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Agricoltura sociale

Qualcuno la chiama “agricoltura sociale”

di Luciano Luciani

 

Qualcuno la chiama agricoltura sociale: sta a indicare l’insieme delle esperienze, pratiche, attività in cui l’agricoltura, oltre alla sua tradizionale funzione produttiva, svolge anche un servizio socialmente utile. Per esempio, azioni terapeutiche di riabilitazione, di inclusione sociale e lavorativa, di ricreazione e/o di educazione nei confronti di soggetti vulnerabili e a rischio di emarginazione. Un campo d’azione ampio e in via di espansione che attualmente comprende agri-asili e centri agri-sociali per anziani; campi solari rurali e tirocini esperienziali per ragazzi; fattorie socio-educative e attività di terapia assistita con animali, senza trascurare la riabilitazione psico-sociale e socioterapeutica e la formazione e l’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati. Tutte iniziative che utilizzano il lavoro della terra non solo per far crescere ortaggi, frutta, cereali e allevare animali con criteri di sostenibilità ambientale, ma anche per inserire nella società persone appartenenti alle fasce deboli della popolazione.

In Toscana l’agricoltura sociale viene praticata da oltre 150 soggetti tra cooperative, imprenditori agricoli e associazioni del terzo settore, che, attraverso le conoscenze dei processi agricoli, dell’ambiente, dei tempi e ritmi della campagna, offrono concrete possibilità d’intervento su molteplici forme di disagio. Così, l’orticoltura, l’allevamento degli animali, la trasformazione dei prodotti della terra, la cura del verde e dell’ambiente si sono trasformati anche in importanti pratiche formative, finalizzate oltre che all’acquisizione di conoscenze professionali anche a programmi di inclusione (accoglienza e inserimento; recupero; integrazione lavorativa) e di relazione (ospitalità per turismo sociale; processi socio-educativi; servizi socio-assistenziali di comunità).

Si tratta ancora di una nicchia produttiva che svolge, però, già da ora un ruolo sociale importante: da qualche mese in Toscana un testo di legge regionale disciplina la materia, regola le competenze e stabilisce una più stretta relazione tra i progetti avviati e i servizi sociali del territorio. Inoltre, impegna la regione Toscana, attraverso convenzioni ad hoc, a promuovere lo utilizzo da parte dei ’poderi sociali’ dei beni di enti pubblici e privati.

Nate in Olanda, le esperienze di agricoltura sociale hanno avuto le loro prime pioneristiche realizzazioni in Italia nel corso dei tanto vituperati anni settanta. Precorritrice nel nostro Paese, sin dal lontano 1977, la cooperativa mugellana Il Forteto: in questi ultimi anni, l’idea di un’agricoltura capace di legare le attività proprie della terra con i servizi alla persona ha conquistato un’attenzione sempre maggiore negli enti pubblici, nelle imprese e nelle organizzazioni agricole, nel “terzo settore” e nei servizi sociali e sanitari. Importante il ruolo svolto in proposito dalla Toscana, protagonista, tra l’altro, anche della elaborazione di un importante “Manifesto europeo per l’agricoltura sociale”.

 

Aggiornamento 29-10-2012: http://toscana-notizie.it/blog/2012/10/29/agricoltura-sociale-grande-successo-del-bando-della-toscana-conferenza-stampa-martedi-30-ottobre/