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Giornata di NATURALMENTE Scienza 2 dic 2023

Giornata di NATURALMENTE Scienza 2 dic 2023

 

 Museo di Storia Naturale dell'Università di Pisa certosa di Calci

 


 

 Incontro  Naturalmente Scienza-Alessandra Borghini ETS • Ecco s’avanza una strana rivista… Maria Turchetto • Scienza e democrazia: la trasformazione degli ideali del sapere


 

 

ETS - Pisa


Incontro  Naturalmente Scienza – 2 dicembre 2023

 

Alessandra Borghini

  

Ringrazio a nome mio personale e a nome di Edizioni ETS che qui rappresento, la direttrice del Museo, la dott.ssa Elena Bonaccorsi, i prestigiosi relatori degli interventi che seguiranno e tutti gli amici di “Naturalmente Scienze A.P.S.”

Sono davvero molto legata a questo progetto che vanta una lunga storia, che ho avuto  il privilegio  di condividere per diversi anni occupandomi personalmente in casa editrice della pubblicazione della rivista .

Negli ultimi anni la redazione che lo guida, nelle persone di Vincenzo Terreni , Maria Turchetto e dei loro collaboratori, è stata capace di farlo crescere e sviluppare in nuove direzioni.

Se la spinta originaria di questa iniziativa editoriale era fornita dalla scuola, l’ambiente che ha riunito il nucleo fondatore della rivista, oggi “NaturalmenteScienza” è un progetto inserito nel dibattito scientifico, volenteroso di coniugare l’osservazione del territorio con l’acquisizione di uno sguardo più ampio sulle sfide ambientali che il nostro paese si trova ad affrontare.

La collaborazione con ETS, interrottasi per un periodo, è ripresa da quattro anni a questa parte, da subito nel solco dell’accordo tra tradizione cartacea e innovazione digitale.

Oggi Naturalmente scienza è una rivista che vanta un pubblico di lettrici e lettori, che seguono le sue uscite e sostengono il progetto editoriale anche con la sottoscrizione degli abbonamenti.

Si tratta di cinquanta abbonati alle uscite in forma elettronica, che ricevono quindi il fascicolo in formato pdf, e una ventina  di “affezionati”, a cui inviamo anche il fascicolo cartaceo.

A seguire gli aggiornamenti relativi alla rivista non sono comunque solo gli abbonati. Grazie a un ricco indirizzario formulato dalla direzione del sito, che viene aggiornato periodicamente, siamo in grado di segnalare l’uscita dei fascicoli a circa quattrocento lettori e lettrici, che teniamo al corrente dei temi trattati di volta in volta all’interno delle pubblicazioni, con l’obbiettivo di incrementare ulteriormente il numero degli abbonati.

A questi si aggiungono i contatti di ETS che ricevono mensilmente le comunicazioni in merito alle novità pubblicate.

Negli ultimi mesi, inoltre, il progetto di Naturalmente scienza ha consolidato ancor più la sua apertura digitale, in linea con il tempo in cui viviamo.

Il suo sito storico, costruito nel 2019, e ancora attivo per le comunicazioni relative alle attività dell’associazione, verrà presto affiancato da un nuovo portale che stiamo ultimando in queste settimane, che sarà riservato ai contenuti editoriali della rivista Naturalmente scienza.

Il nuovo sito è ospitato dalla piattaforma Open Journal System (OJS) che include i contenuti delle riviste, di ambito umanistico e scientifico applicato, riconosciute dal dibattito universitario e fondamentali per la ricerca e gli studi più aggiornati.

La piattaforma consente di rendere accessibili gli articoli con i dati a loro connessi, di raggiungere facilmente gli autori e la redazione. Essa facilita inoltre il processo di sottomissione di nuove proposte e assicura una pubblicazione trasparente, rendendo più immediata e visibile la cosiddetta “peer review”, la revisione cieca dei contributi pubblicati.

