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Anima Animale

 

Capriolo nell'erba

Anima Animale

 

Valentina Vitali (*)

 

L’uso consapevole di strumenti? La capacità di comunicare? La presenza di una cultura trasmessa tra più generazioni? Oppure l’intel-ligenza? Le emozioni? L’empatia? Si è sempre dato per scontato che esistessero delle caratteristiche uniche dell’essere umano che ne segnavano quindi la netta superiorità rispetto a tutti gli altri animali (perché l’uomo è un animale); eppure le ricerche scientifiche e in particolare etologiche hanno nel tempo abbattuto molte pretestuose unicità dimostrando come fossero condivise con altre specie. Le convinzioni zoologiche successivamente falsificate sono dovute al fatto che “ci sono migliaia di libri sugli animali scritti dagli zoologi e neanche un libro sugli animali scritto da un animale” (F. Caramagna), cioè tutto si deve alla difficoltà di abbandonare l’ottica antropocentrica, che presenta come riferimento assoluto Homo sapiens sapiens, per adottarne una biocentrica. In questo approccio non è più accettabile un ordine gerarchico con l’uomo al vertice ma la pari unicità di ogni specie, non inferiore ma diversa perché adattata ad una particolare nicchia ecologica; e proprio la diversità è il fondamento che sostiene le reti (non piramidi) ecosistemiche. Nella rubrica Anima Animale si cercherà quindi di indagare le caratteristiche più curiose degli affascinanti coinquilini con cui condividiamo la casa, intesa come abitazione, città, nazione o Terra, dimenticandoci per qualche minuto di essere umani per pensare come un topo, volare come un airone, giocare come un lupo o mangiare come un’ape.



Il make-up dei fenicotteri <> Serendipità <> Modelli di altruismo <> Cosa dicono mamma e papà? <> I misteri del sonno <> Crociere <> Nuovi arrivi al parco del Mincio <> La misura del trascorrere del tempo negli uomini e negli animali <> L'ossessione del nome <> Caro Babbo Natale, quest’anno vorrei… <> I colori degli animali <> Fiocco rosa o fiocco azzurro? <> Premure genitoriali <> Fantasia o realtà <> Meraviglie tra le sabbie del deserto<>I segreti dei profumi <> Architetti non umani <> Il primo violinista <> Inquinamento invisibile <> Morire per vivere <> L'uomo è davvero speciale? <> Non solo uova di cioccolato

 

 

 

Cuculo sfamato dalla madre adottiva

Non solo uova di cioccolato

 

Valentina Vitali

 

