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...ma anche in rete, da ottobre 2023

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settembre 2020 - marzo 2021 - dall'inizio all'agosto 2021  -  da novembre 2021 -  da ottobre 2021 - da ottobre 2022 - da maggio 2023

da ottobre 2023 - da febbraio 2024




La montagna è una risorsa preziosa + La Riserva, riparo per fratini e tartarughe + cambiamenti climatici in Africa + campi eolici e fotovoltaici + offshore bolle di sapone + Sguardi femminili disvelano il cosmo Via combustibili fossiliAlieni a Roma + Buchi bianchi. Dentro l'orizzonteCarne coltivata +  Euclid + Cosa ci aspetta? + Stati generali della Green economy + Dove sono arrivate le sonde Voyager? + Verso un'ecologia del suono + Autodichiarazione di un apicoltore + Rete quantistica + Stampa 3D + Microsoft, minireattori nucleari + sullo stesso tema + Covid: meno chiacchiere + Diversi e uguali


 

La montagna è una risorsa preziosa

La montagna è una risorsa preziosa che va tutelata: le azioni da compiere

Daniela Caruso - 18 Gennaio 2024


La montagna è una risorsa preziosa che va tutelata: le azioni da compiere
Perché è importante salvaguardare la montagna e come si può tutelare questa preziosa risorsa, anche con piccoli gesti. L’11 dicembre si è celebrata la Giornata Internazionale della Montagna, un evento molto importante che ha come scopo quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza degli ecosistemi montani. Nel 2023, la FAO ha scelto il tema “Ripristinare gli ecosistemi montani” per promuovere iniziative volte a recuperare e preservare gli ambienti montani degradati e a proteggere la biodiversità. Questa giornata annuale ha l’obiettivo di far capire quanto siano preziose le montagne per il benessere ecologico del pianeta e per la salute delle comunità. L’evento – inoltre – pone enfasi sulla cultura montana e sulla necessità di tutelare questi territori naturali.

La storia umana è profondamente legata alle montagne, come dimostra il ritrovamento di Ötzi, l’uomo ritrovato mummificato in Europa, che visse in Val Senales oltre 5300 anni fa. Dagli anni ’50 e ’60, l’antropizzazione ha trasformato, significativamente. questi territori, spesso a scapito della loro bellezza naturale, principalmente a causa dello sviluppo del turismo invernale. Questa forma di turismo, essenziale per l’economia montana, è ripartito nel periodo post-Covid, generando ricavi che oscillano tra i 10 e i 12 miliardi di euro all’anno. Questa industria non riguarda solo gli sport sulla neve, ma fa leva anche sull’ospitalità, sul turismo rurale e le attività agricole, che svolgono un ruolo vitale nella tutela culturale ed economica del territorio.

Per contrastare il rischio di abbandono dei piccoli centri montani, è fondamentale supportare le attività locali come l’agricoltura e l’allevamento, che contribuiscono alla conservazione delle tradizioni e alla biodiversità. (continua)

 


 

 

La riserva ridotta del 98%

La Riserva, riparo per fratini e tartarughe
La riserva era nata nel 2005 e tra l’altro proteggeva la nidificazione del fratino, il piccolo trampoliere che ogni anno arriva dall’Africa e cerca un luogo sicuro per deporre le poche uova tra arbusti, conchiglie e ossi di seppia. Ma non solo questo. Pensate che la scorsa estate si è avuta, per la prima volta, la schiusa delle uova deposte da una tartaruga marina della specie Caretta caretta. La cancellazione della riserva del Borsacchio è un episodio inconcepibile ma è in linea con una persecuzione delle aree protette abruzzesi da parte della stessa giunta regionale presieduta da Marco Marsilio, che nel 2021 tentò di cancellare 7 mila ettari del Parco Sirente Velino come regalo ai cacciatori. La reazione all’assalto all’ambiente protetto di allora portò al decreto della Corte Costituzionale che dichiarò il “taglio” incostituzionale. (continua)


  

Cambiamenti climatici in Africa

Ndoto, i cambiamenti climatici in Africa raccontati con l’intelligenza artificiale
È stato lanciato in questi giorni il cortometraggio creato da Zain Verjee, ex corrispondente della Cnn, e Matthew Cullen, regista vincitore di un Grammy. Un racconto visivo del Continente più esposto agli stravolgimenti climatici, accessibile a tutti e lontano dal pathos tradizionale.

19 Gennaio 2024

Valentina Gentile
Ndoto in swahili, lingua ufficiale in Kenya, Tanzania, Congo, Ruanda, Isole Comore e Uganda, significa sogno. E sembra un po’ un sogno, in effetti, uno strano sogno postmoderno e piuttosto patinato quello che è stato lanciato come il primo film al mondo realizzato con l’intelligenza artificiale (AI) incentrato sugli effetti dei cambiamenti climatici in Africa. (continua)


 

Eolico nel mare

 A Ravenna è in via di autorizzazione il più grande progetto in Italia di produzione di energia rinnovabile con campi eolici e fotovoltaici offshore. Si tratta del primo impianto interamente offshore, unico nel panorama nazionale grazie alle sue innovazioni.

