La spiaggia di Calambrone
Il teatro di questo itinerario è un segmento, compreso tra Tirrenia (PI) e la foce del cosiddetto Scolmatore dell’Arno, di una spiaggia lunga e profonda che va dalla fine di Marina di Pisa alle propaggini settentrionali di Livorno.
Di questo tratto di spiaggia non intendo considerare la zona dunale, interessante e di grande significato naturalistico (vedi Naturalmente, n. 3 ottobre 1993 e n.1 febbraio 2010), perché voglio concentrarmi sulla zona di battigia.
L’ambiente di battigia, a meno di non occuparsi della fauna interstiziale, cioè quella che vive tra i granelli di sabbia, è fondamentalmente una tanatocenosi, ossia un ambiente caratterizzato da una molteplicità di organismi morti. Questi ultimi, e le loro vestigia, ci permettono però di farci un’idea di quanto si possa trovare nelle acque antistanti. Accanto alla tanatocenosi possiamo segnalare la presenza di un’“antropocenosi”, originata dai rifiuti umani gettati in mare e nei fiumi, che ritornano indietro; questa “antropocenosi” può avere un certo interesse antropologico, oltre che alcune conseguenze ecologiche talora pesanti, ma, nonostante l’attrazione un po’ inquietante che può avere su di noi il fornelletto di una moka trovato in riva al mare, suggerisco di tralasciare questo aspetto.
Possiamo definire 4 tipologie di organismi, a seconda dell’epoca in cui sono vissuti e della provenienza:
I) Organismi che vivono tuttora nelle acque davanti alla spiaggia.
II) Organismi che hanno vissuto in tempi storici, ma non tanto recenti, in questa zona.
III) Organismi che hanno vissuto nelle acque dolci e sulla terraferma.
IV) Organismi che hanno vissuto in epoche preistoriche in questa zona.
Conchiglie del primo gruppo |
Al primo gruppo apparterrà la maggior parte degli organismi rinvenuti; Soprattutto per quelli che si conservano più a lungo (i molluschi conchiferi), bisogna fare attenzione alla datazione e alla provenienza. Possiamo essere sicuri che i molluschi sono freschi quando la conchiglia ha valve articolate, o è molto lucente, con colori ben conservati - anche se questo non è sempre valido perché, in determinate condizioni di conservazione, conchiglie vecchie possono mantenere ottimamente i loro colori; la presenza del corpo del mollusco, ovviamente, renderà certa la nostra attribuzione e, nel caso di specie esotiche, introdotte di recente nel Mediterraneo, sarà sufficiente la presenza della conchiglia, in qualunque condizione essa si trovi. In pratica, tutti gli altri organismi più frequenti (Crostacei, Pesci, Spugne, Cnidari) possono essere attribuiti a questo gruppo, perché sono deperibili o fragili, e difficilmente si conservano per più di qualche giorno in buone condizioni.
Conchiglie del secondo gruppo |
Al secondo gruppo appartengono valve isolate e abbastanza logore di bivalvi, che spesso vengono utilizzate come substrato per l’insediamento da altri organismi (piccole ostriche, ostriche cipolline – Anomia – e balani) , nonché nicchi di gasteropodi rovinati e usurati, spesso di specie tipicamente legate a fondi rocciosi, come Bolma e Haliotis. Questi organismi sono spesso poco compatibili per ambiente con la spiaggia a sabbia fine del Calambrone, e le loro condizioni indicano che sono morti da parecchio tempo, per quanto appartengano sempre a specie oggi diffuse nella zona considerata.
Cavolfiore |
Al terzo gruppo appartengono fondamentalmente le chiocciole d’acqua dolce e di terra; sono specie comuni, che giungono al mare attraverso i fiumi e si arenano, spesso abbastanza rovinate; di questo gruppo fanno parte anche altri esemplari oltre i gasteropodi, soprattutto vegetali, che si conservano abbastanza bene, ed ossa di vertebrati.
