Molte nature. Saggio sull’evoluzione culturale
Enrico Bellone, Cortina, 2008
Un ricordo di Lucia Torricelli
Prosa diretta ed efficace, una ragnatela di riferimenti, molteplici sollecitazioni per un dibattito tra epistemologi, biologi evoluzionisti, linguisti, antropologi, neuroscienziati, storici della scienza …
L’approccio all’evoluzione culturale in chiave darwiniana si coniuga con una critica argomentata al mentalismo, il pregiudizio consolidato che pone la nostra specie “in una posizione privilegiata rispetto agli altri corpi viventi”. Homo sapiens, dotato di una mente immateriale, sede di idee immateriali, sarebbe l’unico essere vivente in grado di accedere alla conoscenza e di produrre cultura attraverso la trasmissione delle idee tra le menti.
L’Autore si pone in una prospettiva diversa: tutte le specie viventi sono in grado di comunicare con l’ambiente che li ospita e di adattarsi, secondo l’impronta dell’evoluzione darwiniana, ciascuna con il proprio linguaggio, la propria natura, i propri circuiti neurali; pertanto tutte le specie viventi contribuiscono insieme ad Homo sapiens a modellare via via l’albero della conoscenza.
Perché solo la natura umana dovrebbe essere quella vera? Molte nature dunque e non solo la natura umana.
Incontro con l’autore
Nel maggio 2010 la presentazione del saggio ad alcune classi di studenti liceali di Reggio Emilia fu l’occasione per programmare un incontro con Enrico Bellone.
Da un decennio mi occupavo di un laboratorio culturale orientato alla promozione della cultura scientifica nella Scuola Secondaria: di anno in anno progettavo percorsi strutturati di lettura su tematiche di un certo interesse, al di fuori della programmazione scolastica, con il coinvolgimento degli studenti come protagonisti attivi dell’esperienza e dei docenti disponibili. Nella fase conclusiva l’incontro con un esponente della cultura.
L’incontro con Enrico Bellone sarebbe stato certamente stimolante e utile per arricchire l’esperienza dei ragazzi che avevano aderito al progetto del 2010: nel mistero della mente .
Lo spessore culturale di Bellone si percepiva immediatamente leggendo i suoi libri e i suoi editoriali su Le Scienze in cui argomentava spesso in modo incisivo sul ruolo fondamentale della scienza nella società, sull’analfabetismo scientifico diffuso nel nostro paese e sulla necessità di affrontare e risolvere questo grave problema di povertà culturale della società.
Si rese subito disponibile e accettò l’invito. Dopo gli accordi preliminari ci incontrammo a Reggio Emilia nel maggio 2010.
Una sosta per il pranzo in una piacevole atmosfera di spontanea cordialità condivisa con alcuni docenti e poi l’incontro in una sede accogliente dei Musei Civici.
La conversazione iniziò con la citazione di alcuni passaggi dal saggio, per un commento da parte dell’Autore:
…ciò che siamo abituati a chiamare mente è solo una parte di quanto si realizza nelle nostre reti neurali e può essere osservato in un laboratorio. Quella parte che ci consente di apprendere, memorizzare e coordinare i nostri comportamenti ( pag 4)
…nel respingere il mentalismo, si abbandona anche l’illusione che l’uomo sia misura di tutte le cose
(…), si coglie la bellezza dell’attività conoscitiva che si produce negli umani e negli altri corpi viventi, tutti insieme indaffarati nelle loro specifiche azioni di adattamento all’ambiente che li ospita…(pag.4)
…tutta quanta la nostra vita conoscitiva, biologicamente intesa, fa parte del processo di adattamento. (...) Le prospettive aperte dalla biologia odierna gettano nuova luce sulla nostra storia e ci possono aiutare a reinterpretare le varie fasi di sviluppo della cultura umana…(pag. 67)
Le ultime domande:
-La lettura dell’evoluzione culturale in chiave darwiniana colloca in un’ottica diversa la storia della scienza nel suo rapporto con la teoria della conoscenza: una sua ulteriore puntualizzazione su questo argomento che mi sembra cruciale nell’impostazione del saggio.
-Evoluzione biologica ed evoluzione culturale si influenzano a vicenda, ma procedono con diversa velocità: il nostro cervello, proprio per ragioni evolutive, non riesce a seguire con lo stesso passo il ritmo dell’evoluzione culturale.
Dal suo punto di vista, quali potrebbero essere gli scenari futuri nel rapporto uomo-macchina, naturale-artificiale?
-Proust era un neuroscienziato è il testo guida proposto agli studenti nel loro percorso annuale.
L’autore, un giovane neuroscienziato, sostiene che …qualsiasi descrizione del cervello esige le due culture: la scienza e l’arte. (…) La scienza vista attraverso la lente dell’arte e l’arte interpretata alla luce della scienza. L’esperimento e la poesia si completano a vicenda. La mente è il risultato finale.
Una sua opinione su questa interpretazione della mente.
Domande, commenti, approfondimenti alimentarono un vivace dibattito con cui si chiuse l’incontro.
La redazione di Le Scienze ha organizzato un ciclo di tre incontri per ricordare Enrico Bellone, scomparso nell’aprile 2011.