Il progetto gode di un alto livello di approvazione da parte delle istituzioni ed è stato accolto molto positivamente e con grande consenso dalla comunità economica ravennate.

L’hub energetico AGNES è localizzato oltre le 12 miglia nautiche dalla costa di Ravenna. Si tratta di un impianto di campi eolici con fondazioni fisse e un impianto fotovoltaico galleggiante, supportati da 60 MW di elettrolizzatori per la produzione di idrogeno verde a terra e 50 MW di sistemi per lo stoccaggio di energia elettrica attraverso batterie.

A oggi è stata presentata tutta la documentazione necessaria per l’approvazione definitiva sul piano ambientale del progetto e sono state controdedotte tutte le osservazioni ricevute. Poco distante, al largo di Rimini, c’è un secondo progetto per un parco eolico offshore presentato da Energia Wind 2000.

Non sono tutti favorevoli
I rappresentanti dei pescatori delle cooperative riunite nell’Alleanza Cooperative Pesca dell’Emilia-Romagna (Confcooperative FedAgriPesca Emilia-Romagna, Legacoop Agroalimentare Nord Italia, Agci Agrital) hanno manifestato al porto di Rimini per dire no alle pale in mare.

La ferma contrarietà al progetto si fonda su motivi di ordine economico di impatto sull’attività di pesca e sulle limitazioni alla sicurezza della navigazione.

La realizzazione del parco eolico comporterebbe la sottrazione di una vasta area di pesca, estesa fino a dodici miglia dalla costa, per la marineria riminese, che è una delle più importanti dell’Adriatico.

I pescatori locali sono parte dell’identità del territorio e il progetto ricade in un’area candidata a diventare zona Sic (Sito di Interesse Comunitario) per la tutela di delfini e tartarughe. (continua)

 

 


  

Bolle di sapone

POLITECNICO DI TORINO

Combustibili solari basati sulle “bolle di sapone”

I film di sapone potrebbero ispirare la realizzazione di membrane reattive a basso costo. e sottilissime pareti delle comuni bolle di sapone potrebbero ispirare un’intera serie di nuove applicazioni nel campo dell’energia, della sensoristica molecolare e della farmacologia.

 

Un team di ricercatori del Politecnico di Torino, coordinato dal professor Eliodoro Chiavazzo – Ordinario di Fisica Tecnica Industriale e direttore dello SMaLL lab al Dipartimento Energia – ha pubblicato sulla rivista Physical Review Letters, un nuovo studio che dimostra come sia possibile rompere la simmetria della conformazione a sandwich delle pareti delle bolle. Queste, infatti, sono composte da una parte centrale formata da uno strato d’acqua, racchiusa tra due sottilissime pellicole di tensioattivi aventi uno spessore dell’ordine di grandezza molecolare. Un team di ricercatori del Politecnico di Torino, coordinato dal professor Eliodoro Chiavazzo – Ordinario di Fisica Tecnica Industriale e direttore dello SMaLL lab al Dipartimento Energia – ha pubblicato sulla rivista Physical Review Letters, un nuovo studio che dimostra come sia possibile rompere la simmetria della conformazione a sandwich delle pareti delle bolle. Queste, infatti, sono composte da una parte centrale formata da uno strato d’acqua, racchiusa tra due sottilissime pellicole di tensioattivi aventi uno spessore dell’ordine di grandezza molecolare.Il processo messo a punto dal team di ricerca è un “drogaggio” (doping in inglese) delle due interfacce del film di sapone. Tale procedimento rappresenta un passo importante verso l’ingegnerizzazione di queste strutture, aprendo la strada a nuove tecnologie sostenibili e a basso costo. (continua)

 

 

 

 


 

Sguardi femminili disvelano il cosmo
di Ilaria Ampollini
Pubblicato il 21/12/2023
Tempo di lettura: 7 mins

Il convegno Photographs from Outer Space. A Female Archaeology of Image-Data, organizzato dall’Università Statale, ha indagato il ruolo di donne e fotografia nella storia delle rappresentazioni dei corpi celesti.

Immagine dal film "Black Holes: the edge of all we know", di Peter Galison. per gentile concessione dell'autore. Fonte: https://www.blackholefilm.com/

ARTEUNIVERSO
L’esplorazione e lo studio dell’Universo sono profondamente interconnessi alle modalità con cui i corpi celesti sono stati di volta in volta raffigurati e ritratti, tanto che il rapporto dialettico tra l’astronomia e le sue immagini è uno dei più intensi e intriganti nella storia del pensiero scientifico. Il convegno Photographs from Outer Space. A Female Archaeology of Image-Data, promosso dall'Università Statale con Human Hall, nell'ambito del progetto PNRR Musa, ne ha dato un’ulteriore prova. Le tante e preziose voci, che sono state coinvolte dagli organizzatori Barbara Grespi e Luca Guzzardi, docenti presso il Dipartimento di Filosofia della Statale, hanno dato vita a un quadro composito e caleidoscopico, attorno a tra assi tematici principali quali l'astrofotografia, le donne astronome e la cultura visiva.

