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Le molte vite di Pietro Omodeo (1919-2024): un evoluzionista tra naturalismo e cultura

 

 

Nel suo terrazzo di Siena 

Le molte vite di Pietro Omodeo (1919-2024): un evoluzionista tra naturalismo e cultura

 

Saverio Forestiero, Elena Gagliasso

 

A 104 anni, il 20 gennaio del 2024 Pietro Omodeo ha concluso la sua vita. Zoologo, citologo, storico delle scienze naturalistiche, è stato, con Montalenti, uno dei primi grandi biologi del ‘900 italiano. Ha aperto nel dopoguerra la nostra cultura al pensiero evoluzionista e con le sue ricerche storico-critiche ha posto i semi di quello che poi sarebbe diventata anche una peculiare filosofia storica della biologia. 

In un Paese, a metà secolo XX, ancora impregnato di cultura crociana, e in seguito lacerato tra scientismo e irrazionalismo, Omodeo, materialista, naturalista, attento alle prime dinamiche tra eco-evoluzione e cibernetica è stato un faro e insieme un pioniere.

Era nato a Cefalù, in provincia di Palermo, il 27 di settembre del 1919, e aveva trascorso la prima infanzia a Catania e poi a Napoli, dove era docente il padre Adolfo, liberale progressista del Partito d’Azione, uno dei maggiori storici dell’antichità e del risorgimento, nonché Ministro della Pubblica Istruzione dopo la Liberazione. 

Il giovane Omodeo, precocemente entrato al corso di Scienze Naturali alla Normale di Pisa, studia in seguito con personaggi del calibro di Umberto D'Ancona, Giuseppe Colosi, Alberto Chiarugi e Giuseppe Caraci. A 19 anni, nel 1938, si arruola e l’11 giugno del 1940, il giorno dopo l’entrata in guerra dell’Italia, si laurea in Scienze Naturali. Sarà poi in Libia per sei anni, parteciperà alla battaglia di El Alamein e successivamente sarà prigioniero in Egitto.

Solamente nel dopoguerra, nei laboratori della Stazione Zoologica di Napoli, inizia la sua carriera di biologo ed embriologo dei lombrichi. Intanto, nel 1947, sposa la pianista Miriam Donadoni, sarà la compagna di tutta una vita e insieme alleveranno cinque figli.

Ai suoi percorsi formativi, nel 1949 si aggiunge il biologo di fama mondiale Emanuele Padoa con cui lavorerà a Siena e da cui eredita l’insegnamento di Zoologia, approfondendo il suo studio dei vermi oligocheti, la loro morfologia, citologia, zoogeografia e sistematica.  Successivamente, durante i 18 anni in cui insegnerà a Padova scrive il magistrale trattato di Biologia, un’opera autoriale, ancora di peso, dove i temi di biologia di base sono integrati e originalmente interpretati per la prima volta in Italia con un approccio sistemico e cibernetico; una chiave questa a lui famigliare già a partire dagli anni ’50, grazie alla conoscenza di Norbert Wiener, Ludwig von Bertalanffy, Ross Ashby, e grazie poi all’intensa frequentazione di cibernetici e biofisici italiani, come Antonio Borsellino, Edoardo Caianiello, Vittorio Somenzi.

Con largo anticipo Omodeo coglie quello che diverrà uno dei pilastri nello studio della biologia: il vivente è tenuto assieme non solo da forze fisiche (come per es., le forze di coesione tra cellule), e da flussi di materia ed energia, ma anche da flussi di informazione codificata e regolata. Con la comparsa dello “stato vivente della materia” – per parafrasare un’espressione di un suo caro amico, il biologo Marcello Buiatti – si passa, per così dire, dalle forze ai codici.  Una convinzione questa in embrione già nel suo discorso inaugurale su Cibernetica in zoologia che tenne all’apertura dell’anno accademico 1966-67 a Padova, e che si sarebbe pienamente sviluppata in teoria e nella sua definizione di vivente del 1996: in un saggio magistrale apparso nel 1979, la voce Omeostasi per il IV volume dell’Enciclopedia del Novecento della Treccani, ne padroneggia pienamente i temi critici come il fenomeno della regolazione, fondamento dell’adattamento fisiologico e momento decisivo nel controllo della morfogenesi.

Sono particolarmente importanti e fruttuosi quegli anni ’70-’80 perché il biologo si va trasformando anche in storico e teorico della biologia. Tra il 1967 e il 1980 cura per Feltrinelli il Viaggio di un naturalista intorno al mondo di Charles Darwin, di cui poi traduce e introduce le Lettere (1831-1836) e l’Autobiografia. Scrive una rassegna storico-critica introduttiva alla traduzione dell’edizione integrale dell’Origine delle specie del 1859, con le varianti all’edizione del 1872. Tratteggia le diverse versioni degli evoluzionismi sette-ottocenteschi fino a Darwin e del naturalista inglese ricostruisce il processo di maturazione dell’idea di selezione naturale. Infine, dà per la prima volta in Italia il giusto rilievo all’evoluzionismo del naturalista e zoogeografo Alfred Russel Wallace.

