Merenda al pomodoro
di Luciana Bussotti
Cosa c’entra il pane “struscio” con la nostra rubrica Incontri?
Il fatto è che non si tratta di merenda a base di pane strusciato con pomodoro, olio sale e basilico, ma di un pomodoro che “fa merenda”! Un pomodoro di mare (Actinia equina).
Sono consapevole di attirarmi le ire dei naturalisti puri, stavolta più puri di me, ma si possono anche confessare i peccati, ogni tanto, sperando che siano percepiti come veniali. Pomeriggio al mare a S. Giovanni, all’Isola d’Elba, di fronte a Portoferraio: acqua bassa, scogli affioranti. Su uno di questi scogli, appena sotto il pelo dell’acqua, una bella Actinia equina.
Di norma vediamo questi celenterati quando andiamo con maschera e cannello a osservare il fondo (a volte qualche decina di centimetri, ma sempre fondo è); oppure durante le passeggiate esplorative di bassi fondali, ma allora un po’ nascosti nella zona più in ombra e riparata di uno scoglio, spesso “a testa” in giù e per lo più con i tentacoli ritratti all’interno della cavità gastrovascolare in condizione “di riposo”, tipico aspetto “a pomodoro”.
Questo individuo è invece proteso verso di noi, con i numerosi tentacoli estroflessi, ben illuminato dai raggi solari. Ci scappa qualche scatto, perché con quel rosso vivido fa bellezza ed è un buon soggetto fotografico.
Poi viene l’idea: abbiamo qualche residuo del nostro pasto a panini. Finito il prosciutto, più sano, rimasta un po’ di mortadella, tentiamo ugualmente l’esperimento. Ritagliamo una sottile striscia, ben privata dalla pellicola esterna, evitando accuratamente grani di pepe e la posiamo in corrispondenza della bocca. Vogliamo valutare la risposta dell’animale a uno stimolo gastronomico insolito quanto saporito.
Passa proprio poco tempo e il pomodoro comincia a dar segni di attenzione; iniziano le manovre. I tentacoli cominciano una fase di assaggio, pensiamo noi. Paiono studiare lo strano oggetto e a quanto pare a trovarlo interessante, anzi gradito. Con qualche movimento non casuale, una delle estremità della striscia viene portata in corrispondenza dell’apertura boccale e poi, con un lento movimento di risucchio, trascinata all’interno. Aspettiamo finché sparisce completamente, e con lei i tentacoli. Aspettiamo ancora, quasi certi di un improvviso rigurgito di disgusto. Macché! Non dico che si sia leccato i baffi (i tentacoli) però…
Gli scrupoli si son fatti sentire, purtroppo a cose fatte. E se fosse troppo grosso quel pezzo? O troppo grasso come cibo? O piccante? Lacrime di coccodrillo. Però il giorno dopo siamo tornati a trovare il nostro pomodoro e ci siamo convinti che anche la digestione nella camera gastrica avesse funzionato a dovere.
Se in acquario, in condizioni standard e controllate, qualcuno volesse ripetere l’esperimento, potremmo alla fine dire che i pomodori di mare hanno gli enzimi per digerire la mortadella. Questo, con linguaggio evolutivo, si chiamerebbe preadattamento, se una qualche popolazione di Actinia equina si venisse casualmente a trovare nella condizione di doversi nutrire (hai visto mai?) con questa specialità bolognese.
Ottima specie da acquario marino, viene in effetti nutrita artificialmente e quindi abbondantemente osservata durante questa attività. Noi non abbiamo un acquario.
Scheda Tecnica
Actinia equina
Phylum Celenterati ♦ Classe: Antozoi Ordine: Attiniari Famiglia: Attinidi
Gli Antozoi sono Celenterati con la sola forma a polipo, generalmente cilindrici, spesso robusti e di dimensioni notevoli. Actinia equina appartiene alle attinie prive di scheletro, con individui sempre isolati. Presenta numerosi tentacoli corti ricchi di cnidocisti (cellule urticanti). Può raggiungere 6-7 cm di altezza.
L’habitat è costituito da substrati rocciosi, in acque basse come nelle pozze di marea, ma anche su substrati artificiali in zone portuali. Queste attinie occupano la fascia intertidale e possono restare fuori dall’acqua per molto tempo con i tentacoli completamente retratti che vengono estroflessi con l’arrivo dell’alta marea.