Locuste
Piero Sagnibene
In Sardegna è allarme locuste. Milioni di cavallette giganti stanno devastando raccolti e infestando le case dei cittadini. Colpiti soprattutto alcuni comuni situati nell’entroterra della regione, nei pressi della Valle del Tirso. Gli esperti parlano di “una vera e propria emergenza per le imprese agricole”. Il rischio potrebbe non rimanere circoscritto alle zone di campagna, ma dilagare in continente, colpendo anche i centri cittadini.
Il cambiamento climatico sta portando un’altra catastrofe che ha già raggiunto una ventina di paesi e sta già minacciando la sopravvivenza di almeno 25 milioni di persone: le cavallette. É in atto una nuova grande invasione di locuste causata proprio dai cambiamenti climatici; l’umanità rischia una crisi globale scatenata dalla mancanza di cibo, in un sistema che rischia già di essere messo in ginocchio dal solo Covid-19. Duecento miliardi di insetti hanno messo in ginocchio l'Africa: si rischia una spaventosa carestia. L’infestazione ha raggiunto anche il Medio Oriente e terrorizza il mondo intero.
Il cambiamento climatico porta altre catastrofi ben più gravi del Covid-19 che sta falcidiando le popolazioni umane. L’aumento di temperatura delle acque marine annulla le differenze di temperatura delle correnti e porta alla rottura dell’upwelling, cioè le correnti di risalita dal fondo alla superficie, che forniscono i nutrienti al fitoplancton; la conseguenza è la fine di ogni forma di vita marina; e poiché i due terzi dell’umanità ricavano dal mare gli 80 grammi di proteine al giorno indispensabili per il ricambio basale, la morte del mare porta con sé la morte per denutrizione di circa 6 miliardi di persone. Un altro effetto macroscopico del cambiamento climatico é la fusione dei ghiacci, con il relativo innalzamento del livello del mare che rende precaria l’esistenza di insediamenti umani costieri; inoltre, senza i ghiacciai che li alimentano, i fiumi si estinguono e 140 milioni di ettari di terre coltivabili diventano terra secca, polvere. Potremmo continuare per altre centinaia di pagine a citare i disastri che la dissennatezza umana sta provocando soltanto per l’alterazione dell’ambiente fisico-chimico del pianeta.
La devastante proliferazione delle locuste é iniziata nel 2019, si é estesa dall’Africa alla penisola Arabica, fino al Pakistan, all’India e all’Iran, e sta per conoscere una nuova ondata, che potrebbe moltiplicare per 400 i miliardi di locuste che già oggi ricoprono migliaia di chilometri quadrati nei due continenti, lasciando dietro di sé solo panorami desertici. Uno sciame di locuste misura, in media, circa 2.400 kilometri quadrati; può comprendere centinaia di miliardi di insetti che in un giorno possono mangiare la stessa quantità di cibo che consumerebbero 90 milioni di persone.
Le locuste, di solito, vivono un’esistenza solitaria, che dura in tutto circa tre mesi, durante la quale passano dallo stadio di neanidi, ninfe, a quella di giovani individui senza arrecare troppi danni, mangiando quello che trovano e passando da un colore verde brillante a uno più scuro, marrone. La nuova grande invasione di locuste è dovuta alla Schistocerca gregaria Forskål, 1775. E’ una cavalletta di dimensioni ragguardevoli: la femmina può raggiungere i 50–60 mm, mentre il maschio è leggermente più piccolo (45–55 mm).La colorazione della livrea dell'insetto adulto può variare dal giallo al bruno-ocra, con le tegmine (ali anteriori sclerificate) macchiettate di nero ed il pronoto (torace) orlato di bianco. Le ninfe (giovani in crescita) sono verdastre durante la fase solitaria e acquisiscono una caratteristica livrea giallo-nera nella fase gregaria, quando si aggregano in sciami che causano inarrestabili e disastrose invasioni.