Natica sulcooperculata |
Al quarto gruppo appartengono pochi esemplari, perlopiù dilavati dai fiumi; due tra le specie più belle sono Solatia hirta e Tribia uniangulata, la prima del tutto estinta, la seconda estinta nel Mediterraneo ma ancora vivente nell’Atlantico tropicale. Io, più modestamente, nonostante la possibilità che diversi esemplari siano subfossili, ho trovato un solo esemplare certamente fossile, una Natica sulcooperculata, considerata antenata della Natica stercusmuscarum che vive tuttora nelle acque del Calambrone. Questo esemplare è così ben conservato che mostra ancora il colore originario, per cui bisogna fare attenzione a non confonderla con specie odierne.
Mare di Tirrenia |
Possiamo far partire il nostro itinerario dalla piazza di Tirrenia, sia perché è più probabile trovare specie interessanti a partire da questo punto, sia perché ci torna molto comodo, in quanto vi ferma davanti l’autobus; il percorso è pensato per essere effettuato partendo da Pisa con l’autobus per Tirrenia, che passa circa ogni mezz’ora; la stagione migliore per effettuarlo è l’inverno; le giornate soleggiate e non troppo fredde sono molto piacevoli, ma sarà più probabile trovare interessanti organismi arenati soprattutto in seguito a mareggiate; la situazione migliore si presenta in genere dopo mareggiate non troppo violente, quando il mare si è almeno in parte placato.
La zona che va dalla piazza di Tirrenia alla Stella Maris (un Istituto per assistenza medica) è caratterizzata da una tanatocenosi di organismi in genere di dimensioni medio - piccole, a meno che la mareggiata non spazzi le praterie di Posidonia antistanti, nel qual caso può capitare di trovare arenati organismi come le oloturie, i cavallucci marini e le castagnole; in ogni caso, di norma, gli organismi arenati sono in massima parte molluschi conchiferi, perlopiù bivalvi, tra cui appaiono particolarmente abbondanti le arselle (Donax) (Tavola 14), i cuori (Acanthocardia e Cerastoderma) (Tavola 10) e le telline rosse (Tellina pulchella). Specie meno comuni in questa zona sono di piccole dimensioni, e tra queste possiamo citare il piccolo mitilo Gregariella petagnae e il bivalve Lucinide Anodontia fragilis.
Tavola 14 | Tavola 10 |
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Gregariella petagnae |
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Calambrone al tramonto |
Spostandosi verso la Stella Maris il panorama malacologico cambia, e si possono trovare con maggiore frequenza telline di maggiori dimensioni (Tellina planata e Tellina nitida) (Foto 5: si tratta di due foto), abbondanti cannolicchi (Ensis minor, Pharus legumen) (Tavola 12) e un maggior numero di gasteropodi, principalmente di fondi molli, come il murice (Bolinus brandaris) e il pie’ di pellicano (Aporrhais pespelecani). (Tavola 2) In quest’area s’iniziano a trovare occasionalmente giovani Pinna nobilis e con una certa facilità crostacei di sabbia, tra cui è rimarchevole Corystes cassivelaunus (Tavola 18). Questa specie, generalmente considerata poco comune, è caratterizzata da uno spiccato dimorfismo sessuale: i maschi hanno chelipedi molto maggiori rispetto alle femmine, più allungati e robusti. Le antenne in ambo i sessi sono in grado di unirsi a formare un tubo respiratorio che consente al granchio di rimanere sepolto nella sabbia senza soffocare. Questa specie è comune, e si trova facilmente soprattutto dopo mareggiate. In questa zona s’inizia a trovare con estrema abbondanza il comune bivalve Mactra stultorum (Tavola 11), di cui facilmente si arenano esemplari vivi, anche con il mare tranquillo. Questa specie è sicuramente il bivalve più comune sulla spiaggia. In questa zona si trovano con buona frequenza anche le più comuni chiocciole d’acqua dolce e di terra (Tavola 4).