Le riviste che si avvalgono della piattaforma OJS, come Naturalmente, possono inoltre beneficiare di codici DOI che rendono i contenuti più accessibili al pubblico degli studiosi e che rendono subito riconoscibile la sorgente di pubblicazione.

Come Edizioni ETS abbiamo scelto di avvalerci di questo sistema di pubblicazione degli articoli scientifici già da diversi anni, consentendo alle nostre riviste di accrescere la loro popolarità, di consolidare la loro credibilità scientifica, di ampliare sempre più il loro pubblico di riferimento e di agevolare la procedura di iscrizione a prestigiosi indici internazionali.

Siamo contenti che anche Naturalmente abbia deciso di avvalersi di questa opportunità, certi che questa decisione coinciderà con un incremento della fortuna di questo longevo e importante progetto editoriale.

L’ultimo tassello del percorso che unisce Naturalmente e la nostra casa editrice riguarda ancora il rafforzamento della notorietà scientifica della rivista e, in particolare, la decisione della redazione di richiedere all’Agenzia Nazionale di Valutazione dell’Università e della Ricerca (Anvur) il riconoscimento formale di “rivista scientifica” in particolare per alcuni ambiti della ricerca umanistica.

Crediamo che ottenere questo riconoscimento sia importante per l’ispirazione storica di Naturalmente, che la configura come pregevole iniziativa di comunicazione scientifica.

Inoltre, ottenere tale riconoscimento incrementerà la motivazione dei giovani ricercatori, dottorandi e divulgatori a sottoporre le loro ricerche alla redazione, dal momento che, nel caso del suo ottenimento, gli articoli pubblicati sulla rivista saranno passibili di valutazione universitaria (potranno, ad esempio, essere presentati nelle richieste per l’abilitazione scientifica nazionale).

Quello che abbiamo intrapreso insieme è quindi un percorso ancora aperto, che speriamo essere solo all’inizio. E a questo proposito desidero ringraziare ancora tutti gli amici di Naturalmente per la collaborazione, sempre preziosa.

Auguro a tutti di trascorrere una piacevole giornata in questo luogo incantevole.


 

Università Ca' Foscari Venezia

Ecco s’avanza una strana rivista…

 

Maria Turchetto

Presentazione della rivista in occasione della “Giornata di Naturalmente Scienza” del 2/12/2023

  

… titolo che ovviamente è una boutade (tratta da un canto comunista del 1919, intitolato La guardia rossa). Boutade a parte, tengo a spiegare perché Naturalmente Scienza è una rivista – almeno per alcuni aspetti – “strana”. È una rivista che ha tre caratteristiche

La prima è un forte interesse naturalistico, come documentano le rubriche “Ritratto di famiglia” (che presenta, in ciascun numero, un gruppo familiare biologico) e “Uno scatto alla natura” (dedicata al commento di foto particolarmente significative), ma anche molti articoli pubblicati. Fin qui, si tratta di divulgazione scientifica, per altro di ottimo livello – spesso un po’più che divulgazione, proponiamo approfondimenti che possono interessare gli specialisti, ma che comunque sono leggibili anche da non specialisti. In ogni caso, direi buona, ottima divulgazione scientifica e, aggiungo, non limitata alle scienze della vita.

La seconda caratteristica è la riflessione sulla didattica delle scienze (di nuovo, non solo le scienze della vita, l’insegnamento della fisica e della matematica è stato oggetto di molti contributi). La sezione “Fare scuola” rappresenta uno strumento prezioso per gli insegnanti. Oggi siamo in grado di offrirvi una bella raccolta degli articoli dedicati a questo argomento.

Fin qui… niente di “strano”, anche se sottolineo di nuovo l’ottimo livello degli interventi pubblicati.

La terza caratteristica è un approccio critico ai problemi della natura e della scienza: un aspetto “strano” o comunque originale, che caratterizza la rivista fin dalle sue origini – abbastanza risalenti, è nata nel 1987. Che cosa intendo per “approccio critico”? Fondamentalmente, l’aver sempre tenuto presente il rapporto con la società: natura e società, scienza e società.