Keith Cressman, uno dei massimi esperti mondiali, nonché senior Locust Forecaster della FAO, ricorda i molti e non di rado paradossali aspetti della crisi attuale. Cressman associa il riscaldamento globale ad aumento della frequenza di queste invasioni, a causa del cosiddetto “dipolo dell’Oceano Indiano”. Il dipolo è un gradiente di temperatura tra i diversi strati dell’acqua, e può essere positivo, neutro o negativo; a seconda di come e di quanto velocemente si inverte, determina il clima di un’area vastissima, che va dall’Africa orientale all’India, fino all’Australia. Se l’acqua del mare è più calda, le inversioni sono più rapide e fanno tendere il dipolo verso la positività, fatto che, a sua volta, provoca molte più piogge violente nella zona del Golfo Persico e del Corno d’Africa, e siccità in quella australe. Nel 2018 l’elevata temperatura delle acque ha orientato il dipolo verso il segno più, provocando, in rapida successione, due cicloni nella Penisola Arabica, a distanza di pochi mesi. Il primo, chiamato Mekunu, si abbatte in maggio nel cosiddetto Quarto Vuoto o Rub’ Al-Khali, il deserto di sabbia più grande del mondo, situato nel sud della penisola Arabica, ed è talmente intenso da riempire la zona di laghi temporanei e da iniziare a creare le condizioni ideali per una esplosione demografica delle locuste. Pochi mesi dopo, in ottobre, è la volta di Luban, che porta l’acqua fino ai confini con Oman e Yemen. Queste condizioni eccezionali lasciano nelle sabbie del deserto un tasso di umidità ideale per lo sviluppo di 3 nuove generazioni di locuste, ognuna delle quali può essere fino a 20 volte più numerosa della precedente. “Nel giro di nove mesi”, spiega Cressman, “le locuste della Penisola Arabica sono aumentate di 8.000 volte rispetto alla densità media, e a quel punto hanno iniziato a migrare in due direzioni diverse: verso il Mar Rosso e il Golfo di Aden fino all’Etiopia e alla Somalia, e poi verso l’Iran, il Pakistan e l’India”.
Le locuste, hanno continuato a riprodursi all’inizio del 2019; poi piogge, ancora una volta del tutto inusuali, colpiscono la Somalia, l’Eritrea e tutta la zona del Corno d’Africa, una regione dove di solito passano molti anni senza che si presentino piogge, e che ora invece, in due stagioni consecutive, riceve un quantitativo di acqua mai visto (la stessa acqua che, mancando all’Australia, sarebbe all’origine della devastante siccità seguita dagli incendi dello scorso anno. Tanta abbondanza stimola i contadini a seminare il più possibile, ed a preparare così, inconsapevolmente, una pastura ideale per le giovani larve di locusta, ghiotte di germogli. In dicembre le locuste sono già in Kenya, paese che non vedeva un’invasione di quelle proporzioni da più di 70 anni, e in febbraio, oltre all’Eritrea, raggiungono l’Uganda e la Tanzania, mentre sull’altro fronte flagellano soprattutto lo Yemen e l’Iran e costringono il Pakistan a dichiarare l’emergenza nazionale, e a sedersi al tavolo con l’odiata India per predisporre programmi sui due fronti.
Il climatologo australiano Wenju Cai, capo dell’agenzia governativa CSIRO, nel 2018 ha pubblicato uno studio secondo il quale a un aumento di temperatura di 1,5°C corrisponde una frequenza di dipoli positivi doppia rispetto a quella attuale, e ci sono già tutte le prove del fatto che il fenomeno sia in atto. In altri termini, oltre a quella di oggi, l’umanità dovrà probabilmente fronteggiare numerose e continue invasioni di locuste.
Le femmine delle locuste cercano la sabbia per deporre ognuna circa 300 uova, e questo fatto salva i paesi dove il clima è più umido, o dove la vegetazione boschiva è rigogliosa: sono scenari poco graditi alle gravide, che vogliono un po’ di umidità ma non troppa, e sabbia per vedere bene dove riposano gli eredi. Di norma nove uova su dieci muoiono, ma da una madre nascono comunque una ventina di larve, fattore che permette di sapere oggi che in poche settimane gli sciami saranno 400 volte più numerosi di quelli esistenti, come minimo.
La vicinanza tra locuste scatena la secrezione di serotonina e si verifica una profonda riorganizzazione: prima del corpo, che diventa più corto e tozzo e con ali più robuste, e cambia colore virando decisamente al giallo brillante chiazzato di scuro; poi del cervello, che si ingrossa, forse per elaborare meglio i tanti stimoli che arrivano dalle compagne. Così rinata nella sua nuova livrea, più forte e resistente, la locusta diventa gregaria, e parte di quel super-organismo che è lo sciame: un essere quasi invincibile, che riesce a compiere imprese titaniche.
