ben prima di attraversare il velo e oltrepassarlo.
Per questo la ricordiamo con affetto e riconoscenza, e ne pronunciamo il nome poiché come recita un antico proverbio egizio: l’uomo di cui è pronunciato il nome, vive. E nel frattempo come non parlare della grande collezionista, anzi della collezionista bulimica di fischietti in terracotta, la cacciatrice di ex voto, la cercatrice di netzuke, e a ognuna di queste collezioni è seguito lo studio e l’approfondimento minuzioso sulla storia e le caratteristiche di ogni singola opera o manufatto In lei la dimensione lirica si è riversata negli haiku, aulico modello metrico giapponese di composizione, e pubblicando alcune raccolte e diventando una apprezzata aijin.

Ed eccone un esempio:
   Rose appassite
   Ronzio dell’ultima vespa
   Poi novembre
(Edda Bresciani, 2017)


Edda Bresciani ci ha lasciati il 29 novembre 2020.
E ancora la Edda Bresciani appassionata della storia della politica e in particolare del movimento anarchico. A lei che, per parte di madre, aveva il cognome Gori, sarebbe piaciuto essere anche solo lontana parente di quello straordinario personaggio, Pietro Gori, che aveva scritto le più belle canzoni anarchiche, che Edda tra l’altro conosceva e canticchiava soprattutto in occasione della festa del primo maggio a Carrara.
La sua dichiarata laicità ben si coniugava con l’indiscussa conoscenza della storia delle religioni, che emergeva in alcune conversazioni di natura spirituale, rare e di rara profondità teologica, una in particolare di pochi mesi fa sull’esistenza di Gesù Cristo, durante la quale sosteneva fosse esistito e ne declinava con precisione storiografica il percorso politico e sociale.
Del resto Edda Bresciani nasce, storica, poi letterata e fine linguista e ancora filologa che solo per curiosità diventa egittologa e archeologa… In realtà la sua vera aspirazione era di poter diventare una camionista…e con questa battuta lasciava tutti spiazzati.
Mi piace ricordare anche la sua partecipazione alle celebrazioni del XX Settembre, una ricorrenza cui teneva tantissimo, auspicando il ripristino della data come festa civile.
In uno degli ultimi messaggi ricevuti mi ha scritto, con fare scanzonato:
“Sto terminando il discorso che mercoledì terrò ai grandi della terra. Intendo vivere come ho vissuto, da essere pensante “. Il resto cadrà in mano all’uomo forzuto.