La retina e il nervo otticoLa retina è un sottile tessuto (100-300 µm circa) che tappezza la superficie interna del globo oculare. Se la guardiamo con l'oftalmoscopio, si vedono per trasparenza i vasi sanguigni e una zona più gialla corrispondente al disco ottico o punto cieco, in cui non sono presenti recettori, in quanto rappresenta il punto in cui convergono le varie fibre che vanno a formare il nervo ottico. La zona più scura è la fovea, la parte a più alta concentrazione di recettori; priva di capillari e di bastoncelli e con un'altissima concentrazione di coni; si tratta della zona avente massima acuità visiva. Verso l’interno dell’occhio la retina è in contatto con l’umor vitreo. A partire dalla sua parte rivolta verso l'umor vitreo, si distinguono tre strati:
1. cellule amacrine e
cellule gangliari; Le cellule che compongono questi strati hanno le seguenti caratteristiche:
Cellule amacrine,
interagiscono sia con le cellule bipolari che con quelle gangliari; Approfondimenti da articoli di M. Piccolino ed A. Moriondo apparsi su Naturalmente:Retina e visione 1
I tre strati entrano in relazione sinaptica a livello di due strati detti plessiformi:
Per quale motivo la luce deve attraversare diversi strati cellulari prima di arrivare al luogo dove essa è convertita in segnale nervoso? Probabilmente ciò è dovuto ad esigenze metaboliche, i coni e i bastoncelli, infatti, sembrano avere l'esigenza di essere ad intimo contatto con l’epitelio pigmentato e con i vasi sanguigni. I bastoncelli si connettono ad un numero relativamente elevato di cellule bipolari, che a loro volta si uniscono ad un certo numero di cellule gangliari; si assiste, cioè, ad un fenomeno di elevata convergenza neurale ; questo, da un lato provoca un'elevata sensibilità anche al crepuscolo, dall'altro determina una capacità di risoluzione delle immagini bassa e una difficoltà nella capacità di percepire la direzione dello stimolo. I coni, al contrario contraggono relazione con le cellule bipolari in un rapporto che si avvicina ad 1; ne consegue che in questo caso l'acuità visiva è massima. A livello della corteccia visiva di associazione, come si può desumere dalla tabella, si assiste ad un imponente fenomeno di divergenza neurale. Non esiste un cammino lineare che va dai fotorecettori alle cellule bipolari, a quelle gangliari le cui fibre originano i due nervi ottici che parzialmente decussano nel chiasma ottico. Già questa breve descrizione ci dice che l'analogia fra la retina e la pellicola fotografica, postulata dai primi neurofisilogi del Novecento, anche se sembra convincente e facilmente comprensibile è illusoria.
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