Intervista a Giuseppe Longo
13/05/2021
La natura ed attività della AAGT – Associazione Amici della Generazione Thunberg, di cui è il Presidente.
Il prof. Longo ha spesso collaborato con la Rivista NATURALMENTE, qui sotto alcune risposte alle nostre domande.
La situazione attuale è forse la peggiore attraversata dalla nostra specie che vede messa in pericolo la sua stessa permanenza su un pianeta devastato da enormi aggressioni ai suoi equilibri più delicati: l’aumento della temperatura globale, l’inquinamento sistematico da ogni tipo di sostanza aggressiva per l’ambiente, la distruzione organizzata delle aree forestali più antiche e più ampie comportano trasformazioni climatiche imponenti. La soluzione non si trova in interventi di riparazioni puntuali quanto irrilevanti, ma nella presa di coscienza mondiale che il nostro modo di vivere è incompatibile con la nostra sopravvivenza. AAGT può diventare una forza di contrasto in grado di poter contribuire ad un benefico e sostanziale cambio di rotta. Grazie professore
1. Quando e con quale scopo è stata fondata l’AAGT? A chi intendono rivolgersi i promotori dell’iniziativa? Ci sono esperienze analoghe all’AAGT in altri Paesi?
Certo, esistono altri movimenti, per esempio: Youth for Climate, Fridays for Future, Extinction rebellion, Muoviamo l’Europa,...e molti altri. Nel Settembre 2018 il Segretario Generale dell’ONU António Guterres richiamava l’attenzione dei capi di Stato sulla situazione ecologica allarmante. Pochi giorni dopo, Greta Thunberg, proprio negli headquarters dell’ONU a New York, invitava gli adulti a essere all’altezza delle loro responsabilità. Volevamo contribuire a rispondere i vari appelli, sia di António Guterres sia di Greta Thunberg, partecipando alle riflessioni ed ai movimenti che si sono innescati intorno alla questione centrale del XXI secolo: i problemi ecosistemici. Abbiamo quindi creato l’Association des amis de la génération Thunberg» (AAGT) per promuovere un dialogo tra generazioni fondato sul lavoro scientifico e la sua diffusione ed appropriazione, soprattutto da parte dei giovani. L’AAGT non è tanto un gruppo di pressione né un movimento di attivisti, pur componenti essenziali del dibattito, della lotta direi, ma ha piuttosto come obiettivo principale il creare, ove possibile, gruppi di lavoro ed incontri che trattano questioni ben definite, documentate, al fine di produrre, sulla base di questi lavori, studi, riflessioni e loro diffusione al di là del mondo accademico. Di fronte all’indebolimento del senso di responsabilità, della distorsione della conoscenza – sempre più frequente in quella che è stata definita l’era della post-verità – vorremmo lavorare ad un pensiero costruito insieme ed ad una presa di coscienza scientifica delle sfide ecosistemiche.
2. Come è diventato Presidente e quali sono i compiti che le sono stati affidati?
Sono stato fra i fondatori dell’AAGT, poco più di un anno fa, su invito di Bernard Stiegler, dopo essere intervenuto, sin dal 2010, a numerosi incontri da lui promossi su temi correlati, ed infine proposto come presidente, nell’autunno 2020, dopo la morte di Stiegler. Bernard Stiegler è stato un filosofo originale, professore in diverse università francesi e cinesi, impegnato soprattutto nella riflessione sulle nuove tecnologie, il loro impatto cognitivo e più in generale sulle sfere sociali e segnatamente sul futuro del lavoro umano. Già presidente dell’IRCAM , una struttura culturale molto originale in Francia, ha fondato nel 2006 e diretto fino alla sua morte, nel luglio 2020, l’Institut de Recherche et d’Innovation (https://www.iri.centrepompidou.fr/), istituto di ricerca afferente al Centro Pompidou, che è un altro luogo importante di cultura e di diffusione della cultura a Parigi – non è solo un (bel) museo di arte contemporanea.