Ma oltre a Darwin, tra le passioni storiche di Omodeo, c’è Jean Baptiste Lamarck, il grande naturalista enciclopedista francese, il teorico del trasformismo di fine ‘700. Omodeo lo fa approdare in Italia nel 1969 traducendo e curando il volume delle Opere,

integrato da un’introduzione e da note bio-bibliografiche.

Il primo interesse di Omodeo per Lamarck risale al periodo napoletano del dopoguerra, agli studi sullo zoologo Giosuè Sangiovanni che era stato allievo di Lamarck a Parigi. Nel fondo Sangiovanni, Omodeo trova molte carte non inventariate, tra cui la corrispondenza con Lamarck. Nel 1946 va a Parigi e in un paio di mesi rende pubblici gli scritti di Lamarck presenti a Napoli: lo studio degli autografi lamarckiani mostra un Lamarck in termini socio-evolutivi e Omodeo ne valorizzerà questo aspetto in un saggio del 1949 nel Bollettino di Zoologia (XVI volume).

Arrivando nel 1984 all’Università di Tor Vergata di Roma è preceduto da un suo biglietto da visita, il nuovo libro Creazionismo ed Evoluzionismo. La disputa sulla creazione, l’origine dell’uomo e la storia della Terra viene qui documentata e interpretata non soltanto come un’aspra diatriba culturale contro l’autorità della Bibbia, ma anche come una contesa dai risvolti tecnici ed economici. Paleontologi e geologi, naturalisti e filosofi, ecclesiastici ed entomologi, sono tutti coinvolti, da Francesco Redi a Charles Darwin, in una polemica sull’ortodossia religiosa e sul progresso scientifico, sul potere accademico e l’assetto della società, così in Omodeo ‘le due culture’ di Snow si confrontano in un dialogo serrato, vivo e creativo.

Intanto a fianco di questi lavori teorici e storici, continua sempre a studiare i suoi lombrichi, con missioni esplorative di raccolta nel Magreb e in Turchia, rilancia e dirige il Bollettino di Zoologia, pubblica papers scientifici e di settore nelle più importanti riviste.

La conversazione e il modo di insegnare di questo professore, ‘antropologicamente’ diverso da tutti gli altri, affascina studenti e colleghi: il 31 maggio 1989 alla sua ultima lezione, l’Aula Magna di Scienze di Tor Vergata è gremita di scienziati, umanisti e medici. Omodeo tratta un tema a lui caro: il rapporto tra fisica e biologia, una biologia “al di là delle molecole”, in difesa dell’autonomia della sua disciplina come scienza storica. Questa lezione magistrale, ‘Le due Sorelle’ diventerà uno dei saggi finali del volume Biologia con rabbia e con amore, che raccoglie scritti autonomi comparsi su riviste prestigiose, prefazioni, introduzioni, commenti su autori tra cui Rorvik, von Bertalanffy, Riedl, Eccles, Pierantoni, Watson, Barbieri, Lewontin, Rose, Chargaff, Monroy.

Nel 2000, con Gli abissi del tempo nuovamente la sua cultura enciclopedica è al lavoro e unisce storia del pensiero, della biologia, della filosofia sensista sulle concezioni sulla durata del tempo profondo. Troviamo l’interpretazione della natura in Denis Diderot, i primi studi sul formarsi della mente, sulla nozione di ordine in biologia, i rapporti tra filosofia e scienza, in Linneo, Darwin, Lamarck, Condillac, fino a Schrödinger. Passa un anno ed esce Alle origini delle scienze naturali, testo raffinato, nutrito dalla sua favolosa biblioteca privata di rarità di storia della scienza: un’indagine sugli albori del metodo sperimentale e della pratica induttiva nelle scienze naturali. Poi, circa dieci anni dopo, in Evoluzione della cellula si ricostruisce, con un apparato bibliografico che copre oltre mezzo secolo di ricerche, la storia dell’evoluzione cellulare: dalla prima cellula di tipo batterico fino a quella eucariotica.

Omodeo raccoglie, ordina, interpreta e collega tra di loro un’enorme ed eterogenea quantità di dati provenienti dai campi d’indagine più diversi, e che trattano eventi distribuiti su lassi di tempo mentalizzabili a fatica di miliardi e miliardi di anni. Si dispiega non solo la costante sua capacità di rinnovarsi, ma anche il suo inesauribile interesse per i grandi problemi della biologia.