Riflettendo sulle trasformazioni che nel tempo hanno interessato le rappresentazioni visuali degli oggetti astronomici, molti penseranno a Galilei e ai magnifici acquerelli della Luna che realizzò nel 1609, mentre osservava il satellite terrestre con il cannocchiale. Ad altri, invece, verranno forse in mente i globi celesti, tra i quali gli splendidi esemplari seicenteschi di Vincenzo Coronelli, che conquistarono persino Luigi XIV, oppure quelli tascabili, che si diffusero nel corso del Sette e Ottocento, a beneficio dei tanti appassionati di pianeti e costellazioni. Altri ancora si saranno ricordati della celebre mappa di Marte disegnata nel secondo Ottocento da Schiaparelli, in cui sono ben distinguibili quei canali che furono al centro di un vero e proprio fraintendimento linguistico (la traduzione inglese in channels fece pensare a canali artificiali e dunque alla presenza di costruttori…marziani). Sono solo alcuni esempi e nessuno di questi rende per altro conto di quello che fu un vero e proprio punto di svolta, occorso verso la metà del XIX secolo, ovvero l’invenzione della fotografia e il conseguente sviluppo della fotografia astronomica.

Diversi interventi del convegno hanno fatto opportunamente luce su questo passaggio, sulle nuove sfide che ha aperto e sui nuovi ruoli, molti di questi attribuiti specificamente alle donne, che hanno acquisito importanza. Guy Consolmagno, direttore della Specola Vaticana, ha per esempio ricordato le suore che parteciparono alla costituzione della Carte du Ciel, progetto che vide il via a Parigi nel 1887. Emilia Ponzoni, Regina Colombo, Concetta Finardi e Luigia Panceri, originarie della Lombardia e provenienti dall’Istituto Suore di Maria Bambina, catalogarono 481.215 stelle. Sulla base delle lastre fotografiche, queste suore calcolarono infatti posizione e brillantezza degli astri. Similmente, la keynote di A. S. Aurora Hoel (Norwegian University of Science and Technology) è stata l’occasione per dare spazio alle “donne calcolatrici” dell’Osservatorio di Harvard, sostanzialmente il corrispettivo statunitense alle suore del Vaticano e al Bureau des Dames dell’Osservatorio di Toulouse. Ingaggiate da Edward Pickering, Henrietta Swan Leavitt, Annie Jump Cannon, Williamina Fleming e Antonia Maury diedero un contributo fondamentale nella storia dell’astronomia -e alcune di loro non restarono certo relegate al ruolo di soli “computer umani”. (continua)

 

 

 


 

 

 

Coop 28

“Transitare via” dai combustibili fossili, l’impegno a fine Cop28

Dopo attese, polemiche e rinvii i 198 delegati hanno raggiunto un accordo riguardo alle fonti fossili, forse il massimo accordo raggiungibile da un vertice tenuto a Dubai. Più concreto l’obiettivo di triplicare le rinnovabili e raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030.

13 Dicembre 2023, Valentina Gentile

Alla fine è arrivato. Il documento finale della Cop28 è stato approvato, in ritardo rispetto al previsto (come del resto accade quasi sempre) dopo un giorno e una notte di disaccordi, polemiche, battibecchi. Ed è probabilmente (quasi) il massimo che ci si potesse attendere da una Conferenza delle Parti tenuta in una delle capitali mondiali del petrolio, Dubai. I 198 delegati hanno approvato il “Global Stocktake”, vale a dire dire il bilancio degli impegni, che comprende le azioni per ridurre le emissioni di gas serra. «Per la prima volta in assoluto (nella storia delle Cop, ndr) abbiamo scritto combustibili fossili nel testo», dichiara entusiasta Sultan Al Jaber, aprendo la sessione plenaria dei delegati. Proprio lui che tante polemiche aveva suscitato pochi giorni fa, con dichiarazioni che andavano nella direzione diametralmente opposta. Ma tant’è.

 

Sultan Al Jaber, presidente della Cop28 e amministratore delegato di Adnoc, azienda che gestisce l’estrazione del petrolio di Abu Dhabi.

«Abbiamo le basi per la trasformazione», ha ribadito ecumenico il sultano, sottolineando che il documento è «frutto della collaborazione di tutti e che coinvolge tutti». Gli Emirati Arabi Uniti, dunque, sono “orgogliosi” del loro ruolo nella mediazione del primo accordo sul clima che chiede l’abbandono dei combustibili fossili in questo decennio.

Fonti fossili, senza “uscita” e senza tempi.
Ma è davvero così? I punti critici, o comunque assai aleatori sono molti. Intanto non c’è più la dicitura “phase-out”, di cui si è tanto parlato nei giorni scorsi e che indicava l’eliminazione graduale dei combustibili fossili. Un concetto necessario, invocato da molti di coloro che hanno partecipato ai lavori. Si parla invece, nel documento finale, di «transitare fuori (“Transition away”, ndr) dai combustibili fossili nei sistemi energetici in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l’azione in questo decennio critico». E a tal proposito non ha esitato a farsi sentire la voce di António Guterres, il Segretario generale Onu che non esita a prendere posizione a favore della transizione ecologica:

«A coloro che si sono opposti a un chiaro riferimento all’eliminazione graduale dei combustibili fossili nel testo della COP28, voglio dire che l’eliminazione graduale dei combustibili fossili è inevitabile, che piaccia o no. Speriamo non arrivi troppo tardi». (continua)

 

 


 

 

Alieni

Alieni a Roma, performance su IAS e biodiversità.