Alcune sono di puro cacao, altre di cioccolato al latte, bianco, gianduia o al pistacchio, rivestite di nocciole intere o di cereali, formato maxi, standard, piccole o piccolissime e ognuna ha la sua sorpresa nascosta all’interno; le uova di Pasqua non sono tutte uguali anzi, le aziende che le producono cercano sempre di più di differenziarle e renderle uniche così da soddisfare i palati di tutti i golosi. E sulle colorate e appariscenti carte che le rivestono non può mancare la firma o il logo della casa produttrice, che si vuole giustamente assicurare che sia ben chiaro a chi appartiene quella specifica tipologia di uovo. Puro marketing? Concorrenza di mercato e fidelizzazione dei clienti? Forse sì ma l’idea di marcare il proprio uovo così da renderlo riconoscibile dalle imitazioni non è affatto originale e prettamente umana. Qualcuno, molto prima di noi, l’aveva già messa in campo per difendersi dalla sleale concorrenza costituita da alcuni uccelli con un’abitudine davvero bizzarra, i cuculi. Nonostante la maggior parte delle specie appartenenti alla famiglia dei Cuculidi costruisca un proprio nido (chi sugli alberi, chi tra i cespugli, altri ancora direttamente a terra), ad essere famose sono le 59 che non nidificano ma depongono le uova nei nidi altrui, rivelandosi parassiti di cova; tra questi alcuni sono parassiti obbligati, come il cuculo comune europeo (Cuculus canorus), dal momento che possono riprodursi solo in questo modo, mentre altri hanno anche la possibilità di contare su qualche covata autonoma. Questo meccanismo si rivela evidentemente efficace solo se la coppia parassitata cade nel tranello quindi non riesce a capire che nel proprio nido è stato infilato un uovo estraneo e nemmeno che il pulcino nato, grande quanto o più di loro, sarebbe in realtà di qualcun altro. Com’è possibile? La fase dopo la schiusa è meno critica per i cuculi perché i richiami insistenti, il collo allungato verso l’alto, la bocca spalancata con le flange (pelle sporgente negli angoli del becco) allargate e persino il colore vivace, tra l’arancione e il rosso, della cavità orale sono irresistibili segnali di supplica a cui i genitori adottivi non possono non rispondere, ricercando affannosamente cibo da dare al ghiotto nidiaceo senza avere il tempo di accorgersi dell’inganno. L’unica possibilità per evitare la trappola è quindi scoprire prima della schiusa che nel nido c’è un uovo estraneo ed eliminarlo. I cuculi però hanno pensato anche a questo. Uno stratagemma è accorciare il tempo di attesa prima della schiusa, attuato grazie all’incubazione interna che accelera la crescita dell’embrione; una ricerca condotta dall’Università di Sheffield ha scoperto che l’uovo del cuculo arriva nell’ovidotto della femmina, completa il proprio sviluppo e poi rimane qui per 24 ore mentre nelle altre specie viene deposto immediatamente. Una simulazione ha in effetti verificato che anche le uova di un altro uccello, il diamante mandarino, raccolte subito dopo la deposizione e tenute sempre per 24 ore a 40 °C arrivano al medesimo stadio delle uova appena deposte dal cuculo. Questo fa sì che il cuculo nasca in anticipo, riuscendo ad attirare subito l’attenzione dei genitori adottivi e magari a sbarazzarsi delle legittime uova non ancora schiuse. L’aspetto più sorprendente però consiste nell’abilità delle femmine che si sono specializzate nel deporre uova estremamente simili a quelle dell’ospite e quindi difficilmente individuabili. In pratica, gli individui appartenenti alla stessa specie di cuculo sono divisi in popolazioni, dette gentes, ospite-specifiche cioè che parassiteranno solo una specie ospite della quale sanno imitare molto bene l’uovo. Per riuscire a mantenere questa specificità hanno dovuto evolvere un’anomalia; generalmente il colore delle uova che una femmina produrrà è influenzato dal patrimonio genetico di entrambi i suoi genitori ma questo creerebbe un problema per il cuculo dal momento che da un accoppiamento tra un maschio appartenente ad una gens e una partner proveniente da un’altra popolazione nascerebbero figlie che producono uova ibride e non più mimetizzate in modo specifico. Uno studio pubblicato sulla rivista Nature Communications ha dimostrato, con analisi filogenetiche, che tutte le femmine di cuculo, sia europee che asiatiche, specializzate nelle uova azzurre discendono da un’unica linea matriarcale che ha trasmesso quel determinato carattere. Ciò significa che il maschio non influisce, nei cuculi, sulle caratteristiche delle uova che dipendono totalmente dalle femmine; nello specifico, sarebbero determinate da geni sul cromosoma W presente solo nelle femmine, sesso eterogamico negli uccelli (i maschi sono ZZ). Si può affermare quindi che l’evoluzione del parassitismo di cova ha portato ad espedienti davvero raffinati, fondati addirittura su basi genetiche ma, nel frattempo, i poveri ospiti non hanno trovato una controffensiva? Ovviamente sì ed è altrettanto curiosa: le uova firmate. Proprio come le aziende inseriscono i loghi sulla carta dei dolci pasquali per permettere di distinguere l’originale dalle imitazioni, così anche le femmine degli uccelli hanno introdotto segni di riconoscimento che il cuculo (ancora) non riesce a riprodurre. Nel drongo africano (Dicrurus adsimilis) ad esempio ogni femmina ha brevettato un personale tipo di uovo (a macchie, a strisce, rossastro…); il cuculo africano riesce ad imitare questi pattern ma in modo generico e non specifico per ogni madre, che quindi riconoscerà facilmente le proprie uova. Altre specie si affidano invece agli UV: le femmine non si basano tanto sui colori visibili quanto su come il guscio riflette i raggi ultravioletti (visibili agli uccelli) per capire se l’uovo è estraneo oppure no. Un’analisi condotta su 689 uova (206 covate), appartenenti agli 8 ospiti europei preferiti dal cuculo conservate nel Natural History Museum di Tring, è riuscita ad individuare le firme delle singole specie e a comprendere anche quali sono le più efficaci: peppola, averla capirossa e cannaiola producono le uova con le caratteristiche più riconoscibili grazie soprattutto al fatto che le macchie hanno un livello medio di densità (se le macchie sono troppe o troppo poche gli uccelli si confondono più facilmente). La partita tra natura e uomo, anche sul campo delle strategie di marketing e della difesa del marchio, non può che concludersi con l’ennesimo 1-0.

