Un acquario per osservare insieme la vita
Metodologia dinamica al Nido
Piera Braga, Annastella Gambini
Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione
Università di Milano-Bicocca
È paradossale che mentre oggi la società, in tutto il mondo, è chiamata a salvare la vita sul pianeta, a conservare quello che resta degli ambienti naturali, dalle foreste agli oceani, le relazioni con i viventi e gli ecosistemi si siano sempre più ridotte.
Sempre più persone vivono in mezzo al cemento e alle auto delle città, sempre più lontane da esperienze autentiche di relazione con animali, piante, ambienti naturali. Come bisognerebbe affrontare questa incoerenza?
Si dovrebbero agire pratiche sostenibili, si dovrebbero diminuire i consumi e cambiare le ineguaglianze della società e si dovrebbero preservare i bambini dall’allontanamento dalla natura che si ritiene ormai fondamentale anche per il loro sviluppo cognitivo ed emotivo (1, 2). Osservare la vita: la nostra e quella che ci circonda, scoprire che i modi di vivere sono tanti e diversi, imparare ad osservarla, ad ascoltarla, a sentirla, sono opportunità che non dovrebbero mancare nei primi anni di vita.
Come agire nel miglior modo possibile per raggiungere questo obiettivo, anche con bambini molto piccoli? Il presente contributo descrive un percorso di ricerca-formazione centrato sull’allestimento di un acquario in un Nido d’infanzia.
Nel Nido Bambini Bicocca, aperto nel 2005, da tempo è in corso la sperimentazione di un atelier scientifico (3) uno spazio dedicato ad attività di osservazione di elementi naturali in stretta connessione con osservazioni ambientali svolte in giardino, attrezzato come ambiente di apprendimento (4, 5, 6). Un obiettivo che contraddistingue le attività qui descritte è sviluppare e sostenere la naturale tendenza dei bambini a entrare in relazione con animali e piante (7).
Alle educatrici si offrono regolarmente momenti di formazione nel campo della biologia sia per favorire, nelle attività quotidiane con i bambini, lo sviluppo di atteggiamenti scientifici sia per porre le basi di un’educazione alla sostenibilità (8).
Gli step del percorso qui descritto, in corso da qualche anno anche se non in modo continuativo, sono costituiti dalla conduzione di conversazioni con i bambini, dall’osservazione delle loro reazioni di fronte agli animali e del loro modo di stare insieme.
Dopo la descrizione di ogni step è stata inserita una breve riflessione sorta durante la successiva analisi dell’attività, prevalentemente basata sulle videoregistrazioni delle attività svolte.
L’ACQUARIO DEL NIDO
Un ricercatore universitario svolge da tempo attività di formazione scientifica e di educazione ambientale, rivolta alle educatrici, in parallelo al coordinamento pedagogico del Nido. Si attua così una sinergia virtuosa tra aspetti pedagogici e biologico-naturalistici che caratterizzano il lavoro da molti anni. L’idea di allestire un acquario è nata dalla proposta di una educatrice di donare al Nido il suo acquario, una vasca di 200 litri, di dimensioni tali da consentire l’osservazione da parte di due o tre bambini alla volta. Il ricercatore che allora teneva, per il Corso di Laurea in Scienze dell’Educazione, l’insegnamento Osservazioni scientifiche di base aveva esplicitato alcune perplessità, come il fatto che la velocità con cui i pesci si spostano avrebbe reso difficili le osservazioni da parte dei piccoli. Riteneva inoltre che si sarebbe potuto perdere il concetto di individualità, caratteristica fondamentale dei viventi, essendo piuttosto difficoltoso il riconoscimento dello stesso pesce durante osservazioni successive. Queste idee si scontravano con la passione con cui le educatrici proponevano l’allestimento dell’acquario, così, in ragione del fatto che le attività da proporre ai bambini dovessero essere progettate dalle educatrici piuttosto che imposte dall’esterno, alla fine il biologo ha desistito dalla sua opposizione e l’acquario è stato allestito.
In che modo gli esperti in un campo specifico delle conoscenze quando collaborano a un sistema educativo devono adattare le proprie proposte alle opinioni di coloro che quotidianamente si occupano dei bambini e che sono direttamente responsabili.
Tutte le volte che ci si è trovati di fronte a opinioni diverse se ne è discusso in gruppo, anche
durante momenti di formazione, prima di avviare l’attività con i bambini.
L’acquario è stato inizialmente posizionato nell’atelier scientifico: luogo in cui sono privilegiate le osservazioni di elementi naturali, accuratamente monitorati i dialoghi dei bambini e osservati attentamente i loro vissuti da parte degli adulti.
La scelta dei pesci da ospitare è stata lasciata al solo appannaggio del biologo che ha optato per il genere Poecilia: pesci tropicali oggi cresciuti in cattività, facili da allevare, variegati nelle diverse forme, riproducibili in acquario anche da non esperti. I più noti sono i Black molly, tutti neri, e i Guppy, con maschi dai colori variopinti, e dalle pinne grandi come ali…Questo genere è viviparo, cioè la femmina tiene le uova fecondate dentro al corpo: non depone uova, ma i neonati escono dal corpo della madre, in modo quindi simile alla nostra specie.
A questi sono stati aggiunti alcuni esemplari di pesce gatto di vetro (kryptopterus) nei quali è ben visibile la colonna vertebrale.
Con tali scelte si voleva facilitare nei bambini l’identificazione con gli animali: le femmine hanno una pancia grossa che si normalizza quando nascono i piccoli, l’intero corpo dei pesci contiene uno scheletro interno. Uno dei punti cardine di una precoce educazione alla sostenibilità sta nel percepirsi simili ai viventi, con le stesse esigenze vitali, coabitanti del pianeta pur adattati a differenti ambienti naturali (9).
