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Prima puttana, poi gli onori degli altari

 

la santa nuda

Le allegre vite dei santi

 

Prima puttana, poi gli onori degli altari

 

Luciano Luciani 

 

         A giudicare da quanto raccontano storici e memorialisti, cronisti e viaggiatori nessuna attività fu più fiorente nella Roma rinascimentale del mestiere più antico del mondo: la prostituzione. Così definiva il centro della cristianità Francesco Delicado, autore del celebre Il ritratto della donna andalusa: “Roma trionfo di gran signori, paradiso di puttane, purgatorio di giovani, inferno d’ognuno, fatica di bestie, inganno di poveri, asilo di furfanti”.

All’amore mercenario non era più riservata la marginalità territoriale e sociale del Medioevo, quando le venditrici d’amore erano in gran parte raccolte nei pressi di Santa Maria in Cosmedin, zona definita appunto del ‘bordelletto’. Alla vigi

lia del Rinascimento il quartiere più malfamato di Roma si estendeva tra l’Aventino e il Tevere, tra porta San Paolo e porta San Sebastiano: qui tra orti ed empori, vigne e arsenali, in uno scenario punteggiato da grandiose rovine romane, abitava ed esercitava lo strato più volgare delle donne di strada. Loro patrona era Maria Egiziaca, prima puttana per 17 anni e poi santa, venerata per tutto il XVI secolo nell’antico tempio della Fortuna Virilis o di Portuno, lungo le sponde del Tevere considerato luogo deputato alla pudicizia.

Ma cosa sappiamo di questa Maria, prima puttana e poi santa? Poco. Si racconta che sia nata  ad  Alessandria d'Egitto nel 344, in tempi di feroci polemiche religiose e lotte senza fine per il potere imperiale. Appena adolescente, a soli dodici anni, Maria fugge di casa e per sopravvivere è costretta ad arrangiarsi: ragazzina di strada un po' chiede l'elemosina e un po' si prostituisce. All'età di ventinove anni si aggrega a un gruppo di pellegrini intenzionati a raggiungere Gerusalemme e l'intraprendente ragazzetta per pagarsi il viaggio via mare non trova di meglio che sedurli tutti, uno a uno. Però, una volta giunti nella città di Davide e  Salomone, il giorno della festa della croce, una forza misteriosa le impedisce dall'entrare in chiesa. Resasi conto che il motivo di quell'impedimento derivava dalla sua esistenza peccaminosa, si mette a pregare ai piedi di un'icona della Vergine Maria e solo dopo riusce a mettere piede nella basilica e ad adorare la Croce di Gesù. Uscendo, prega nuovamente davanti alla stessa icona della Madre di Dio e sente una voce che le dice “se attraverserai il Giordano, ritroverai pace e serenità”. Raggiunto il fiume, dopo un'immersione purificatrice, Maria inizia una vita di dura espiazione nel deserto circostante, nutrendosi solo di bacche e datteri e lasciando consumare i suoi abiti al punto da rimanere coperta soltanto dai suoi ormai lunghissimi capelli. Nella basilica di San Giovanni Battista, allora collocata lungo le rive del fiume, riceve la sua prima comunione eucaristica, a suggello di una vita di preghiera e solitudine che durò per ben quarantasette anni.

La tradizione vuole che Zosimo, monaco di un monastero palestinese, la incontri durante un suo pellegrinaggio quaresimale. Secondo le parole di Sofronio, vescovo di Gerusalemme, il religioso trova innanzi a sé una donna ormai vecchia, molto magra, nuda e con lunghi capelli bianchi come la lana. Acconsentendo a parlare con il monaco, dopo essersi fatta consegnare da lui un mantello per coprirsi, Maria racconta a Zosimo le circostanze che l'avevano portata a quel lungo pellegrinaggio e, per la seconda volta dall'arrivo in Palestina, riceve l'Eucarestia. Zosimo lascia Maria promettendo di tornare a trovarla nello stesso luogo l'anno successivo. Tornato come promesso, il monaco trova la santa morta, con addosso il mantello donatole l'anno precedente. Leggenda vuole che la sua tomba sia scavata da un leone con i suoi artigli.

La straordinarietà della sua vita e della sua esperienza di fede fanno sì che Maria venga venerata dalla Chiesa cattolica, da quella ortodossa e da quella copta.

Una vicenda di santità, che probabilmente altro non è se non una pia ed edificante leggenda, suffragata da scarsissimi elementi storici. Ciò nonostante il suo culto si diffonde in Italia e in tutta la cristianità come la santa patrona delle prostitute pentite, in un tempo in cui la Chiesa si trova a contrastare, con un accanimento pari agli scarsi risultati ottenuti, questo male morale e sociale: a Bologna, a santa Maria Egiziaca fu dedicato un istituto bolognese volto alla redenzione delle cosiddette malmaritate, mentre a Napoli una chiesa a lei intitolata, voluta con tanto di monastero dalla regina Sancha d'Aragona nel 1342 per accogliere le prostitute pentite, si trova nella popolare zona di zona di Forcella e costituisce uno degli esempi meglio riusciti del barocco napoletano. Sempre a Napoli, un'altra chiesa barocca intitolata alla pia penitente nel deserto si trova nel quartiere di Pizzofalcone. Non si dimentichi, poi. l'opera di Jacopo Robusti, detto il Tintoretto (1582 - 1587) raffigurante Santa Maria Egiziaca in meditazione conservata a Venezia nella Scuola di San Rocco.

La sua festa si celebra il 1 aprile, ma qualche volta può cadere anche il 9 o il 10 dello stesso mese.