Fino a fine anno otto live painting dell’artista aretina per sensibilizzare sul tema delle specie aliene invasive, conseguenza della globalizzazione che minaccia ecosistemi già sottoposti a gravi pressioni ambientali.

Intervista a Ilaria Paccini, 11 Dicembre 2023, Anna Stella Dolcetti

 

Ilaria Paccini, artista aretina e romana d’adozione specializzata nella pittura su acciaio ossidato, è l’ideatrice del progetto “Roma Speciale, Alieni in movimento a Roma Capitale” che fino a fine anno anima le piazze del I Municipio di Roma con performance di live painting e attività di divulgazione dedicate al tema delle specie aliene invasive. Per raccontare la nostra relazione con la natura e valorizzarne la complessità. Un progetto promosso dall’assessorato alla cultura di Roma Capitale e vincitore dell’Avviso Pubblico biennale “Culture in Movimento 2023 – 2024” curato dal Dipartimento Attività Culturali e realizzato in collaborazione con SIAE. Abbiamo raggiunto l’artista alla performance di Piazza Navona, dedicata ai pesci alieni invasivi, per chiederle di raccontarci la sua visione artistica di partnership con la natura e l’iniziativa “Roma Speciale”, coadiuvata dalla presenza dei divulgatori scientifici di LIFE Asap. 

 

Ilaria, come nasce l’idea di una serie di performance nel cuore di Roma, dedicate al tema delle specie aliene invasive?
La mia arte vuole far riflettere sui lati scomodi e meno conosciuti della globalizzazione, come il suo impatto sulla biodiversità. Le specie aliene invasive, note con l’acronimo inglese di IAS (Invasive Alien Species), rappresentano una grave minaccia alla salute degli ecosistemi e alla sopravvivenza di specie autoctone già sottoposte a gravi pressioni ambientali. L’essere umano è spesso l’unico responsabile, per quanto a volte inconsapevole, dell’introduzione delle IAS. L’arte è un modo per spingere le persone a chiedere di più, a informarsi, ad apprendere il ruolo e l’importanza della biodiversità. Per questo, abbiamo coinvolto nel progetto anche gli esperti biologi e zoologi di LIFE Asap, come Lucilla Carnevali, che si occupano di diffondere la consapevolezza sul problema e di farci riflettere sulla nostra relazione con l’ambiente.

 

Quali messaggi veicola la sua scelta di dipingere su metallo?
Il metallo invecchia. Questa sua caratteristica naturale permette all’opera di manifestarsi come materia viva. Il contatto con l’aria comporta ossidazione, è inevitabile che, nel tempo, si formi della ruggine. Trovo sia un messaggio importante all’interno di una società che vorrebbe relegarci dentro corpi immutabili, che non mostrino mai gli effetti del trascorrere degli anni. La vita è bella nel momento in cui ha la possibilità di espletarsi in tutta la sua dinamica, un processo che si conclude, naturalmente, con una fine. L’ossidazione naturale è ciò che rende un’opera viva, permette ai colori più belli di venire fuori ed esprimersi, anche se questo vuol dire andare verso un disgregamento. Un messaggio che, nella mia visione, ridimensiona ogni antropocentrismo, ricordandoci che non siamo protagonisti eterni, un tema cruciale quando si parla di relazione con l’ambiente. Le mie opere d’arte nascono, maturano, invecchiano e, a un certo punto, giungeranno anche a morire. Non desidero vengano restaurate in futuro, perché considero l’azione del tempo parte del processo di creazione. (continua)


 

 

 

Carlo Rovelli ha pubblicato da qualche settimana il libro "Buchi bianchi. Dentro l'orizzonte", sempre per Adelphi (che aveva pubblicato già libri come "Sette brevi lezioni di Fisica" e "Helgoland", tra gli altri). Un libro in cui il fisico italiano spiega cosa sono i buchi bianchi, appunto, cercando di descriverli anche se è nessuno sa neanche se esistano. Un po' come era successo coi buchi neri, conosciuti grazie al progresso scientifico. A Fanpage, Rovelli ha parlato di buchi bianchi, buchi neri, rivoluzioni scientifiche, Big Bang e di come la Scienza lavori per errori.

 

  


  

Carne coltivata

Carne coltivata

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
 
Hamburger artificiale preparato in vitro dall'Università di Maastricht e presentato in conferenza nel 2013

La carne coltivata o carne a base cellulare (nel linguaggio comune chiamata anche carne in vitro o, più impropriamente, carne sintetica o artificiale) è un prodotto di carne animale originata da cellule staminali[1][2] allevate in laboratorio. Essendo costituita esclusivamente da cellule animali, la carne coltivata non è classificabile come elemento sintetico[3]. Per questo motivo, la comunità scientifica contesta l'uso del termine "sintetico" in riferimento alla carne coltivata.