L’attività dell’AAGT è molto varia, per questo condivido i compiti con gli altri fondatori, nonché con dei “gruppi di appoggio/intervento/discussione” formati da ricercatori e volontari vicini alla nostra associazione: organizzazione di seminari, incontri, creazione di partenariati con istituti di ricerca e associazioni per l’ambiente (per esempio con l’Institut des Systèmes Complèxes de Paris, l’European Network of Scientists for Social and Environmental Responsibility l’associazione FRAPNA, …), creazione di contenuti video, podcast, articoli (blog Médiapart ...) putroppo al momento solo in francese, sempre a seguito di periodi di preparazione che coinvolgano giovani - attualmente, per lo più studenti universitari o giovani ricercatori.
3. Per quale motivo l’Associazione ha preso il nome di Generazione Thunberg? Questa ex adolescente è così importante da farla divenire il simbolo mondiale della consapevolezza ambientalista?
Stiegler prese l’iniziativa dopo le minacce di morte ricevute da Greta Thunberg (GT), un gesto anche di solidarietà quindi, pure giustificato dagli interventi di GT che hanno marcato l’immaginario mondiale (ONU, Davos ...). Ma la “solidarietà” (il lavoro) è con “la generazione” Thunberg. Al momento della creazione dell’AAGT – nata dalle ceneri e come riattualizzazione del lavoro svolto da un’altra associazione sempre fondata da Stiegler nel 2004 (Ars Industrialis) – erano stati pubblicati vari articoli che mettevano in luce la grande differenza e a volte l’ostilità tra generazioni. I “meno giovani” erano chiamati boomer, le nuove generazioni invece erano spesso nominate con nomi diversi: millennials, generazione Greta, generazione Z, ecc. Ciò che l’AAGT vuole fare è porre l’accento sulla necessità di prenderci la responsabilità transgenerazionale di proporre elementi per ricucire il rapporto tra generazioni, proprio tra i boomer e coloro che si identificano nei discorsi di Greta Thunberg come di tanti altri attivisti per il clima, ma che data la a notorietà e la qualità simbolica che ha assunto il nome della giovane svedese, abbiamo scelto di chiamarli generazione Thunberg, dove, dicevo, è la generazione soprattutto che ci interessa.
4. In occasione dell’Earth Day, summit sul clima guidato da Joe Biden, il Presidente ha rilanciato il ruolo americano nella lotta al cambiamento climatico. Formalmente appaiono cambiamenti di atteggiamenti tra i Capi di Stato, infatti promettono riduzioni delle emissioni nocive da qui al 2030. Biden sostiene, all’apertura dei lavori in teleconferenza, che questo è “il decennio decisivo”. Presenti Xi, Modi, Putin, Merkel e Draghi fra gli altri. Greta Thunberg ha immediatamente dato un giudizio pesantemente negativo dei risultati del summit: insofferenza giovanile o si poteva fare molto di più? Qual è il giudizio dell’AAGT in merito?
Non ne abbiamo ancora discusso e spiegherò perché. A mio avviso si nota una vera preoccupazione in alcuni Capi di Stato mentre altri intuiscono solo un cambiar di venti elettorali ... in sé non sarebbe grave, bene se seguono, ma in quale direzione? Bisogna essere diffidenti:
- nei confronti di coloro che propongono che tutto (il vocabolario) cambi perché nulla cambi:
- verso il techno-fix o il tecno-soluzionismo: soluzioni tecnologiche prive di sensibilità ecosistemica; ricordo la prima, storica, del 1964: allora, il primo, pur ottimo, pionieristico ed ignorato, rapporto sull’effetto serra voluto dal presidente Johnson, proponeva di ridurlo distribuendo su immense superfici del mare micromateriali riflettenti ... fisici certo bravi sui gas, ma che sembravano ignorare il plancton, per dire;
- verso la logica: any disruption is a business opportunity (qualsiasi distruzione/perturbazione è una opportunità per gli affari).