 


 

Penicillium notatum

Serendipità

 

Valentinina Vitale

 

Moltissime scoperte scientifiche, per quanto sia incredibile, sono avvenute per caso. Alexander Fleming si è accorto, riordinando le colture batteriche preparate prima delle vacanze, che una delle piastre era stata contaminata dalla muffa, apparentemente in grado di bloccare la proliferazione dei batteri; quella muffa era Penicillium notatum da cui ha poi estratto la celebre penicillina, che gli è valsa un Nobel per la fisiologia e la medicina. Il chimico Schlatter stava leggendo un libro quando, per girare la pagina, si è leccato il dito avvertendo un sapore dolciastro; quel giorno aveva prodotto un farmaco anti-ulcera a base di aspartame. Ancora, Spencer si è casualmente accorto che le microonde prodotte da uno strumento da laboratorio avevano fatto sciogliere la barretta di cioccolato che teneva in tasca. Bastano questi esempi per comprendere che in un settore come quello scientifico fondato su razionalità, controllo ed azioni programmate, in realtà la fortuna o il caso giocano un ruolo fondamentale nel processo di studio e scoperta e che accade spesso che una ricerca pensata per indagare un determinato fenomeno arrivi a fornire delle risposte che non si stavano affatto cercando; risposte che bisogna essere in grado di cogliere ed interpretare. Questa è la serendipità. 

 

 

 


Modelli di altruismo

Modelli di altruismo

 

Dopo aver volato per un’ora o più per riuscire ad assicurarsi il difficile pasto che gli consente di sopravvivere un altro giorno, un pipistrello vampiro torna al proprio rifugio e vedendo uno dei compagni che non è riuscito ad alimentarsi ormai privo di forze, invece di passare oltre indifferente, compie un gesto di grande impatto: rigurgita un po' del sangue ingerito e lo dona all’altro, salvandogli la vita. Compassione? Solidarietà? Amicizia? Di certo i comportamenti altruisti, comuni a molti animali e soprattutto agli insetti, sono difficili da spiegare all’interno del processo di selezione naturale, tanto che lo stesso Darwin si era accorto dell’apparente contraddizione con la propria teoria e li aveva giustificanti pensando che portassero vantaggio almeno alla specie se non al singolo individuo di buon cuore. I numerosi studi che si sono concentrati su questo curioso tema hanno individuato varie motivazioni dietro a queste forme di altruismo e nel caso specifico dei vampiri alla base c’è un classico principio di do ut des.


 

Malurus cyaneus  

 Cosa dicono mamma e papà?

