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storico accordo tra ANMS e Ministero dei Beni Culturali

Chi la dura la vince.

Torino 2015. Lo storico accordo tra ANMS e Ministero dei Beni Culturali (MIBACT): le azioni e i risultati


Vincenzo Vomero

 

 

Associazione Nazionale Musei Scientifici

Cari amici,
é appena stato pubblicato il vol 9 (2015) di Museologia Scientifica /Scientific Museology  che si apre con un editoriale che enfatizza l'importanza dei risultati ottenuti a Torino nel corso dell'ultimo congresso nazionale ANMS.
Sono convinto che questo avvenimento sia di importanza cruciale e lo considero il primo passo, estremamente concreto, del percorso che dovrà portare i musei scientifici, le collezioni che conservano e le
attività di ricerca che vi si svolgono al livello di normalità, se non di eccellenza, che meritano.
Forse questa è la migliore strenna natalizia per chi vive con angoscia il futuro delle nostre strutture museali.
Allego in anteprima, per vostra informazione, il pdf dell'editoriale.
A presto, spero, con ulteriori passi concreti.
Vincenzo Vomero
__________________

- già direttore dei Musei Scientifici e Planetario di Roma Capitale, Museo Civico di Zoologia, Via U. Aldrovandi, 18 00197 Roma Italia 338 4340344 http://www.museiscientificiroma.eu
http://www.planetarioroma.it
- Professore di Museologia Scientifica e di Museologia Facoltà di Scienze, Sapienza Università di Roma
- Editor Museologia Scientifica/Scientific Museology Associazione Nazionale Musei Scientifici (ANMS) http://www.anms.it
- già Commissario Cites, Ministero dell'Ambiente

 

MUSEOLOGIA SCIENTIFICA nuova serie • 9: 3-10 • 2015              ISSN 1123-265X

Editoriale

 

Chi la dura la vince.

Torino 2015. Lo storico accordo tra ANMS e Ministero dei Beni Culturali (MIBACT): le azioni e i risultati

 

Vincenzo Vomero

 

 

È da molto tempo che da queste colonne lamentiamo una scarsa attenzione delle amministrazioni pubbliche italiane sullo stato dei nostri musei scientifici. Budget minimi, a volte neanche sufficienti per la sopravvivenza, quasi totale mancanza di turnover nel personale che genera l’estinzione della forza lavoro dei conservatori, direttori tecnici sostituiti con estrema superficialità da dirigenti sempre più spesso estranei alle professio- nalità museali, e tante altre situazioni che di fatto debilitano fortemente i musei. Questa è una storia vecchia che ci affligge da sempre. Vi inviterei a leggere due scritti di Antonio Carruccio pubblicati alla fine dell’800. Quelle pagine di Carruccio (1884 e 1885), sceso a Roma da Modena a dirigere il Museo di Zoologia di Roma e l’annesso (sic!) Istututo universitario sembrano essere scritte solo pochi anni fa: gli stessi problemi, gli stessi vincoli finanziari, le stesse speranze. Con varie modulazioni, altri museologi italiani ben più importanti di lui si sono visti obbligati in questo infinito “cahier de doleance“ fino a giungere ai più moderni Ruffo (1973), Tortonese (1973), Pinna (1988) e alla maggioranza dei museologi attuali. Problemi ce ne sono stati molti, le cause? Da una particolarissima frammentazione geopolitica ad una ottusa cultura nazionale che ha sempre relegato la scienza ad un ruolo ancellare; poca attenzione, tanta ignoranza!

Oggi cresce nella nazione la “science in society“, si è sentito parlare di “public understanding of science“, per poi passare alla più attuale “awareness of science“ fino a giungere al più incisivo “engagement in Science“. Tutto questo ha portato la società a rendersi conto di quanto sia essenziale per il nostro futuro un onnicomprensivo concetto di sostenibilità. Risorse traballanti, mutamenti ambientali, sconquassi degli ecosistemi e povertà differenziata caratterizzano la nuova era “non più geologica “ che inizia ad essere individuata col termine di Antropocene.

Logica vuole che maggiore impulso alla ricerca scientifica e alla comunicazione dei fatti della scienza divengano azioni virtuose ed irrinunciabili per governanti e per politici illuminati. Addirittura il Papa, un papa che si chiama Francesco, ha scritto l’enciclica “Laudato si“ che contiene per ben 11 volte la parola  “biodiversità “. Se me lo avessero solo raccontato non ci avrei mai creduto!