L’acquario attraeva molto i bambini che si fermavano incantati ad osservare i pesci, da soli o con le educatrici e, nel momento dell’uscita, anche con i propri genitori; le educatrici però si chiedevano come sostenere ed allargare questi momenti di osservazione dell’acquario, quali aspetti rilanciare, quali possibili direzioni di approfondimento ecc. È quindi scaturita l’esigenza di avere una persona, nel ruolo di atelierista con una formazione idonea, specificamente dedicata alle attività connesse con l’acquario.
La letteratura internazionale suggerisce di dare precocemente, anche nei primi anni di vita, una visione scientifica del mondo che i bambini vanno esplorando. (10) Quali strategie e comportamenti mettere in atto per realizzarla? Il problema diventa quello delle educatrici che non hanno, perlomeno in Italia, nel proprio curriculum di formazione, alcun insegnamento scientifico né tracce da seguire. Grande opportunità è stata offerta alle educatrici del Nido dalla costante presenza del biologo e dalla relazione virtuosa che si è costruita nel tempo con il gruppo.
LA FORMAZIONE DEGLI ADULTI
Nel monitoraggio delle condotte dei bambini davanti all’acquario, emergeva che alle educatrici sfuggivano talvolta aspetti scientifici importanti non sufficientemente sostenuti dalle educatrici che si percepivano prive di una specifica formazione scientifica. Ci si rendeva conto che, come gli acquari che le persone si mettono in casa a puro scopo decorativo, spesso senza alcun interesse per gli aspetti biologici degli animali, così si era sviluppata inizialmente la fruizione dell’acquario. Durante i momenti di formazione le educatrici sentivano fortemente il bisogno di una conoscenza scientifica: si aspettavano classificazioni, nomenclature, descrizioni approfondite, in nessun modo erano abituate a porsi domande e curiosità sul come i pesci vivono, come si spostano nell’acqua, come si riproducono, ecc.
La formazione che il biologo aveva progettato per loro, invece, era basata sul promuovere discussioni attorno a tematiche ad ampio raggio, piuttosto che su informazioni somministrate in modo trasmissivo (11, 12). Egli le incitava a discutere sul concetto di ecosistema, su quello di biodiversità, sulle interazioni che gli animali stabiliscono con i membri del proprio gruppo o con gli elementi dell’ambiente in cui vivono, ecc. È stato proposto loro di osservare un pesce isolato in un contenitore di vetro posto su un tavolino al centro del gruppo. Inizialmente questo esercizio osservativo aveva fatto emergere molte perplessità, molte di loro si lamentavano del fatto che il pesce potesse soffrire, che volesse tornare a casa: le stesse reazioni e perplessità che in seguito avrebbero probabilmente avuto anche i bambini. Solo in seguito hanno cominciato ad emergere acquisizioni di conoscenze nuove e di discussione partecipata. La formazione proposta era molto diversa dall’insegnamento tradizionale della biologia che le educatrici si aspettavano di avere.
Come impostare una formazione scientifica di base per educatrici di un Nido d’infanzia?
Obiettivo della formazione scientifica è infatti cercare di stimolare il gruppo a porsi domande senza dare nulla di scontato, a cercare di rispondere con conoscenze quotidiane, a seguire piste di interpretazione senza utilizzare stereotipi. (13)
È stato utile, dopo alcuni incontri e specificamente dopo aver attentamente osservato insieme i pesci dell’acquario, somministrare alle educatrici un questionario per capire come avessero affrontato la questione, tanto lontana dagli aspetti che erano abituate ad affrontare (14, 15).
Questionario dopo l'attività di osservazione
• È cambiato qualcosa oggi nel mio modo di vedere l’acquario?
• Cosa non mi è piaciuto ieri pomeriggio?• Cosa ho ascoltato più volentieri?
Tra le risposte sono emerse alcune idee comuni: si è reputato interessante osservare le differenze tra maschio e femmina (in precedenza ignorate), è stato criticato il tirare fuori dall’acquario un pesce alla volta per osservarlo in un contenitore, separato dal resto. Una sola educatrice ha affermato che il suo modo di vedere l’acquario non si era modificato dopo l’intervento del biologo. Ma la cosa più interessante è stata questa.
Durante l’osservazione dell’acquario nella sua interezza, qualcuno aveva notato la grande variabilità di colori dei pesci, esclamando di non riconoscerla affatto nei pesci rossi che, nelle fiere di paese sono utilizzati come premio nelle competizioni tra i visitatori: tali pesci rossi sembrano tutti perfettamente uguali uno all’altro. Difficile è stato per il biologo spiegare che ogni individuo, di qualsiasi specie si tratti, consiste in un esemplare unico e che, anche se allevati in modo sincrono e praticamente tutti della stessa taglia, tra i pesci rossi ci sono differenze individuali pur difficili da riconoscere a un’occhiata veloce (16).
Purtroppo la prova di questa affermazione è molecolare (il DNA di ogni singolo individuo ha differenze con quello degli altri) e i dubbi nel gruppo sono rimasti, visto che si era all’inizio e che la fiducia nelle affermazioni del biologo ancora stentava a decollare...
Ci si può chiedere quanto sia corretto utilizzare le proprie conoscenze scientifiche di fronte ad atteggiamenti che ne negano la validità e che spesso sono irrigiditi da un timido riserbo o da convinzioni prive di fondamento. Questo aspetto appare irrisolvibile se prima non si è stabilito un rapporto di fiducia e di stima con il formatore che in qualche raro caso si potrebbe assimilare a quello con un vero maestro.