Mamme e papà della specie umana sono spesso impazienti di conoscere il proprio bambino e quindi iniziano a parlargli o a fargli ascoltare le loro canzoni preferite prima ancora che nasca, convincendosi che possa sentirli. Alcuni studi hanno dimostrato che effettivamente si stabilisce un certo contatto ma l’efficacia del dialogo tra genitori e prole negli scriccioli azzurri superbi (Malurus cyaneus) e nei diamanti mandarini australiani (Taeniopygia guttata) supera ogni aspettativa. 

 


 

Cassiopea mediterranea  

I misteri del sonno

 

Ancora non si sa esattamente quando e perché si sia evoluto, quale sia la sua funzione, quante tipologie ne esistano e che cosa accada realmente nelle ore che gli si dedicano. Nonostante il sonno sia da lungo tempo studiato nell’uomo e le ricerche abbiano fornito molte informazioni, si tratta di un tema tuttora misterioso per la grande quantità di dettagli che rimangono comunque fumosi, non definiti. Eppure la non veglia nella specie umana appare la versione base rispetto al sonno negli altri animali, che mostra strane peculiarità e che risulta decisamente più difficile da indagare.


 

crociera  

Crociere

 Se si ha la fortuna di incontrarlo prima si rimane colpiti dall’acceso piumaggio, dalla strana posizione a testa in giù in cui lo si è sorpreso e poi l’attenzione cade sul becco e ci si chiede se non sia un gioco di luce a ingannare la vista facendolo sembrare storto. Il becco del crociere (genere Loxia) invece è proprio incrociato poiché la mascella, curvata verso destra, e la mandibola, a sinistra, hanno gli estremi sfasati a formare una X. Questa peculiarità, che si sono procurati togliendo i chiodi dalla croce di Cristo secondo la leggenda, è un esempio di adattamento morfologico ad una dieta altamente specializzata: questi Fringillidi si nutrono quasi esclusivamente di pinoli che estraggono con la lingua dopo aver divaricato le squame degli strobili talvolta aiutandosi con le zampe o fissando le pigne nella corteccia. 

 


 

 

Ibis  

Nuovi arrivi al parco del Mincio 

 

Il profilo tozzo dei germani reali, il volo faticoso dei cigni dall’interminabile collo, e quello così abile dei rapaci, che non muovono neppure le ali facendosi sapientemente sostenere dalle correnti d’aria; o ancora l’andamento degli aironi, maestoso e rilassato per cenerino e bianco maggiore o con un ritmo più rapido per il rosso, tutti comunque riconoscibili per il collo ripiegato in una profonda U. Un po' più piccoli e intenti a seguire un’immaginaria autostrada nel cielo marangoni e cormorani, dal becco uncinato. Questa è la danza che offre il cielo sopra a fiumi, laghi e aree umide della pianura padano-veneta, affascinante per chi voglia osservarla per quanto solo un occhio esperto riesca a riconoscere i diversi stili.


Fenicottero rosa, Phoenicopterus roseus  

La misura del trascorrere del tempo negli uomini e negli animali

 

Il lavoro, la scuola, gli sport, la musica, la cucina, lo svago, l’intera organizzazione della vita umana si fondano su un    concetto assoluto quanto relativo: il tempo. L’esigenza di misurare il trascorrere di questa entità invisibile ma dagli effetti concreti è stata avvertita già dai cacciatori-raccoglitori vissuti durante l’ultima glaciazione e tuttora è tema di confronto   considerando la proposta di eliminare l’ora solare a favore dell’estensione di quella legale. Sembra perciò una necessità innata e per lo più si crede una prerogativa propria dell’uomo, dando per scontato che le altre specie non siano consapevoli  dello scorrere del tempo o che almeno non sappiano come misurarlo. Al contrario molti studi scientifici sono riusciti a dimostrare che numerosi vertebrati e anche alcuni invertebrati hanno un senso del tempo ed è probabile che pure molti altri animali ne siano dotati ma l’apparato sperimentale ancora troppo antropocentrico impedisca di darne prova.

