Contrazioni di un orlo blu (con inquilino)
Ci vuole del coraggio a scrivere il mio piccolo incontro, dopo il condor! (vedi: “Il Condor è passato!” di Patrizia Panicucci)
Ma lo spirito della rubrica sta in una partecipazione condivisa a emozioni grandi e piccole, purché di contenuto naturalistico. E allora...
La location è la stessa della beroe (vedi: “Una Beroe”, di Luciana Bussotti), quindi non sto a descriverla. Solita visita alle buche della panchina, solite chele di favollo a cui non so resistere, le raccolgo tutte immaginando bambini curiosi di cose naturali a cui regalarle, solite conchiglie abitate da paguri che tornano in acqua. Siamo in condizioni di marea che monta e le onde lambiscono gli scogli più interni. In una piccola pozza, sdraiata in pochi centimetri di acqua, una medusa: la nostra grossa Rhizostoma pulmo.
Potrebbe essere uno dei tanti spiaggiamenti, frutto del mare un po’ mosso del giorno precedente. Un'altra vittima della perenne lotta per la vita. Ma colpiscono le potenti contrazioni ritmiche e rallentate dell’ombrella dall’orlo blu, segno che è viva e segno dei suoi sforzi per rimanere tale. La sua lotta per la vita la sta ancora combattendo. “Ora ti fa pena anche una medusa, con quei tentacolacci pericolosi?” Sì, mi fa pena, ho sempre parlato di empatia nei confronti delle altre specie.
Rizhostoma, poi, in mare è ben visibile ed è assai meno urticante della piccola rosea Pelagia noctiluca; i grossi tentacoli sono raccolti… insomma… se la conosci la puoi evitare.
Non possiamo fare niente, non abbiamo strumenti per raccoglierla, dovrei prenderla dalla parte superiore dell’ombrella, ma non l’ho mai fatto, non so come potrei evitare il contatto con le cellule urticanti se mi muovessi maldestramente sugli scogli. E poi, è pieno di bagnanti e come glielo spieghi che te stai dalla parte della medusa e che pensi sia giusto così!
Ho visto a Pianosa una madre incitare il figlioletto ad andare a raccogliere col retino una Pelagia appositamente per seppellirla in una buca nella rena scavata ad hoc. Per decenza non riporto cosa mi ha detto quando le ho fatto notare che stava in un Parco Nazionale dove niente può essere sottratto e che stava dando una pessima educazione a suo figlio!
Quindi ci limitiamo a fotografare la protagonista del nostro nuovo incontro e così scorgo il coprotagonista: entrando e uscendo dalla subumbrella, passando sotto ai tentacoli, si aggira smarrito un piccolo pesce, l’inquilino della medusa! E’ solo uno, suppongo che altri siano rimasti in mare aperto. Ma chi provvederà alla loro sicurezza in età così giovane, senza la protezione di quella comoda camera e della batteria urticante posta a difesa dell’entrata? E l’unico rimasto: fino a che punto condividerà la nera sorte della sua casa–mensa?
Abbiamo solo sperato nella marea e nella mancanza di bambini provvisti di retino, con mamme “educatrici” al seguito…
Rhizostoma pulmo | Trachurus mediterraneus | Pelagia noctiluca |
L’invasione di meduse (soprattutto di Pelagia noctiluca) è un vero problema per la balneazione, ma è così assurdo che i bagnanti con retini e secchielli le prelevino per farle morire disidratate al sole (o seppellite nella sabbia) quando il mare ne è totalmente pieno. Il problema merita uno studio approfondito e rimedi adeguati, che non consistono in una morte tragica (hanno il loro sistema nervoso!) di qualche esemplare.
Gli inquilini della medusa sono dei piccoli sugarelli (Trachurus mediterraneus) che trascorrono una parte della loro crescita in fase vulnerabile nella cavità della subumbrella di questa specie, e forse di altre di adeguate dimensioni. Il primo esempio di questo inquilinismo lo ebbi quando prelevai una Rhizostoma (con una borsa frigorifero!) per portarla al prof. Sordi, insegnante naturalista che studiava presso il vecchio e glorioso Acquario Comunale di Livorno, a cui era stato affidato il compito di fotografarla per una enciclopedia. Dalla ombrella uscirono 4 o 5 pesciolini, identificati proprio come sugarelli. La medusa poi tornò in mare con i suoi piccoli inquilini.
Rhizostoma pulmo
Phylum Celenterati Classe Scifozoi
Ha ombrella molto convessa di colore biancastro lattiginoso e margine smerlato, privo di tentacoli, di colore blu. Ha otto tentacoli orali lunghi e tozzi, ricchi di cnidoblasti (cellule urticanti). Nella parte concava dell’ombrella (subumbrella) ospita piccoli pesci. Può raggiungere 50 cm di diametro. E’ da considerarsi poco specie offensiva, tranne in momenti di particolari “fioriture”, quando risulta molto abbondante con individui ammassati in banchi.
Inquilinismo
Dall’Enciclopedia Treccani online
È quel tipo di associazione per cui una determinata specie animale, pur convivendo su un'altra pure ben determinata, non apporta a questa alcun danno né riceve gran vantaggio dall'associazione: le due specie assumono indipendentemente il nutrimento dall'ambiente esterno, e possono, in alcuni casi, dissociarsi per un periodo più o meno lungo. In questo caso l'inquilinismo è temporaneo; ne offre un tipico esempio il Fierasfer (v.), piccolo pesce che abita nella cavità respiratoria delle Oloturie, dalle quali esce per poi rientrarvi, periodicamente. In altri casi l'inquilinismo è più duraturo: così quello di un piccolo granchio, il Pinnotheres, che vive comunemente tra le valve della Pinna nobilis: in questa si trova, sebbene più raramente, anche un'altra forma di decapodo, la Pontonia tirrena, un macruro, molto simile ai gamberetti di mare, dal corpo trasparente screziato di giallo e di bruno.
Pinnotheres | Pinna nobilis |