Questi elementi vanno analizzati da vicino, per respingerne alcuni, trovare alleanze con i promotori di altri.
5. Bill Gates apre le quasi 400 pagine del suo recente libro “CLIMA, come evitare il disastro” partendo da due numeri: “51 miliardi” e “0”. Poi spiega che i miliardi si riferiscono alle tonnellate di gas serra giornalmente riversate nell’atmosfera (non è trascurabile il fatto che al passare degli anni il numero non resta fisso, ma cresce), “0” è il peso finale a cui dobbiamo arrivare entro il 2100. Le pare un obiettivo raggiungibile?
Temo che dobbiamo mirare alto ... le analisi del gruppo di Le Treut, fisico dell’atmosfera molto competente e mio collega all’ENS, non sembrano permettere obiettivi inferiori, pur specificando diverse “forchette” di sviluppo (i suoi scritti e la sua pagina web hanno molti dati). E’ per questo che l’AAGT si vuole impegnare anche all’interno di questi temi con il Collettivo Internation – collettivo transdisciplinare di cui faccio parte e il cui libro L’assoluta necessità. In risposta ad António Guterres e Greta Thunberg (Bifurquer. Il n’y a pas d’alternative, 2020) è stato tradotto in italiano e pubblicato da Meltemi (il riferimento polemico è il “there is no alternative” di tatcheriana memoria – per andare in altre direzioni). In particolare, abbiamo avviato i ‘territori laboratorio’, ovvero dei territori in cui si testano delle nuove attività economiche che possano essere al contempo solvibili economicamente e sostenibili ecologicamente, rimettendo al centro il cittadino in quanto “contributore” ed in cui il rapporto, discusso, capito, scientifico, all’ecosistema sia centrale.
In Francia collaboriamo con l’Iri il quale, insieme a molti stakeholders locali, cerca di sviluppare questi tipi di attività (economia circolare e contributiva, sviluppo dei saperi per i lavori di domani – dalle buone pratiche digitali ai savoir-faire tradizionali al centro delle questioni di rilocalizzazione della produzione). Alcuni dei nostri associati vi stanno infatti completando degli stage formativi, dove hanno la possibilità di contribuire all’interno di alcuni progetti in diversi modi: dallo scrivere articoli, all’intervento in alcune scuole medie e superiori della Seine-Saint Denis, la banlieue a nord di Parigi, per aumentare la consapevolezza delle questioni ecologiche e climatiche delle (ancor più giovani!) generazioni.
Stiamo cominciando anche a collaborare con alcune associazioni ed istituzioni in Italia, tra cui il CRAMS e i Quartieri del Terzo Paradiso di Lecco, che si è candidato per diventare il primo ‘territorio laboratorio’ in Italia - sarò a Lecco ad un incontro aperto, un “festival”, Le Baite Filosofiche, tra il 27 Luglio e l’1 di Agosto. Stiamo lanciando anche un dialogo con la Società dei Territorialisti, e saremo rappresentati da Giacomo Gilmozzi (Iri/AAGT) ad una giornata online organizzata da Carlo Chianelli il 7 Maggio intitolata “Dalla parte dei giovani”, insieme a Marco Pacini (L’Espresso), il climatologo Luca Mercalli, Salvatore Morelli (Forum Disuguaglianze e Diversità).
6. Come l’AAGT pensa di poter facilitare quei cambiamenti necessari per riportare la presenza di gas serra a livelli tali da contenere entro poco più di 1 °C l’aumento della temperatura globale? Come si articola la vostra azione? Le vostre proposte andranno discusse con capi di Stato, con Amministratori locali, grandi o piccole comunità?