Nel XXI secolo, diversi progetti di ricerca sono riusciti nella produzione di carne in vitro nei laboratori. Il primo hamburger in vitro, creato da una squadra olandese, è stato mangiato ad una dimostrazione per la stampa a Londra ad agosto 2013. Rimangono diverse difficoltà da superare prima che la carne in vitro diventi disponibile in commercio. La carne coltivata è estremamente costosa, anche se ci si aspetta che il costo possa essere ridotto per competere con quello della carne ottenuta convenzionalmente grazie al miglioramento delle tecnologie. Alcune persone sostengono che sia necessario un sostanziale cambiamento nell'industria della carne: rispetto alla carne ottenuta tradizionalmente, la carne coltivata è preferibile da un punto di vista etico, dal momento che non richiede uccisioni e riduce i rischi di crudeltà sugli animali. Altri invece, tra cui Coldiretti, non condividono l'idea di mangiare carne che non si sia sviluppata in natura[4][5]

Indice 1Storia 1.1Prima dimostrazione pubblica 1.2Entrata nel mercato 2Tecnica 2.1Linee cellulari 2.2Bioreattori 2.3Ingegneriatissutale 2.4Porosità 2.5Vascolarizzazione  2.6Proprietà biochimiche 2.7Cristallinità 2.8Degrado 2.9Commestibilità 2.10Cellulosa 2.11Chitina 2.12Collagene 2.13Micelio  2.14Nanomateriali  2.15Filatura 2.16Produzione additiva 2.17Fermentazione

 

 

 


 

Immagine artistica del telescopio Euclid

Euclid è un telescopio spaziale dell'Agenzia Spaziale Europea progettato per studiare l'espansione dell'universo, la materia oscura e l'energia oscura. È dotato di un telescopio Korsch (anastigmatico a tre specchi) nel visibile e infrarosso con uno specchio del diametro di 1,2 metri ed è stato posto in orbita halo nel punto lagrangiano L2 del sistema Sole-Terra.[1] Euclid è stata selezionata nel 2011 come missione di "classe media" nell'ambito del programma Cosmic Vision dell'ESA e, insieme a Herschel e Planck Surveyor, è una delle fondamenta delle osservazioni dallo spazio europee.

A ottobre 2019 sono stati ultimati dei test sul satellite nelle condizioni dello spazio e nel 2021 sono stati integrati il telescopio e il modulo di servizio.[2] Prima dell'invasione russa dell'Ucraina del 2022 era previsto che il lancio sarebbe stato effettuato tramite una Soyuz ST-B, tuttavia a seguito dell'invasione l'ESA ha interrotto ogni collaborazione con l'agenzia spaziale russa e in attesa dello sviluppo dell'Ariane 6 ha deciso di lanciare il telescopio tramite un Falcon 9 Block 5 di SpaceX.[3] Il lancio è avvenuto con successo il 1º luglio 2023 alle 15:12 UTC (17:12 CEST), da Cape Canaveral[4] e il telescopio è entrato in orbita attorno al Punto L2 del sistema Sole-Terra il 30 luglio 2023.

Il 7 novembre 2023 l'ESA ha rivelato le prime immagini a colori del cosmo di Euclid. Il telescopio ha scattato immagini astronomiche di vaste porzioni di cielo con una nitidezza mai vista e che illustrano il pieno potenziale di Euclid nel creare la più estesa mappa 3D dell'universo mai realizzata.

 

 


  

Eruzioni in Islanda

Cosa ci aspetta?

Gli occhi di Cosmo-SkyMed sull’eruzione in Islanda

Secondo gli esperti le possibilità di un'eruzione a brevissimo tempo sono molto alte

 Il vulcano Fagradalsfjall, in Islanda. © Mokslo Sriuba/CC BY-SA 4.0 Deed

  

Il timore di una grande eruzione del vulcano sul monte Fagradalsfjall ha portato la Protezione civile islandese a predisporre l’evacuazione della cittadina di Grindavik, dopo l’allarme degli scienziati dell’IMO (Icelandic Meteorological Office) e dell’Università dell’Islanda. Nella sola giornata di venerdì 10 novembre 2023, sono stati registrati più di 800 terremoti. Secondo gli studiosi, l’eruzione è solo questione di giorni: i dati sismologici e satellitari hanno evidenziato degli spostamenti del terreno coerenti con l’intrusione di magma sotto la città di Grindavík. A supporto delle attività di monitoraggio svolte dal Icelandic Meteorogical Office sono arrivate anche le immagini radar acquisite dal sistema satellitare di Osservazione della Terra dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e del Ministero della Difesa.

 

L’elaborazione delle immagini catturate dai satelliti

I satelliti radar della costellazione COSMO-SkyMed aiutano a monitorare l’eruzione che sta avvenendo nella regione sud-ovest dell’Islanda. L’Agenzia Spaziale Italiana, in coordinamento con il CEOS WG Disasters, fornisce dal 2014 in modo continuativo i dati acquisiti dai satelliti della costellazione COSMO-SkyMed sui vulcani in Islanda. (continua)


  

Stati generali della Green economy

Stati generali della Green economy: a Ecomondo il punto sulla transizione ecologica in Italia

A Ecomondo 2023 si sono tenuti gli Stati generali della green economy © LifeGate

8 novembre 2023, di Valentina Gambaro

Presentata la Relazione sullo stato della transizione in Italia nel corso degli Stati generali della green economy, dal 7 all’8 novembre a Ecomondo.

