Un “microcosmo” di vita acquatica
Testo e fotografie di Riccardo Banchi
Chi di voi non si è mai avvicinato alla sponda di uno stagno vedendo saltare in acqua qualche rana?
Quasi sempre la curiosità si è fermata lì, senza immaginare quale “microcosmo” di vita possa in realtà nascondersi al suo interno. Un semplice acquitrino può infatti ospitare anche un’infinità di invertebrati, quali crostacei, insetti e relative larve, in perfetto equilibrio tra loro e con l’ambiente; gli ospiti più significativi restano comunque gli anfibi, fra i quali anche i più elusivi tritoni, pronti a nascondersi fra la vegetazione sommersa.
Realizzare nel proprio giardino un piccolo laghetto o uno stagno, dal momento che questi vengono spesso distrutti o alterati dall’uomo, significa dunque ricreare quel prezioso “microcosmo” che non finirà mai di sorprendere un attento osservatore.
L’Associazione Microcosmo di Piombino, dal 2006 nodo della rete dei Centri di Educazione Ambientale della Provincia di Livorno, ha promosso nel 2007 l’inizio del progetto “Conoscere l’acqua e la vita che popola le nostre acque dolci”, con scopi in prevalenza didattici.
Tale progetto è stato cofinanziato con i fondi INFEA 2006 e sostenuto dal Museo di Storia Naturale del Mediterraneo di Livorno.
Sono stati così realizzati presso il Centro di Entomologia di Piombino, sede dell’associazione, alcuni terracquari e soprattutto un laghetto nel giardino esterno, dove sono state create le condizioni ideali per la vita soprattutto di anfibi e invertebrati.
La costruzione del laghetto
Individuazione del sito
L’area esterna disponibile per la realizzazione del laghetto non era molto ampia: si tratta di un rettangolo lungo poco più di 20 m e largo all’incirca 7, delimitato, lungo i due lati maggiori, da una parte dall’edificio e dall’altra da un muro di recinzione, che contiene anche il dislivello fra il giardino (in piano) e il terreno al di fuori (in pendenza e a quota maggiore). Tale muro di contenimento prosegue anche su un lato minore dell’area in oggetto, mentre l’altro, in comunicazione con gli ulteriori spazi esterni che circondano il fabbricato, è stato delimitato da una bassa staccionata in legno.
I lati maggiori del rettangolo verde, che prima dell’intervento “verde” non era, sono orientati secondo una direttrice che approssima la direzione nord-est sud-ovest; pertanto il sole diretto si manifesta nel pomeriggio, ma le ore di irraggiamento aumentano considerevolmente intorno al periodo estivo.
In questa parte di giardino non sono presenti veri alberi, ma solo arbusti, quali un alloro e una rosacea ornamentale dalle caratteristiche foglie rosse. Pini marittimi e d’Aleppo, tamerici e oleandri sono presenti nelle parti adiacenti di giardino o nell’area al di là del muro di contenimento, dove è presente anche un po’ di macchia mediterranea. Il muro di confine è rivestito per massima parte di edera, che costituisce un’ottima barriera verde.
Le condizioni citate, essendo preesistenti alla costruzione del laghetto, costituiscono un contorno abbastanza idoneo a tale realizzazione, sebbene l’assenza di pini nelle vicinanze (caduta di numerosi aghi in acqua in occasione di giornate molto ventose) sarebbe stata preferibile.
Scavo
Individuata l’area dove inserire il futuro laghetto, lo scavo è stato eseguito con l’ausilio di in miniescavatore, data l’eccessiva compattezza del terreno presente. La forma in pianta dello scavo è risultata a “fagiolo” e piuttosto allungata, a causa dello spazio disponibile limitato: la lunghezza dell’invaso è di circa 8 m, mentre la larghezza varia da 1,3 a 2,5 m, per una superficie complessiva che si aggira sui 15 mq; la profondità, variabile, non raggiunge i 70 cm.
Realizzazione
Date le dimensioni relativamente modeste dell’invaso si è optato per l’utilizzo del calcestruzzo come materiale di rivestimento, che garantisce risultati estetici notevoli senza eccessivi costi. Il calcestruzzo è stato dato a mestola, in alcune parti anche in due riprese successive; lo spessore è modesto, mediamente non più di 5 cm, senza l’ausilio di rete plastica di rinforzo.
In seguito è stata effettuata una la rasatura della superficie con malta cementizia rasante e collante (nella fattispecie Planitop 200 della MAPEI), eseguita prevalentemente a pennello. Lo scopo della rasatura è quello di rendere la superficie del calcestruzzo più compatta e meno porosa (i “nidi di ghiaia” sono l’esempio più macroscopico della porosità).