Qualcosa è cambiato e noi che di mestiere facciamo comunicazione della scienza, noi che lavoriamo nei templi della biodiversità, noi che con entusiasmo siamo riusciti a mantenere vivi i nostri musei scientifici tra mille difficoltà, siamo invece costretti a lamentarci ancora (e forse più di prima) della beata noncuranza che i nostri governanti ci dedicano. Quando dico noi, parlo della nostra bella Italia contrapposta a tanti Paesi, dove grandi e funzionali musei sono mantenuti ai massimi livelli di considerazione. Proprio in questi ultimi anni, cruciali per le sorti del pianeta, la nostra generale crisi economica rende necessaria una stringente spending review, peraltro assolutamente necessaria per il futuro del Paese. Intendiamoci, la revisione della spesa tocca tutti ed è normale che anche noi si debba operare per controllare le uscite; su questo non c’è da discutere ed è necessario che anche noi si faccia la nostra parte. Purtroppo però i nostri musei scientifici, così differenziati per afferenza amministrativa e gestionale (Vomero, 2007) ne soffrono più di tutti e continuano quasi sempre ad essere ancora più maltrattati e malgestiti. Avviene così che l’attuale spending review, realizzata in forma lineare, non solo debilita maggiormente il museo scientifico ma spesso lo stronca indirizzandolo verso un declino irreversibile.

Lo stato in cui oggi vive la maggioranza dei nostri musei è però ancora più complesso e problematico se si considera che in ambito culturale la museologia scientifica è stata da sempre la sorella minore della museologia dell’arte, dell’archeologia e umanistica in generale, peraltro anche queste, oggi, in evidenti difficoltà. Se però anche ora continuiamo ad essere in questo stato drammatico, la causa non è solo imputabile a contingenze economiche ma va cercata nella pressochè totale mancanza di attenzione che una miope politica e una disattenta amministrazione dello Stato hanno sempre dimostrato nei confronti della comunicazione della scienza e della ricerca. Per un amministratore pubblico, per un politico e anche per chi gestisce direttamente la cultura italiana, il museo scientifico è considerato, nel migliore dei casi, una struttura di supporto alla scuola dove portare i bambini in visita e un luogo da visitare per soddisfare qualche curiosità. Il museo scientifico, nella più brillante delle ipotesi, è sinonimo di vetrine, di sale espositive e di mostre. Sfido chiunque a trovare un politico, un amministratore, un professionista o anche uno stesso docente che sappia che il “core business“ di un museo scientifico risiede nelle collezioni che conserva e nella ricerca scientifica condotta dai curatori e dai ricercatori proprio su queste collezioni. Non è certo una nozione comune a tutti che il museo scientifico e le collezioni che conserva siano proprio alla base della ricerca scientifica più attuale sulla biodiversità del territorio e sulla sua conservazione e di conseguenza sui servizi ecosistemici. Nei musei naturalistici c’è un enorme patrimonio di dati tassonomici, evolutivi ed ecologici, dal valore economico immenso e proprio su questo patrimonio di dati si svolgono quelle ricerche scientifiche oggi molto richieste proprio da ministeri ed enti che gestiscono l’ambiente e la biodiversità. Scoprire le specie biologiche, dar loro un nome, descriverle, inventariarle, studiarne l’evoluzione e la distribuzione geografica sono oggi attività quasi totalmente svolte nei musei di storia naturale dai conservatori, dai tassonomi e dai ricercatori che ci lavorano. Questa primaria mancanza di attenzione pubblica, complicata oggi dalla crisi economica, stanno decretando il declino dei musei e la possibile perdita del patrimonio di collezioni che lo stesso Stato italiano è istituzionalmente tenuto a salvaguardare e ad incrementare. Avviene così che il declino dei musei e la perdita delle collezioni decreterà anche la morte della ricerca scientifica sulla la biodiversità. Tutto ciò, in ultima analisi, si trasforma in una forte e drammatica perdita economica per la nazione, e nessuno, dico nessuno, oggi se ne rende conto.

Questa situazione di grossa sofferenza per i nostri musei è diventata talmente importante che molti di noi addetti ai lavori, hanno iniziato a mettere in campo varie e diverse attività tutte finalizzate a trovare soluzioni al problema.