Natura e società: per questo rapporto passano i problemi legati all’ecologia e alla crisi ambientale, di cui ci siamo sempre occupati. Nell’ultimo numero uscito, ad esempio, la sezione FOCUS è dedicata alle plastiche e al loro impatto ambientale; ma abbiamo affrontato in altri numeri i problemi energetici, l’emergenza climatica… Dire che lo abbiamo fatto con un approccio critico non è una banalità: abbiamo affrontato questi problemi non all’insegna del rapporto tra uomo e natura, come troppo spesso si fa negli ultimi tempi. Non è l’umanità nel suo complesso, né l’individuo con i suoi comportamenti a provocare danni, ma un certo tipo di sistema economico-sociale, le cui caratteristiche vanno conosciute e studiate per produrre non solo una critica efficace, ma anche provvedimenti efficaci – e non generici appelli.

Scienza e società: altro problema di cui ci siamo sempre occupati e che risulta francamente difficile da affrontare: richiede un approccio critico nel senso alto del termine. Nel prossimo numero della rivista, che uscirà a febbraio, ce ne occuperemo di nuovo. Innanzitutto con un contributo di Elena Gagliasso che ci parlerà di un difficile rapporto – quasi “schizofrenico” – che riguarda il nostro modo attuale, diverso dal passato, di valutare la scienza. Non le attribuiamo più un ruolo oggettivo, super partes, ma la riteniamo al tempo stesso corresponsabile di molti disastri, per essere entrata al servizio di forti interessi economici, e capace di risolverli – quanto meno di individuarli, documentarli e proporre possibili soluzioni. Sempre nel prossimo numero ci sarà un articolo di Giuseppe Longo che fornisce un esempio concreto in questo senso, parlando delle NTG (Nuove Tecnologie Genetiche) ossia nuovi OGM (Organismi Geneticamente Modificati) oggi proposti con forza al Parlamento Europeo come alternativa agli OGM attualmente vietati con una campagna basata su argomenti scientifici ma obsoleti quanto a presupposti teorici al punto da risultare “falsi”. Longo ci informa anche delle attività di organizzazioni di scienziati (come la Rete europea degli scienziati per la responsabilità sociale e ambientale) contro questi nuovi prodotti. Come si vede è la stessa comunità scientifica ad essere “schizofrenica”, quanto meno divisa tra una tecnoscienza (come la chiama Longo) al servizio di interessi economici che sembra addirittura ignorare elementari principi di cautela e una scienza responsabile.

La domanda che allora si pone è questa: come possiamo – in quanto cittadini, consapevoli e informati quanto si vuole, ma non certo specialisti – orientarci in uno scenario così difficile? Io credo che Naturalmente Scienza, questa “strana” rivista, possa darci una mano, proprio per il suo approccio critico e attento agli aspetti sociali. Quanto meno ci prova, cerca di farlo assumendo, in questo senso, un forte impegno civile.


 

 

Elena Gagliasso

Scienza e democrazia: la trasformazione degli ideali del sapere

 

 

Elena Gagliasso

 

 

 

Fare i conti con le ambivalenze della scienza

 

 

 

Abbiamo ricevuto dal passato un’immagine di scienza classica che per molte ragioni confligge con quella in corso. È una contraddizione tra l’ideale metodologico della trasparenza e del disinteresse neutrale rispetto a quella che è la realtà concreta della scienza detta “post-accademica” (Ziman, 2001; Kitcher, 20++), influenzata da due categorie di stakeholders: finanziari e sociali. Spesso tra di loro antagoniste. Ma la contraddizione si complica ulteriormente: c’è una corresponsabilità da un lato delle tecnoscienze con il sistema produttivistico e finanziario capitalistico che ha danneggiato gravemente l’ambiente terreste e c’è una documentabile fiducia che proprio da gran parte delle ricerche attuali possano arrivare diagnosi e indirettamente anche proposte per ripensare tale sistema in modo responsabile o elaborarne varianti (Artale, in Rfless Sist)

