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Sasso di Simone

Sasso di Simone e dintorni

 

di Luciana Bussotti, Franca Cosci, Roberto Nannoni, Vincenzo Terreni


Gita breve, ma intensa e gratificante, dal 5 al 6 agosto 2009.
Meta finale Sasso Simone, in provincia di Arezzo, una riserva naturale al confine con le Marche di cui ignoravamo l’esistenza.

Il viaggio è stato piacevole: all’andata breve sosta ad Ambra (e l’acquisto di panini con la porchetta adocchiata da Roberto che si riveleranno ottimi).

Ambra Ambra gallinella sul torrente

  

Ci siamo fermati in un’area protetta del fiume Arno nella zona di Ponte a Buriano: pochi esseri umani, ma moltissimi volatili (aironi, bianchi e cinerini, nitticore, garzette, cormorani, gabbiani) e una tartaruga su un albero mollemente adagiata nei pressi di un isolotto in mezzo al fiume. Binocoli e digitali hanno lavorato assai, non riuscivamo a staccarci da quello spettacolo al punto che uno di noi (in pantaloncini corti) si è accorto tardi di avvicinarsi furtivamente agli uccelli in un campo di ortica.

 

Arno: area protetta ponte a Buriano  Aironi cinerini, nitticore e germani reali Fiore di carota selvatica
Fiore di carota selvatica Althea officinalis, malvacea dei luoghi umidi  Le canne palustri dominano le rive

 

  Un cardo colorato Il lago di Montedoglio

La gita promette bene. Lasciato il bosco e gli uccelli, abbiamo proseguito il viaggio verso Sestino (e Sasso Simone) costeggiando il lago di Montedoglio.

 

 

 

 

 

 

 

La cascata di Presalino Vegetazione tipica Strati messi a nudo

  

Prima di arrivare ci siamo fermati alla cascata di Presalino per il pranzo: un bel posticino, pur se già occupato (da una famiglia numerosa e un po’ invadente): abbiamo pranzato, toccato l’acqua, gelida, osservato i girini, alcuni già quasi ranocchi, individuato due strani “capelli neri” in movimento enigma per la gioia dei naturalisti.

Lo strano esserino Girino ancora con la coda Un gerride

 

Siamo arrivati nel primo pomeriggio al Rifugio Casa del Re, dove Luciana e Roberto erano già stati lo scorso anno: baci e abbracci affettuosi con Lara, la giovane e brava organizzatrice del ristoro e delle iniziative, e con Paolo, che stava accuratamente tagliando i fiori secchi delle santoline. La camera è risultata spartana (letti a castello e chiavaccio all’antica), ma ampia, comoda e con una vista bucolica della vallata (piacevole scoperta: connessione internet veloce gratuita).

Casa del Re: istruzioni per l’uso  Casa del Re: edificio e vialetto d’accesso Casa del Re: veduta della valle
Il prato all’esterno non viene falciato La cicoria in fiore Una "strana pietra" di un muretto

 

Dopo una rapida sistemata ci siamo diretti verso Sestino (AR) dove, con la guida piacevole ed esperta di Luciano, abbiamo visitato il piccolo, ma ben organizzato Centro Visita della Riserva Naturale di Sestino e il magico museo dei reperti archeologici. Sestino infatti è stato un importante centro commerciale in epoca romana e anche se quasi tutti i reperti sono finiti in mani private o in musei stranieri, come la moneta etrusca rettangolare, con effigiato un bel toro che si trova a Berlino, lì c’è solo una copia), quel che rimane è sufficiente a costruire un clima decisamente suggestivo.

Museo Sestino: monumento funerario Museo Sestino: una Venere di ottima fattura Copia della moneta etrusca

 

Casa del Re, inizio del sentiero per Sasso di Simone ... si attraversa la cerreta ed i suoi abitanti.

Un posto di riguardo è occupato dalla descrizione naturalistica della zona di Sasso di Simone e Simoncello: una serie di rappresentazioni pittoriche che si susseguono in piani diversi sono raggiungibili da alcuni scalini che imitano la salita fino al monte. 