ECOMONDO

I benefici della transizione ecologica superano ampiamente i costi e gli investimenti iniziali richiesti. Anche per questo, è fondamentale che il nostro paese superi un certo “eco-scetticismo” basato su una visione distorta dei costi e comprenda che investire in una transizione ecologica giusta è una sfida impegnativa ma, al tempo stesso, un’opportunità di rilancio per l’Italia.

Questa è la sintesi delle discussioni a valle della presentazione della Relazione sullo stato della green economy, avvenuta durante la prima giornata degli Stati generali della green economy 2023, che si stanno svolgendo il 7 e l’8 novembre a Rimini, nell’ambito di Ecomondo, una delle principali fiere internazionali dedicate all’ambiente e alla sostenibilità in Italia.

La dodicesima edizione degli Stati generali della green economy si è concentrata sul tema specifico dei costi e benefici della transizione all’economia di domani © LifeGate

Come ogni anno, l’evento, promosso dal Consiglio nazionale della green economy e organizzato in collaborazione con il Mase – Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica – e la Fondazione per lo sviluppo sostenibile, pone l’accento sullo stato attuale e il futuro del settore sostenibile in Italia. Questa dodicesima edizione si concentra sul tema “L’economia di domani: una green economy decarbonizzata, circolare e rigenerativa”, focalizzandosi in particolare sui costi e benefici della transizione verso l’economia del futuro. Questa è anche l’area di approfondimento principale della relazione, presentata da Edo Ronchi, ex ministro per l’ambiente e presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, durante la mattinata del 7 novembre. (continua)

 

 


 

Voyager 1 e 2

Dove sono arrivate le sonde Voyager? Scopriamolo!

La sonda spaziale Voyager 2 continua ad esplorare lo spazio interstellare (insieme alla sonda Voyager 1) e sta per compiere 46 anni.

La sonda Voyager 2, insieme alla sua gemella Voyager 1, è stata lanciata in agosto del 1977. Il loro lancio è stato programmato per esplorare lo spazio al di fuori del sistema solare. Per portarli a cosi grande distanza, gli scienzati hanno sfruttato un’occasione più unica per rara: l’allineamento dei pianeti esterni, che avviene ogni 176 anni. Grazie a questo evento le due sonde sono state in grado di sfruttare le gravità per “lanciarsi” da un pianeta all’altro. 

Dove si trovano le sonde

Rispetto Voyager 1, Voyager 2 si è spinta fino all’osservazione di Nettuno e Urano, un unicum dello scorso secolo. E non si è ancora fermata! Nel 2018 ha superato i confini del sistema solare e adesso sta ancora esplorando uno spazio ancora inesplorato lontano 19 miliardi di chilometri dalla terra.

La sonda Voyager 2 ha avuto nel tempo tanti meriti. Uno dei primi compiti che ha avuto è stato da backup del viaggio di Voyager 1 per le foto di Giove e Saturno. Compito che fortunatamente non ha mai dovuto assolvere grazie alle ottime performance del gemello. Durante il viaggio ha scattato anche nuove foto di questi due pianeti e i loro rispettivi satelliti, scoprendo anche due nuove lune di giove, Thebe e Metis.

Nel 1986 raggiunge quindi Urano, dove grazie le rilevazioni hanno permesso di capire la composizione dell’atmosfera al polo sud (85% idrogeno e 15% elio) e di scoprire fra tante cose, 10 diverse lune. Similarmente a Urano, aveva inoltre scoperto 5 nuove lune di Nettuno.

Adesso si prevede che la strumentazione della sonda abbia sufficientemente energia per funzionare fino al 2025, e si troverà a una distanza di circa 18.4 miliardi di chilometri dalla Terra. Ma si può assicurare che, finché ci sarà possibilità, esplorerà la Via Lattea, nella speranza che il suo contributo dia le basi per nuove missioni spaziali di questa portata, come lo è stato per Saturno e Urano.

Qui potete vedere dove si trovano le Voyager in tempo reale. (continua)

 


  

Verso un'ecologia del suono  

Verso un'ecologia del suono

 

Intervista a Franco Mussida

 

Il compositore, saggista, formatore, storico chitarrista della Pfm ci parla, tra le altre cose, del suo ultimo lavoro solista, “Il pianeta della musica e il viaggio di Iòtu”. Un’immersione nel suono di cui facciamo già parte, a volte, senza saperlo. In attesa di vederlo il 9 settembre al Poetry Village di Roma.

Quello che consiglia è di sdraiarsi sotto a un pianoforte e chiedere a qualcuno di suonarlo. Solo così ci si rende conto che siamo parte del flusso, insieme alla musica. Perché «Siamo esseri vibranti». A dirlo è Franco Mussida, nome leggendario nella storia della musica: chitarrista della Premiata Forneria Marconi, saggista, compositore, fondatore della scuola di musica Cpm di Milano. Da anni porta la sua ricerca sulla bellezza attraverso la musica anche nelle carceri.

A ottobre del 2022 è uscito il suo ultimo album solista, Il pianeta della musica e il viaggio di Iòtu, un’immersione nel pianeta del suono di cui ci ha parlato, in attesa di vederlo dal vivo il 9 settembre a Roma, al Poetry Village.  (continua)


 

 

Apicultore

Autodichiarazione di un apicoltore ai tempi del Coronavirus

 

7 aprile 2020, Piozzano – Appennino piacentino.

