Classificare le piante 8: i fratelli Bauhin
Il sistema misconosciuto di Jean Bauhin, l’ultimo botanico del Rinascimento
Silvia Fogliato
L’opera dei fratelli Jean (o Johann) e Gaspard (o Caspar) Bahuin costituisce un ponte tra la botanica del Cinquecento e quella del Seicento. Da una parte, infatti, può essere considerata il punto d’arrivo della linea dei grandi “erbari” di Mattioli, Fuchs, Clusius; dall’altra prelude al dibattito sulla classificazione delle piante che animerà gli ultimi decenni del XVII secolo.
I due fratelli, separati da quasi vent’anni d’età, rappresentano ciascuno questi due momenti della storia della botanica: la tradizione erudita rinascimentale Jean, la nuova scienza barocca Gaspard. Erano il primo e l’ultimo figlio di un altro Jean Bauhin (1511-1582), medico di grande reputazione; medico della regina di Navarra Margherita, aveva abbracciato il protestantesimo ed era stato costretto all’esilio, stabilendosi a Basilea. In questa città riformata e bilingue furono educati tutti i suoi figli, che sono perciò conosciuti con il nome sia in francese sia in tedesco.
Jean / Johann (1541-1613) abbracciò come il padre (e prima di lui il nonno e il bisnonno) la professione medica, interessandosi però fin da subito alla botanica. Diciottenne, cominciò a corrispondere con Gessner, di cui divenne amico e allievo; fu a Tubinga a studiare con Fuchs, a Zurigo con Gessner, a Padova, a Montpellier dove studiò medicina e storia naturale con Rondelet.
Per qualche tempo, esercitò la professione medica a Lione, dove creò un orto botanico e collaborò alla stesura di Historia generalis platarum di Dalechamps. Per le stesse ragioni del padre, dovette però lasciare la Francia per tornare a Basilea, dove fu medico cittadino e per qualche anno insegnò retorica all’università, finché nel 1571-72 fu nominato medico personale del duca di Württemberg e si trasferì a Montbéliard dove visse fino alla morte. Il duca era un uomo colto e molto interessato alle scienze naturali; Bauhin poté così creare e dirigere un importante orto botanico, uno dei più antichi dell’area tedesca, ricco di essenze esotiche. Scrisse molte opere di medicina e un opuscolo su una fonte termale scoperta di recente, uno dei primi dedicato a questo argomento, che comprende anche una trattazione dei meli e dei peri coltivati nella regione. Gli si attribuisce anche il merito di aver introdotto la coltivazione della patata nell’area tedesca, quasi due secoli prima di Parmentier
Molto del suo tempo tuttavia lo dedicò alla stesura di un’opera colossale, Historia plantarum universalis, che concepiva come la realizzazione del progetto interrotto dalla morte di Gessner. Del grande erudito svizzero Jean Bauhin era stato il principale allievo; lo aveva accompagnato in diverse escursioni alla scoperta delle piante alpine e probabilmente aveva appreso il suo metodo di classificazione empirico, basato sull’osservazione diretta e sul confronto tra il maggior numero possibile di piante. Come lui, unì a una grande erudizione e alla perfetta conoscenza del mondo classico una lunga consuetudine con le piante, che raccolse di persona in Francia, in Svizzera, in Germania o scambiò con una vasta rete di corrispondenti e spesso coltivò nei suoi giardini botanici.
Come la mai terminata enciclopedia botanica di Gessner, Historia plantarum universalis è un’opera enciclopedica in cui Jean Bauhin pretende di descrivere tutte le piante conosciute, incluse quelle esotiche, raccogliendo tutto ciò che è stato scritto su di esse dall’antichità in avanti. Le piante trattate sono circa 5000 (ovvero dieci volte tante quelle presentate da Fuchs in Historia stirpium o quattro volte quelle descritte in Stirpium adversaria nova di L’Obel). Ma il maggiore interesse dell’opera del più anziano dei fratelli Bauhin non sta solo nel numero delle specie, o nella qualità, davvero eccellente, delle descrizioni, ma nel tentativo di raggruppare le piante sulla base di caratteristiche intrinseche. Possiamo definirlo il primo abbozzo di una classificazione naturale delle piante.
Proprio come quella delineata da Gessner, la classificazione di Jean Bauhin è empirica e procede in modo deduttivo, a partire dall’osservazione concreta delle piante. In mancanza di una esposizione teorica del metodo seguito, lo possiamo ricavare da brevi enunciazioni, poste all’inizio di ogni libro, e soprattutto dal modo in cui le piante vengono raggruppate. Di particolare importanza è la nota premessa al libro XIII, dedicato alle piante “nervifoliae”, ovvero con evidenti nervature parallele, in cui Bauhin dichiara esplicitamente il suo metodo empirico ed eclettico. Dopo aver elogiato la varietà delle forme della natura, dono del genio di Dio, egli afferma: “Per alcune stirpi è il frutto, per altre il fiore, ce ne sono anche alcune per le quali è meglio basarsi sulla radice; ora ci giova osservare le foglie”.
