Bike sharing: una pratica anti auto/lesionista sempre più diffusa
di Luciano Luciani
La bici campa dove l’auto crepa
‘Bike sharing’, ovvero bici pubblica, ovvero dividersi una bicicletta nel senso di comparteciparla. È uno degli strumenti di mobilità sostenibile a disposizione dei Comuni seriamente intenzionati a ridurre i problemi che derivano da un traffico automobilistico sempre più congestionato e dal conseguente inquinamento. In fondo, ad addomesticare il traffico possono contribuire una stazione di partenza, una di arrivo e una bicicletta da condividere: questa l’idea, semplice ma innovativa, per un mezzo di trasporto economico, relativamente veloce, non inquinante che sta conoscendo una larga popolarità in un numero crescente di città italiane, anche se in materia di mobilità ciclistica il nostro Paese ha accumulato ritardi assai pesanti rispetto al resto d’Europa.
Prima in Italia a inaugurare un servizio di bike sharing è stata Ravenna nel 2000 e oggi sono 121 nel nostro Paese le città grandi medie e piccole che propongono questo nuovo modo di intendere e praticare la bicicletta, trasformandola da mezzo privato per eccellenza a mezzo pubblico da condividere. A dire la verità, le cifre sono ancora modeste: con le sue 1400 biciclette a disposizione per 13.000 abbonati è Milano a offrire il servizio di ‘bici condivisa’ più ampio e articolato. Roma, invece, ha 26 solo stazioni per appena 300 biciclette, mentre Brescia dispone a tutt’oggi di 24 postazioni per 260 mezzi, 300 ne utilizza Siracusa…
Certo, siamo lontani dalle 20 mila biciclette messe a disposizione dei parigini nella capitale francese, ma diciamo che da noi la tendenza (almeno quella!) è decisamente incoraggiante.
Quale lo stato dell’opera in Toscana?
Appena sopra la soglia della sufficienza e, come si diceva per gli studenti svogliati, la Toscana potrebbe fare di più se solo si applicasse. Ma, vista la ragione sociale di questa rubrichetta, prendiamo solo il buono. Per esempio, nell’isola d’Elba il prossimo anno i turisti che visiteranno Marina di Campo potranno fare a meno dell’auto perché per loro ci saranno non solo 7 chilometri di piste ciclabili, ma anche un servizio di bike sharing che collegherà il centro del Comune a tutte le frazioni e la possibilità di usufruire di biciclette elettriche con pedalata assistita. Un’esperienza che piace anche nella Toscana interna: a Pontedera, in via ancora sperimentale, sono state recentemente inaugurate 5 postazioni di bike sharing e si parla di un’utenza di studenti e pendolari in significativo sviluppo. E mentre questa pratica fa capolino a Grosseto, che con i suoi 23 chilometri già operativi e altri 25 in arrivo è oggi la prima città delle regione in materia di piste ciclabili, anche Massa si sta orientando verso una serie di interventi – ampliamento della ZTL; attuazione di una più ampia rete di piste ciclabili, servizio di ‘bike sharing’ – mirati a una mobilità meno affannata, meno inquinata e più rispettosa dell’ambiente.
E poi, vuoi mettere?, pedalare è un piacere e, per di più, fa bene alla salute !