L’ANMS già da tempo ha organizzato convegni monografici sullo stato dei musei, alcuni dei quali assieme all’Accademia Nazionale dei Lincei. Molto si è dibattuto quindi, ma con l’handicap di discutere sempre e solo tra noi museologi, senza mai riuscire a far uscire dal museo le nostre difficoltà e le nostre richieste agli organi gestori dei musei. Per dare un segnale forte alla Nazione l’Associazione ha comunque ritenuto importante dedicare tutta l’attenzione allo stato ed al futuro del patrimonio conservato dai musei e lo ha fatto attivando anche un progetto nazionale per un censimento e una mappatura di tutte le collezioni biologiche (quelle più deperibili) conservate sul territorio italiano, censendone consistenza e stato di conservazione. Ne è nato il progetto CollMap, finanziato dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca (Vomero, 2013). Il progetto che è in pieno svolgimento su tutto il territorio nazionale, inizia proprio ora a fornire risultati di grande rilievo. Come prodotto collaterale l’ANMS ha organizzato anche una serie di corsi parauniversitari di tassonomia, proprio su quella specifica disciplina biologica che l’Università sembra stia tralasciando, dimostrando così una indubbia e imbarazzante miopia scientifica e sociale. In questi ultimi tempi, di contro, si assiste ad una crescente richiesta di dati ambientali, di studi e ricerche su biodiversità e servizi ecosistemici da parte di ministeri e di enti competenti, classiche ricerche, queste, che si svolgono prevalentemente nei musei di storia naturale e proprio sulle collezioni conservate.

Con lo specifico scopo di far uscire all’esterno la difficile situazione delle collezioni e della ricerca nei nostri musei, direttori e conservatori di museo, ricercatori universitari e filosofi della scienza hanno scritto un accorato appello sull’incerto futuro dei musei scientifici italiani con un titolo estremamente esplicito: “Italian natural history museums on the verge of collapse?“ (Andreone et al., 2014). La scrittura in pool di questa forte denuncia, ha costituito un sensibile scossone nel nostro ambiente provocando tra gli addetti ai lavori un salutare e vibrato dibattito su quale fosse la strategia migliore per affrontare il futuro dei nostri musei.

Il presidente dell’ANMS nell’editoriale pubblicato sullo scorso volume 8 della rivista (Barbagli 2015) ha ben sintetizzato la situazione enfatizzando anche il lavoro prezioso svolto dall’Accademia delle Scienze, detta dei XL con la quale ha organizzato una giornata di lavoro intitolata proprio “La gestione delle collezioni naturalistiche italiane “ (Minelli, 2015). In questa giornata si è discusso molto del futuro dei musei ipotizzando per la loro salvezza una diversa gestione in forma di una sorta di metamuseo, o museo diffuso, prendendo ad esempio le strategie messe in atto da stati più avanzati del nostro in questo campo.

A chiudere questa serie di azioni virtuose è intervenuta poi anche la prestigiosa rivista britannica Nature (Anonimous, 2014) che ha pubblicato un editoriale proprio sulla situazione dei musei di storia naturale italiani. Il redattore di Nature ha messo in grande evidenza e rilancia e alle autorità italiane e alla pubblica opinione mondiale la forte opera di denuncia e di sensibilizzazione che si sta realizzando in Italia. In risposta e ad integrazione a questo editoriale compare qualche mese dopo anche una specifica Correspondence a Nature (Andreone et al, 2015).

È infine recentissima (luglio 2015) una forte azione finale dell’ANMS che con assoluta coerenza crea uno specifico gruppo di lavoro proprio sul futuro delle collezioni scientifiche italiane, formato da rappresentanti di numerose società scientifiche italiane e da un nutrito gruppo di museologi con molta esperienza alle spalle. Tanta carne al fuoco, quindi. La sfida è stata lanciata, lo stato di sofferenza è stato dichiarato esplicitamente e con forza, ma nessuno credeva che sarebbe successo in breve volgere di tempo quello che, incredibilmente, è poi successo.

Con una operazione composita e partecipata, proprio in questi ultimi giorni è intervenuta una grande novità nel panorama culturale italiano, novità a dir poco storica: finalmente una presa di posizione del Governo, netta, esplicita e formalizzata nero su bianco. È avvenuto così che un illuminato ministro della Repubblica Italiana ha compiuto per la prima volta nel Paese un’operazione di ril ievo epocale che ci permette di intravedere un oriz- zonte più tranquillo e l’inizio di una possibile soluzione ai problemi che stiamo da tempo denunciando.