L’immensa opera in tre volumi (oltre 3000 pagine in formato in folio) si articola in quaranta libri (o capitoli) di diversa lunghezza, ciascuno dei quali è dedicato a un gruppo di piante con una caratteristica comune. Si inizia, molto tradizionalmente, con gli alberi e gli arbusti, per i quali il criterio di classificazione prevalente è dato dai frutti: alberi che producono pomi, drupe, noci, bacche, ghiande, frutti oleosi, baccelli o silique; abbiamo poi raggruppamenti più incongrui come gli alberi silvestri, le conifere e le piante resinose, le piante “scoparie”. Per gli arbusti (molti dei quali sono però trattati insieme agli alberi) i criteri sono vari: i fiori, il portamento, i frutti. Ad esempio, vengono distinti gli arbusti scandenti che producono pomi, come le zucche, da quelli scandenti che producono baccelli, come i fagioli. Ancora più varia la trattazione delle piante erbacee, dove l’ecclettismo classificatorio si fa evidente; non mancano le incoerenze e i passi falsi, ma stupisce come Bauhin sia riuscito ad individuare con una certa sicurezza numerose “famiglie” naturali (uso i nomi di oggi, non quelli dello studioso svizzero): le graminacee, le campanulacee, le brassicacee, le malvacee, le composite (divise in tre sottogruppi), le umbellifere, le labiate, le diantacee, le borraginacee; per queste ultime si avvalse dell’osservazione dei semi. Curioso l’ultimo libro, dedicato agli “escrementi della natura”: sono i funghi e i tuberi.
Jean Bauhin non poté vedere pubblicata la sua opera, che alla sua morte era incompiuta, nonostante l’aiuto del genero, il valente medico e botanico Jean Henri Cherler (1570-1610), generosamente riconosciuto come coautore. Sarà pubblicata solo nel 1650, trentasette anni dopo la morte dell’autore dal medico di Yverdon Dominic Chabrey e dall’editore François Louis de Graffenried. Forse anche per questa ragione non ebbe l’eco che avrebbe meritato, anche se esercitò una notevole influenza su botanici delle generazioni successive, in particolare John Ray. Ancora oggi è molto poco studiata, e continua ad essere il grande tentativo misconosciuto di una pionieristica classificazione naturale delle piante.
Gaspard Bauhin e l’invenzione della denominazione binomiale
La fama di Jean è stata infatti ampiamente offuscata da quella del fratello minore Gaspard / Caspar (1560-1620). Di diciannove anni più giovane, appartiene di fatto a un’altra generazione. Jean era ancora un uomo del Rinascimento; Gaspard è già un figlio di un’epoca più moderna, che per molti aspetti esprime la scienza nuova del secolo barocco.
Come il fratello, anche Gaspard approfondì gli studi presso le più importanti facoltà di medicina del tempo (Basilea, Padova, Bologna, Montpellier, Parigi e Tubinga); a Padova fu allievo di Gerolamo Mercuriale. Tornato in patria, si laureò in medicina a Basilea, dove nel 1582 iniziò la carriera accademica come professore di greco presso l’università della cittadina, per poi occupare la cattedra di anatomia e di botanica. In seguito divenne medico della città, rettore, quindi decano della sua Università. Visse a Basilea fino alla morte, scrivendo opere importanti sia nel campo della botanica sia dell’anatomia umana.
In anatomia, la sua opera principale fu Theatrum Anatomicum infinitis locis auctum (1592, con la quale diede un importante contributo alla nomenclatura anatomica.
In botanica, la sua opera fondamentale è Pinax theatri botanici (1596) in cui descrisse classificò circa 6000 specie. Ancora oggi è considerata un caposaldo della botanica prelinneana; Linneo la stimava tanto da usarlo come punto di partenza delle sue referenze bibliografiche, come se riassumesse in sé tutto ciò che era stato scritto prima.
Nelle dimensioni, nell’impianto e negli intenti è un’opera molto diversa da Historia plantarum universalis di suo fratello Jean. Per cominciare, vale la pena di commentare il titolo, che significa “registro del teatro botanico”. Da una parte c’è la metafora già barocca del mondo, e quindi anche della botanica, come di un teatro; dall’altra c’è l’intento di offrire una sintesi, un repertorio illustrato. Infatti, contro i tre volumi e le oltre 3000 pagine del magnum opus di Jean, a Gaspard bastano 500 pagine per catalogare 1000 piante in più. Il Pinax non è un’enciclopedia erudita, ma un repertorio, in cui ogni voce è ridotta all’essenziale.
La sua grande novità non sta nella classificazione. Da questo punto di vista, Gaspard è molto più indietro di Jean. Nei dodici libri in cui si articola l’opera, si succedono molto tradizionalmente le piante erbacee (dieci libri, nell’ultimo rientrano anche le felci, i licheni e funghi), gli alberi e gli arbusti (con un libro ciascuno). All’interno di ogni libro, le piante sono raggruppate in sezioni, che qualche volta possono anche corrispondere a gruppi naturali, ma il più delle volte sono unite secondo criteri che a noi paiono inafferrabili.
