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Il magico romanzo della Matematica

 

 

il magico mondo della matematica

Il magico romanzo della Matematica


Bruno D'Amore, Università di Bologna

 

La Matematica si impara nella scuola primaria solo se l'insegnante è disposto a concedere a ogni bambino il proprio tempo personale. Va sottolineato subito il fatto che apprendere la Matematica è un fatto complesso; esso si articola su varie direzioni, dato che coinvolge:

•          l'apprendimento di concetti;

•          l'apprendimento e la gestione di algoritmi;

•          alcuni apprendimenti che qualcuno chiama nel loro complesso "strategici" e che si possono distinguere in due grandi filoni: risoluzione di problemi e dimostrazione (a vari livelli);

•          l'apprendimento della comunicazione specifica in Matematica.

Le varie componenti di questa suddivisione non sono ad intersezioni rigidamente vuote; per esempio, l’argomentazione in Matematica rientra sia nella comunicazione sia nell'apprendimento strategico, come fase preliminare alla dimostrazione necessaria fin dalla scuola primaria.

L'insegnante professionista sa bene, al giorno d'oggi, che l'unica strategia vincente è il ricorso a situazioni a-didattiche, come ha ampiamente dimostrato la ricerca e come stanno scoprendo i maestri che applicano questo mezzo. In queste situazioni, è il bambino ad apprendere, non l'insegnante ad insegnare, il che modifica radicalmente i ruoli e, soprattutto, impegna il bambino, caricandolo di responsabilità: apprendere è costruire, dunque chi costruisce deve farsi carico personale, responsabile, convinto del proprio ruolo, della propria azione. Dunque, nella strategia a-didattica, l'insegnante si fa da parte, regista attento e consapevole e lascia lavorare il bambino. Il fare, il pensare, il discutere, il proporre, il validare... sono le azioni che caratterizzano l'azione del bambino impegnato a costruirsi concetti, a costruirsi conoscenza, a costruirsi competenza.

 

Il fascino irresistibile della Matematica

Tuttavia, ho sempre difeso il momento esaltante ed importante della frontalità. È perfetto fare lavori di gruppo, andare in laboratorio, lavorare singolarmente, fare, operare... ma ha una grande valenza educativa, per un bambino, l'ascoltare un adulto colto e competente che parla di una disciplina. Non capita mai di sentir parlare di Matematica; che occasione avrebbe il bambino di ascoltare Matematica, se qualcuno, appositamente, non decidesse di parlargliene? Che sia l'insegnante o un estraneo, non importa, ma che l'argomento sia Matematica e che incanti i bambini come fosse una storia vera e bella, affascinante.

M'è capitato mille volte di entrare nelle aule e di... intrattenere classi intere con magici racconti sulla Matematica e la cosa ha sempre funzionato: i bambini non se l'aspettano, sono ghiotti di storie ed io posso giocare proprio su questo fatto: lo stupore. Solo per ricordare fatti recenti, a Forlì, un paio d'anni fa, in una grande sala, 300 bambini seduti alla meno peggio, mi hanno ascoltato parlare di storie di Matematica e di matematici, di calcoli antichi, di bambini prodigio, di speranze ed attese, come un romanzo affascinante. A Cento (Ferrara), poco tempo fa, nell'ambito di una trasmissione tv che si chiama Melevisione, 500 bambini in un teatro erano storditi dal fascino che esercitava su di loro la Matematica egizia, quella sumera, fare i conti nei diversi sistemi, sapere come lavoravano in Matematica gli uomini primitivi, i Romani, sapere come lavoravano con l'abaco, oppure gli strumenti che ho riportato in Italia dai miei viaggi sulle Ande, sospesi tra il vero ed il fantastico. 500 bambini a bocca aperta: una situazione magica. E che domande alla fine, che profondità. Più d'una maestra mi ha manifestato il suo stupore per le domande fatte da certi bambini, considerati come assenti in aula e che invece lì, in occasione narrativa, divulgativa, erano attenti, presenti, partecipi...

Perché pensare che solo alla poesia, alla letteratura spetti il diritto-dovere di affascinare? L'affabulazione non è proprietà di una disciplina, è modalità trasversale, totale, ricca, di tutti. Di tutti coloro che la sanno usare.

Dunque, perché e come parlare ai bambini di Matematica? Senza tradirne lo spirito, occorre parlare di Matematica in modo semplice e piano; occorre conoscerne la storia, perché questa ha in sé un fascino irresistibile; occorre conoscerne i personaggi, perché i bambini non si aspettano persone, esseri umani, bambini, eroi coinvolti nella Matematica; sembra quasi che la nostra disciplina sia esente dal problema della personalizzazione, sia appunto destoricizzata, atemporalizzata, depersonalizzata. Per riappropriarsi della Matematica, il bambino deve scoprirla viva, attuale, in costruzione, deve sentirla propria, a portata di mano. Dentro l'uomo, non fuori di lui.

 

Un racconto senza imbrogli

Come divulgare la Matematica ai bambini, come parlare di Matematica ai bambini?

Credo che ognuno di noi abbia il suo stile al quale non ci si può opporre; credo che con i bambini bisogna dare sé stessi, senza fingere, senza imbrogliare.

Di una maestra unica, una bambina mi confessò, una volta: "La mia maestra quando fa italiano è tanto brava e dolce, ma quando fa matematica, uhm": i bambini sono sensibili e si accorgono di tutto. Bisogna darsi ai bambini, perché non si apprende da chi non si ama; e il bambino s'accorge subito se quel che gli proponi è solo cerebrale, cognitivo, o è anche affettivo, emotivo.

Ecco, comunicare emozioni, emozioni positive, allegre, gradevoli, indurre l'idea che la Matematica è piacevole, bella, affascinante; che fare i calcoli può non essere una noia, ma una storia, una sfida, un problema, un gioco. Una volta raccontai a degli allievi di quarta, ad Osteria Grande (Bologna), la storia del bambino Gauss che, a 8 anni, calcolò la somma 1+2+ 3+4+ 5+ ... + 96+ 97+ 98+ 99+ 100 in un battibaleno, senza fare la somma, ma intuendo che:

1 + 100 = 101

2 + 99 = 101

3 + 98 = 101

4 + 97 = 101

5 + 96 = 101

Ovvero, che era come fare 101 per 50 volte, lo l'arricchii di favola (un maestro pedante che aveva bisogno di tempo per sbrigare una pratica imposta dal direttore, bambini in aula in assoluto totale silenzio...), ma la centralità era il calcolo aritmetico. Non solo tutti capirono benissimo e fecero il calcolo, ma molti crearono altre situazioni problematiche simili (invece di 100 addendi, provare con 1000; oppure con altre formule ecc.). Insomma, un coinvolgimento totale e profondo. Ecco, così io parlerei ai bambini di Matematica, regalando loro momenti magici, di forte emozione, di forte presa affettiva; il bambino deve sentire che lui può essere il protagonista, lui è al centro della narrazione, lui ha il diritto di ricostruire la storia, di conoscerne vicende e personaggi come se fossero vivi, attuali, non semplici nomi morti, sentiti a voce o letti sui libri, ma esseri umani, nella loro totalità.