Un argomento di discussione è stato, inoltre, quello relativo alle risposte da dare alle domande dei bambini. Ci si è domandato se fosse corretto dare risposte precise chiudendo, in tal modo curiosità e atteggiamento indagatore. Gli adulti uscendo dallo stereotipo di trasmettere ai piccoli le proprie conoscenze, infatti, dovrebbero promuovere un atteggiamento di ricerca, secondo i principali modelli pedagogici oggi condivisi (17, 18, 19)
Ci vuole un giusto compromesso tra un intervento che suggerisce contenuti e condotte, e uno spazio lasciato troppo aperto, che non favorisce una reale condivisione delle scoperte e delle ipotesi di ciascuno e non apre possibilità di condivisione e approfondimento, ma spesso genera confusione. Così facendo, infatti, non si riuscirebbe a stimolare la zona di sviluppo prossimale che, se troppo flebile, farebbe perdere ai bambini l’opportunità di capire. Meglio sarebbe preparare dei veri e propri ambienti di apprendimento, pensati e preparati allestendo angoli per le osservazioni, enfatizzando, per esempio, con un titolo studiato ad hoc quello che si propone loro di fare, ecc. Alcuni esempi di questi titoli sono: frutti volanti, foglie e peli, cielo tra le foglie, dentro ai frutti, ecc. Tutti esempi di attività che abbiamo proposto ai bambini del Nido Bambini Bicocca (20, 21, 22).
L’acquario e il suo mantenimento costante rappresentano un vero e proprio ambiente di apprendimento per discussioni e osservazioni scientifiche di base, per adulti e bambini insieme.
Come si forma questa competenza negli educatori? Si dovrebbe tener conto che l’educazione scientifica consiste in un metodo di pensiero, l’esigenza di sapere sempre qualcosa di più, la curiosità inesauribile verso il mondo che ci circonda, piuttosto che una spiegazione che, pur accreditata, a volte è lontana dalla struttura cognitiva dei bambini e risulta pertanto inutile. Ascoltare, sostenere e interpretare sono pertanto le azioni da mettere in campo con i piccoli.
LA RELAZIONE DIRETTA CON GLI ANIMALI
Come in precedenza fatto sperimentare alle educatrici, si è proposto ai bambini di osservare un pesce isolato in un contenitore, di toccarlo delicatamente e di dargli da mangiare, ovviamente sotto la stretta supervisione dell’educatrice e senza forzare coloro che avrebbero mostrato perplessità nel toccare i pesci.
Osservazioni di un pesce nel laboratorio scientifico. Dal report di una educatrice
- Prendiamo un pesce tutto colorato (platy)
- Anita nota gli occhi del pesce, Amanda invece tocca la testa del pesce e lo sottolinea e a questo punto Carolina fa notare che lei invece ha toccato solo la coda.
- In generale il pesce gatto di vetro (kryptopterus) fa schifo a tutti i bambini. Quando si passa alla fase tattile si generano eccitazione e ilarità.
Obiettivo delle attività all’acquario è mettere i bambini a contatto diretto con gli animali, rendendoli in grado di sviluppare relazioni autentiche con essi. I bambini che vivono in città hanno poche occasioni di relazione diretta con la natura, conoscono poco il mondo naturale: spesso arriva prima il contatto con il virtuale cioè con una natura riprodotta (libri, peluche, video…). Anche per chi vive fuori città, del resto, ci sono sicuramente più occasioni di contatto, ma spesso non c’è una riflessione sul mondo naturale (in termini di pensiero, documentazione...) e sulla relazione con esso.
È veramente utile, anche dal punto di vista psicopedagogico, realizzare un ambiente di apprendimento che metta in relazione i bambini con animali, piante e ambienti naturali?
Osservare i bambini a contatto con la natura, consente di osservare come ragionano e come
condividono le loro osservazioni, idee, esperienze, con i compagni e con l’adulto.
LA FIGURA DELL’ATELIERISTA E LA SUA RELAZIONE CON LE EDUCATRICI
Dopo una lunga ricerca tra le comuni conoscenze, è stato infine trovato, come atelierista, Davide: un giovane ecologo, portatore in quanto tale di una visione complessa dei sistemi biologici e ambienti naturali, pieno di voglia di fare e con un’ampia visione della biologia. Questi ha svolto il lavoro mostrando un grande interesse e mettendosi in gioco in modo eccellente. Il suo lavoro è sempre stato affiancato dallo staff del Nido e via via si è stabilita una relazione virtuosa: l’atelierista ha avuto modo di maturare progressivamente uno stile di intervento più indiretto e meno trasmissivo, e le educatrici hanno avuto modo di imparare altri gesti e contenuti dall’esperienza con lui.
L’esperto è il "capo della bottega" e per coinvolgere i bambini e le educatrici deve avere una certa passione per quello che propone e che fa. L’attività sui pesci per Davide, in quanto ecologo, era molto stimolante perché consisteva nel lavorare su un ambiente naturale nel suo insieme: sulle relazioni tra pesci, piante e composizione del filtro, la somministrazione del cibo, ecc.
Le educatrici hanno rivelato il proprio desiderio di saperne di più per non sentirsi inadeguate di fronte alle domande dei bambini e hanno chiesto ulteriori momenti di formazione per imparare cose che non si sanno… Tranne due di loro, particolarmente interessate e disponibili, tuttavia, poche sono andate a ristudiarsi aspetti della biologia delle scuole precedenti.. il che mostra come non si sia trattato di un vero interesse scientifico, quanto , forse, di una difesa psicologica di fronte alle eventuali domande dei bambini.
