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Percorsi europei di un millennio fa

 

Selva Oscura

Percorsi europei di un millennio fa

 

Luciano Luciani

 

 

Fitte, fittissime, tenebrose - tanto di giorno, quanto di notte - le selve che, più di mille anni or sono, dal Mare del Nord al Mediterraneo, coprivano l’Europa. E per di più popolate da creature selvagge e tali da incutere timore: in primis, il lupo; poi l’orso, il cinghiale e aggressivi felini selvatici di stazza notevole, gelosi dei loro territori. Per non parlare di tutti gli esseri mostruosi d’invenzione fantastica che abitavano il cuore e la mente degli uomini e delle donne del medioevo: situazioni psicologiche collettive fatte di paura e di sensi d’insicurezza alimentati da un mondo duro e difficile. Un motivo di terrore univa gli uomini europei: il terribile e feroce Homo selvaticus, mezzo essere umano e mezzo animale, al quale, quando si incontra nelle foreste, si chiede con voce tremante: “sei un uomo o una bestia”?

Quando non erano le selve a respingerti, allora era la palude con il suo corollario di nebbie malsane, malanni arcani, febbri misteriose e intermittenti, e il tormento degli insetti. E non mancavano i nemici a due gambe, i peggiori. Gli avversari territoriali, oppure i briganti, ostili odiatori di ogni forma di civiltà, anche quella minimale figlia di un cristianesimo tanto diffuso quanto vissuto e introiettato in maniera superficiale.

Per evitare i miasmi malarici che avvolgevano l’antica via consolare Aurelia in Versilia e Maremma e scansare gli agguati che i Bizantini tendevano loro lungo la Cassia Adrianea, i Longobardi, per raggiungere Roma, realizzarono addirittura una nuova strada. Da Lucca, passava per Altopascio, Galleno e Fucecchio, scavalcava l’Arno a ridosso della foce del fiume Elsa, ne risaliva la valle sul versante sinistro nella direzione di San Gimignano, Certaldo e Castelfiorentino. Quindi puntava su Siena e proseguiva per Monterosso, Buonconvento, Torrenieri, San Quirico d’Orcia, Radicofani, Acquapendente, Bolsena, raggiungeva Montefiascone  da dove proseguiva  sino a Roma, percorrendo l’antica Cassia Consolare.

Nonostante l’intraprendenza e l’ingegnosità dimostrata dai Longobardi, le comunicazioni si svolgevano, però, soprattutto lungo l’antico reticolo delle strade romane perennemente insidiate da una natura che rivendicava con forza i suoi diritti: ti strigeva da presso, ti deviava, ti rallentava... Accidentate, corrose, prive di manutenzione le consuete vie di comunicazione conoscevano un progressivo degrado e quindi era faticoso il procedere degli uomini e delle merci. Lenti i viaggi e irti di pericoli. Eppure, gli abitatori dell’Europa di dieci secoli fa non sono del tutto stanziali. Qualcuno e qualcosa, sia pure a fatica, si muove. Per esempio, carri tirati da buoi robusti distribuiscono, là dove c’è richiesta e merci per gli scambi,  il sale e il vino. Convogli di carriaggi trasportano la marna, una miscela di calcare e minerali argillosi, usata come concime, che aiutava a trasformare i terreni magri in aree a prati di trifoglio, oppure spostano carichi di pietre estratte dalle cave e legname delle foreste destinati alle costruzioni militari, agli edifici religiosi e alle civili case d’abitazione dei primi agglomerati urbani che riprendevano forma dopo la crisi e le paure dell’Anno Mille: sono i primi segni di quello che alcuni storici hanno definito il “Rinascimento medioevale”. Molteplici i segni di questa riscossa degli uomini nei confronti di un ambiente naturale ormai da secoli poco propizio. Le selve sono sempre più frequentemente battute da nomadi di ogni genere: “venditori ambulanti, mercanti di immagini e di oggetti sacri, di droghe per uomini e animali. menestrelli cantori ambulanti, espositori di orsi, di scimmie e di altre bestie selvagge” (Grand - Delatouche). E anche bracconieri, missi dominici in viaggio per conto dell’imperatore, mendicanti di professione, predicatori erranti, espositori di reliquie, pellegrini diretti verso i grandi santuari: Mont-Saint-Michel, Saint Martin di Tours, Nuestra Senora del Pilar a Saragozza, Santiago de Compostela, Roma e i Luoghi Santi. Un grande, disordinato, vitale andirivieni. La sua importanza per la vita quotidiana delle genti europee del Medioevo comincia a essere colta da feudatari e sovrani che, prima in maniera episodica, poi sempre più decisa e sistematica, provvedettero al restauro e alla manutenzione di strade, piste, sentieri, carreggiate, ponti sino a farli diventare uno degli impegni principali del potere pubblico. Per Philippe de Rémy de Beaumanoir (1247 - 1296), importante giurista e funzionario del regno di Francia, esistono cinque categorie di strade divise secondo la loro ampiezza: il sentiero fa quattro piedi, mentre la carrière arriva a otto. Poi due tipi di strade, rispettivamente di 16 e 32 piedi, quindi quella risalente ai tempi di Giulio Cesare che arrivava a contarne 64: una vera e propria superstrada!