Un intenso ma rapido lavorio intellettuale, concretizzatosi tutto negli ultimi due mesi, ha portato l’ANMS ad un tavolo di confronto con il Ministro ai beni culturali Dario Franceschini che, da amministratore illuminato, ha immediatamente percepito la portata culturale del problema ed ha assicurato un inserimento dei musei scientifici nel neonato Sistema Nazionale Museale.

La riforma del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo che il Ministro ha messo in atto ha portato ad un totale ripensamento dell’organizzazione dei musei italiani richiamandosi a quanto avviene nelle nazioni più avanzate. Questa riforma, anch’essa di portata epocale, ha fatto in modo che la Nazione si è finalmente dotata di un sistema museale statale moderno ed all’altezza dei tempi. I musei non saranno più considerati alla stregua di “uffici“ (quante volte abbiamo lamentato questo fatto!) ma istituti a se stanti capaci di gestire in autonomia programmazione e risorse in modo tale da realizzare una piena valorizzazione del patrimonio culturale italiano. La gestione viene divisa in aree funzionali, con un responsabile delle collezioni, dello studio, della ricerca, degli allestimenti, della didattica, del marketing, del fundraising, dell’amministrazione e della sicurezza. Ogni museo viene dotato di uno statuto che definisce la sua peculiare identità. Una contabilità trasparente permette per la prima volta di rendere chiaro quanto ogni istituto riceve dai propri introiti o dai propri ricavi in termini di risorse e come impiega tali risorse. Ultima, ma non ultima per importanza è la creazione, per la prima volta nella storia del Ministero dei Beni Culturali di una Direzione Generale dei Musei. Una vera e propria rivoluzione nella governance dei musei statali.

Con queste premesse ed in questo clima di grandi trasformazioni museali due sono allora le problematiche che riguardano i musei scientifici: la prima è quella dell’esplicito inserimento dei musei scientifici nel neonato Sistema Nazionale Museale e la seconda è quella di adeguare alle nuove normative anche i polimorfi nostri musei scientifici locali e non è certo un caso che fosse presente alla firma dell’Accordo anche Piero Fassino, attuale presidente dell’ANCI (Associazione nazionale Comuni Italiani).

Il tavolo di confronto dell’ANMS con il ministro Franceschini e con la Direzione Nazionale Musei del MIBACT ha allora ipotizzato uno strumento operativo adeguato definendo e formalizzando una sorta di protocollo d’intesa che è diventato poi un documento (ripeto, per noi storico) intitolato “Accordo di collaborazione per la valorizzazione e l’integrazione dei musei scientifici nel sistema museale nazionale “ .

L’accordo è stato già firmato in un clima di grande partecipazione e sincera emozione dal Ministro e dal presidente dell’ANMS proprio nel corso del recente congresso nazionale ANMS svoltosi a Torino dall’11 al 13 novembre 2015. Riassumo qui di seguito i punti salienti dell’accordo:

a) ANMS e MIBACT definiscono gli indirizzi per il miglioramento della fruizione e della gestione dei musei scientifici italiani e della loro missione, per il potenziamento della loro rete, e per la loro promozione, valorizzazione e integrazione nel sistema museale nazionale.

b) L’accordo è finalizzato a promuovere la cultura dei musei scientifici italiani, sostenendone le attività di tutela e valorizzazione dei beni culturali in essi conservati dando seguito all’appello promosso in occasione del convegno “La gestione delle collezioni naturalistiche“, volto alla riorganizzazione delle collezioni scientifiche italiane.

c) Il risultato atteso è l’integrazione della rete dei musei scientifici nel sistema museale nazionale, costituito sia dai musei e dai luoghi della cultura afferenti ai Poli museali regionali, sia da quelli di proprietà di soggetti pubblici (province e comuni) e privati.

