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Streghe, diavoli e occultisti

 

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Streghe, diavoli e occultisti


Luciano Luciani

 

L’ostilità del cristianesimo nei confronti di quell’insieme di miti e credenze, rituali e pratiche che va sotto il nome generico di stregoneria, risulta evidente fin dal IV sec. Di fronte alla “morte legale” del paganesimo, ma alle prese col permanere della sua prassi religiosa e rituale tanto tra le classi popolari quanto tra i ceti intellettuali, il cristianesimo vittorioso non aveva potuto fare altro che demonizzare quelle divinità pagane che sembravano così difficili da estinguere nella mentalità della gente comune. Li aveva equiparati, allora, a creature infernali e il loro culto fu considerato uno dei tanti inganni del diavolo per allontanare gli uomini dall’ossequio all’unico e vero Dio. Infatti, alla magia e alla stregoneria viene rimproverata non tanto la pratica del male, quanto il rifiuto di Dio e l’esercizio di attività definite “infami” perché contrarie alla religione cristiana.

 

 

Il mite sant’Agobardo


Nell’alto Medio Evo la Chiesa e le istituzioni ecclesiali e civili da essa orientate, si erano mosse nei confronti della stregoneria in maniera incerta, caso per caso. Se per colui che aveva fatto ricorso ai servizi di una strega la Legge Salica del V sec. prevedeva una semplice multa e riparazioni finanziarie verso quanti fossero stati danneggiati da un intervento magico, per la stessa colpa i Visigoti di Spagna arrivavano a comminare fino a duecento colpi di frusta e, in casi eccezionali, la pena di morte. In Inghilterra una risoluzione del Concilio di Bergampstead del 697, adottata anche dalle autorità civili, ricorreva alla confisca dei beni per quanti si lasciassero cogliere a sacrificare al demonio. In definitiva, però, questi secoli, se paragonati agli orrori del tardo Rinascimento e dell’età della Controriforma, ci appaiono singolarmente miti e tolleranti verso la stregoneria e i suoi fedeli: un vescovo del IX sec. Agobardo di Lione, più tardi anche santificato, proponeva un’interpretazione degli atti e delle pratiche magiche tale da negare ogni valore agli incantesimi e ai malefici. Per Agobardo infatti le streghe e gli stregoni non erano altro che dei poveracci degni più della compassione pubblica che di severe punizioni: “Sono tante ormai le sciocchezze che si sono diffuse in questo misero mondo, che i cristiani ora credono in assurdità, a cui prima non credevano neppure i pagani, che pure ignoravano l’esistenza del Creatore”.

 

 

La crociata contro gli Albigesi


Con questo santo vescovo di Lione siamo al IX sec. Fino ai sec. XI e XII le misure legali nei confronti della stregoneria saranno costituite al massimo da multe e penitenze e non mancheranno voci di moderazione e ragionevolezza. Le persecuzioni appaiono in questa fase geograficamente circoscritte e limitate ad episodi sporadici.

La credenza nella stregoneria – fino ad ora più o meno tacitamente tollerata – conosce una stretta progressivamente sempre più severa da parte delle autorità religiose e civili a partire dal sec. XIII, contrassegnato in tutta Europa da forti tensioni politico-religiose e da profondi rivolgimenti sociali.

Il secolo era stato inaugurato dalla tragica vicenda della crociata contro gli Albigesi, bandita da papa Innocenzo III (1198-1216) e da Filippo II, re di Francia (1180-1223): venne massacrata e dispersa allora la popolazione della Linguadoca, una regione della Provenza di convinzioni catare, un’eresia cristiana fortemente antagonista con il papa e la Chiesa romana, di cui condannava la ricchezza, la rilassatezza dei costumi e le compromissioni con il potere politico.

Per meglio favorire la terribile repressione che travolse la comunità catara, erano state attribuite ai suoi membri le stesse colpe che nei secoli a venire, sarebbero andate a convalidare le accuse di stregoneria: crimini contro le persone e i loro beni, innominabili peccati sessuali, onori divini riservati a Satana, ogni genere di eccessi, nequizie e depravazioni. L’eresia viene a poco a poco assimilata alla stregoneria. E come è considerato moralmente giusto annientare l’eresia – e quindi gli eretici – con la forza delle armi, perché altrimenti si sarebbe favorita la diffusione del verbo di Satana, allo stesso modo, con identica durezza va perseguitata la stregoneria portatrice del medesimo male diabolico, i suoi fedeli e i suoi sacerdoti. L’una e l’altra poi, attentando all’autorità del potere religioso, intaccano anche quello politico – legato al primo da mille relazioni ed interessi – e minano i valori fondamentali della società medievale: la gerarchia, l’ordine sociale, la disciplina, l’obbedienza. Insomma, la stregoneria ebbe anche non pochi aspetti di sommovimento politico, di protesta sociale e religiosa e, insieme, di aspirazione a una ricerca scientifica senza dogmi: streghe e stregoni furono accusati, infatti, di voler sovvertire l’ordine costituito, di contestare i dogmi della Chiesa e soprattutto di coltivare le scienze segrete e l’occultismo. Una pratica che interessò anche proprio chi doveva difendere la Chiesa e tutelarne riti e tradizioni.

 

 

Monaco e occultista: Alberto Magno


 Anche prelati, pontefici, monarchi furono affascinati dalle scienze occulte: basta ricordare Federico II di Sicilia e Giacomo d’Aragona che praticarono di persona l’alchimia e che ebbero quali consiglieri due fra i più grandi occultisti del tempo, Michele Scoto e Arnaldo di Villanova, ambedue noti come maghi.

Fra gli uomini di Chiesa troviamo invece Alberto Magno (1205 - 1280), filosofo e teologo tedesco, domenicano nato a Lawingen, sulle rive del Danubio, nel ducato di Neuburg. Discendente da una illustre famiglia ungherese, Alberto, giovanissimo, preferì rinunciare ai privilegi dell’aristocrazia feudale e indossare il saio di monaco. Campione della fede e filosofo cristiano, egli seppe accostarsi alle verità più alte anche attraverso la riflessione e la ricerca scientifica.

Studioso delle scienze ermetiche, dall’astrologia all’alchimia, insegnò a Parigi e a Colonia ed ebbe come allievo Tommaso d’Aquino e scrisse opere quali Tractatus de natura e la Summa de creaturis in cui parafrasò Aristotele, rivendicando l’autonomia del sapere filosofico e scientifico dalla teologia. Fu autore anche dello Specchio dell’astrologia e La pietra filosofale e gli fu attribuito anche il potere di evocare i defunti: larga la sua fama di negromante e di mago. Di lui si diceva che avesse  costruito un uomo meccanico che possedeva facoltà straordinarie, tra le quali dare risposte a parole e gesti come un medium, e che, utilizzando materiali vili, avrebbe creato l’oro e l’argento.