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Alla fine la chiamano Melanzana

 

 

melanzana

Alla fine la chiamammo Melanzana

 

Di Luciano Luciani

 

 

Misteriosa melanzana


Misteriosa melanzana! Sì, tutto, ma proprio tutto quello che riguarda questa pianta erbacea della famiglia delle Solanacee sembra avvolto nella nebbia dell’incertezza. A partire dal nome che secondo quanto scrive Ottaviano Targioni Tozzetti (1755 – 1829), valente botanico fiorentino, “viene da mela insana”, ovvero non buona nel senso di non commestibile, quindi immangiabile con evidente riferimento al suo gusto amarognolo. Ma si tratta di etimologia assai discutibile. Per i fiorentini che alla fine del Duecento elaborarono Il Novellino (Le ciento novelle antike) era petronciano o petonciano e a mangiarne troppo provocava la pazzia. Gli Arabi l’hanno chiamata badingian, gli Spagnoli berengéna, i Francesi mérengène o mélongène; belangolus e merangolus sono i termini del basso latino usati per designare questa annuale ortense che gli antichi botanici definivano Melongèna Arabum, esprimendo così un’idea diffusa e sostanzialmente corretta circa le origini geografiche della melanzana, che sarebbe giunta nelle nostre regioni dall’estremo Oriente cinese, attraversando l’India e giungendo fino a noi attraverso la mediazione degli Arabi: “se ne fa uso per tutto l’Oriente”, conferma il solito Targioni Tozzetti “principalmente dai Maomettani”.

Maledetta melanzana

Sarà la sua acclarata provenienza dal mondo arabo, nemico, com’è noto, della vera fede; sarà per il retrogusto amarognolo, o forse per quei frutti turgidi e violacei; o anche per quel nome che il senso comune continuava a interpretare come significativo di un cibo non solo immangiabile, ma che, addirittura, può rendere pazzi, certo è che la povera melanzana è stata guardata per secoli con diffidenza.
Alla sua cattiva fama ha contribuito di sicuro Castor Durante da Gualdo (1529 – 1590), medico e botanico cinquecentesco interessato ai temi della salute secondo natura, che tra i primi ha posto in cattiva luce l’uso alimentare di questo ortaggio: “Usansi in Italia di mangiare questi frutti, ma sono ventosi, et duri da digerire…” Provocare fastidiose flatulenze, questa la loro colpa, anche se “Mondati, lessi, tagliati in fette, et fritti nell’olio, con il butiro conditi, con pepe, et con sale, et sono veramente al gusto non poco aggradevoli. Mangiansi ancora come i fonghi, lessi, con olio, sale, et pepe. Altri li condiscono nella salamoia, ma”, conclude l’autore del Tesoro della sanità, “è cibo poco sano”. Insomma, un giudizio negativo condiviso anche da Pier Andrea Mattioli (1501 – 1577), forse il più famoso operatore sanitario e naturalista italiano del Cinquecento. Per lui la melanzana è “pianta volgare”, in quanto oggetto di consuetudini alimentari proprie della plebe: un’abitudine del tutto deprecabile per chi, come lui, si era seduto alla mensa degli imperatori asburgici Massimiliano II e Ferdinando.


Erotica melanzana

Tra le cattiverie di cui per secoli è stata fatta oggetto la Solanum melongena, non potevano mancare allusivi e malevoli riferimenti alla sfera della sessualità. E se il Soderini per “la bellezza e bontà loro” chiama le melanzane “pomi d’amore”, per il medico arabo Ibn Botln, a cui dobbiamo utili indicazioni di alimentazione e dietetica giuntici attraverso il suo contributo al Tacuinum Sanitatis, la prima enciclopedia di scienze naturali, la melanzana otteneva l’effetto di spingere a una sfrenata, trasgressiva lussuria. Anche Piero Camporesi (1926 – 1997), storico della letteratura e soprattutto grande attraversatore di discipline e saperi, ricorda che “Molti erano del parere che avesse effetti afrodisiaci: ‘Proritant Venerem quae mala insana vocantur’”. Anche l’accusa di provocare flatulenze, formulata in età tardo cinquecentesca dal Durante e dal Mattioli, presenta, però, un neppur troppo recondito richiamo all’attività sessuale: infatti, nota Camporesi, fondando la sua affermazione nientemeno che sull’autorità del Machiavelli e della sua Clizia, “gli alimenti ventosi erano considerati ottimi corroboranti dei servizi di Venere. Tali erano reputate, oltre la fava (la cui morfologia disegnava il profilo dei testicoli), le castagne che “provocano il coito per esser ventose”. E ancor più le melanzane. Questa ambigua solanacea… era ritenuta adattissima per provocare a lussuria, il che fanno agevolmente per esser (frutti) ventosi e duri da digerire”.

 

 

Alcune proprietà nutrizionali

 

Molto apprezzata oggi in cucina, la melanzana. Non solo per quel suo vago gusto amarognolo, ma perché, quasi priva di grassi, proteine e glucidi, fornisce poche calorie e si presta a essere utilizzata nelle diete “povere” che vanno tanto di moda ai nostri giorni. Questo se la consumiano grigliata o lessata, altrimenti ha il brutto vizio di intridersi assai con i grassi e l'olio. Allora è tutto un altro discorso: per esempio, certi piatti famosi, tipo la celeberrima “parmigiana”, ben conditi e ancor più gustosi, diventano invece pesanti e di difficile digestione.