Come Associazione stiamo appena partendo ... Gradualmente, come accennavo, abbiamo avviato e stiamo avviando numerosi attività locali e gruppi di lavoro – dove giovani studenti molto bravi e impegnati collaborano con colleghi di varie discipline – più alcuni incontri puntuali che mi sono sembrati molto interessanti (a partire da quello fondatore nel gennaio 2020, in margine ad una riunione dell’ONU sull’ecosistema a Ginevra). La morte di Stiegler ed il Covid hanno stroncato numerose iniziative, fra cui le “scuole estive” previste (la componente pedagogica è molto importante, in tutto quel che facciamo), ma stiamo agendo con amministrazioni locali in Francia (in Ardèche, grande regione agro-forestale, sulla deforestazione e sulla crisi degli insetti impollinatori).
L’AAGT è quindi ancora giovane, ma con obiettivi chiari: fondata da un filosofo con lo scopo di sviluppare un rapporto triangolare giovani/scienza/filosofia - un rapporto particolare, tutto da inventare, di un “umanesimo scientifico” che motiva anche la mia riflessione, in tempi di una feroce tecnoscienza. Io stesso sono stato nominato presidente solo dal consiglio di amministrazione, di cui non facevo parte: devo essere confermato dall’Assemblea degli iscritti ai primi di Luglio; se la collega filosofa che ho superato in voti e che stimo molto, verrà ri-presentata, voterò per lei, anche perché donna. Torno a dire, l’AAGT non è tanto un gruppo di pressione, ma piuttosto di riflessione e diffusione della riflessione; siamo ricercatori scientifici e giovani che vogliono costruire conoscenza ed azione insieme, anche in parallelo se possibile a strutture istituzionali, le rispettive Università o centri di ricerca - il Centro Pompidou ospita l’IRI, dicevo, e numerosi convegni ed incontri. In questi eventi – che credo abbiano avuto un ruolo nel panorama culturale e politico in Francia – il pubblico era molto vasto, interessante ed interessato, prima della pandemia, e si mescolavano bene riflessione comune e divulgazione sia teorica sia di attività pratiche. Nell’auspicio di Stiegler, queste attività portano in sé la razionale speranza e la necessaria fiducia nella “biforcazione” (verso la necessaria presa di coscienza comune delle sfide ecosistemiche), come una questione di lucidità e volontà politica, economica e sociale.
7. È probabile che l’Industria obbligata a seguire nuove procedure di produzione ecologicamente corrette si trovi a sostenere una maggiore spesa con il rischio di essere posta fuori mercato? C’è da aspettarci che anche i lavoratori mostrino un atteggiamento contrario nel timore di una maggiore precarietà. Come farete per convincere le persone che senza molti cambiamenti profondi il disastro sarà inevitabile?
Le soluzioni non sono mai ovvie, si possono solo costruire insieme e sono diverse da settore a settore. Bisognerà riuscire ad allargare il lavoro pedagogico interno (e di crescita scientifica) e, attraverso gli stessi ragazzi, verso l’esterno, una scommessa da costruire; Stiegler era un mago per presenza mediatica in Francia, non è facile rimpiazzarlo: bisogna mirare a molto micro-lavoro, locale e globale, di studio e proposta, diffuso degli attivisti… degli esempi concreti che, una volta sperimentati e comprovati nella loro efficacia, potrebbero poi essere replicati su scala più vasta. Bisogna, ad esempio, distinguere fra “lavoro” ed “impiego”: c’è un enorme bisogno di lavoro umano, di qualità, dai servizi comuni al “care”, di scambio che ridia anche alla moneta il suo valore simbolico ricco di senso sociale, diverso dalla “nebbia” sullo scambio che il fast trading borsistico, per dire, introduce nei mercati. Se vendo un oggetto non faccio a priori un lavoro più produttivo che se faccio una lezione di finlandese – l’oggetto può essere del tutto inutile, la lezione di finlandese, mai: è ed aumenta comunque l’interazione umana, la conoscenza. Stiegler ha contribuito a chiarire la deformazione indotta sul lavoro umano dall’impiego nell’organizzazione fordista prima e tecnico-digitale oggi, dove nuove tecnologie sottraggono competenza all’impiegato che è loro subordinato e sono esplicitamente, ma non necessariamente, orientate a diminuire il contenuto del lavoro umano. Se poi pure la moneta è sminuita o distorta nel suo ruolo a seguito dell’esplosione di valori derivati su valori derivati finanziari, si perde ancor più il senso del lavoro e persino di ogni trend, compreso ecosistemico: la borsa, oggi, impedisce di vedere il contenuto di lavoro di qualsiasi prodotto, nonché quel che succede alla Terra. Rende ad esempio scorrelati dalla produzione, i valori di molte derrate alimentari, nonché impossibile valutare i trend fisici di riserve minerali; si guadagna infatti sulle oscillazioni rapide dei prezzi, non sui trend, ed il già vago “indice prezzo” della mitologia liberale ha oggi ulteriormente perso significato. L’analisi e la pratica in questo senso della economia contributiva sta portando ad interessanti reti di attività in una associazione di comuni al nord di Parigi (Pleine Commune) – aree urbane che stanno così emergendo dal disastro della de-industrializzazione, piccolissima sperimentazione, ma contributo a costruire alternative. Convincere? Sta a voi di Naturalmente aiutarci a far conoscere il lavoro condotto insieme...