Queste le azioni da intraprendere per dar seguito alle predette finalità:

1) favorire progetti culturali mirati a promuovere efficaci attività di tutela, conservazione, ricerca, valorizzazione e di ottimizzazione della fruibilità del patrimonio culturale custodito dai musei scientifici;

2) incentivare gli investimenti nel patrimonio culturale scientifico museale come fattore portante dello sviluppo sostenibile del territorio, sensibilizzando i cittadini verso tale patrimonio museale scientifico, anche attraverso progetti di crowdfunding;

3) favorire il processo di valorizzazione del “museo diffuso “, attraverso la realizzazione di un unico museo virtuale;

4) pianificare le azioni necessarie a richiamare l’attenzione delle istituzioni cui afferiscono i musei scientifici sulla corretta conservazione delle collezioni, favorendo altresì la ricerca e il loro ruolo educativo, culturale e sociale;

5) realizzare iniziative tese a mettere a sistema le azioni per la salvaguardia del patrimonio culturale scienti- fico, per il suo allineamento agli standard internazionali di adeguatezza, attraverso lo studio dei modelli adottati dai vari Paesi europei;

6) favorire le attività di coordinamento tra Musei scientifici, avviate dall’ANMS in collaborazione con altre Istituzioni;

7) dare impulso al progetto CollMap relativo al Censimento e mappatura delle collezioni naturalistiche italiane “, per riunire virtualmente le collezioni naturalistiche dei Musei di storia naturale;

8) favorire lo sviluppo di un piano di comunicazione locale, nazionale e internazionale, atto a promuovere i valori che i musei scientifici esprimono sotto il profilo della didattica, dello studio, della ricerca;

9) favorire, anche attraverso successivi accordi, la partecipazione del MIUR e di altri Ministeri, nonché di ulteriori soggetti pubblici e privati all’attuazione del presente Accordo, al fine di elaborare un piano di sviluppo culturale che includa questo particolare segmento del sistema museale nazionale.

Il testo completo dell’Accordo ANMS-MIBACT è scaricabile dal sito www.anms.it

È di tutta evidenza che questo non è un punto di arrivo ma solo un punto di partenza (lo ha ribadito lucidamente lo stesso Ministro a Torino), ma questo inizio avviene con l’alleanza dello Stato che finalmente prende coscienza del significato dei musei scientifici e del loro valore culturale, sociale ed economico; e questo non è certo poco!

Perché l’inizio di questo percorso virtuoso abbia successo, però, c’è assoluta necessità di compattezza e di unitarietà di intenti tra tutti gli addetti ai lavori. C’è bisogno di confrontare idee e strategie per individuare le vie più adatte e funzionali che portino ad un reale ripensamento complessivo dell’organizzazione dei musei scientifici, cercando anche di individuare economie di scala e ottimizzazione delle attività di ricerca e di con- servazione delle collezioni. L’insieme dei nostri musei possono allora assumere quella massa critica che potrà loro permettere di aspirare a una tranquillità gestionale e al reperimento di finanziamenti adeguati e di potersi dotare di grandi professionalità, come accade di norma nei grandi musei di storia naturale di Londra, di Parigi, di New York, di Washington e di tante altre città e stati più lungimiranti del nostro. C’è bisogno allora di marciare compatti e di confrontarsi con tutte le possibili e salutari diversità di pensiero e unire tutte le forze per ottenere in Italia quella visibilità e quella credibilità che le istituzioni nazionali e i nostri passati governi ci avevano fino ad oggi negato.

I musei di storia naturale sono “cattedrali“ della cultura che non conservano reliquie del passato ma un patrimonio di collezioni che sono esse stesse strumenti attivi di una ricerca moderna e dinamica finalizzata allo studio e alla salvaguardia della diversità biologica, tema oggi irrinunciabile per assicurare un futuro alla nostra civiltà. Il Ministro Franceschini l’ha capito perfettamente e con l’aiuto suo e del suo Ministero faremo prendere coscienza all’“intellighenzia“ nazionale che queste “cattedrali“ grandi e piccole che siano, offrono alla società anche quei pochi ed isolati momenti di comunicazione delle scienza tanto preziosi, quanto rari, per coinvolgere democraticamente ogni tipo di cittadinanza nella conoscenza e nella percezione dei fatti della vita, della natura e dell’universo.

 

Grazie Ministro.

 

 

Torino, 12 novembre 2015: il Presidente ANMS, Fausto Barbagli e il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali

Torino, 12 novembre 2015: il Presidente ANMS, Fausto Barbagli e il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Dario Franceschini al momento della stipula dell’accordo (foto di P. Giagheddu).

 

 

 

BIBLIOGRAFIA / REFERENCES


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