L’atelierista e i bambini davanti all’acquario |
ARGOMENTI DIFFICILI
Ci sono situazioni in cui i bambini affrontano argomenti difficili, quali la morte, la malattia, il sesso, la guerra, ecc. Difficili perché coinvolgono sentimenti profondi e vita personale, perché non si è abituati a parlarne, perché parlarne può esporre a giudizi morali, ecc. (23)
Spesso gli adulti si rifiutano di affrontarli direttamente, soprattutto con bambini molto piccoli. Se si lavora con i viventi, non si possono comunque eludere!
Anche Davide, proprio in una delle prime volte in cui si confrontava con i bambini si è trovato di fronte a questo problema.
L’atelierista di fronte alla morte di un pesce
- Ho controllato perfettamente l’acquario ….perchè non ci fossero pesci morti, schifezze in giro, ecc. ci ho proprio pensato.
- Arrivano loro…..e cosa vedono come prima cosa?..... un platy morto…
- Imbarazzo, alle loro domande sul perché stesse fermo, non sapevo cosa rispondere ho detto non sta bene….
- Poi di nascosto l’ho messo sotto le piante…
È importante riuscire a condividere le domande difficili che i bambini ci pongono e i sentimenti di paura e di dolore che i bambini provano di fronte a certe situazioni. Questo è molto difficile, ma conservando una piccola ma importante dose di serenità si può riuscire a diluire i sentimenti negativi.
Ogni morte (di un animale, di un nonno, di un amico...) fa sorgere le stesse domande. Quando un bambino fa domande significa che è interessato a capire. Di fronte a un lutto è sempre importante parlare con i bambini, anche per accrescere le nostre riflessioni insieme con loro. Di fatto, nel quotidiano, anche gli adulti pensano raramente alla morte: può esser quindi un’occasione per parlarne. Durante una malattia grave non bastano informazioni tecniche o che tendono a fuorviare l’attenzione su altri aspetti della realtà, bisogna umilmente affrontare i dialoghi: solo umilmente, non in altro modo...
Una mattina i bambini si sono accorti che mancava un pesce chiamato Orange: una femmina che tutti riconoscevano e che aveva appena dato alla luce molti avannotti. Un’educatrice ha esordito dicendo che si era ammalata e che era morta. Un bambino ha chiesto: dov’è andata? E l’educatrice: non so dove vadano i pesci quando muoiono, secondo te dov’è andata? E il bimbo: fuori, così può prendere il sole.
Le domande dei bambini sulla morte si riferiscono spesso anche alla vita, indirettamente o direttamente, forse perché non hanno ancora sviluppato il concetto e non ne hanno ancora avuto esperienza diretta.
Sono argomenti mai conclusi, che ritornano periodicamente quando un pesce muore o si ammala... La tentazione di eluderli o di aggirarli è sempre presente, ma il confronto nel gruppo di adulti aiuta e sostiene, si riescono così a trovare le parole più adatte nelle diverse situazioni: parole che non sempre sono risposte, più spesso sono domande e rilanci. Quando una cosa non si sa è corretto dire ai bambini non lo so.... Al di là del contenuto di queste considerazioni sarà proprio l’atteggiamento tranquillo e la disponibilità dell’adulto a parlarne con un tono di serenità, pur nel dispiacere, a trasmettere il messaggio che di tutto si può parlare...
Come riuscire a mantenere in queste occasioni con bambini tanto piccoli un rapporto sincero e aperto senza scadere nello stereotipo: questo argomento lo affronterai da grande? L’adulto, se ha fiducia in sé, può aiutare il bambino a trasformare un evento negativo in uno positivo del suo sviluppo. Il silenzio, le censure o peggio la menzogna possono bloccare le loro domande che restano così senza risposta. Nel confrontarsi con la morte sorgono pensieri intensi, emozioni violente, anche negli adulti. Il dialogo è il luogo dove si impara a conoscersi e ad apprezzarsi. A riflettere sulla vita e la morte, sulle persone scomparse così come su quelle che restano. (24)
REGOLE
Una mattina le educatrici hanno scoperto alcuni pesci morti e l’acqua intorbidita: si era rovesciato il distributore automatico di cibo, inquinando l’acqua e soffocandoli.
Grande sconforto di tutti. Nei giorni successivi all’accaduto, gli stessi bambini, attraverso una serie di conversazioni a tema a piccoli gruppi, condotte dalle educatrici, parlandone insieme sono arrivati a dettare delle regole fondamentali, a cui si sarebbero, inevitabilmente, attenuti:
Dialoghi tra bambini per stabilire delle regole
- Ar: Si entra se c’è qualcuno
- Educatrice: Qualcuno?
- Ari e Da: Qualcuno grande
- Am: Non si mettono le mani dentro, dentro l’acquario Ar: Non si beve l’acqua dell’acquario e non si mettono in bocca le mani Da: Si beve l’acqua normale
- Al: Non si corre
- Lu: Non si corre!
- Educatrice: Io aggiungo che non si tocca il cibo dei pesci
Si è suggerito di mettere il cartello ad altezza di bambino, sulla porta dell’atelier e di proibirne l’ingresso per qualche giorno (sia per dar modo all’acquario di ricostituirsi sia per sottolineare la gravità del fatto). Se ne è parlato anche in una riunione con i genitori e si è avviato un interessante confronto sul senso delle regole, per i bambini, ma anche per gli adulti: le regole di casa, le regole al Nido.
Come le facciamo rispettare ai bambini? Noi come le rispettiamo? L’importanza di questo fatto negativo sulla piccola comunità del Nido sta nel fatto che la sofferenza comune per la morte di alcuni pesci ha unito sia piccoli sia adulti e ha rappresentato una preziosa occasione per riflettere sul senso e sul valore delle regole per il benessere della comunità.