Già questo trattamento sarebbe forse stato sufficiente a garantire una buona tenuta all’acqua, ma per avere un’effettiva garanzia, è stata effettuata una vera impermeabilizzazione con altra malta cementizia apposita, data a pennello in due mani (nello specifico Idrosilex Pronto della MAPEI). Il prodotto utilizzato viene indicato anche per l’impermeabilizzazione di canali, nonché di serbatoi per acqua potabile; non è elastico come altri materiali disponibili sul mercato, ma il pratico utilizzo del pennello, data la rugosità e le gibbosità presenti sulla superficie, era un’esigenza fondamentale. In definitiva il prodotto usato si è dimostrato ideale, dal momento che una volta riempito l’invaso, il suo livello non si è mai abbassato, a parte le minime oscillazioni legate all’evaporazione prevalentemente estiva.
Rifiniture e accessori
Le sponde del laghetto sono state delimitate con pietre murate ai bordi in cemento, affinché questo non risultasse in vista. Un lato prospiciente l’invaso è stato pavimentato con blocchetti di porfido posati su letto in sabbia per facilitare l’acceso ai visitatori.
Il piccolo invaso è provvisto di una cascatella in tegole e pietre, alimentata da una pompa inserita sul fondo, ma anche da un tubo di adduzione collegato all’acquedotto, nel caso fosse necessario aggiungere nuova acqua. In realtà non si è quasi mai presentata l’esigenza di attivare né la pompa né di aprire il rubinetto.
Allestimenti naturali
L’aspetto più importante per la creazione dell’ecosistema è quello che riguarda la naturalizzazione del biotopo creato, che non si riferisce solo alla parte subacquea, ma anche a quella emersa circostante. Infatti, se è fondamentale avere una discreta quantità di piante sommerse e alghe che favoriscono la vita acquatica di invetebrati e anfibi, altrettanto importante è che le zone limitrofe allo stagno siano ricche di idonea vegetazione ripariale e di rifugi, affinché gli anfibi, e non solo, possano godere di anfratti sicuri e umidi durante la loro vita terricola.
Venendo al laghetto vero e proprio, la prima operazione fatta è stata quella di recuperare un po’ di sedimento da un fosso della zona e distribuirlo nell’invaso, insieme a qualche zolletta di alghe del genere Chara. La torbidità iniziale si è progressivamente ridotta, fino a che l’acqua non è divenuta limpida. Fra le piante acquatiche inserite, particolarmente adatta si è dimostrata la brasca comune (Potamogeton natans), di facile a attecchimento, le cui foglie emerse producono una buona ombreggiatura e contengono la crescita algale; recente la presenza della specie crespa (P. crispus), le cui foglie sono prevalentemente sommerse. Altre piante introdotte, alcune con caratteristiche ossigenati, sono il ceratofillo (Ceratophyllum demersum), il miriofillo (Myriophyllum spicatum), l’erba gamberaia (Callitriche stagnalis e hamulata), ecc. Non tutte hanno dimostrato la stessa facilità di attecchimento, specie quando è cominciata la competizione con le alghe filamentose. Il ranuncolo d’acqua (Ranunculus aquatilis), e ne è solo un esempio, per il momento non è per il momento riuscito ad impiantarsi, mentre la specie capillare (R. trichophyllus) è nata spontaneamente in una pozza laterale, nonostante la crescita algale. Un tocco estetico è dato dalla presenza di alcune piante di ninfea alba (Nimphaea alba), il cui periodo di fioritura si protrae da fine primavera a dopo l’estate. Molto prolifica si è dimostrata la menta d’acqua (Mentha aquatica), che dalla zona spondale, si è estesa anche all’asciutto. Completano provvisoriamente il quadro alcune piante palustri quali carici, giunchi (specie non definite) e iris d’acqua (Iris pseudacorus).
Il valore conservazionistico e didattico del laghetto
La classe degli Anfibi è il gruppo di Vertebrati i cui componenti sono più seriamente esposti a rischio di estinzione. Le cause sono come al solito attribuibili all’uomo: l’inquinamento idrico e atmosferico, l’introduzione di specie alloctone predatrici o competitrici, le piogge acide, le epidemie virali, batteriche o micotiche, l’incidenza delle radiazioni UV-B; l’alterazione e la distruzione degli ambienti naturali restano però le ragioni principali di questo declino, che di conseguenza riguarda , in modo più o meno marcato, tutti gli esseri viventi legati a questi tipi di habitat.
Costruire un laghetto, seppur piccolo come quello del Centro di Entomologia di Piombino, ha quindi, inevitabilmente, una doppia valenza, sia conservazionistica che didattica, sebbene quest’ultima sia più marcata.
Il valore conseravazionistico è dato dal fatto che allo stato attuale si è formata una popolazione molto numerosa di tritoni punteggiati (Lissotriton vulgaris) ben superiore alle cento unità, alla quale si aggiunge la sintopia ben attestata del tritone crestato italiano (Triturus carnifex), la cui presenza, secondo la Legge Regione Toscana 56/2000, potrebbe richiedere la designazione di un S.I.R. L’adattamento della rana verde (Pelophylax lessonae) non deve invece sorprendere.