Tavola 12 | Tavola 2 | Tellina nitida |
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Bolinus brandaris |
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Tavola 11 | Tavola 4 |
Presso la Stella Maris si trova un’altra comoda fermata dell’autobus, sia nella direzione di Pisa che in quella di Livorno; pertanto si può decidere di tornare verso Pisa una volta arrivati qua, oppure di scendere direttamente in questo punto. L’ingresso al mare è anche piuttosto comodo, e consiste in un sentiero cementato. Proseguendo verso Livorno dalla Stella Maris si nota che iniziano a comparire con maggiore frequenza specie tipiche di fondi rocciosi, come l’orecchia di mare (Haliotis tuberculata), la lima (Lima tuberculata) (Tavola 7) e lo sconciglio (Hexaplex trunculus); non sempre questi organismi sono in buone condizioni di conservazione, ma alcuni esemplari sono chiaramente molto recenti. Iniziano anche a comparire alcune interessanti specie la cui comparsa nelle acque toscane risale agli ultimi anni, dal 2000 circa; si tratta del cardio Fulvia fragilis (Tavola 10), proveniente dal Mar Rosso, che ha rapidamente colonizzato il Mediterraneo, e dei mitili d’acqua salmastra Musculista senhousia e Xenostrobus securis (Tavola 6), introdotti dalle acque del Pacifico con le acque di sentina dei mercantili.
Haliotis tuberculata |
Hexaplex trunculus |
Tavola 7 | Tavola 10 | Tavola 6 |
Tra la Stella Maris e l’uscita successiva si trova una zona molto interessante, di poche decine di metri, forse un centinaio, caratterizzata da un accumulo notevole di sassi e conchiglie, tra cui sono comuni le vongole (Chamelea gallina), i tartufi di mare (Venus verrucosa) (Tavola 15), numerose telline e l’onnipresente Mactra; in mezzo a questo accumulo si possono trovare delle specie interessanti, come l’elegante gasteropode Euthria cornea e alcuni granchi di fondo misto, come il granchio villoso Pilumnus hirtellus. In questa zona ho anche trovato la Natica sulcooperculata. In pratica, subito dopo la zona ricca di conchiglie, si ha il terzo ingresso alla spiaggia; anche in questo caso si trova una fermata dell’autobus a circa 30 m, per cui, se si è stanchi, si può decidere di fermarsi a questo punto. In effetti, fermandosi a questo punto si è già visto la maggior parte della spiaggia e le sue zone più interessanti. Inoltre proseguire può rivelarsi scomodo, per cui la parte successiva dell’itinerario è riservata a chi ha o uno spropositato interesse naturalistico o dei cospicui gambali di gomma.
Tavola 15 | Euthria cornea | Pilumnus hirtellus |
Proseguendo si attraversa una zona in cui la quantità di organismi arenati diminuisce drasticamente; si trovano con una certa frequenza cuori rossi (Acanthocardia tuberculata) (Tavola 10) con le valve articolate, e personalmente vi ho trovato una valva di Lutraria magna, (Tavola 11) una grossa specie non comune. Più avanti compaiono delle costruzioni che giungono fino alla battigia; in un caso, in particolare, è impensabile non bagnarsi i piedi per oltrepassare la costruzione, in un altro caso è necessario salirvi sopra. Gli organismi arenati non aumentano particolarmente, per quanto si abbia una notevole quantità di valve di Lutraria lutraria e Scrobicularia plana, due specie che nel resto della spiaggia sono abbastanza sporadiche.
Tavola 10 | Tavola 11 | Un esemplare vivo di Lutraria lutraria |
Foce Scolmatore |
Proseguendo verso Livorno si raggiunge la foce dello Scolmatore; questa è piuttosto mal tenuta, per quanto vi sia un cartello che avverte che essa fa parte di un parco naturale, tuttavia è abbastanza interessante dal punto di vista degli organismi spiaggiati, in quanto si formano dei depositi di piccole conchiglie, tra cui non è difficile trovarne di interessanti, soprattutto di piccole dimensioni. Tra queste sono degne di nota Bulla striata, Pandora inaequivalvis e la vongola gialla Venerupis aurea (Tavola 16), di cui si trovano con facilità esemplari completi che mostrano una grande variabilità intraspecifica. A circa 100 m dalla foce dell’Arnaccio, andando in direzione di Pisa, una fermata dell’autobus permette di tornare indietro da questo punto.