La sua ultima straordinaria impresa, alla soglia dei cento anni, è il libro su Amerigo Vespucci e l’annuncio del Nuovo Mondo. Una lunga ricerca, un accurato studio storico ricostruttivo delle attività insieme scientifiche e di navigazione di Vespucci che documenta passo dopo passo l’attendibilità dei manoscritti del grande navigatore fiorentino.

Ma, tornando indietro, agli anni immediatamente successivi al pensionamento, lo troviamo ancora Roma dove continua a tenere seminari, completa ricerche e frequenta per svariati anni, l’ambiente filosofico dell’Università la Sapienza,

Proprio in Sapienza, al Dipartimento di Filosofia, nel 1993 è tra i fondatori del gruppo di “Filosofie della biologia”, primo nucleo del successivo Centro Interuniversitario di epistemologia e storia delle scienze del vivente, ResViva). Lì, biologi, naturalisti, filosofi, epistemologi, storici delle scienze del vivente, fisiologi, neurofisiologi, animati dalla curiosità di mettersi in gioco, contaminarsi reciprocamente tra diversi, discutevano in un seminario cadenzato e informale, in un contesto libero da status accademici. Omodeo, con altri fondatori come Aldo Fasolo, Marcello Buiatti, Vittorio Somenzi, Silvano Tagliagambe, Guido Modiano, Umberto di Porzio, i sottoscritti, altre e altri intellettuali, studiava i testi che ci si dava in lettura, non diversamente da come avrebbe fatto un serio dottorando, connetteva l’esperienza di zoologo sul campo e di storico dell’evoluzionismo con la trasversalità di altri stili di ragionamento messi lì in comune.

Anche per Omodeo, naturalista e, riteniamo, primo storico e teorico dell’evoluzionismo in Italia, il cuore della fecondità intellettuale, creativa nonché relazionale, consisteva nella non spendibilità sul breve termine del far lavorare la mente. Con lui s’imparava che lo spreco’ – il canone poco accademico di ‘spreco’ non finalizzato immediatamente al ‘prodotto’ ­– è invece ridondanza: una funzione quanto mai in consonanza con ciò che l’evoluzione, biologica e l’evoluzione del mentale, mettono in atto come concreto funzionamento ad ogni livello del mondo vivente.

Era insomma un personaggio che stilisticamente lo si sarebbe quasi detto un nuovo Darwin, anche per il suo modo di essere, oltreché per il suo modo di ragionare: quella limpidezza nell’inseguimento dei fenomeni e dei processi, dai vermi alle cellule, dalla cibernetica al naturalismo sul campo, e quella cultura enciclopedica immensa che affrontava anche studi nuovi in tarda età.

Anni addietro, nel 1989, introducendo Biologia con rabbia e con amore, aveva scritto con sguardo anche al futuro: «l’amore per la natura sterminata e bellissima e la rabbia per lo scempio irreparabile che ne viene fatto, l’amore per la biologia e la rabbia per le distorsioni e gli impieghi distorti, rabbia e amore da coltivare per dedicare questo libro alle nuove generazioni che ricevono in eredita` un pianeta devastato da un’inconsulta politica di rapina e un futuro torbido e minaccioso».

Una vita molto molto lunga, appassionata, quando è ben spesa, con intelligenza e dedizione, contiene molte forme, molti paesaggi interiori che si succedono, quasi un caleidoscopio di molte vite, e nutre innumerevoli relazioni umane. Così la persona ricca e complessa di Pietro Omodeo, con la sua forte spinta etica e il suo concreto impegno politico, non abitando mai la torre d’avorio dell’Accademia è stato non solo un grande ricercatore, un professore molto amato dagli studenti, un evoluzionista di primo piano, uno storico e teorico della biologia, ma innanzitutto un uomo libero, un signore, onesto e generoso. E indimenticabile.

 

Libri e curatele di Pietro Omodeo

Biologia (UTET, 1977)

Creazionismo ed Evoluzionismo (Laterza, 1984; Ed. Bibliografica, 2022)

Biologia con rabbia e con amore (UniTor, 1989; a cura di E. Rota, 2020)

Gli abissi del tempo (Aracne, 2000, 2020)

Alle origini delle scienze naturali (Rubettino, 2001)

Evoluzione della cellula (ETS, 2010)

Amerigo Vespucci e l’annuncio del Nuovo Mondo (Artemide, 2017)

Amerigo Vespucci: the historical context of his explorations and scientific contribution (ed. by P. D. Omodeo, Ca’ Foscari, 2020)

Amerigo Vespucci, il contributo alla scoperta del Nuovo Mondo (Robin, 2021)

Lamarck, Opere (UTET, 1969)

Darwin, L’Origine delle specie (Newton Compton, 1974)

 

La Biologia di Pietro Omodeo ipertesto realizzato da Brunella Danesi da uno scritto generosamente donato all'A.N.I.S.N.

Associazione Nazionale Insegnanti di Scienze Naturali