Birillo
Tiziana Treccani
“Adesso è cresciuto, è capace di volare bene.”
“E se poi non ce la fa a procurarsi il cibo da solo?”
“Ha imparato a razzolare nella terra, per cui può procurarsi i vermi.”
“E poi, se qualche gatto lo cattura?”
Così discutevamo io ed Iresha alcuni giorni fa.
E a seguire ….
“In inverno i nostri gatti stanno in casa e, se lo vedono svolazzare…. per lui è finita!”
“Lo teniamo da solo in una stanza, separato dai gatti.”
“La sua natura è di stare all’aperto, non in casa!"
“Va bene, d’accordo, lo liberiamo!"
“Se lo rilasciamo come faremo a stare senza lui che ci gira intorno?"
Poi però, Neno, amico e ornitologo, interrogato sul da farsi ha sentenziato:
“A questo punto, lui è improntato su di voi e la casa; farebbe più fatica in natura che in gabbia.”
Quindi la scelta è stata ovvia: resterà con noi. Continuerà a far parte della nostra famiglia che è composta da noi due e tre gatti: Rubro, Arturo, Etnà. Tiriamo un sospiro di sollievo! Si procurerà una gabbia più grande e gli permetteremo di svolazzare, con la porta chiusa, in una stanza separato dai gatti.
Però, è proprio vero che nella vita, la cosa più difficile è lasciare andare chi si ama. Accettare che lui percorra la propria strada, senza noi al suo fianco. Ecco perché era per noi così difficile decidere di liberarlo!…
Sono trascorsi meno di due mesi da quando lo abbiamo trovato sotto l’albero, caduto dal nido.
Era davvero piccolo; poche piume, senza coda ed un becco sproporzionato rispetto al corpo.
Da subito, ha iniziato a zampettare qua e là, venendo poi ad accoccolarsi sulla tastiera del computer “facendo la gonnella”.
Credo che il “fare la gonnella” sia per lui il massimo del relax.
L’abbiamo visto diventare grande. Ogni giorno un po’ più di piume, il becco più grosso, come pure le incredibili zampe tutte “snodate “che gli permettono di aggrapparsi a qualsiasi superficie orizzontale, inclinata o verticale.
Birillo, lo abbiamo chiamato.
Ma adesso che è cresciuto, abbiamo constatato che piume marroni e becco grigio, appartengono alle femmine (il maschio ha il piumaggio nero e il becco arancio).
Ma lui ormai ha imparato a riconoscere il proprio nome e quindi l’abbiamo solo tramutato in Birilla.
Adesso esce dalla gabbia appena gli apriamo la porticina e vola felice da un lampadario all’altro, dall’armadio alla libreria.
Ma è capitato anche che decidesse di atterrare sulla mia testa….
Di rientrare in gabbia non se ne parla se non dietro premio in cibo, preferibilmente vermiciattoli, che divora in un battibaleno.
Se lo chiamo viene appollaiarsi sopra lo schermo del pc e mi guarda con la testolina inclinata.
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Cioè, con quell’espressione tra il serio e l’interrogativo che trasforma il mio cuore in un purè di fragole… Altrettanto quando si mette sulla tastiera del pc, quindi a pochi centimetri dalla mia faccia, e pare godere delle paroline dolci che gli dico.
Ruba quello che riesce a trasportare con il becco, che ora è diventato fortissimo e doloroso, soprattutto quando decide di afferrare con esso un qualsiasi angolo del mio corpo.
Appena vede che mi viene portato il caffè mattutino con i biscotti, accorre e zampetta avanti e indietro in attesa di un pezzetto di biscotto.
Lo gradisce intinto nel caffè, probabilmente perché così riesce a romperlo e mangiarlo più facilmente essendo morbido.
Gli piace anche tutta la frutta: mele, pere, giuggiole, arance, mandarini. Mentre li mangia si vede che se li gusta proprio!
Un'altra sua passione è fare il bagno. Se gli mettiamo il suo catino con l’acqua, prima ne beve un po’ e poi ci si tuffa e tra battiti di ali e piegamenti, butta sul pavimento buona parte dell’acqua che gli avevamo messo!
Seguono una serie di svolazzi per far asciugare le piume.
Dei tre pelosetti, lasciamo che gli si avvicini solo Arturo, che dei tre è il più tranquillo.
Mentre a Etnà permettiamo di stargli vicino solo se tra di loro c’è un solido vetro!
Io sono stata abituata alla convivenza con i gatti, e devo confessare che la presenza di questo minuscolo esserino mi ha aperto scenari del tutto nuovi, ma, soprattutto, teneri.