Chief Executive di Pearson International Education
di Chiara Somajni
1 aprile 2012
John Fallon Pearson sta evolvendo verso un nuovo paradigma per fornire non solo contenuti, ma anche servizi, in particolare nel nell’education. È corretto?
Nel momento in cui i governi e gli individui si concentrano di più sul risultato che vogliono ottenere dall’istruzione, anche l’offerta di Pearson deve necessariamente evolvere. Cerchiamo di aiutare le persone a progredire nella propria vita attraverso l’educazione, e sappiamo di poter migliorare significativamente i risultati che ottengono fornendo non solo prodotti, come libri, ma anche servizi.I servizi sono per esempio le nostre scuole di lingua Wall Street English, o delle university ventures in Sud Africa e in Messico, o forme di supporto per scuole e università, con tecnologie o sviluppo professionale per insegnanti e altri addetti.
L’education (insieme al settore dell’informazione) fa da apripista in questa evoluzione a tutto il mercato editoriale? Che cosa significa questo in termini di competizione e di nuove alleanze con altri attori?
Per Pearson è chiaro che avremo successo se combineremo la nostra esperienza editoriale e nell’education con nuove capacità, per esempio servizi digitali più adattabili. E per farlo, trarremo benefici da una collaborazione con un ampio spettro di partner in alcuni settori.Per esempio, lavoriamo già con alcune università, cui forniamo piattaforme digitali per i loro docenti perché possano insegnare online, condividere video e audio e testare contenuti con i loro studenti. Collaboriamo anche con gli sviluppatori di app e i fornitori di contenuti digitali per migliorare l’accesso a risorse educative di qualità - stiamo ad esempio lavorando con Apple su una nuova serie di libri di testo interattivi per iPad.
Che cosa pensa dell’open access (in termini sia di tecnologia che di contenuto)?
Trovo che sia essenziale in un settore così importante per la società come l’istruzione. Stiamo progettando tutti i sistemi e i contenuti perché siano utilizzabili dal maggior numero possibile di piattaforme diverse e interoperativi con altri sistemi, quando necessario.Stiamo anche sperimentando modi di collaborare e di condividere i nostri dati – se guarda su developer.pearson.com, vedrà che mettiamo alcuni dati a disposizione perché altri soggetti li possano usare per innovare.A noi importa innanzitutto rendere i nostri prodotti e i nostri servizi mobili e accessibili a studenti e insegnanti in tutto il mondo, qualunque sia il modo in cui preferiscono accedere ai nostri materiali.
In questa prospettiva, quale ruolo spetterà all’editoria, tra dieci anni?
Continuo a credere che la buona qualità dei contenuti sia un grande valore nell’educational così come in altri settori di "contenuto" come l’editoria in generale. Insegnanti e studenti continueranno a cercare i prodotti migliori, e quando riconosceranno prodotti e servizi di valore saranno disposti a pagarli In tutto il mondo sta cambiando il consumo di informazioni ed è sicuramente vero che il nostro settore dovrà adattarsi – abbiamo parecchie iniziative digitali che dimostrano come stiamo sviluppando la nostra offerta. Per esempio- i MyLabs digitali che fanno da sostegno all’insegnamento universitario hanno ormai più di 8 milioni di registrazioni nel mondo; - il Bug Club in Gran Bretagna, con oltre 200.000 bambini che nelle scuole elementari usano il nostro programma per imparare a leggere sullo schermo e su un libro.
Che "oggetto" diventerà il libro di scuola? Metà su carta, metà digitale e con contributi multimediali? Un ecosistema aperto, in parte creato da fornitori tradizionali di contenuti, in parte sviluppato in classe, in parte condiviso? Una piattaforma il cui contenuto è solo sviluppato in classe, partendo da dati in open access selezionati dagli utenti, con le case editrici che da un lato forniscono alcuni mattoncini di conoscenza ad alta qualità, e dall’altro progettano/assecondano l’intero sistema – come già un po’ avviene?
Pensiamo che ci sarà sempre un posto per libri stampati dai contenuti di alta qualità, prodotti con grande cura da esperti come Pearson, e che stiamo facendo grandi progressi, proviamo a innovare prima degli altri editori, e a presentare i nostri contenuti in tanti formati diversi. Siamo convinti che avremo più successo offrendo a studenti e insegnanti una varietà di formati a sostegno di molte forme diverse di apprendimento. Ma non basterà trasformare i libri di testo in prodotti digitali. Invece di concentrare i nostri sforzi sull’ultimo tipo di tecnologia, con il passaggio al digitale avremo un’ottima occasione per personalizzare l’apprendimento in funzione dei bisogni del singolo studente o della singola scuola, unendo contenuti, curriculum e valutazione. Stiamo anche studiando la presentazione dei ai nostri utenti – insegnanti, genitori e studenti – perché abbiano accesso alla gamma più ampia possibile di materiali, informazioni e risorse educative. Svilupperemo i modi che funzionano meglio nella scuola e collaboreremo con insegnanti che capiscono bene la tecnologia, perché faciliti il loro lavoro invece di complicarlo.