Autodichiarazione ai sensi degli artt. 46 e 47 D.P.R. N. 445/2000

Il sottoscritto Diego Pagani, nato a ….., il …..
Residente in ….., via….., cap….., tel. Uff…..

Dichiara sotto la propria responsabilità: di non essere positivo a COVID 19, di non essere sottoposto a quarantena, di essere a conoscenza delle sanzioni previste eccetera eccetera…

A questo riguardo dichiara quanto segue:
Faccio un lavoro meraviglioso per il quale ho bisogno di spostarmi in continuazione. Lavoro con le api che loro, le api, mica lo sanno che c’è una pandemia in corso.

Che a loro mica puoi dire che devono stare a casa, perché solo la pioggia, o la tormenta, o il freddo gelido le fa stare a casa in primavera, che altrimenti sono indaffarate dal sorgere al calare del sole. Devon raccogliere il nettare e il polline dei fiori, erigere incredibili strutture di cera dorata, chiudere tutti i pertugi dell’arnia con la propoli, profumata e malleabile.

Alle api non interessa l’affanno dell’essere umano, quel buffo arrovellarsi intorno a questioni futili o smanie di potere.

Osservano con sufficienza questo animale strano volto a compiacere gli altri in cerca dell’affermazione della sua stessa esistenza; quest’animale ridicolo che piange, ride, un animale infelice. Come diceva Nietzsche.

Dichiaro inoltre che le api la loro pandemia ce l’hanno avuta e ce l’hanno ancora, un eccidio senza eguali nella storia avvenuto nel silenzio più assordante per mano dell’uomo. Milioni di famiglie di api scomparse nell’indifferenza di un mondo troppo concentrato su interessi economici che senza alcuna visione prospettica continua ad avvelenare le campagne, prati e boschi con agrofarmaci sulla cui reale utilità dovremmo interrogarci.

Vorrei dichiarare anche, se ci fosse lo spazio, che c’è una categoria di persone della quale faccio parte, che a un certo punto della propria vita si è scontrata con questo mondo popolato da piccoli insetti operosi e ne è stata rapita, sequestrata, perché se ci entri in contatto con le api, e hai la giusta predisposizione, non ti lasciano più andare via e la tua vita da quel momento si lega a loro. Indissolubilmente.

La mia piattaforma privilegiata, in questo periodo, mi ha dato la possibilità di guardarmi intorno.

“Devi stare ad almeno un metro da un altro essere umano”: facile, di solito i primi simili ce li ho a due chilometri.
“Non puoi intrattenere rapporti sociali con nessuno”: io normalmente posso passare giorni e giorni senza proferire una parola, che con l’animale che allevo io le parole mica servono. Servono gli occhi, il naso, le mani e le orecchie.
Raccolgo miele per vivere e far sopravvivere le mie api. Che poi saranno davvero mie? Mica c’è un recinto o un guinzaglio che le trattenga a me.

Di sicuro loro non lo sanno di essere mie. Condividiamo un pezzo di mondo e una parte, piccola, di storia. Sopravvivranno a me come al COVID 19 e seguiteranno il lavoro incessante di impollinazione dei fiori portando la vita, stagione dopo stagione, su questo disgraziato, meraviglioso pianeta.

Dal mio osservatorio, caro Presidente del Consiglio (posso rivolgermi direttamente a Lei?), dichiaro che in questo periodo di quarantena la natura non si è fermata, gli alberi fioriscono, ogni giorno, e l’effimera bellezza dei fiori si spegne appassendo in continuazione. Ciclicamente. Inesorabilmente. Gli animali incuranti delle regole imposte all’uomo si muovono in branchi o piccole famiglie senza rispettare distanze di sicurezza e senza protezioni individuali. L’accesso al cibo non è contingentato ma disponibile, finalmente abbondante a qualsiasi ora dopo la penuria e le difficoltà dell’inverno.

Una volta ho letto una frase di Gustave Eiffel che non so se riporto correttamente, ma dichiaro che è passato un po’ di tempo. Mi pare che dicesse così: “Gli uccelli vestono sempre abiti meravigliosi, il progresso è una parola nuda di significato e una mucca che nutre il mondo farà sempre due chilometri all’ora”.

Ecco, di fatto quello che vedo è che la natura, con la sua inesorabile lentezza o la vertiginosa velocità, con la sua bellezza che ti toglie il fiato e che ti sorprende ogni giorno, quando ti rechi nel tuo ufficio, quello grande, senza un tetto sopra la testa, senza finestre, né limitazioni per lo sguardo, senza orologio, che a te ti basta il sole… questa bellezza, che non ci puoi credere e che a volte hai la sensazione che ti potrebbe schiacciare, ti fa sentire piccolo e ridimensiona i tuoi bisogni e le tue aspettative. E la fame che hai a fine giornata dopo aver lavorato con le api, è “più fame”. E allora pensi anche che se riuscissi ad esserne parte di quel mondo, invece di volerlo colonizzare o distruggere, allora forse staresti meglio anche te, e saresti meno ridicolo agli occhi delle api.
Le persone che condividono con me questa scelta di vita le rivedo tutte insieme, una volta l’anno all’Assemblea di Conapi, la riunione dei matti. E quando ci vediamo possiamo anche non parlare, che si capisce bene quello che ti vorrebbe dire chi ti sta di fronte:
Dichiaro, di essere una persona molto fortunata.

