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La scuola a casa e la didattica a distanza

 

Scuola a distanza

La scuola a casa e la didattica a distanza

 

Maria Arcà

 

Risponde alle domande dalla Redazione di NATURALMENTE Scienza.it

 

 

Premessa: La polemica che ispira le risposte alle varie domande ha origine dall’intento esplicito di portare l’attenzione su “quello che non va”, sperando che questa attenzione possa portare piccoli miglioramenti nella non facile situazione in cui ci troviamo. Ci sono moltissimi insegnanti impegnati a dare il massimo per i loro ragazzi, capaci di sfruttare tecnologie poco praticate, di inventare esperienze, di rimodulare lezioni. Ma troppo spesso, soprattutto nelle situazioni ufficiali, il riconoscimento del loro lavoro è utilizzato per nascondere l’inettitudine e il disimpegno talvolta inspiegabile di molti loro colleghi, delle Dirigenze e delle Istituzioni. Uno sguardo critico può forse sostenere chi lavora bene e stimolare i Responsabili ad essere responsabili anche di chi lavora male.

 

Due problemi prima di entrare nel merito delle Scienze 

                                                                  

– La cosiddetta “didattica a distanza” si può considerare democratica? 

Le condizioni di fruizione dipendono dalle condizioni culturali ed economiche: si creano ostacoli anziché rimuoverli.

   

Vorrei sapere se la didattica in presenza si poteva considerare democratica. Io penso che come democrazia non era un gran che, come dimostrano le evidenti differenze rilevate dai dati Invalsi, a cominciare da quelle tra Nord Sud di Italia. La democrazia non può esistere solo nella scuola, e sappiamo bene che nella società esistono differenze enormi nelle modalità di vita di differenti fasce di popolazione. Comunque nella scuola a distanza vi sono alcune cose che la peggiorano. Tra i nuovi ostacoli che si formano mi sembra importante rilevare

-       Le differenze negli spazi disponibili a casa, tra famiglie con differente reddito

-       Le differenze tra la cultura dei genitori unita alla diversa disponibilità ad aiutare i figli nel destreggiarsi in casa tra tecnologie e compiti

-       Le differenze nelle aspettative dei genitori stessi riguardo al futuro scolastico (voti) e non solo culturale dei loro figli

-      La impreparazione tecnologica degli insegnanti e il loro conseguente appoggiarsi a lezioni teacher proof, proposte da enti vari, che non lasciano possibilità di esplorazione e ricerca nelle classi virtuali.

Tra i vantaggi, forse, la non presenza potrebbe diminuire atti di bullismo tra i ragazzi ma è importante ricordare quanto la discriminazione tra loro passi anche attraverso la esibizione della maggiore costosità di indumenti firmati e le prese in giro dei ragazzi più poveri che non li posseggono.

L’aspetto democratico che potrebbe essere sviluppato, con tutte le evidenti difficoltà, è una rimodulazione della relazione tra scuola e famiglia. I genitori potrebbero rendersi meglio conto delle difficoltà didattiche degli insegnanti ma anche guardare alle tante loro superficialità e sciatterie; gli insegnanti a loro volta, potrebbero rendersi conto di non essere gli unici depositari della cultura umana, accettando collaborazione e aiuto, talvolta anche compiti fatti con aiuti domestici in relazione ad altre esigenze non scolastiche, magari riuscendo a spiegare – se possibile- il senso delle tante verifiche da sussidiario, delle domande con risposte chiuse che certo non aiutano i ragazzi ad imparare ad esprimere il loro pensiero nel linguaggio nazionale.

 

 – C’è un equivoco di fondo, si confonde uno strumento (le tecnologie informatiche) con la mediazione didattica?

 

Questo, probabilmente, accade perché è difficile fare mediazione didattica tra un patrimonio culturale che non sempre gli insegnanti hanno e la capacità di interessare a questo dei ragazzi spesso disamorati da anni di cattive esperienze scolastiche o dalle esigenze ben più pressanti della loro adolescenza o della loro vita fuori della scuola.

 A volte le tecnologie informatiche, se i ragazzi sono motivati, possono essere un aiuto che loro stessi offrono all’insegnante, sviluppando una mediazione didattica all’inverso. Tra le tecnologie informatiche che gli insegnanti hanno cominciato ad usare c’è anche il registro elettronico, che mette in crisi ogni delicatissima relazione didattica in quanto rappresenta un occhiuto strumento di controllo tra scuola e famiglia, limita l’autonomia e la responsabilità dei ragazzi, valuta interrogazioni e verifiche con criteri che fanno finta di essere obiettivi ma nascondono – come sempre- aspetti delle reali  convinzioni e impostazioni culturali degli insegnanti.