TAVOLO SIMMETRICO
Le osservazioni dei pesci prelevati e posti in una vaschetta separata, sono sempre state fatte in atelier posizionandola al centro di un tavolino basso, a superficie rettangolare. 4-5 bambini seduti attorno al tavolo iniziavano insieme con Davide le conversazioni sul pesce che stavano osservando. Davide stendeva sempre un breve report delle proprie sensazioni, delle cose che avevano detto i bambini, dei dubbi rimasti ed eventualmente delle azioni da modificare.
Davide riteneva che i bambini seduti sul lato corto del tavolo, più lontani dalla vaschetta posta sempre centralmente, fossero svantaggiati e che sarebbe stato meglio avere tavoli simmetrici: rotondi o quadrati, così da tenere tutti alla stessa distanza dalla vaschetta, o in generale dall’oggetto da osservare insieme.
Ci siamo messi a riflettere su questo aspetto, riportato durante una nostra riunione da cui è fortemente emersa questa conclusione: perché tutti devono partecipare allo stesso modo, perché tutti devono partire con le stesse opportunità, forse che le simmetrie valgono di più delle asimmetrie?
A tale proposito Davide si era ricordato che una bimbetta che era sul lato corto e che non voleva toccare il pesce dopo un po’ aveva cominciato ad allungare la manina, come se volesse prepararsi e siccome faceva fatica ad arrivare al centro ha avuto tutto il tempo per pensare, ma non si è distratta, né ha rinunciato all’attività.
A questo punto l’analisi, condivisa dal nostro gruppo di ricerca, ha portato a stabilire di metterli a turno sul lato corto.
Se non si ha l’opportunità di fare tutti la stessa cosa contemporaneamente, ci si può sempre mettere a riflettere, associare ricordi, pensare ad altro, osservare i compagni, ecc. tutte attività di pensiero importanti favorite, proprio dall’asimmetria della posizione.
Forse allenare i bambini a pensare, a riflettere, a fermarsi un momento invece di incitarli a fare sempre in fretta, ad avere tutto subito, a battere il senso del tempo che fugge nasconde un valore in termini di educazione alla sostenibilità. (25)
BIOFILIA
Pressoché di fronte a qualsiasi animale proviamo sentimenti ed emozioni, talvolta anche negativi: è molto difficile restare del tutto indifferenti.
All’inizio degli anni 2000 Wilson, professore di biologia ad Harvard e noto entomologo, ha coniato il termine biofilia, definendola come l’innata tendenza a concentrare l’attenzione sulle forme di vita e su tutto ciò che la ricorda, e in alcuni casi ad associarvisi emotivamente (26). Le principali caratteristiche della vita: la ricerca del cibo, della casa, del compagno, la cura della prole, la fuga dai pericoli e la stessa fine della vita accumunano tutti i viventi. Questo fatto si può interpretare in due modi: le principali molecole della vita funzionano nello stesso modo e le cellule ancestrali che hanno dato luogo alla storia dell’evoluzione biologica e a tutti i viventi attuali sono state probabilmente le stesse per tutti.
Oggi si sta sviluppando una conoscenza scientifica sempre più approfondita dei viventi e degli ambienti naturali, ma, per assurdo, ci si sta sempre più allontanando dalla relazione individuale con essi, non si ricevono più stimoli adeguati per realizzarla. Non si è più in grado, pertanto, di apprezzare l’effetto che tale relazione ha su di noi.
Se tra gli obiettivi che gli adulti si pongono di fronte a bambini, anche molto piccoli, c’è quello di educarli al rispetto dell’ambiente per proteggerlo in futuro quando saranno adulti, occorrerebbe innanzitutto incoraggiare la relazione con animali, piante, sistemi naturali.
Potrebbero così maturare quelle relazioni affettive tra esseri umani e il resto degli organismi viventi che costituiscono una delle basi fondamentali per l’educazione alla sostenibilità`. (27)
Quella che Gardner definisce intelligenza naturalistica è stimolata da tale relazione e costituisce la capacità di entrare in connessione profonda con i viventi, facendo esperienze dell’effetto che questa relazione ha su di noi.
Come realizzare questo obiettivo nella pratica quotidiana con bambini del Nido? Due aspetti sono importanti.
Anzitutto far loro comprendere che la vita che vive consiste in continue trasformazioni, in un fluire continuo di stati e stadi che si susseguono per esempio suggerendo osservazioni ripetute e
riportate alla memoria con regolarità. L’acquario, in tal senso, presente nella vita di tutti i giorni, si presta in modo straordinario a questo obiettivo.
Inoltre, esplorando gli animali, è importante far scoprire ai bambini gli aspetti che a loro ci accomunano. Non dobbiamo viverci come separati, staccati dalla natura, ma parti di essa che condividono con gli altri viventi la stessa sorte sul pianeta.
In questo il ruolo degli adulti è importante.
Dopo alcuni anni si è deciso, su consiglio di un esperto, di spostare l’acquario in piazza: una stanza di grandi dimensioni, dove si svolgono feste e riunioni con i genitori, e dove l’acquario non è contornato da altri oggetti distraenti, quali gli scaffali pieni di materiali in atelier. Inoltre i Poecilia sono stati sostituiti con pesci Malawi, più grandi dei precedenti, meglio visibili e riconoscibili, a cui è stato possibile persino dare un nome ai singoli individui, identificandoli e riconoscendoli quotidianamente, aspetto associabile al concetto di unicità dei viventi, caposaldo dei concetti di adattamento ed evoluzione.