 

Nei due secoli scorsi e secondo una ‘grande accelerazione’, una importante parte della ricerca scientifica, con le sue ricadute tecnologiche, s’è ritrovata ad essere corresponsabile di effetti nocivi – impensati alla loro origine e responsabili ora dell’attuale catastrofe ambientale planetaria (pensiamo alle innovazioni tecnologiche del motore a scoppio e dei primi pozzi petroliferi, all’introduzione dei primi composti di sintesi come il DDT, e molte altre immissioni di sostanze oggi antagoniste alla vita).

 

Oggi, quasi contraddittoriamente, proprio molta ricerca è la chiave di volta per identificare il danno. Prevedere gli esiti di rischi futuri attraverso prospezioni e modellizzazioni, permette di avanzare proposte concrete di cambiamenti epocali. Contribuisce, grazie al convergere di molta ricerche, a riorientare nuove visioni del mondo volte alla riparazione e a introdurre, nei casi migliori etiche scientifiche e ambientali del ‘rammendo’ (Gagliasso, cnr)  anche di priorità dell’economia e degli stili di vita.

 

L’impresa scientifica nella sua fase di avvio e di potenziamento dell’industrializzazione collegata all’economia capitalista perdurante non avrebbe potuto prefigurare che proprio da essa stessa, dalle scienze della Terra, dalla biologia evoluzionista, dall’ecologia, dalla medicina dalla zoologia, dalla botanica, dalla microbiologia e dall’epidemiologia ambientale, ma anche dalle tecnologie di prospezioni satellitari, oceanologiche, ecc., che numerosi prodotti tecnoscientifici del passato sarebbero stati individuati quali concause di quella sorta di pandemia al rallentatore che è oggi il collasso climatico.

 

Tutto ciò crea uno slittamento inedito di prospettive anche per l’epistemologia e chiama in causa le politiche e l’etica. In fondo se la falsificazione cruciale per demarcare la scienza per Karl Popper invece di essere giocata nel tempo breve dell’esperimentoe delle formulazioni si distendesse retrospettivamnte su una serie di generazioni umane, noi oggi potremmo osservarla realizzarsi in quella sorta di mega esperimento a cielo aperto in corso. Operatività e ideali del sapere dei nostri avi di fine Ottocento, nel secolo delle ‘magnifiche sorti e progressive’ del positivismo sono stati gravidi di controprove a distanza.

 

Gran parte dei problemi più gravi dell’attuale crisi climatica negli ultimi duecento anni sono dovuti a una sinergia incrementale tra produzione tecnoscientifica ed economia di rapina (o ‘predazione deviata’) del mondo vivente e non solo. Eppure proprio la ricerca scientifica (ambientale, epidemiologica, clinica, epigenetica) dimostra e documenta come determinate innovazioni siano (e saranno per lunghissimi tempi) gravemente inquinanti nel tempo. Le cosiddette “sostanze chimiche per sempre”, restano stabilmente nei suoli, nelle acque e nei corpi attraverso le catene trofiche alimentari di cui siamo il vertice di accumulazione. Questo dice la ricerca e questo additano le scienze della vita come negatività.