 


  

Delfini a Berenice

L'ossessione del nome

 

Che cosa si fa prima di tutto quando si adotta un cane o un gatto? Quando si incontrano persone sconosciute che cosa si chiede stringendosi la mano? Cosa è richiesto in alto su ogni verifica dalla seconda elementare alla maturità? Qual è la prima parola che i bambini imparano a scrivere sotto lo sguardo orgoglioso dei genitori? Quella per i nomi sembra essere una vera ossessione per l’uomo, che non riesce a resistere ad affibbiarne a chiunque e a qualsiasi cosa, macchinetta del caffè e poltrona preferita incluse; d’altronde l’esigenza di nominare è fondamentale per escludere fraintendimenti. 


 

cane gioca con gatto

Caro Babbo Natale, quest’anno vorrei…

 

A questa formula universalmente usata segue di solito una lista più o meno lunga di richieste che consistono, soprattutto nel caso dei bambini, in giochi di vario genere. Il gioco è infatti una delle attività più piacevoli dell’infanzia (e non solo), a cui si dedica tutto il proprio tempo lasciato libero da scuola e compiti e casa e l’unico obiettivo sembra il divertimento. Allora anche le altre specie animali si divertono? Perché indubbiamente giocano, e non solo cani e gatti.


 

Germano reale

I colori degli animali

 

Servono per rendersi invisibili oppure per attirare l’attenzione, sono usati per mostrare tutto il proprio fascino ma allo stesso tempo sono segnali intimidatori e di pericolo o ancora si divertono a prendersi gioco, come abili illusionisti, di chi li osserva ipnotizzato. Di chi si tratta? Può sembrare un tranello, un enigma irrisolvibile, ma in realtà esiste veramente qualcosa che riveste tutti questi ruoli: i colori degli animali, soprattutto degli uccelli. 


 

Dinophilus gyrociliatus  

Fiocco rosa o fiocco azzurro?

  

Nella specie umana tutto si basa sulla casualità e ai genitori non resta che attendere qualche mese e saranno la giusta ecografia o addirittura la nascita del proprio bambino a dare una risposta; per altri animali invece i meccanismi si rivelano a volte molto diversi e spesso i genitori (e perfino gli stessi figli) possono dire la loro sul sesso dei nascituri. Per quanto tra vertebrati e insetti spopoli la determinazione sessuale singamica, cioè dipendente dal tipo di cromosomi sessuali portati da cellula uovo e spermatozoo, esistono anche delle valide alternative. Nel polichete Dinophilus gyrociliatus (un anellide) ad esempio dipende tutto dalla mamma (determinazione progamica, prima della fecondazione) e dalle dimensioni delle sue uova: dalle più grandi nasceranno le femmine mentre dalle più piccole i maschi. 


  

Alytes obstetricans

Premure genitoriali

 

Quantità o qualità? Su cosa è meglio investire? Domande su cui sicuramente ogni imprenditore, più o meno importante, si è quotidianamente interrogato ma che molti altri prima di lui si sono già posti e proprio come accade in ambito economico ognuno ha scelto la propria strategia. C’è chi ha considerato vincente puntare su numeri elevati e si annovera tra gli R-strategisti, cioè tra le specie che producono una prole numerosissima deponendo ad esempio centinaia o migliaia di uova contemporaneamente, sicure così di garantirsi almeno un piccolo numero di individui che sopravviveranno e che diffonderanno i propri geni. Ovviamente non rimarranno ai genitori energie da investire nella cura dei figli, che dovranno far ricorso alle proprie abilità fin dalla nascita.


  

Aliman_phantasticus

Fantasia o realtà

 

Nonostante moltissime persone desiderino fortemente apparire, attirare l’attenzione su di sé e ottenere il maggior numero di visualizzazioni sui social, chi non ha mai sognato di diventare almeno in qualche occasione invisibile? Per origliare una conversazione o per cercare indisturbati nella borsa del proprio professore la verifica da svolgere il giorno successivo? Ovviamente tutto questo sembra pura fantasia, che si realizza solo in libri e film fantasy come Harry Potter grazie al mantello dell’invisibilità ma per qualche animale non essere visti e risultare indistinguibili dall’ambiente in cui ci si trova è realtà grazie alle inimmaginabili doti mimetiche o meglio criptiche. Per mimetismo in effetti si intende a livello scientifico la capacità di un organismo di imitarne un altro: nel mimetismo batesiano ad esempio un animale innocuo presenta una livrea dai colori e dal pattern tanto simili a quelli di un altro velenoso da essere confuso con lui agli occhi di un predatore che così lo eviterà. 