Pesce malawi che si ripara in una roccia |
Spostato l’acquario e inseriti i Malawi le educatrici hanno vissuto un momento di estremo interesse, proprio come se avessero resettato le proprie emozioni. Il luogo in cui era stato posto l’acquario era più adatto e i Malawi presentavano colori e disegni del corpo in ragione della loro grande biodiversità (28)
L’educatrice che si occupava dell’acquario aveva da subito manifestato un cambiamento nelle sue emozioni. Ecco le sue parole:
Da quando l’acquario è stato spostato in piazza il mio coinvolgimento è aumentato. Ogni mattina, prima di iniziare il turno in sezione, passo a salutarli e a vedere come stanno. I loro occhi, tutti neri, sembrano disegnati, quasi finti, perché spesso fermi. … Osservo con più attenzione e vedo che invece anche i loro occhi si muovono. La cosa interessante, a proposito di biofilia, è che tutte le educatrici, chi prima, chi dopo, hanno mostrato di osservare i pesci con più attenzione, di fermarsi a guardarli, cosa che prima facevano raramente e solo per stimolare i bambini.
Riflessioni delle educatrici
- Quando mi fermo davanti all’acquario si avvicinano al vetro e mi guardano.
- Quando sono sazi lo si può capire facilmente: ignorano il cibo, rimanendo nella parte inferiore dell’acquario.
- Un pesce rossastro faceva più fatica di altri a mangiare e rimaneva più in disparte. I giorni successivi sono andata ancora ad osservare e rimaneva ancora molto nascosto.
- A volte si muovono piano, altre volte schizzano via veloci. Qualche volta uno sembra inseguire l’altro.
- In primo luogo è cambiato il loro colore; appena arrivati avevano tutti un colore simile, neutro; poi col passare dei giorni i colori si sono intensificati e sempre più definiti.
- Ora mi sembra un acquario molto colorato!
Indubbiamente queste osservazioni lasciano trapelare interesse, curiosità e attenzione nei confronti degli ospiti dell’acquario. La possibilità di seguire un singolo pesce e riconoscerlo tra gli altri (pesce rossastro, dice l’educatrice) può favorire l’apprendimento del concetto di unicità, tra i fondamenti della biologia.
Questo interesse delle educatrici non può non riversarsi sulle loro conversazioni con i piccoli, una sorta di passaggio di testimone tra le emozioni degli adulti e quelle dei bambini.
I bambini mostrano sempre interesse quando passano davanti all’acquario: chiedono all’educatrice di dar da mangiare ai pesci, osservano le bolle d’aria che escono dalla pompa e chiedono se le fanno i pesci… Mentre si avvicinano al vetro scoppiano frequentemente in grandi risate, si scatena euforia, forse collegata al movimento dei pesci (vivace e rapido); alcuni bambini li osservano silenziosi altri, in modo più irruente, battono il vetro, urlano e li chiamano.
I più piccoli tendono a imitare il comportamento più comunemente usato dagli animali; aprono e chiudono ripetutamente la bocca.
Dicono quel pesce è mio oppure è il mio preferito.
Ma uno dei risultati della presenza dell’acquario al Nido è senza dubbio questo fatto raccontato da un’educatrice:
Mi è capitato di uscire dalla sezione dei piccoli con un bambino inconsolabile e di sedermi con lui davanti all'acquario: subito il bimbo ha smesso di piangere, rimanendo come ipnotizzato davanti allo spettacolo dei pesci.
Come trasmettere, o meglio amplificare e sostenere questa relazione con i viventi?
Questo passaggio emotivo è una delle caratteristiche fondamentali di quello che si potrebbe definire il primo passo verso un ri-avvicinamento al mondo naturale: sono le emozioni che passano dall’adulto al bambino, non le conoscenze che servono a capire le cose ma non ad esserne necessariamente coinvolti.
I BAMBINI DAVANTI ALL’ACQUARIO
I bambini vedono i pesci dell’acquario tutti i giorni. Spesso vanno a visitarli con i genitori prima di andarsene a casa, quasi li volessero salutare…
L’attività di osservazione dei bambini davanti all’acquario è stata anche oggetto dell’ elaborato finale di laurea di una studentessa in Scienze dell’Educazione dal titolo: Vivo o non-vivo: utilizzo della biofilia come chiave interpretativa. Percorso di biologia al Nido d’infanzia, che documenta un percorso di osservazione delle reazioni di un piccolo gruppo di bambini di fronte a pesci vivi e a pesci giocattolo. La domanda di ricerca era nata da alcuni antecedenti.
Una mattina un bambino aveva portato da casa uno squalo di plastica e l’aveva mostrato al suo gruppo in modo entusiasta. Fortemente presenti nei bambini erano inoltre i personaggi del cartone animato Alla ricerca di Nemo i cui personaggi principali sono pesci (29). Erano inoltre presenti al Nido alcuni pesci meccanici che opportunamente caricati potevano spostarsi se posti in acqua.
L’educatrice che seguiva l’attività si è focalizzata sul capire se i bambini avrebbero mostrato un diverso comportamento con viventi e non viventi. L’ipotesi era quella che la biofilia, intesa come attrazione per la vita, si dovesse manifestare solo nei confronti di animali vivi.
Gli atteggiamenti dei bambini nei confronti dei pesci vivi e nei confronti dei pesci finti (o artificiali o giocattolo) - di gomma o meccanici- sono stati molto diversi.
La relazione dei bambini con i pesci e con il sistema-acquario è stata sperimentata con gruppi di quattro bambini dai 30 ai 38 mesi di età e qualche volta con un solo bambino di 38 mesi. L’attività si è sviluppata in due momenti diversi: uno di fronte all’acquario e uno in atelier scientifico attorno al tavolo su cui era stato deposto un contenitore con un pesce prelevato dall’acquario.
Le conversazioni tra bambini e tra bambini e adulti sono state analizzate e classificate mediante una tabella di osservazioni composta dai seguenti items:
- interpretazione dei sentimenti dei pesci- relazione con rappresentazioni dei pesci (filmati, cartoni animati, libri, ecc..)