Sulla spiaggia si troveranno con facilità dei grossi sassi concrezionati, sovente con valve di ostrica adese; spezzandoli con un martello, usato con una certa delicatezza, si possono ricavare da essi numerosi Bivalvi perforatori, tra cui Petricola lithophaga, Gastrochaena dubia (spesso presenti con numerosi esemplari) e il dattero di mare (Lithophaga lithophaga). Numerose specie non sono semplici da trovare, ma hanno un certo interesse naturalistico; un caso è il granchio pisello Pinnotheres pisum che, a causa del carapace tenero e poco calcificato, vive come commensale di grossi bivalvi, su questa spiaggia in Mactra: infatti può capitare di trovarlo in una conchiglia di Mactra che contiene ancora le parti molli. Un’altra specie interessante è Portunus hastatus, un granchio provvisto sul carapace di curiose prominenze laterali, e con grandi chele seghettate; gli adulti normalmente non si arenano, ma possono essere trovati i giovani.
Tavola 16 | Petricola lithophaga |
Pinnotheres pisum | Portunus hastatus |
Rimarchevole è la presenza in questa specie di macchie rosse sull’ultimo segmento dell’ultimo arto, conformato a paletta, che hanno funzione relazionale e per così dire segnaletica nei confronti di altri individui. Durante l’inverno possono essere trovati facilmente i piccoli crostacei Meganyctiphanes norvegica, simili a piccoli gamberetti, che forniscono il principale alimento alle balene. Sono anche molto comuni i ricci di sabbia, Echinocardium cordatum e Echinocardium mediterraneum, di cui possono essere rinvenuti facilmente i dermascheletri, mentre più difficilmente si trovano individui completi di aculei. Questi ricci sono caratterizzati da una simmetria bilaterale e non radiale, e si tengono sul fondo sabbioso nutrendosi per filtrazione dell’acqua.
Stagionalmente si potranno trovare esemplari con parti molli del comune gasteropode Neverita josephinia, di cui comunque è molto frequente la conchiglia vuota. La massima quantità di esemplari a parti molli si trovano a fine autunno-inizio inverno, o comunque in corrispondenza di mareggiate; in primavera (marzo-aprile) si trovano invece con facilità le caratteristiche ovature di questo gasteropode, circolari e nastriformi, con il margine delicatamente ondulato. In questo periodo gli adulti sono impegnati nella produzione delle uova, e la loro attività è rivelata anche dalla grande quantità di bivalvi predati che vengono portati a riva dalle onde, in gran parte arselle (Donax trunculus); la predazione avviene perforando la conchiglia con la radula e con secrezioni chimiche, e le parti molli vengono sciolte con secrezioni acide e ingerite dalla Neverita.
Meganyctiphanes norvegica | Echinocardium cordatum | Echinocardium mediterraneum |
A sinistra: una Neverita josephinia con parti molli e una sua preda, una Donax trunculus con un evidente foro di predazione. A destra: un pezzo della caratteristica ovatura nastriforme di questo mollusco. |
Con una frequentazione più assidua ed un po’ di fortuna potremo incontrare anche organismi un po’ elusivi, che di solito vediamo difficilmente. Uno è l’ofiura o stella serpentina, Ophiura ophiura, che spiaggia in discrete quantità durante le mareggiate, specie verso la foce dell’Arnaccio, ma si trova anche in condizioni di mare calmo. Questo Echinoderma, abbastanza simile ad una stella marina ma appartenente ad una classe differente, si tiene di norma infossato nella sabbia e si nutre di sostanza organica in sospensione. Assai meno frequente da trovare spiaggiata è la tracina vipera, Echiichthys vipera, considerata il pesce più velenoso del Mediterraneo; questo piccolo pesce difficilmente supera i 15 cm ed è caratterizzato da una livrea mimetica, tendente al beige sul dorso, all’argenteo sui fianchi, con tre linee scure lungo il fianco. La pinna dorsale, nera, è formata da quattro raggi spiniformi collegati ad una ghiandola velenifera, e pare sia velenifera anche la robusta spina opercolare. La tracina vive a bassa profondità infossata nella sabbia, da dove tende agguati a piccoli pesci e crostacei.