In riferimento ai tritoni punteggiati, abbiamo constatato che una quota parte degli individui ha presentato il fenomeno della neotenia, cioè del mantenimento di alcune caratteristiche larvali (quali le branchie) associate però alla maturità sessuale. Se da un punto di vista chimico non siamo in grado di esporre teorie certe (sembra che ciò sia da correlarsi alla scarsa presenza di iodio disciolto in acqua), il fatto può significare ad esempio che lo stagno realizzato risulta stabile e adattissimo alla vita acquatica di questi anfibi, a tal punto da ritardare in modo più o meno indefinito la loro metamorfosi che li porterebbe stagionalmente alla vita terricola.
Esemplari neotenici di tritone crestato non sono stati osservati, sebbene questi manifestino frequentemente casi di gigantismo larvale (riscontrabile anche nei punteggiati), da attribuire sempre all’ambiente acquatico favorevole. I primi tritoni entrano in acqua a dicembre, anche se alcuni esemplari (punteggiati non neotenici) vengono osservati anche in autunno. Da quel momento iniziano i vivaci inseguimenti alle femmine e i corteggiamenti. Dato il gran numero di punteggiati, è impossibile non osservare le graziose danze nuziali di questa specie, in cui il maschio vibra la coda ripiegata dinanzi alla femmina. Il corteggiamento dei tritoni crestati è ancor più affascinante, dal momento che il maschio, oltre a muovere la vigorosa coda con ritmi più lenti, inarca il suo corpo evidenziando tutta la sua bellezza e gli attributi sessuali. Più raro è osservare la deposizione delle spermatofore dei maschi sul fondo dello stagno e il successivo assorbimento di queste da parte delle femmine, dato che il fenomeno dura un lasso di tempo ridotto. La deposizione delle uova è invece un evento piuttosto facile da notare e, nell’arco di pochi giorni, si possono trovare ovunque uova di tritone fra le alghe o le foglie delle piante acquatiche: un occhio attento potrà vedere che ogni foglia sommersa ripiegata su se stessa al suo interno protegge un piccolo uovo. A fine primavera e in estate il laghetto ospita così numerose larve di tritone; quelle di crestato sono più grandi e più voraci, a tal punto da non disdegnare prede costituite da larve anche della stessa specie (tuttavia il cannibalismo è stato osservato solo all’interno dei terracquari, a causa degli spazi inevitabilmente più ristretti).
Fra la fauna invertebrata acquatica sono stati segnalati numerosi insetti quali ad esempio ditiscidi (Dytiscus marginalis e Acilius sulcatus), girinidi, gerridi, idrometre, nepe, effimerotteri, odonati (zigotteri e anisotteri) e notonecte (N. glauca e maculata), molti sia in forma larvale che adulta, crostacei (dafnie, ciclopi, cochepodi) e anellidi (sanguisughe). Mai riscontrata la presenza di larve di zanzara, sebbene gli adulti siano inevitabilmente attratti dall’acqua.
La vegetazione, alla quale è stato fatto cenno in precedenza, mostra una discreta varietà e contribuisce in modo determinante all’estetica dell’intero habitat.
Se il valore ecologico del laghetto realizzato può essere giudicato relativo, la sua valenza didattica è indiscutibile. Il miglior modo per fare educazione ambientale è cominciare con i bambini, che spesso, poiché disinformati, portano con sé timori infondati e pregiudizi; per rimuoverli non c’è cosa migliore che far toccare loro con mano questa realtà, ignota a gran parte di loro. Il tempo disponibile per gite organizzate in campagna o nel bosco talvolta è insufficiente, quindi una visita al laghetto del Centro di Entomologia può equivalere ad un reale tuffo nel “microcosmo” di uno stagno. Grandi e piccini possono vedere dal vivo ovature di rana, girini e neometamorfosati, nonché le già citate danze nuziali dei tritoni. Presso la sede dell’associazione si dimostra molto stimolante anche l’osservazione dal vetro dei terracquari, dove le forme, i colori e i comportamenti di questi urodeli possono meglio essere apprezzati. Le proiezioni, direttamente dal microscopio, di uova o larve di anfibi, di crostacei o insetti – vivi, s’intende – lasciano generalmente chiunque piacevolmente meravigliato: una lezione di biologia sul campo migliore di qualunque trattato scientifico.
Associazione Microcosmo (c/o Centro di Entomologia)
Via A. Modigliani, 2 - 57025 – Piombino (LI)
Tel/Fax 0565 41672
Qui si possono trovare molte altre fotografie ed informazioni più particolareggiate su questo microhabitat.