- relazione con giocattoli (pesci meccanici e squalo di gomma)
- definizione dello stato inanimato della rappresentazione
- identificazione con i pesci
- gioco simbolico.
Nel caso dei pesci vivi la maggior attenzione, il soffermarsi ad osservare e a parlare anche della propria esperienza di bambino, indicano un maggior coinvolgimento emozionale nei confronti del pesce dell’acquario. I bambini sono attratti dagli organismi che si muovono e agiscono indipendentemente dalla nostra volontà`, cioè ciò che è vivo ha un’autonomia propria ed è in qualche modo imprevedibile.
Con il pesce di gomma si innesca il gioco del far finta, non sembra esistano relazioni di tipo affettivo, piuttosto un legame ludico-materiale. Invece con quelli meccanici (che sono rappresentazioni del protagonista del cartone animato) e che si muovono e agiscono indipendentemente da chi guarda si originano sentimenti e simpatie analoghi a quelli provati con i pesci vivi.
L’attività si è svolta passando attraverso alcuni momenti interessanti, eccone alcuni esempi
significativi.
Davanti all’acquario è stata innescata dall’educatrice una conversazione sul fabbisogno di acqua da parte dei pesci….visto che ne sarebbe stato prelevato uno per le osservazioni in atelier scientifico.
Conversazione sul fabbisogno di acqua
- Educatrice: li guardiamo un pochino?
- Per loro preparerei una casetta. Cosa ci devo mettere dentro?
- N.: dell’acqua così può nuotare.
- Educatrice: perfetto! L’acqua mi sembra una cosa fondamentale. Molto importante, così possono nuotare. Serve per nuotare l’acqua?
- N.: sì! Anche io nuoto
- Educatrice: Anche tu nuoti?
- N.: Sì
- Educatrice: E secondo te serve a qualcos’altro l’acqua per i pesci? N.: No
- Educatrice: La usano solo per nuotare quindi….
- N: Ma non c’è niente da mangiare
- Educatrice: gli diamo anche un po’ da mangiare e mettiamo un pesce nella nostra piccola vasca?
L’educatrice vorrebbe portare i bambini a discutere dell’effettivo bisogno dell’acqua, ma, dopo il no deciso del bambino, non esita a rinunciare ai suoi obiettivi e a seguirlo sul bisogno di cibo…. Numerose conversazioni si sono svolte sulla differenza tra un pesce vivo e uno non-vivo….( squalo di gomma e pesci meccanici).
Vivo o non-vivo, vero o falso?
- N: Uno squalo!
- Educatrice: è uno squalo vero? N: no, è uno squalo finto!
- Educatrice: cos’è questo? (squalo di gomma) A.: è un giocattolo Educatrice: vi piace di più questo (finto) o quello dell’acquario? N.: quello dell’acquario
- Educatrice: perché N. ti piace di più quello dell’acquario?
- N.: perché è vero
- N.: piccolo pesciolino, piccolo pesciolino, piccolo pesciolino
Immediatamente dopo il riconoscimento si innesca un moto d’affetto (forse di identificazione, nel bambino di 38 mesi: è piccolino, piccolo pesciolino): compare un sentimento che si potrebbe associare a una forma di biofilia. Immediatamente dopo averlo riconosciuto come vero (cioè vivo) il piccolo prova tenerezza.
Il giocattolo, invece, è ritenuto finto il che significa che dobbiamo prenderlo per fargli muovere la coda, mentre il pesciolino dell’acquario si muove spontaneamente.
La relazione con i pesci veri suscita talvolta timore: come nel caso di una bimba che non voleva immergere la mano per toccare il pesce in quanto vivo. Mai tale timore è stato espresso nel rapporto con i pesci meccanici con i quali si è invece subito innescato il gioco del far finta segnato dal parlato in prima persona e nell’immedesimazione nel giocattolo: Siamo due squali. Dai, mi mangi?. Il recitare del bambino segna l’apertura della sua immaginazione in cui tuttavia l’attore è lui stesso e non si adegua al comportamento dell’altro.
Talvolta alcuni bambini dicono di preferire il pesce meccanico, sia perché in quel momento lo hanno davanti sia perché la sua forma richiama quella del ben noto cartone animato.
I tempi di attenzione, tuttavia, sono sempre stati più bassi durante l’utilizzo dei pesci meccanici rispetto a quelli con il pesce vero.
I bambini riconoscono un animale vivo, da una sua rappresentazione?
Spesso, a contatto con il pesce vivo il bambino, il più` delle volte, ha chiesto il permesso di toccarlo
introducendo inizialmente la mano nel contenitore con grande cautela e rispetto; mentre con il pesce meccanico il tocco era molto più diretto, trattandosi di oggetti con cui i bambini interagiscono spesso. Tutto ciò potrebbe sembrare ovvio, tuttavia una verifica osservativa del comportamento dei bambini induce a stabilire la differenza relazionale che si attua su piani diversi e con modalità a volte sorprendenti.
I PRODOTTI DEL LAVORO DI OSSERVAZIONE
La sperimentazione atelier scientifico è stata presentata in alcuni convegni nazionali e internazionali e in alcune pubblicazioni; alcuni percorsi sono stati documentati attraverso filmati realizzati dalle educatrici che hanno acquisito nel tempo solide competenze di documentazione multimediale. (La sperimentazione atelier scientifico è stata presentata alle seguenti conferenze nazionali e internazionali:
- XVII International Congress of AIFREF- Children,’ Quality Of Life Today (18-20 May, Praga Czech Republic); Braga, P., Gambini, A., & Mantovani, S. (2017). Learning about living things and sustainability in the early year.)