 

Firma del dichiarante
Diego Pagani

 

  


 

Come funziona la più avanzata rete quantistica al mondo

Come funziona la più avanzata rete quantistica al mondo

 

Una rete internet così avanzata da essere velocissima, altamente sincronizzata a livello temporale e ultrasicura, al punto da rendere praticamente impossibile qualsiasi tentativo di intercettazione o manipolazione dei dati. È quanto sta cercando di prendere forma a Hefei, città di più di quattro milioni di abitanti nella parte orientale della Cina, diventata il palcoscenico della più avanzata rete di comunicazione quantistica mai creata. Come riporta un recente articolo non sottoposto al processo di revisione tra pari pubblicato sulla piattaforma Arxiv, infatti, è proprio in questa città che un gruppo di ricercatori della University of science and technology of China ha implementato per la prima volta una rete quantistica multinodo, composta da tre dispositivi quantistici e un server centrale che si estende su un’area di oltre dieci chilometri, aprendo la strada a un futuro in cui le telecomunicazioni e le trasmissioni di dati sensibili saranno virtualmente inviolabili.

 


 

Impennata mondiale per la stampa 3D, Italia tra i Top 10

Impennata mondiale per la stampa 3D, Italia tra i Top 10


E' un vero boom quello che registrano il settore della stampa 3D e le varie tecnologie capaci di produrre oggetti finora impossibili e personalizzati: il rapporto rilasciato dall’Ufficio Europeo dei Brevetti Epo osserva nell’ultimo decennio una crescita del settore sei volte maggiore rispetto agli altri settori tecnologici e un aumento medio annuo di domande di brevetto del 26,3%.

 

A guidare il settore con un fatturato globale stimato in 16 miliardi di euro sono Stati Uniti e Europa, con l’Italia seconda in Europa per istallazioni industriali e nella Top 10 mondiale per i depositi di brevetto.

 

 


AI  e reattori nucleari

Microsoft, minireattori nucleari per alimentare i datacenter della IA


[ZEUS News - www.zeusnews.it - 26-09-2023]Commenti (7)

microsoft energia nucleare smr datacenter
La IA consuma energia: dovrebbe essere noto e forse anche intuitivo. Lo stesso fa il cloud computing.

I datacenter in cui si trovano i server grazie ai quali è possibile chiacchierare con ChatGPT, Copilot, Bard e soci - nonché utilizzare Windows 365 - sono per loro natura estremamente voraci di energia elettrica (e anche di acqua, necessaria per il raffreddamento di quegli stessi datacenter).

Per ovviare al primo problema, a quanto pare Microsoft si sta rivolgendo all'energia nucleare: un annuncio di lavoro pubblicato dal gigante di Redmond mira infatti a trovare un Principal Program Manager responsabile «dello sviluppo e dell'implementazione di una strategia energetica globale basata su Small Modular Reactor (SMR) e microreattori».


Leggi l'articolo originale su ZEUS News - https://www.zeusnews.it/n.php?c=30027

 

 


 

 

mascherina

Covid: meno chiacchiere e più sanità pubblica basata sulle evidenze

Cronache della ricerca #280 28 SET 2023

“Un Covid-19 imbarazzante”: potrebbe essere il titolo di una novella di Calvino o di una filastrocca di Rodari, ma è quanto stiamo osservando in questi giorni. L’aumento di frequenza di infezioni da SARS-CoV-2 in diverse aree del mondo, inclusa l’Italia, ha costretto la stampa corrente e i media in generale a occuparsene di nuovo. Però spesso se ne parla con una sorta di imbarazzo e solo per dovere di cronaca, e se si passa a discutere di eventuali contromisure l’imbarazzo è ancora più evidente. Perché? Stefania Salmaso, che ne scrive questa settimana, sottolinea come uno degli aspetti peggiori della comunicazione in corso di pandemia è stato il ricorso a “opinionisti”, tra i quali molti anche qualificati nel settore clinico della cura del malato, ma non necessariamente dotati di esperienza e strumenti di sanità pubblica. Le opinioni sono facilmente strumentalizzabili e la polarizzazione delle posizioni è stata spesso associata a ideologie, politiche e no. Quasi mai c’è stata una spiegazione del processo


  

diversi e uguali

Nicolò Raimondi, Diversi e uguali

Sicuramente noi e le altre creature, piante e animali, siamo molto diversi, eppure certi aspetti sono curiosamente in comune

La diversità pare sia stata sempre un problema per l’essere umano e non solo tra membri della sua stessa specie, ma anche per quanto riguarda tutti gli altri esseri viventi. L’uomo si è arrogato il diritto di essere la specie dominante e dunque la più evoluta, la migliore, la più forte. Chi ha un briciolo di intelligenza e di cuore capisce al volo come questa posizione non ha mai retto e non può più reggere, soprattutto oggi. La vita stessa si basa sulla diversità, altrimenti perché parlare di biodiversità e lottare per essa?