Lo sciame, come spiega la Bibbia, non ha un capo, non comprende alcuna gerarchia; l’organizzazione e la compattezza dello sciame è dovuta al feromone di aggregazione (2-metossi-5-etilfenolo) detto locustolo, che agisce come la noradrenalina e che induce subito all’avvicinamento degli individui e conduce alla forma gregaria.
“Uno sciame” spiega Cressman “può avere un fronte che si estende per migliaia di chilometri e ne percorre fino a 150 al giorno, mangiando tutto quello che incontra sul suo percorso e distruggendo anche il 100% dei raccolti”. Anche se ogni locusta si ingozza più o meno per un quantitativo di vegetali pari al suo peso, e cioè due soli grammi, tutte insieme devastano aree gigantesche: uno sciame che ricopra un chilometro quadrato mangia quanto 35.000 persone in un solo giorno. E gli sciami contengono decine o centinia miliardi di locuste. E non è tutto.
Quando la brezza pare loro favorevole, si lasciano trasportare dal vento, e questo spiega perché da un punto di origine riescano poi a colonizzare paesi molto lontani, a volte improbabili, come accaduto alla fine degli anni ottanta, con la peggiore crisi del secolo scorso, verificatasi tra il 1986 e il 1989. Non contente di aver invaso più o meno le stesse zone di oggi, le locuste si erano infatti imbarcate per l’America, attraversando l’Oceano Atlantico in una decina di giorni. E alcune erano arrivate ai Caraibi, in effetti. C’erano riuscite perché possono stare senza mangiare anche per giorni, se fanno incetta di cibo prima.
Ciò che occorre loro è solo un po’ di riposo, e quando non trovano navi adatte dove posarsi, un primo strato riposa a pelo d’acqua, e un secondo sul primo. Quelle dei piani inferiori annegano, ma le altre ripartono.
In quel caso, ciò che ha funzionato di meno è stato il clima tropicale – troppa vegetazione e troppa umidità – e, soprattutto, l’incontro con microrganismi mai incontrati prima, e letali.
Esistono, infatti, bioinsetticidi basati sui funghi letali per le locuste, molto specifici ed efficaci, ma ne occorrerebbero quantità incredibili. Le locuste arrivate ai Caraibi sono morte in pochissimo tempo, sterminate dai funghi del nuovo mondo. Di recente, la Cina, terrorizzata dall’eventualità che le locuste arrivassero dal Pakistan, voleva mandare lì 100.000 anatre appositamente addestrate come arma biologica. “Anche se le anatre sono ghiotte di locuste e ognuna ne mangia centinaia ogni giorno, non sarebbero sufficienti con sciami di queste dimensioni” chiarisce Cressman “e in ogni caso hanno bisogno di ambienti umidi per sopravvivere, il contrario delle zone amate dalle locuste”.
“Un altro caso, altrettanto clamoroso” racconta Cressman “è avvenuto negli anni Cinquanta, quando uno sciame giunse fino a Londra: anche in quel caso la loro ardimentosa migrazione non fu fortunata. Va detto che si tratta di eventi finora molto rari, determinati da particolarissime condizioni di vento. Purtroppo, però, non possiamo avere la certezza che i mutamenti climatici in corso non li rendano più frequenti. Possiamo solo confidare nel fatto che, per ora, le locuste del deserto mal sopportano i climi freddi e umidi. Il problema che si pone per la lotta alle locuste non è tanto quello degli strumenti, che oggi abbiamo, ma della possibilità di agire molto in fretta su un fronte lungo migliaia di chilometri e continuamente mobile”.
La più logica, e non a caso attuata da molte popolazioni tra le quali le locuste sono endemiche, sarebbe quella di mangiarle, perché questi, come altri insetti, sono fenomenali fonti proteiche. Non è certo per caso che le locuste, secondo la legge biblica de kasherut, sono gli unici insetti consentiti per l’alimentazione; ma le locuste uccise con i pesticidi non possono essere mangiate né morte, né vive, perché i pesticidi non sempre uccidono gli insetti all’istante.
Va detto che la crisi obbliga tutti i paesi a superare tensioni, crisi politiche e guerre perché le locuste, come il Covid-19, non aspettano, e non si sottopongono a controlli doganali. È successo più volte tra India e Pakistan, sta succedendo tra Arabia Saudita e Yemen. Secondo Cressman, le locuste possono vivere nel 20% delle terre emerse, ovvero in 60 paesi: nessuno può sentirsi al sicuro.