Concludiamo la carrellata di questi interessanti animali con due crostacei. Uno è Pestarella tyrrhena, un parente abbastanza vicino degli scampi e delle aragoste, che vive a bassa profondità, generalmente infossato in gallerie, e per questo difficilmente viene trovato spiaggiato. Questo crostaceo affusolato ha dimensioni medie sui 6 cm ed ha chele molto differenti, la sinistra in particolare è grande e piatta; si trovano abbastanza di frequente le chele sinistre, più di rado l’intero crostaceo, che è molto delicato, e al sole sbiadisce rapidamente, divenendo bianchiccio e fragilissimo. Ancora meno frequente è il gamberetto grigio, Crangon crangon, un gamberetto di sabbia più grande di quelli osservabili sugli scogli, dal caratteristico colore sabbia-grigiastro variegato, che lo rende praticamente invisibile nel suo ambiente naturale. Le dimensioni sono pressoché le stesse della Pestarella, ma questa specie è più robusta. Bisogna anche dire che questi animali si osservano raramente perché facilmente vengono mangiati da gabbiani e cornacchie prima che noi li osserviamo; questi uccelli possono essere osservati con una certa facilità, e sono evidenti segni del loro passaggio i resti di granchi maciullati e le Mactra aperte con i bordi seghettati. Per questo questi organismi delicati saranno di difficile reperimento, e dovremo svegliarci di buon’ora per trovarli.
Alla foce dello Scolmatore sarà possibile osservare altri uccelli, come piccoli limicoli e garzette; in inverno non sarà difficile osservare anche uccelli di passo o comunque non tanto frequenti da osservare, come la sterna e il gabbianello. Tuttavia conviene tenere gli occhi ben aperti e, se possibile, un binocolo a portata di mano, perché può anche presentarsi l’occasione di osservare uccelli che di norma non frequentano queste zone, specie nel periodo delle migrazioni; un esempio è lo stormo di fenicotteri osservato il 16 aprile 2011, di cui è posta qui sotto la fotografia.
Localmente, verso la foce dello Scolmatore si formano - ma non sempre - degli accumuli di conchigliame; se vagliati con attenzione possono offrire molti organismi, soprattutto piccoli Gasteropodi, che sul resto della spiaggia difficilmente si trovano; basta fare attenzione, nelle giornate di vento, a non farsi volar via tutto dalle mani.
Alcune conchiglie trovate alla foce dell’Arnaccio |
Quel che si trova nel detrito ha dimensioni comprese tra 2-3 e 15-20 mm; le specie più comuni saranno i Gasteropodi Bittium reticulatum, Jujubinus striatus, J. exasperatus e Nassarius pygmaeus e i Bivalvi Spisula subtruncata e Anodontia fragilis; non sarà difficile, con un po’ d’attenzione, trovare però altre specie, come i bellissimi Epitonium. Bisogna tuttavia tenere a mente che anche questa è una tanatocenosi, e quindi gli organismi che vi si trovano possono avere varia provenienza; tra gli esemplari rappresentati nelle tavole qui sopra, Bythinia sp. e Planorbis planorbis sono specie d’acqua dolce, Nassarius semistriatus e Nassarius serraticosta sono specie fossili.
Il risultato della passeggiata sarà variabile; ci saranno giornate in cui a causa delle condizioni meteo (tempo troppo brutto o troppo bello) sarà difficile trovare esemplari interessanti, come ci saranno giornate in cui si troveranno moltissimi esemplari di più specie. Capita anche spesso di trovare essenzialmente cumuli di Mactra stultorum complete, spesso aperte e un po’ maleodoranti, tra cui sarà necessario frugare per trovare le altre specie, più piccole e meno frequenti.
A prescindere da quanto avremo trovato, comunque, ne sarà valsa la pena: ci saremo presi due o tre ore di relax e avremo visto come un luogo praticamente alle porte della città possa offrire bellezza e occasioni di conoscenza naturalistica.
Alcuni Gasteropodi trovati al Calambrone |