 

 


 

Onymacris unguicularis  

Meraviglie tra le sabbie del deserto

 

149 milioni di kilometri quadrati; questo è lo spazio a disposizione delle specie che preferiscono la stabilità delle terre emerse alla dinamicità dell’oceano. Spazio solo apparentemente infinito, inesauribile, illimitato ma che in realtà sta quasi stretto alle (ancora per fortuna) numerose forme di vita che lo occupano, che spesso si ritrovano a doversi spartire le risorse disponibili; e se i propri coinquilini sono troppo invadenti a volte accontentarsi degli scarti non è sufficiente e bisogna trovare un’alternativa, una propria nicchia magari un po' scomoda ma dove nessuno verrà a disturbare. Se ci si adatta per esempio ad un ambiente dove la temperatura oscilla tra gli 0°C e i 50-60°C, l’acqua praticamente non esiste e persino gli organismi morti non si distruggono perchè nemmeno i decompositori riescono a sopravvivere si può essere certi di aver scoraggiato la concorrenza. 


 

Trofallassi nelle api

I segreti dei profumi

 

Valentina Vitali

 

Per molti è proprio “una questione di chimica” come cantano Rettore e Ditonellapiaga e non solo nelle questioni di cuore. Per la maggior parte degli animali, dagli insetti ai mammiferi, il mondo e gli altri organismi vengono esplorati e conosciuti grazie all’olfatto; fa eccezione l’uomo, specie microsmatica che si basa quasi esclusivamente sulla vista relegando gli altri sensi a funzioni poco rilevanti per la sopravvivenza. Gli odori si rivelano per gli animali un mezzo di comunicazione poco dispendioso, abbastanza persistente e soprattutto altamente specifico: sembra impossibile eppure semplicemente annusando una traccia odorosa lasciata da un conspecifico, un esemplare è in grado di determinarne il sesso, la maturità sessuale, lo status sociale, il grado di salute e persino di capire se si tratta di un parente oppure di un estraneo. Particolarmente utili sono delle speciali sostanze volatili la cui esistenza è stata intuita a fine Ottocento dall’entomologo Fabre ma dimostrata concretamente solo nel 1959, quando Butenandt è riuscito a isolare il bombicolo, il primo feromone scoperto, prodotto dai bachi da seta (Bombyx mori).

 


 

diga di castori

Architetti non umani 

 

Valentina Vitali

 

Palafitte, nuraghi, templi greci, domus romane, castelli medievali, chiese cristiane, ville rinascimentali fino agli svettanti grattacieli. Si può dire che non esista civiltà senza il proprio edificio, che ne rappresenti l’essenza e ne garantisca l’immortalità e il ricordo anche per le generazioni successive. La grandiosità e la bellezza delle architetture costruite nel tempo, che spesso dovevano trasmettere il potere, la ricchezza e la cultura di committenti e artisti, hanno illuso l’uomo di detenere il primato di unico animale in grado di progettare e realizzare opere di questa portata e di modificare (a volte fin troppo) il paesaggio in base al proprio volere. In realtà esistono specie che possono vantare sorprendenti abilità ingegneristiche e architettoniche grazie alle quali, partendo da materiali a kilometro zero talvolta un po' fantasiosi, riescono a costruire veri e propri condomini o metropoli senza commettere nemmeno un errore di valutazione. Tra le forme che più si avvicinano alla perfezione ci sono i favi naturali di api e vespe: la forma a esagono delle celle è già un’idea geniale perché si tratta della figura geometrica migliore che consente di usare, a parità di volume, la minor quantità di materiale costruttivo e di annullare spazi vuoti inutilizzati. Cerchio, pentagono, quadrato, triangolo e tutti gli altri poligoni risulterebbero svantaggiosi. 