 

– Quali sono i caratteri irrinunciabili di un apprendimento delle scienze significativo?

  

La capacità di seguire un filo di pensiero che porti ad esplorare diverse sfaccettature di un “aspetto di realtà” più o meno problematico; la capacità di far emergere idee possibili cercando di organizzare mentalmente i processi, i cambiamenti, le osservazioni relative a questo aspetto di realtà; saperlo interpretare con strategie o categorie cognitive di causa-effetto, macro-micro, spazio-tempo, stato- trasformazione… prima-durante-poi; riconoscere uno stesso schema costitutivo in altri fatti simili e – eventualmente- modellizzarli;  rappresentare sperimentalmente alcuni aspetti per vedere come certi processi si svolgono effettivamente.

 

– Le Indicazioni per il curricolo e le buone pratiche riconoscono all’ambiente di apprendimento un ruolo cruciale per creare un contesto favorevole all’apprendimento. Qualche aspetto delle nuove tecnologie può essere favorevole?

 

Sarebbe molto favorevole l’apertura dell’ambiente di apprendimento al di là della classe, della lezione e dello stesso insegnante. Fare che la rete, compreso  youtube, diventi parte integrante dell’ambiente di apprendimento, attraverso nuovi insegnanti o lezioni on line,  guardando filmati, rappresentazioni grafiche di processi ed eventi, con visualizzazioni dinamiche che aprano strade all’immaginazione e alle conoscenze. Filmati di biologia, di geografia, di documentario fiction storiche sono essenziali per uscire dalle domanducce vero-falso dei libri di testo o dei sussidiari. Sostanzialmente rispettando lo spirito di autonomia e dell’imparare a imparare che sostiene le Indicazioni del 2012

 

– Che cosa si può insegnare/imparare delle scienze con queste modalità?

 

Sostanzialmente a pensare con la propria testa, ad essere incerti sulle risposte, a confrontare informazioni diverse, a trovare quello che si cerca invece di accontentarsi di quello che è obbligatoriamente dato da studiare. Il virtuale può aiutare a riconoscere il reale e viceversa, ben sapendo che aspetti microscopici o lontani nel tempo e nello spazio, o fuori misura… non possono essere visti con gli occhi ma servono aiuti grafici o immagini complesse per capire e visualizzare mentalmente processi e funzionamenti invisibili. Sono decine di anni che i ragazzi non vanno in laboratorio, non sanno usare le mani e non hanno idea di come organizzare una ricerca di risposte concrete neppure alle più banali domande sulla classica germinazione delle lenticchie. Almeno così potrebbero avere informazioni visive dinamiche di quello che abitualmente studiano come semplici descrizioni a parole. E magari farsi venire delle effettive curiosità.

 

– Si può fare formazione dei docenti in servizio a distanza nell’ambito della didattica delle scienze?

 

E secondo voi si può fare in presenza? Con che risultati? Per la gioia di sentirsi dire che in classe non si potranno mai rifare le cose provate nel corso perché:

1-   Non c’è tempo

2-    I ragazzi sono indisciplinati

3-   Non ci sono i materiali adatti

4-    Non si può fare disordine

5-   Un conto è fare esperienze al corso, un conto è farle in classe

6-   Magari i ragazzi fanno domande a cui non sappiamo rispondere

7-   I genitori vogliono cose precise da studiare seguendo un programma (quale?)

8-   Il cugino Pierino non farebbe mai cose simili

9-   Etc

Certo che si potrebbe, se si riuscisse a stabilire un onesto dialogo e una reale situazione di ricerca tra formatori e insegnanti. Ma si può anche lasciare il computer acceso  in una stanza e andare a stirare in cucina.

 

– I mezzi e i personaggi messi in campo dalla RAI in alcuni canali dedicati (RaiGulp, Raistoria, Raiscuola...) possono fornire un aiuto significativo alla didattica a distanza?

 

Se gli insegnanti avessero un minimo di cultura potrebbero servirsene per ampliarli, modellarli sulla classe, trovare insieme informazioni aggiuntive o discordanti, contestarli, sviluppare possibilità plausibili… ragionarci sopra, servirsene per una loro formazione personale. La domanda è se è meglio seguire ottusamente un programma rai o un sussidiario. Forse è meglio la Rai.

 

– In Paesi come quelli australiani la didattica a distanza è quasi la norma hanno modalità particolari che le rendono equiparabili alla didattica in presenza?

 

Non ne so niente. Come sempre dipende dalla visione culturale con cui vengono utilizzati, ben sapendo che anche la didattica in presenza, con verifiche rituali e voti fino alla seconda cifra decimale può essere orrenda.