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La via del tabacco tra Toscana e Ciociaria

 

Toscanello

La via del tabacco tra Toscana e Ciociaria

 

Paolo Folcarelli

 

La società che produce il celebre Toscanello, nel senso del celebre sigaro ammezzato, ha recentemente lanciato il nuovo prodotto per gli amanti del genere: ovvero, il Toscanello Scelto, cinque nuove ricette con tabacco monorigine, un omaggio ai coltivatori del Kentucky italiano, segnatamente quelli di Pontecorvo (Fr), Lazio meridionale, terra di Ciociaria.

  Il Toscanello, realizzato con questi tabacchi, rappresenta l’esaltazione dell’abilità trasmessa a Pontecorvo da una generazione di coltivatori all’altra nel lungo cammino sulla via del tabacco, ampliata nel tempo e sapientemente aggiornata, nel rispetto di una tradizione che rimonta a epoche lontane, se è vero che una narrazione orale ne fissa i primi incerti passi attorno al 1770.

  Documenti risalenti al secolo successivo, attestano poi come la concessione della coltivazione del tabacco nell’Agenzia di Pontecorvo fosse subordinata ai sicuri e inderogabili Obblighi e Norme Tecniche Speciali della Direzione Generale delle Privative.

  Ma già precedentemente la Relazione della Commissione d’Inchiesta sui Tabacchi aveva aperto un’illuminante finestra sull’organizzazione statale del tempo per il controllo della tabacchicoltura locale, permettendoci di coglierne l’essenza con dati frammentari ma esaustivi: Il servizio delle coltivazioni in Pontecorvo per i magazzini di ricevimento e di deposito dei tabacchi dispone oggi di due stabili di proprietà privata, attiguo l’uno all’altro. La superficie è di metri quadrati 355 di fronte ad un raccolto medio annuale di chilogrammi 68,509. L’uso di tali locali risale al 1° giugno 1876. L’organigramma vantava 36 dipendenti tra Controllori e Verificatori.

  Come si vede, siamo in presenza d’una organizzazione già ben articolata e capace di fronteggiare al meglio le insidiose incombenze del ricevimento d’una materia delicata come il tabacco, la cui coltivazione nel decennio 1870-1879 si era tanto radicata nel territorio ciociaro da impegnare ben 1.292,45 ettari.

  Noi ignoriamo quanti fossero gli addetti alla coltivazione, certo è che ove i raccolti non fossero stati danneggiati né da peronospore né da eventi atmosferici, venivano remunerati con soldi veri e non spiccioli ricavati dalla minuta vendita di ortaggi e frutta, permettendo così di progettare un futuro degno di questo nome.

Questo spiega perché Peppino Ognissanti, medaglia di bronzo nella Grande Guerra, nel 1948, il terzo anno in cui di seguito la grandine gli aveva mitragliato la piantagione di Kentucky, sul far d’una certa sera, tremando come in preda alla terzana, con gli scarponi chiodati ancora ai piedi, s’affacciò sull’uscio di casa in corso Garibaldi a Pontecorvo, masticando torbido un toscanello. Rivolto, quindi, al cielo, il cappello calcato sulla testa a mo’ di elmetto, mellifluo chiamò a più riprese il Padre Eterno per scaricarGli, poi, orribili schioppettate alla scontrasatta! E, sempre febbrilmente ricaricando, fra sé e sé mormorava: Caporetto, eh? Caporetto? Porca matosca, porca! Te faccio vede’ io, Te faccio, eh… eh… eh… altro che Caporetto!

E, giù, fucilate da quell’uscio-trincea che sembrava sparar il secondo innanzi del primo colpo!

  Dopo la notte straziata da Ognissanti con strepiti, tonfi e moccoli sulfurei, finestre e porte del corso si schiusero cautamente l’indomani molto sul tardi e solo allora, da un concitato passaparola, apprendemmo dell’emigrazione all’alba di Peppino! Che, così, scomparve per sempre da ogni orizzonte affettivo.

  Scomparso? Macché! Direi piuttosto svanito… Ma sì, svanito come il fumo d’un buon sigaro, di cui l’aroma perdura tuttavia nel tempo, visto che, caro Peppino, ancora ti racconto!

  Tornando al tabacco, a noi potrà forse interessare che l’anno scorso nel Lazio gli ettari a coltura sono stati soltanto 800, di cui 200 nel frusinate, suddivisi fra circa 60 aziende.

  Le stesse da tempo, ormai, conferiscono il tabacco direttamente all’unica Agenzia sopravvissuta alla privatizzazione: quella di Foiano della Chiana, che ne esegue selezione e condizionamento, avviandolo, quindi, alla trasformazione presso le Manifatture di Lucca e Cava de’ Tirreni.

  Ma un cenno spicciolo si impone, infine, e meglio se ne comprenderà il motivo in chiusura di questa mia, su alcune peculiarità del Kentucky.

Che è tabacco dal grande sviluppo fogliare, elastico e sostanzioso, per cui la miglior qualità, più che dal terreno, dipende dall’atmosfera, da un clima umido, cioè, e temperato.

  La sua coltivazione richiede, inoltre, capacità di osservazione e notevole sensibilità biologica da parte degli addetti.
  È perciò da condividere il convincimento degli studiosi della materia che, ove in un certo luogo la sua coltivazione fosse tralasciata per un certo periodo, correrebbe il rischio di cessare in eterno per la dissoluzione di un patrimonio ricco di esperienza e senso critico, difficilmente recuperabile.

  E, allora, termino richiamando l’attenzione sull’astuccio del Toscanello che ci riguarda.

  È caratterizzato da una foto simbolo di Pontecorvo: la Cattedrale, cioè, nella quale spicca la torre campanaria, già del castello di Rodoaldo attorno a cui si sviluppò la città, così diventandone carta d’identità e, ora, veicolo pubblicitario nel mondo della laboriosità e delle capacità colturali della nostra gente.

  Le aziende nostrane vanno, però, scemando di numero perché alcune, scontente delle condizioni di acquisto imposte dall’Agenzia di Foiano, sul tabacco ci hanno buttato la bestemmia!, per come m’è stato icasticamente riferito e che non necessita di spiegazioni.

  Un plauso, dunque, ai tabacchicoltori pontecorvesi che proseguono in questa difficile coltura, mantenendo sempre una qualità d’eccellenza.