 

Il primo violinista

Il primo violinista

 

Valentina Vitali

 

Sarà stato concepito a Cremona oppure a Brescia? Il primo a definirne le caratteristiche attraverso le proprie abili mani è stato Andrea Amati o Gasparo da Salò? Come spesso accade con le invenzioni particolarmente geniali e durature nel tempo, per le quali più nomi si contendono la paternità, è difficile stabilire chi tra i due celebri liutai abbia effettivamente intagliato il primo violino della storia, fissandone la forma e il timbro che tuttora vengono rispettati. Eppure ben prima del Cinquecento qualcun altro era già arrivato a produrre un suono strofinando un archetto sopra a delle corde esattamente come accade con il violino, dimostrandosi il legittimo inventore di questo strumento. Le foreste di Ande, Colombia ed Ecuador sono l’areale di distribuzione di una particolare specie di uccello in cui il maschio ha le ali nere e bianche, il corpo ramato e una vistosa macchia rossa sulla testa mentre la femmina risulta meno appariscente, di un verde oliva sfumato di giallo e cannella. Ciò che rende davvero strano il manachino delizioso (Machaeropterus deliciosus) si nota però solo quando i maschi si riuniscono nei lek (arene dove ci si esibisce in comportamenti ritualizzati allo scopo di trovare una partner) e iniziano a suonare, non a cantare. 

 

 

 

Hyla arborea

L'inquinamento invisibile

 Valentina Vitali

 Una cartaccia seminascosta nel sottobosco, un sacchetto di plastica che affiora dall’acqua di un lago, un versamento di petrolio o altre sostanze chimiche in oceano. Chiunque riconosce in questi esempi che c’è qualcosa che non va, un elemento inquinante che può creare danni in modo più o meno diretto anche alla specie umana e che quindi va eliminato. Se invece ci si ferma in un locale che tiene la musica alta, si è seduti su un impianto di risalita o si sta camminando di sera in una strada illuminata a giorno dai lampioni non si percepisce nulla di sbagliato, anzi. Eppure anche in questi casi si verifica un’alterazione dell’ambiente che causa danni temporanei o permanenti alle specie che vi si trovano. il loro effetto negativo si manifesta in tempi lunghi. Basta però osservare i comportamenti di molte specie o le loro caratteristiche fisiologiche per scoprire le conseguenze a volte inimmaginabili di questo inquinamento invisibile. Una ricerca in Francia (Troianowski et al.) ha ad esempio dimostrato che esemplari di Hyla arborea che vivevano vicini a strade molto frequentate, e quindi esposti al traffico veicolare, mostravano un aumento dell’ormone dello stress, che a sua volta causava immunodepressione e decolorazione del sacco vocale.

 


  

Morire per vivere

Valentina Vitali 

A volte in pochi secondi ci si gioca tutto. Quando un rospo comune si accorge di essere stato avvistato da una natrice o da qualche uccello acquatico ha solo quei pochi secondi per prendere la decisione giusta, per adottare la strategia migliore e continuare a vivere. Che fare? Fuggire, correre via il più rapidamente possibile? Questo è forse ciò che ci si aspetterebbe ma il rospo fa qualcosa di sorprendente: si gira supino, irrigidisce le zampe e si immobilizza. Apparentemente una totale resa, che agevolerà il predatore; in realtà la tecnica vincente nella maggior parte dei casi. Il rospo ha infatti deciso di puntare sulla tanatosi (dal greco thanatos cioè morte) che consiste nel fingersi morto proprio per continuare a vivere.

 

 

Corvo usa un bastoncino per prendere il cibo

L'uomo è davvero speciale?