Il ruolo dell’insegnante, la sua formazione e le sue competenze dovranno cambiare? E i nuovi metodi di insegnamento-apprendimento incideranno e come sul rapporto tra insegnante e alunno?
Oggi prevale l’idea, giusta a mio avviso, che in un sistema di insegnamento il fattore più importante siano gli insegnanti. Quindi migliorare la qualità dell’insegnamento e sviluppare le competenze degli insegnanti dev’essere la priorità di ogni governo. E’ fuor di dubbio che in futuro gli insegnanti dovranno essere più flessibili, più preparati tecnologicamente a sostenere pienamente i propri alunni. Gli alunni potranno leggere fatti e principi in una molteplicità di contesti: a casa, su dispositivi mobili e in classe, ovviamente.Gli insegnanti dovranno diventare ancora più bravi nell’aiutare gli alunni a interpretare il diluvio di informazioni della società odierna, e a trarne un significato. Anche se entrambe le competenze saranno sempre elementi essenziali dell’educazione, ho l’impressione che "insegnare come" – come capire i principi scientifici, come applicare quanto si è appreso sul posto di lavoro, come comunicare e come lavorare con altre persone – diventerà altrettanto importante dell’insegnare fatti e teorie. Quindi dovremo aiutare gli insegnanti ad adattare le proprie competenze perché diventino ancora più efficaci.Da Pearson, cominciamo a capire quali sono le competenze necessarie a un bravo insegnante in varie parti del mondo, e aiutiamo gli insegnanti a svilupparle in parecchi paesi: in Giordania nelle scuole medie e superiori; in America Latina per padroneggiare meglio l’inglese; in Inghilterra per adottare approcci nuovi e migliori nelle scuole. Dietro tutte queste iniziative, c’è il desiderio di fornire un sostegno più diretto a chi sta in classe.
Pearson è nella posizione giusta per riflettere sull’equilibrio da raggiungere tra saperi locali e globali. Quanta standardizzazione dovremmo aspettarci (e perseguire)? Che ruolo avranno test internazionali come PISA in futuro? Non si rischia di sovrastimare l’utilità di test simili o di farne un cattivo uso? Quanto del contesto e della tradizione locale va considerato una risorsa e in che modo tenerne conto?
In tutto il mondo i governi cercano criteri e livelli di riferimento globali per accertare che i propri giovani ricevano un’educazione e delle competenze che li mantengono globalmente competitivi.Per quanto riguarda i test, Pearson ha una buona reputazione: in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, a livello statale e federale, valutiamo milioni di studenti ogni anno con le procedure e le tecnologie più aggiornate. Un governo dovrebbe mirare al giusto equilibrio tra un’educazione che consente alla popolazione di competere in campo internazionale, e al contempo che tiene in considerazione il contesto locale, i punti di forza, le attitudini e le attività prevalenti.Dalle nostre conversazioni con esperti di didattica e con responsabili politici, sappiamo che c’è una domanda per una valutazione più accurata, che superi i confini nazionali, e serva a diagnosticare se il sistema funziona bene o meno. Rispetto ad altre organizzazioni, abbiamo capacità di valutazione in molte più regioni del globo, infatti l’OCSE ha scelto Pearson per contribuire a sviluppare alcuni dei quadri di riferimento per i test PISA del 2015.
Che cosa significa il bel motto di Pearson always learning?
Che tutto quello che facciamo è orientato a un apprendimento: quello formale con i libri di testo a scuola; con il nostro software e le nostre qualificazioni; oppure con la nostra formazione professionale sul posto di lavoro. Oltre a quello che facciamo nel settore dell’education, il Financial Times e Penguin sono due dei marchi più noti del mondo: aiutano milioni di persone a educarsi con notizie e informazioni finanziarie, saggistica e narrativa. In effetti ognuna delle nostre attività aiuta la gente a imparare. Data l’evoluzione dell’economia globale e la maggior flessibilità di approccio e di apprendimento richiesta alle persone e alle aziende, "always learning" riassume anche la convinzione che nel 21mo secolo l’istruzione determinerà sempre di più il successo degli individui e delle nazioni. Per noi si tratta di una certezza, e di una passione.
Traduzione di Sylvie Coyaud
Fonte: Il Sole 24 Ore