Notiamo intanto che l’arresto delle attività economiche causato dalla pandemia ha permesso di riflettere di più sulla situazione ecologica. In Europa, il Rilancio Post-Covid e il Next Generation Europe possono gettare le basi per un vero rilancio sostenibile delle nostre economie, bisognerà costruire insieme però il fattibile, intervenire con competenze diffuse, da inventare o sviluppare.
8. A differenza della maggior parte degli altri Paesi europei, in Italia i movimenti ecologisti e i gruppi politici da questi derivati hanno avuto vita magra e breve. Come pensa che l’Italia possa reagire alla richiesta di un impegno senza precedenti per chiudere il conflitto tra la nostra specie e il pianeta che ci ha concesso ospitalità fino a questo momento?
L’Italia è stata pioniera nella battaglia inversa. Credo che Berlusconi, nella sua straordinaria lucidità, abbia ben presto colto il rilievo del problema e sia stato il primo capo di stato che, sin dal 1995, disse che “la sinistra, avendo perso la lotta di classe, si è inventata la sciocchezza del cambiamento climatico e della crisi ecosistemica” e propose come risposta politica l’alleanza con i (neo-)fascisti. Altri, come Bolsonaro, Trump, Modi in India ... hanno seguito – da notare, e non è un caso, come gli Stati governati da costoro siano anche quelli dove la catastrofe sanitaria per Covid è stata più grave, per contagi e morti. Difficile avere una risposta altrettanto forte e lucida, bisogna inventarla. E trovare alleanze: se persino alcuni di loro cambiano vocabolario, cogliere l’occasione per il dialogo. È un problema strettamente di tutti. Ma bisognerà trovare, per essere all’altezza della situazione attuale, un nuovo consenso su contenuti spesso da inventare. Noi vorremmo contribuire con un dibattito basato su conoscenza scientifica ed approfondimento di temi specifici, sempre in collaborazione con giovani di diversa formazione e grazie ad esperienze diverse.
9. L’ultima domanda verte sulla scuola: i primi livelli scolari sono cruciali per promuovere abitudini e idee e per far breccia presso i genitori. Come si pone in proposito l’ AAGT?
