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Aristotele

Aristotele (384 Stagira, Calcide-322, Isola di Eubea) è uno dei grandi padri del pensiero occidentale; la sua cosmologia fu pressoché unanimemente accettata praticamente sino alle soglie dell'età moderna. Ricevette i primi orientamenti verso lo studio della natura dal padre, medico personale di Filippo il Macedone, che a sua volta aveva molto probabilmente frequentato la scuola di Ippocrate a Cos.
Per un certo periodo Aristotele  tenne una scuola ad Atene, frequentata da numerosi discepoli; Teofrasto (372-287 a.C.), suo grande collaboratore e successore alla guida della scuola, condusse numerosi studi sulle piante e gli animali. Nella nella sua Storia delle piante classificò circa 500 piante dividendole in base al diverso portamento (alberi, frutici, suffrutici, erbe) e distinguendo le spontanee dalle coltivate. 

Per quanto riguarda il corpo umano, Aristotele pensava che il sangue fosse prodotto dal fegato e di qui scorresse verso il cuore e di qui, attraverso le vene, per tutto il corpo; secondo lo Stagirita le arterie (nome che deriva dal greco e significa trachea) contenevano aria; questa opinione è giustificata dal fatto che nel cadavere le arterie appaiono vuote in quanto il sangue sfugge da esse e si accumula nelle vene; Galeno, invece, scoprì che le arterie contengono sangue.

Riprendendo precedenti modelli astronomici, Aristotele crede in un universo unico e finito, formato da numerose sfere concentriche, dotate di un moto circolare eterno ed immutabile e costituite da etere; la Terra è posta al centro e tra essa e la prima sfera celeste, quella della luna, si muovono i corpi sublunari, corruttibili, soggetti a trasformazioni e dotati di moto rettilineo. Contrariamente a quanto pensavano i naturalisti del VI e V secolo come Talete  o Democrito, Aristotele eleva una vera e propria barriera fra mondo celeste e mondo sublunare; anche il mondo sublunare è organizzato in sfere concentriche che sono però più luoghi naturali verso cui tendono a portarsi i 4 elementi: la terra e l'acqua verso il basso, l'aria e il fuoco verso l'alto e più un corpo è pesante, maggiore sarà la sua velocità di caduta (si tratta di uno dei più noti errori della fisica aristotelica). Della quantità di materia, tuttavia, si ha soprattutto un concetto soprattutto operativo, non è presente l'idea che questa possa in qualche modo conservarsi nel tempo. La teoria dei quattro elementi, ripresa da Empedocle di Agrigento (492-432) richiama in qualche modo alla concezione dei tre stati della materia (solido, liquido e gassoso); anche il fuoco è ritenuto da Aristotele (e verrà ritenuto a lungo) una sostanza, dotata di "intrinseca leggerezza", come del restoTeofrasto tiene lezioni di botanica l'aria. I 4 elementi, generati a loro volta dalla combinazione di 4 qualità, si trasformano gli uni negli altri (l'acqua, per esempio, si trasforma in aria se il freddo diventa caldo). Aristotele rifiuta l'atomismo perché  ammette l'esistenza del vuoto che invece per Aristotele non esiste, in quanto la sua fisica del mondo sublunare prevede che il movimento avvenga proprio grazie alla presenza dell'aria: un sasso lanciato nell'aria riesce a mantenere parte della sua velocità iniziale proprio grazie all'aria che, scossa dal lancio, continua a sospingerlo in avanti, mentre, lanciato nel vuoto, rimarrebbe immobile; in Aristotele, come si vede, non esiste l'idea che il corpo possa esercitare una resistenza intrinseca. Nel vuoto, inoltre, non c'è un alto e un basso e quindi i corpi non saprebbero dove dirigersi. Aristotele critica l'atomismo anche perché le trasformazioni che avvengono nella materia sono effettive e non dovute, come sosteneva Democrito, a semplice giustapposizione di atomi.

La concezione aristotelica di sostanza influenzò profondamente il mondo arabo e si conservò fondamentalmente intatta per tutto il medioevo.