L’ intento fondamentale di Gaspard Bauhin non è classificare, ma fare chiarezza: il suo repertorio vuole identificare le piante e nominarle in modo semplice e univoco, superando il groviglio di denominazioni contraddittorie prodotte da un secolo di studi botanici. Fino ad allora, negli erbari e nei testi di botanica la denominazione della pianta era costituita da una descrizione in latino più o meno ampia, che variava da autore ad autore: ad esempio il comune ranuncolo dei prati (per noi Ranunculus acris) poteva essere denominato Ranunculus pratensis reptante caulicolo oppure Ranunculus magnum hirsutus flore pleno, e così via.
Bauhin ridusse tale descrizione al minimo, usando il minor numero di parole possibili; spesso, per distinguere due specie affini gli bastavano due parole: una per il genere, l’altra per la specie. In tal modo, si deve proprio a lui il primo abbozzo della denominazione binomiale, anche se egli non applicò la sua innovazione in modo sistematico, spesso mantenendo denominazioni polinomie; inoltre per i generi costituiti da una sola specie o per le specie tipiche spesso usò un solo nome. I suoi nomi generici sono intesi come diagnostici, e non scelti in modo arbitrario (ecco perché non troviamo nomi celebrativi in onore di questo o quel personaggio). Molti furono ripresi dai botanici successivi e dallo stesso Linneo, che apprezzava grandemente il Pinax, come dimostrano le oltre 300 annotazioni di sua mano che costellano l’esemplare a lui appartenuto.
Un’altra importante innovazione di Gaspard Bauhin è far seguire la propria denominazione (monomia, binomia o polinomia) dai sinonimi usati dagli autori precedenti: un’abitudine che farà scuola e sarà adottata da tutti i botanici successivi, gettando le basi per una denominazione univoca e universalmente riconosciuta.
Al momento della pubblicazione di Pinax theatri botanici Gaspard Bauhin era sulla quarantina; gli restò il tempo per scrivere ancora moltissimo, scrivendo tra l’altro un vasto catalogo delle piante che crescono nei dintorni di Basilea. Progettò inoltre un’opera botanica enciclopedica e ampiamente illustrata, che forse nelle sue intenzioni avrebbe dovuto rivaleggiare con quella di Jean: Theatrum botanicum. Dei dodici libri previsti, ne scrisse solo tre e solo uno venne pubblicato postumo nel 1658.
Le foglie fraterne di Bauhinia
Abbiamo visto che Gaspard Bauhin non amava i nomi celebrativi. Eppure a lui e al fratello è toccato essere celebrato dal bellissimo genere Bauhinia. A dedicarla loro fu il suo scopritore, il frate francese Charles Plumier, che ne aveva raccolto due specie nel 1690, durante il suo primo viaggio nelle Antille. Era stato proprio Plumier a inaugurare l'abitudine di dedicare i nuovi generi che andava scoprendo a botanici del passato, viaggiatori, scienziati nonché personaggi influenti della corte del re Sole.
Nell'assegnare questo genere ai due fratelli, egli aveva in mente una sua caratteristica peculiare. Le foglie di diverse specie di Bauhinia sono formate da due lobi divergenti ma uniti alla base (appaiono abbastanza simili a quelle del nostro albero di Giuda, Cercis siliquastrum, che del resto è strettamente imparentato). In tal modo egli intese disegnare un ritratto vegetale dei due fratelli, diversi per età e allontanati dalle vicende biografiche, ma uniti dall'amore per la botanica di cui furono tra i più importanti pionieri.
Per classificare e nominare le piante americane Linneo si avvalse ampiamente delle opere di Plumier e spesso - come in questo caso - riprese i nomi da lui assegnati. Convalidato in Species Plantarum 1753, questo genere è dunque per noi Bauhinia L.
Bibliografia
J. Bauhin, J.H. Cherler, Historia plantarum universalis, nova, et absolutissima : cum consensu et dissensu circa eas, Ebroduni [Yverdon] :[s.n.],MDCL. [1650]-MDCLI. [1651]
C. Bauhin, Pinax theatri botanici, Basileae Helveticae : Sumptibus & typis Ludovici Regis 1623
Biography of Gaspard Bauhin, Whonamedit, ?http://www.whonamedit.com/doctor.cfm/3205.html
Caspar Bauhin, Botany at the Edward Worth Library, http://botany.edwardworthlibrary.ie/caspar-bauhin/
Caspar Bauhin: Prodormos Theatri Botanici, http://www.theatra.de/repertorium/ed000189.pdf
Jean Bauhin (1541-1631), https://plants.jstor.org/stable/10.5555/al.ap.person.bm000382313
Jean Bauhin et Gaspard Bauhin, Botanique.org, https://www.botanique.org/jean-bauhin-gaspard-bauhin-article24639/
G. Cuvier, L’histoire des sciences naturelles de Cuvier : dix-neuf leçons sur les seizième et dix-septième siècles, Paris, Museum national d’histoire naturelle, https://books.openedition.org/mnhn/2761
C. Sorrentino, Linneo e la (non) invenzione della denominazione binomiale, https://naturamatematica.blogspot.com/2013/07/linneo-e-la-non-invenzione-della-nomenclatura-binomiale.html#.VjivsrcvfIV