Al di là delle attività che abbiamo già menzionato qui sopra… Abbiamo alcuni attivisti insegnanti, troppo pochi ... ma ci sono attività prossime, di rilievo, come “La clinique contributive” nel nord di Parigi, un lavoro con bambini che vivono la perturbazione cognitiva dell’abuso di schermi, con problemi clinici seri. Il problemi della tecnosfera fanno parte dei nostri obiettivi. Il talento della pedopsichiatra che dirige l’intervento è nell’implicare il “contributo” degli utenti nel quartiere, difficile, in cui si impegna. Questo è un tipico esempio dell’allargare l’attenzione, che ci è propria, dai fenomeni quantitativi, come quello dell’effetto serra, a quelli qualitativi, di cui si parla meno. In questo caso, si tratta di cambiamenti cognitivi, puramente funzionali. È così anche per l’attenzione che alcuni di noi portano al problema dei perturbatori endocrini (abbiamo fra noi alcuni biologi che hanno messo in evidenza il problema trent’anni fa, nella disattenzione più totale), un problema ambientale di enorme rilievo, ampiamente dovuto all’introduzione di molecole artificiali e/o uso/abuso di pesticidi di ogni sorta. Si pensi al raddoppio dell’incidenza del cancro in quaranta anni - con picchi incredibili in quegli organi il cui sviluppo è governato in modo particolare dagli ormoni, come il seno ad esempio, nelle donne. Così, i pesticidi e l’innalzamento della temperatura stanno inducendo cambiamenti qualitativi nel rapporto funzionale angiosperme/insetti impollinatori, cui accennavo – un fenomeno generale e gravissimo cui si accenna appena parlando al più delle api: le angiosperme sono invece parte di un numero immenso di catene alimentari, da 130 milioni di anni. Vorremmo approfondire competenze e far crescere la sensibilità soprattutto in queste direzioni “qualitative” del cambiamento ambientale, di cui pochi parlano. Si pensi che due anni fa, in Italia, molti giornali titolarono sul calo della mortalità da cancro, per la prima volta da decenni, grande vittoria – “inversione di tendenza” dicevano: l’1% (!!) dei quasi 200.000 decessi l’anno, sottratto ovviamente l’invecchiamento della popolazione. Ora, negli USA, la mortalità da tumore ai polmoni, quello che uccide di più, è calata del 20% in un paio di decenni, grazie alla battaglia contro il fumo. È probabile che i dati italiani siano analoghi - sebbene il tumore ai polmoni abbia anche altre cause. E a fronte di un calo di quest’ordine di grandezza di un tumore fra i più mortali, si esalta un calo, e per la prima volta, della mortalità globale dell’1%! I cambiamenti funzionali, qualitativi, del nostro rapporto con l’ecosistema, di cui anche il Covid è un sintomo, non sono abbastanza discussi, anzi vengono negati. Si pensi come si legano, poi, nelle nostre società: lo scorso anno in Italia, a causa dell’emergenza sanitaria, sono stati diagnosticati 80.000 tumori in meno, in concomitanza della sospensione di attività ospedaliere non urgenti. Poiché la diagnosi precoce è l’arma migliore contro il cancro, credo che si siano poste le basi per un peggioramento dei dati, permanendo poi l’ombra di problemi di inquinamento, sempre enormi. A questo i super-ricchi, che posseggono il 90% della stampa e influenzano i social media con l’aiuto magari di Cambridge Analytica, non sfuggono - anche se evitano di abitare in alcuni quartieri di Taranto e Musk sta organizzandosi perché alcune migliaia di loro vadano ad abitare su Marte, malgrado il paesaggio non molto gradevole, quantitativamente e qualitativamente.
Insomma, bisogna allargare l’attenzione anche a cambiamenti qualitativi del nostro rapporto con l’ecosistema e correlare problemi della biosfera e della tecnosfera, per dare risposte scientifiche, non solo tecniche; in questo forse possiamo dare un contributo piccolo, ma originale. Per capire ad esempio, la “epidemia di epidemie”, di origine ecosistemica (al 70% zoonosi), di cui il Covid è l’estensione ad una pandemia, consiglio un libro del 2015, oggi volontariamente reso scaricabile gratuitamente: Morand S., Figuié M. (coord.) 2015. Émergence de maladies infectieuses. Éditions Quæ.
L’esplorazione della relazione triangolare società/ecosistema/tecnologie è insomma un obiettivo difficile, cui lavorare, possibilmente, con un intenso scambio con i ragazzi che abbiamo voluto chiamare delle “generazione Thunberg”.