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La scuola a 40 anni da “Lettera a una professoressa

 

regione toscana provincia di Pisa Osservatorio Scolastico Provinciale

 

La scuola a 40 anni da

“Lettera a una professoressa”

dei ragazzi di Barbiana di Don Milani

 

 Spunto per uno studio comparativo tra la scuola degli anni ’60 e quella di oggi

 

A cura dell’OSP di Pisa (Osservatorio Scolatico Provinciale)

 

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Premessa

A quasi 40 anni dalla pubblicazione di “Lettera a una professoressa” siamo andati a confrontare i dati dei bocciati della scuola italiana.

Quel libro, scritto al momento dell’entrata in vigore della riforma della scuola dell’obbligo, dell’introduzione dall’ottobre 1963 della “Scuola media unica” e della contemporanea soppressione dell’”Avviamento professionale”, è stato una condanna bruciante della scuola selettiva e classista di allora ed in particolare dell’atteggiamento dei suoi insegnanti, o almeno di una parte di essi.

Oggi si torna a parlare di nuovi rapporti tra istruzione e formazione professionale, sebbene all’inizio della scuola superiore e non nella fascia 11-13 anni come allora era per la Media e l’Avviamento. Riflettere sui dati e i ragionamenti  fatti allora può essere utile per capire meglio le strade da intraprendere per modificare la scuola di oggi.

Confronteremo qui solo alcuni dei dati e dei problemi sollevati dal libro, ripromettendoci in futuro ulteriori approfondimenti.

Riporteremo le parti di “Lettera a una professoressa” che spiegano o commentano i dati di allora, aggiungendo un commento sulle differenze tra la scuola di oggi e quella di allora.

 

La Piramide

“La scuola ha un problema solo. I ragazzi che perde.

La vostra <<scuola dell’obbligo>> ne perde per strada 462.000 l’anno. A questo punto gli unici incompetenti siete voi che li perdete e non tornate a cercarli. Non noi che li troviamo nei campi e nelle fabbriche e li conosciamo da vicino.

I problemi della scuola li vede la mamma di Gianni, lei che non sa leggere. Li capisce chi ha in cuore un ragazzo bocciato e ha la pazienza di metter gli occhi sulle statistiche.

Allora le cifre si mettono a gridare contro di voi. Dicono che di Gianni ce ne sono milioni e che voi siete o stupidi o cattivi.

Temendo che le tavole statistiche le restassero indigeste le abbiamo messe in appendice. Qui nel testo le riduciamo a misura umana. Grandi quanto ce ne sta in un’aula che si abbraccia con uno sguardo affezionato.

La piramide abbiamo preferito tenerla qui. È un simbolo che si imprime negli occhi.

Dalle elementari in su sembra tagliata a colpi d’ascia. Ogni colpo una creatura che va a lavorare prima di essere eguale.” (pag 35-37)

 

Sebbene la “piramide” non descriva l’andamento nel tempo della stessa leva di alunni, in condizioni di relativa stabilità di nascite essa fotografa abbastanza bene il fenomeno dell’abbandono scolastico. Di ciò erano a conoscenza anche gli autori del libro. Ridotto, ma presente, era allora l’abbandono alle elementari; consistente, invece, nel passaggio fra la prima e la terza media, dove il calo era di circa il 40%. La allora recente introduzione dell’obbligo a 14 anni non aveva ancora modificato significativamente il fenomeno delle interruzioni degli studi nella scuola di base.

Anche la scuola superiore vedeva un notevole calo di iscritti, sia nel passaggio dalla scuola media, sia durante il percorso quinquennale. Spicca per le femmine il calo nel passaggio tra la quarta e la quinta superiore, a testimonianza di una forte tendenza delle ragazze di allora a iscriversi negli Istituti magistrali che terminavano appunto con la classe quarta.

La stessa piramide, fatta oggi, evidenzia una struttura addirittura rovesciata nella scuola di base, a testimonianza di un abbandono ormai statisticamente trascurabile fino ai 14 anni. L’incremento di alunni fra la prima elementare e la media, è legato solo alle variazioni demografiche (diminuzioni delle nascite nel tempo) e ai pochi alunni bocciati che si riscrivono.

La scuola superiore, invece, vede un progressivo abbandono nel passaggio dalla prima alla quinta (dell’ordine del 30%).

Notevolmente aumentato è il numero di iscritti all’università, specie delle donne anche se lì l’abbandono raggiunge livelli notevoli.

 

piramide delle età iscritti alle scuole 63/64  

 

piramide delle età iscritti scuole 02/03  

 

 

I Ripetenti

Il fenomeno delle bocciature si deduceva dalla TAV. E di pag. 158 di “Lettera a una professoressa”.

Da essa si notava come già il 20% circa degli iscritti in prima elementare erano ripetenti (12,5%) o pluriripetenti. Il forte fenomeno delle bocciature pervadeva tutta la scuola elementare tant’è che nelle classi quinte oltre il 40% di alunni era in ritardo negli studi. La scuola media vedeva una stabilizzazione della percentuale di ripetenti per classe, ma ciò a causa degli abbandoni degli alunni che bocciavano. La scuola superiore terminava con classi quinte nelle quali gli alunni in ritardo arrivavano quasi al 60%. Consistente era anche il fenomeno dell’anticipo scolastico, che oscillava intorno al 5% nelle elementari, tra il 6 e il 10% alle medie, fino ad arrivare ad oltre il 12% alle superiori.