 

Fin dalla contaminazione radioattiva che dal 1945 ha ricoperto gran parte del pianeta con lo strato di isotopi dei test nucleari e delle bombe atomiche sul Giappone, oncologi, pediatri, zoologi, ecologi avevano monitorato questo stato di cose, offerto prospezioni tendenziali nel tempo e nello spazio di patologie conseguenti, agendo a distanza, come nel caso di Barry Commoner e di Helen Caldicott sui decisori politici. Modelli di conseguenze per tutto lo ‘stato vivente della materia’ sono dunque emersi proprio dalla crescita esponenziale di nuove teorie scientifiche e di nuove sofisticate tecnologie interagenti tra di loro, grazie al potenziamento di un buon uso del Big Data. Con le documentazioni fini dello stato di crisi planetaria, le ricerche parlano incessantemente alle governances geopolitiche globali, contribuiscono da decenni a strutturare i dati di rischio che hanno permesso i Protocolli ambientali, e entrano così nel vivo delle politiche e della società. Non a caso sono ascoltate con viva attenzione oggi dai nuovi movimenti ambientalisti, e contrastate invece dai grandi portatori di interessi finanziari e dai loro ‘esperti’ negazionisti climatici. Protocolli disattesi o volutamente ‘rallentati’ e procrastinati sono una sorta di guerra lenta e non dichiarata dei grandi potentati estrazionisti in difesa di profitti e status quo che l’emergenza in corso rischia di compromettere.

 

Si tratta dunque di un “doppio vincolo” insieme negativo e positivo della ricerca scientifica, e ci riguarda tutti. I cambiamenti della visione della scienza e della società che possono portare fiducia, crescita di conoscenze e consapevolezza, condivisione, sostanziano anche nuovi valori ma devono però affrontare ripulsa e diffidenza dei rinnovati oscurantismi in cerca dei più facili ‘paradigmi di rassicurazione’ umana (gli anni del Covid insegnano). Ciò non è indolore: implica in molti casi un conflitto troppo poco messo a tema tra campi disciplinari e comunità scientifiche (ricordiamo all’indomani della catastrofe di Chernobyl il contrasto tra le comunità dei fisici e ingegneri nucleari e quelle dei neonatologi e oncologi).

 

Tra “cambiamento” climatico ed “emergenza” climatica (in base ai dati di climatologi, glaciologi, oceanologi, naturalisti, microbiologi, virologi) si dà una vera e propria transizione epistemica che si intreccia con una trasformazione degli stili di vita e degli ideali del sapere. Si mettono così al lavoro ricerca, valori culturali, categorie che agiscono sulla mentalità collettiva e lentamente possono scalzare, o meglio, per ora contrastare, valori culturali e sociali ereditati dal recente passato: passando dall’ideale scientifico del dominio prometeico, egemone fino alla seconda metà del ’900 a quello di una scienza riparativa del danno.

 

Insomma anche l’esigenza di uscire dai modi di produzione nocivi ereditati, da scelte economiche perniciose per l’umanità intera (vantaggiose per una ristrettissima compagine di super ricchi), nonché dalle stesse abitudini o stili di vita dell’altro ieri ha un debito durevole con la ricerca scientifica attuale. Per evitare però in questa posizione di per sé virtuosa una deriva scientista occorre interrogare il mutamento di priorità dei temi che legano scienza e società. Un mutamento  che sta anche alla base di sotterranee e nuove conflittualità tra temi di ricerca classici oppure emergenti, che sono retrostanti ai dati.

 

Ma interrogarsi anche a partire da ciò sulle possibili regressioni in corso.

 

Un esempio. Una Cop 28 per la tutela del clima e l’abbattimento del fossile giocata a Dubai tra novembre e dicembre 2023 sotto patrocinio degli Emirati, ovvero nel regno incontrastato dei petroldollari, laddove il consumo energivoro è al massimo (pensiamo alle piste da sci nel desetro) è ‘come se Dracula fosse il testimonial di una campagna per donare il sangue’.

 

Sotto gli occhi è dunque evidente che la trasformazione degli ideali del sapere, con la conversione delle forme di vita che vi si dovrebbero correlare non è e non sarà affatto indolore. Come ogni rivoluzione dello status quo non può non essere ostacolata dai precedenti beneficiari. In tutti i modi e con tutti i mezzi. Come ogni rivoluzione non sarà quindi un banchetto di gala ma una conflittualità con vincitori e vinti.

 

La rivista pubblicherà una versione estesa dell’intervento