 La salita prosegue tra calanchi e canaloni. Sasso di Simone e Simoncello con i loro ospiti Sasso di Simone visto dal grande faggio
Museo di S. Donato: la chiesa restaurata S. Donato, la Madonna nell’affresco più recente

 

La nostra guida ci ha poi portato, un paio di chilometri più in là, alla chiesa di S. Donato dove sono stati fortunosamente ritrovati tre affreschi, dipinti ad un secolo di distanza l’uno dall’altro e sovrapposti e adesso staccati e ripristinati per quanto possibile: sono emerse due Madonne con bambino molto belle e un San Sebastiano che nei tratti ricorda la scuola di Filippo Lippi. Accanto alla chiesa un antico campanile, nel mezzo una inopportuna abitazione moderna (impreziosita da infissi in alluminio anodizzato giallo).

 

Il S. Sebastiano è quasi completo. Il campanile e la curiosa finestra. ...ci si avvicina ad un inverno rigido

La prima giornata, bella e densa, si è conclusa con una cena adeguata (primi saporiti, tagliata, carne al pepe bollita nel vino rosso, verdure, dolce e vino della casa) che ci ha rimesso in forze. Vincenzo e Roberto hanno sistemato le foto e dopo aver ammirato il panorama sterminato e verde di cerri, ce ne siamo andati a dormire.

Casa Barboni: inizio della salita Fior cappuccio (Delphinium)

 Dopo una bella colazione all’aperto (marmellata e miele genuini, graditi anche dalle vespe) ci siamo diretti, con zaini, panini e giacche, verso Case Barboni, piccolissimo borgo quasi disabitato, ma con una casa quasi cadente che sfoggiava un paio di colonne e altri ornamenti provenienti dalla medicea "Città del Sole".

 

 Calanchi grigi Simoncello galleggia sui cerri

Da lì abbiamo cominciato la nostra escursione verso Sasso Simone con passo calmo e osservando quanti più sassi e piante possibili per sfruttare le competenze dei nostri amici. La salita è stata così graduale e piacevole con incontri inaspettati come quello delle chianine al pascolo sopra un pianoro, una che allattava il vitellino ci ha guardato sospettosa. Dopo un bel po’ di foto, e la deviazione nel bosco per non passare vicino, abbiamo proseguito e raggiunto il “grande” faggio, un paio di secoli assai ben portati, dove ci siamo riposati prima dello sprint finale: la salita sull’altopiano del Sasso Simone (da 981 a 1204m).

un  calanone tra i calanchi Cure parentali ,,,un paio di "sfingi"
   Cerri e calanchi grigi  Cosimo I e la sua fortezza  Il grande faggio (200 anni circa)  

 

Una farfalla su un cardo Un cirsio ospiata una xilocopa Una volta era il corso principale

 

Malva selvatica La parete sud del Sasso di Simone Un canalone pieno di detriti di frana

 

Una farfalla sui fiori di ebbio Una “foresta” di biancospini Frassino equilibrista

 

Una licena si riposa Una galla, abitata, su una rosa selvatica qui vivono bene

 

Non è stata troppo impegnativa e comunque meritava la fatica: la natura ha ripreso possesso di questo spazio dove Cosimo I volle costruire una "Città del Sole" (foto pannelli) che durò però poco: troppo disagevole e freddo lo spazio. Oggi rimangono resti di mura coperti di muschio, una cisterna per l’acqua piovana quasi interrata e poco più. In compenso si ammirano cerri, faggi, biancospini di dimensioni rispettabili e un bel panorama a 360° sulla più estesa cerreta d’Europa interrotta da calanchi grigi venati di rosso. Abbiamo pranzato all’ombra, quasi troppo fresca di frassini imponenti, Luciana ha trovato altri esemplari di una malva del luogo, abbiamo fatto il perimetro del Sasso, osservato il Simoncello, che rimane nelle Marche e risulta ricco di vegetazione. Poi con calma abbiamo ripreso la discesa verso Case Barboni.

La cena ci ha, al solito, ritemprato.