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Vi
è un luogo presso il Mar Rosso dove il Nilo si volge e forma quella
gran piega a destra. Qui vi sono alcune località ricche di minerali
neri percorsi da vene di marmi (si legga quarzi) auriferi. Quelli
che hanno raggiunto il più basso grado di miseria sono
costretti dai
tiranni alla dolorosissima servitù di scavatori d'oro. I giovani e i
più robusti spaccano con il martello quella parte della roccia che
luccica per il marmo e, seguendo le venature, aprono attraverso la
roccia cunicoli numerosi e non diritti, gettando i frammenti al suolo. I
fanciulli, penetrando nei cunicoli, raccolgono con
molta fatica questi frammenti e li portano all'aperto. Qui i più vecchi
e gli invalidi portano i frammenti ad altri uomini giovani e robusti
che, dopo averli gettati in mortai di pietra, pestano a tutta forza sino
a ridurli alla dimensione di un cece. Il lavoro che segue è svolto da
donne che gettano la pietra pestata in varie macine, movendo le mole
sino a che la pietra sia ridotta all'aspetto di fior di farina. Tutti
quelli che sono destinati a tale sorte ritengono più desiderabile la
morte alla vita. La polvere così lavorata è affidata ai cosiddetti selangei, operai che la distribuiscono su tavole larghe e lisce,
leggermente inclinate. Versando acqua e stropicciando con le mani
allontanano il terriccio, mentre ciò che è più duro e più pesante
resta sulla tavola. Lavando con molta acqua, il selangeo infine preme
alcune spugne morbide sul residuo, eliminando ulteriormente polvere
leggera, mentre ciò che è grave e splendente resta sulla tavola. La
polvere d'oro così raccolta viene recata ai cottori che la mettono in
un vaso d'argilla insieme a un pezzo di piombo, grani di sale, un po' di
stagno e crusca d'orzo. Chiuso bene il vaso lo cuociono nella fornace
per cinque giorni, dopo di che, raffreddatolo, vi si trova solo oro,
mentre sono scomparse tutte le altre cose messe assieme…
Si tratta della descrizione della coppellazione. Il sale infatti si combina con l'argento, quasi sempre presente nel quarzo aurifero, formando cloruro d'argento che viene assorbito dal vaso poroso. La completa eliminazione dell'argento dall'oro fu realizzata, però, solo nel XVI secolo da Biringuccio. La descrizione della tecnica di setaccio ricorda che nella Colchide, il paese dell'oro degli antichi greci, le sabbie aurifere del fiume Fasi venivano lavate e fatte scorrere entro piccoli canali sul fondo dei quali vi erano pelli di pecora che trattenevano le pagliuzze del metallo prezioso. Di qui ebbe origine la leggenda del "vello d'oro" e della spedizione degli Argonauti.