Non è facile fare cogliere ai giovani l’importanza dei
percorsi storici delle idee scientifiche ed anche il fascino di un tipo di
sapere, legato ad una ricerca senza fine, per cui nessuna acquisizione è
completamente definitiva; in particolare, non è facile fare loro comprendere che
la capacità autocorrettiva è parte della grandezza della scienza, al pari della
flessibilità con cui essa è capace di adeguarsi a nuove acquisizioni imposte dal
riscontro dei dati sperimentali anche perché gli stessi scienziati non hanno
interesse per teorie e soluzioni precedenti che si vengono interpretati come
errori, verità parziali, tappe necessarie ma superate per il raggiungimento
della verità o per lo meno di quella verità provvisoria accettata in quel
momento dalla comunità scientifica.
Così, la scienza, nata come attività aperta al controllo intersoggettivo, si è
trasformata nel suo opposto, cioè in una sorta di nuova fede dogmatica ed
acritica. Sarebbe perciò opportuno individuare degli spazi in cui sia possibile
mettere in luce i legami fra lo sviluppo della scienza e i contesti storici in
cui essa si è sviluppata; questo, naturalmente, non deve voler dire rinunciare
alla specificità della disciplina, che non può essere sommersa in un generico
storicismo.
La conoscenza di come si è giunti a determinate scoperte presenta un alto
valore formativo in quanto rende evidente la provvisorietà dei modelli
scientifici che l'uomo si è costruito nel tempo e le intersezioni da sempre
intercorse fra scienza e altri campi del sapere.