Ci sono quindi a disposizione numerosi filmati in cui i pesci dell’acquario sono protagonisti. Ultimamente è stato realizzato un cortometraggio: i numerosi filmati dei pesci dell’acquario sono stati visionati dal biologo insieme a una delle educatrici e ad un collaboratore che da anni si occupa di audiovisivi, si è così pensato di farne un montaggio e di realizzare un filmato sui comportamenti e sulla biologia dei pesci Malawi che, pur restando in un ambito amatoriale, può essere presentato all’esterno: sia ai genitori, sia alla comunità scientifica.
Pian piano ha preso corpo la fantasia che fosse proprio un pesce ospitato nell’acquario a raccontare la sua storia. (Storia di Thor. Testi e regia di A. Gambini e S. Croci. Editing e postproduzione: C. Mutti, Imago Editor). Il filmato intitolato Storia di Thor si svolge da quando il pesce è arrivato con i propri compagni nell’acquario del Nido alla situazione attuale: un ambiente ospitale, equilibrato nel numero dei pesci che dona serenità a chi si ferma ad osservarli.
Il lento movimento dei pesci, i loro scatti, le litigate, la cova dei piccoli e molti altri aspetti della
biologia dei Malawi sono rigorosamente rappresentati e raccontati nel filmato da una bambina di otto anni che presta la sua voce al protagonista.
CONCLUSIONI
Copertina del video “Storia di Thor" |
Abbiamo via via imparato a mettere a punto una metodologia di progettazione molto aperta, dinamica, che si sviluppa e si adatta agli avvenimenti che si susseguono (30). Questa sperimentazione consiste sia nell’affrontare attività innovative, in questo caso relative alla presenza e al mantenimento di un acquario, sia una rigorosa analisi delle stesse, analizzate attraverso un percorso di monitoraggio e verifica. Costante è stato inoltre il sostenere un atteggiamento scientifico nei bambini e negli adulti coinvolti e il determinare come e se si sarebbe sviluppato un interesse durevole, una fonte di quesiti e domande da discutere insieme e un modo di avvicinarsi ad alcuni fondamentali elementi della vita (31).
Interessante è stato il modo con cui un gruppo interdisciplinare, composto da figure diverse (educatrici, ricercatrici di biologia e pedagogia dell’infanzia, atelieristi) ha proposto le attività ai bambini partendo dalle loro esperienze, dai loro ricordi e vissuti: cercando cioè di attrarli mediando tra l’esperienza molto pregnante di avere sotto gli occhi degli animali vivi e il ricordo di quanto avevano fatto effettivamente nella realtà durante l’estate al mare.
Ci sono stati:
- Festival Fin da piccoli. Matematica e scienze dai primi anni di vita (Trieste, 9-10 settembre 2016), P. Braga, A. Gambini, S. Croci, Incontrare i viventi insieme ai bambini. L’atelier scientifico nel Nido Bambini Bicocca.
- XIX Convegno Nazionale dei servizi educativi e delle scuole dell'infanzia: Educazione e/è politica (Reggio Emilia, 21-23 febbraio 2014): Gambini, A., Braga, P., Mantovani, S., & Acquaviva, D. (2014). L’atelier scientifico al Nido: primo approccio alla scienza della vita e alla sostenibilità;- 24th EECERA Conference (Creta, 7-10 Settembre 2014), Gambini A., Braga P., Mantovani S. Feeling good in places and with people: in the
garden and in the atelier;
- EARLI Conference 2014 (European Association for Research on Learning and Instruction)/ SIG 5 Learning and Development in Early Childhood (Jyväskylä, Finlandia, 25-27 Agosto 2014), Mantovani S. Gambini A., Braga P., Learning about living things and sustainability: a scientific atelier in an infant-toddler center;
- III seminario della Rete Nidi Universitari I nidi universitari: esperienze, ricerche e prospettive (Milano, 15 novembre 2013) , Gambini A.,
Acquaviva D. L’atelier scientifico al Nido.
Ci sono stati probabilmente dei percorsi iniziati e non finiti, discussioni che non hanno avuto successo. Hanno però consentito alle educatrici durante tutto il percorso di porsi il problema di cosa e come fare e di come questo come (saperi degli adulti e dei bambini, materiali, strumenti, tempi, spazi, strategie di intervento...) si possa cambiare, adattare alla situazione, alla comunità che si va creando (31). Non regole da applicare in modo predefinito ma una metodologia che si adatta a quello che si sta effettivamente svolgendo.
Sullo sfondo di questa esperienza si intravedono due aspetti importanti: la speranza che nel futuro di questi piccoli (che rappresentano il nostro concreto futuro) rimanga il ricordo o la sensazione di essere stati in relazione con organismi vivi e che contribuiscano a mantenere la vita nel miglior modo possibile e che i vissuti sociali siano il miglior modo di imparare e di stare insieme.
Questo è uno dei primi passi per la formazione di futuri abitanti del pianeta che potrebbe renderli consapevoli dell’importanza della vita e in grado di adoperarsi per la sua sopravvivenza e sostenibilità (25).
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Ringraziamenti
Ringraziamo tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione dell’acquario e la conduzione delle attività con i bambini, in particolare:
Susanna Mantovani, presidente della Bambini Bicocca spin off universitario, che supervisiona la sperimentazione Atelier scientifico al Nido; Maria Arcà per la lettura del testo e la nostra formazione; le educatrici del Nido Bambini Bicocca che si occupano quotidianamente dell’acquario; gli atelieristi Davide Fortino e Diego Gomez; tutti i bambini che hanno partecipato al progetto e anche gli straordinari pesci dell’acquario che hanno reso possibile il nostro lavoro.