 

Le tabelle delle pagine successive, che riportano i dati attuali, denotano un profondo cambiamento avvenuto negli anni sul fenomeno delle ripetenze. Gli alunni in ritardo in prima elementare sono l’1,6%, e attengono sostanzialmente alle patologie. Nei cinque anni di scuola elementare, non arrivano al 4%.

Più consistente è il fenomeno nella scuola media. In terza si arriva al 12% di ripetenti come media nazionale, anche se sono note percentuali doppie in alcune regioni italiane. In 40 anni la percentuale di alunni in ritardo si è comunque ridotta ad un quarto.

La scuola superiore vede ancora una forte presenza di bocciature, con un aumento di ripetenti per classe che arriva a quasi il 30% nelle quinte.

 

età e anno di corso    

 

  anno di nascita e anno di corso

 

anno di nascita e anno di corso %  

 

Le cause dell’insuccesso: la professione e il titolo di studio dei genitori.

L’accusa alla scuola, supportata dai dati (vedi grafici di pag. 43, 52, 55, 59), era di essere classista nel senso che puniva di più con la selezione i figli di genitori con professioni più “umili”, in particolare i figli di operai e contadini. Questi ultimi rappresentavano allora una consistente fetta della popolazione attiva, specialmente nelle zone dove operava la scuola di Barbiana.

 

“A questo punto occorrerebbe una rilevazione del mestiere del babbo dei licenziati dalle medie. Ma l’ISTAT non l’ha fatta. Come poteva pensare che la Scuola dell’Obbligo facesse distinzioni di classe?

In compenso ha studiato la professione del papà dei diplomati alle medie superiori. I risultati si leggono nel disegno di pag. 57.

Sono ragazzi che hanno avuto 12 o 13 anni della vostra scuola. Otto di quegli anni sono scuola dell’obbligo.” ….”Voi dite d’aver bocciato i cretini e gli svogliati. Allora sostenete che Dio fa nascere i cretini e gli svogliati nelle case dei poveri. Ma Dio non fa questi dispetti ai poveri. È più facile che i dispettosi siate voi.” (da Lettera a una professoressa” pag. 59 e 60)

 

I dati dell’analisi da noi svolta su professione e titolo di studio dei genitori e successo scolastico dei figli, sembrano confermare che da questo punto di vista la scuola non è cambiata, rispetto ad allora.

È vero che la quasi totalità degli alunni arriva ad ottenere la licenza media, ma nel mondo di oggi essa rappresenta l’equivalente della licenza elementare di allora, dato che il nostro Paese per mantenere i livelli di sviluppo economico attuale richiede ormai che la totalità dei nostri giovani arrivi al diploma di scuola superiore, mentre oggi siamo ancora al 70% dei diplomati rispetto alla leva degli studenti.

 

Il successo scolastico e la scuola superiore scelta dagli studenti sono fortemente influenzati dal grado di istruzione della famiglia, proprio come allora. I due grafici seguenti, riferiti ad oggi, indicano che il Giudizio di uscita dalla scuola media, strettamente legato ai destini scolastici nella scuola superiore, è fortemente legato al titolo di studio dei genitori, in particolare a quello della madre. L’insuccesso scolastico è almeno cinque volte superiore per i figli di genitori con basso titolo di studio, rispetto ai figli di genitori laureati.

 

Anche l’orientamento nella scelta della scuola superiore è fortemente influenzato dall’istruzione della famiglia, come dimostra il successivo grafico. Il 75% dei figli di laureati si iscrive ai licei, mentre a tali scuole va solo il 13% dei figli di genitori che hanno la licenza elementare.

 

legame tra titolo di studio della madre e giudizio di licenza del figlio  

 

titolo studio madre e scelta del tipo di scuola del figlio  

 

 

Descrizione dei dati e delle fonti utilizzate

1)         per le tabelle e i grafici attuali  delle pag. 3 e 6:

L'anno scolastico preso in considerazione è il 2002/03, poiché i dati disponibili delle università si riferiscono a tale anno accademico.

I dati sono relativi a tutta la popolazione scolastica italiana ad eccezione delle province autonome di Trento, Bolzano ed Aosta.

I dati sono comprensivi degli studenti della scuola non statale

I dati relativi alle scuole primaria, secondaria di primo grado e di secondo grado sono di fonte sistema informativo del Miur.

I dati relativi all'università sono stati estratti dalla banca dati statistica disponibile sul sito dell'università.

[Si ringrazia la Finsiel S.p.a. e in particolare la dot.ssa Donatella Facioni per il contributo fornito all’elaborazione dei dati]

 

2)         per i grafici di pag 8 e 9:

I dati sono riferiti a studi specifici fatti dall’OSP di Pisa sull’intera popolazione degli studenti delle scuole della provincia di Pisa nell’anno 1998.