 

Valentina Vitali

 

Il primo tratto distintivo dell’uomo è la capacità di dare una forma a bastoni e pietre, per renderli adatti a un determinato utilizzo” affermava convinto Kennet Oakley in un articolo scritto nel 1944; l’antropologo era davvero sicuro di aver individuato ciò che differenziava l’essere umano da tutti gli altri animali, conferendogli un carattere di unicità e specialità. In effetti, alla capacità di utilizzare e creare strumenti era stato già dato molto risalto, nominando addirittura una specie di Homo primitiva vissuta circa 2 milioni e 800 000 anni fa Homo habilis, uomo abile. 

 


 

Cuculo sfamato dalla madre adottiva

 Non solo uova di cioccolato

 

Valentina Vitali

 

Alcune sono di puro cacao, altre di cioccolato al latte, bianco, gianduia o al pistacchio, rivestite di nocciole intere o di cereali, formato maxi, standard, piccole o piccolissime e ognuna ha la sua sorpresa nascosta all’interno; le uova di Pasqua non sono tutte uguali anzi, le aziende che le producono cercano sempre di più di differenziarle e renderle uniche così da soddisfare i palati di tutti i golosi. E sulle colorate e appariscenti carte che le rivestono non può mancare la firma o il logo della casa produttrice, che si vuole giustamente assicurare che sia ben chiaro a chi appartiene quella specifica tipologia di uovo. Puro marketing? Concorrenza di mercato e fidelizzazione dei clienti? Forse sì ma l’idea di marcare il proprio uovo così d0a renderlo riconoscibile dalle imitazioni non è affatto originale e prettamente umana. Qualcuno, molto prima di noi, l’aveva già messa in campo per difendersi dalla sleale concorrenza costituita da alcuni uccelli con un’abitudine davvero bizzarra, i cuculi. 

 

Phoenicopterus roseus

Il make-up  dei fenicotteri

 

Valentina Vitali

Che siano video on line, programmi televisivi o foto postate sui vari profili social è d’obbligo, perpersone di spettacolo e non, mostrarsi solo dopo un’accurata sessione di make-up, che con il giusto gioco di luci può aiutare a cancellare le rughe e a togliere qualche anno d’età; ma chi ha avuto per primo l’idea di abbellirsi e migliorarsi attraverso l’uso dei trucchi? Di certo non si tratta di un’innovazione recente come si potrebbe pensare, anzi: già 4000 anni fa gli Egizi usavanol’antenato di ombretti e eyeliner e truccavano pure le labbra (con ocra estratta dai molluschi) e gli zigomi. Eppure qualcuno ben prima di loro ha pensato di applicare sul proprio corpo una sostanza per apparire più affascinante e fare colpo sull’altro sesso: i fenicotteri, i cui resti fossili risalgono a circa 30 milioni di anni fa. La bellezza indiscussa di questi affascinanti uccelli, appartenenti allafamiglia Phoenicopteridae, è dovuta ad un elemento specifico che li caratterizza cioè il loro colore, che assume varie sfumature di rosa; è strano pensare che proprio ciò che rende unici questi animali in realtà non dipende da loro ma da altri organismi. La Dunaliella salina, una microscopica alga verde unicellulare grande circa 0,01 cm, contiene, tra i tilacoidi all’interno dell’unico cloroplasto di cui è dotata, granuli di carotenoidi, pigmenti che riescono ad assorbire le lunghezze d’onda di luce che sfuggono alla clorofilla (pigmento principale) riflettendo nei colori tra il giallo, l’arancione e il rosso. 


 

  

 (*) Valentina Vitali è nata a Mantova nel 1997 e appassionata di natura da sempre. Laureata presso UNIMORE in Scienze Naturali (triennale) e in Didattica e Comunicazione delle Scienze (magistrale). Guida Ambientale Escursionistica e si sta specializzando nella divulgazione scientifica e nella fotografia naturalistica. 

 

 

Indice Articoli:

Crociere
Nuovi arrivi al Parco del Mincio
La misura del trascorrere del tempo negli uomini e negli animali