Paolo Guidoni ci ha lasciato
È stata una lunga cavalcata, sempre al massimo della velocità e della disponibilità per tentare una nuova strada per un altro progetto costruito da gente che aveva ancora l’entusiasmo e il coraggio di mettersi insieme per promuove un nuovo percorso per insegnare le Scienze a scuola. Paolo Guidoni ne ha aiutati e incoraggiati tanti di insegnanti, tutti coloro che hanno chiesto il suo aiuto per ribaltare la situazione, cronicamente depressa, di insegnare le Scienze.
Ora Paolo ha finito di correre sui treni per presentarsi puntuale là dove avevano bisogno di lui per un incontro preparatorio, sempre provvisto di numerosi quaderni per gli appunti che riempiva con una scrittura ampia e veloce con due biro, una nera ed una rossa, con una attenzione tale da riuscire a riproporre i passi importanti di ogni intervento che aveva ascoltato con attenzione e rispetto per tutti.
Poi, quando era il suo turno, mostrava come era possibile raccogliere il meglio di tutti per cucirlo in una proposta concreta con possibilità di successo. Conobbi Paolo a Firenze dove ci recavamo in una dozzina di persone provenienti da tutta Italia, in posti di fortuna: all’aperto di un bar vicino alla stazione, se era bel tempo, o in qualche altro posto accogliente al chiuso in inverno. Questi incontri dettero vita ad un gruppo che è riuscito a sviluppare le idee fondamentali per quello diventato il piano nazionale del Ministero della pubblica Istruzione “Insegnare Scienze Sperimentali” ISS.
(*) bel progetto, lo facciamo - e tutto parte in pompa magna; e adesso, fatto quel po’ di rumore esibitivo, viene lasciato spegnere. Perché? Perché, oltre alle cose pessime, decenti, buone e ottime prodotte o producibili, di nuovo c’è sotto troppa spinta potenziale all’autonomia culturale (per carità, livelli primordiali …): e non si può accettare l’autonomia culturale in quanto possibile agente infettante. Perché se qualcuno si mette in testa di fare-scuola “per” una società del 20% capovolto, con l’80% che capiscono e il 20 % che rimane indietro (poi qualcuno rimane sempre indietro), dopo cosa succede? E vediamo bene che strangolare la scuola attraverso i soldi non è poi affatto peggio che strangolarla culturalmente.
ISS aveva finito la sua corsa dopo aver mobilitato diverse centinaia d’insegnanti, e di scuole, costruito presìdi scolastici per la progettazione e l’impianto del nuovo Piano, acceso l’interesse di un numero imprecisato di colleghi che non erano riusciti a partecipare alle prime fasi del nuovo lavoro. Tutto l’entusiasmo iniziale venne lasciato affievolire fino a scomparire del tutto per ritornare all’antico protocollo trasmesso intatto da un passato troppo ingombrante. Il docente spiega, l’alunno sta attento o dorme. Il docente interroga, valuta inflessibilmente senza curarsi delle cause che hanno condotto a rendimenti così diversi. E così si procede come se prima le cose funzionavano bene.
In Valdera qualcuno pensava che si potesse riprendere in piccolo quello che era crollato nel resto d’Italia: chiedemmo il suo aiuto e Paolo era lì, puntuale e disponibile a riaccendere speranze, ad ascoltare, prendere appunti, e dire la sua.
Anche in questo angolo d’Italia partì una nuova sperimentazione come le altre che proseguivano in altre parti della Toscana, Campania e chissà dove, che Paolo aveva avviato e seguiva da tempo. Non durò molto anche se Paolo fece tutto quanto era in suo potere per farla funzionare lasciando a tutti coloro che lo avevano conosciuto il ricordo di una persona eccezionale, nei modi nella sua conoscenza e della disponibilità illimitata.
Poi fu la volta del Museo di Storia naturale dell’Università di Pisa che si rivolse a Paolo per avere una direzione didatticamente praticabile per formare i docenti all’insegnamento delle Scienze attraverso l’osservazione. Rimase per un anno per seguire Paola, la moglie, comandata in Africa ad una scuola italiana. Sicuramente si sarà adoprato senza risparmio anche in quella difficilissima situazione.
(*)Oggi non si può non guardarsi intorno, guardarsi negli occhi, guardare negli occhi i ragazzi, guardarsi negli occhi con gli insegnanti e fra insegnanti: mi spiace doverlo dire, ma troppa parte delle persone che insegnano sono di fatto colluse con questo tipo di gestione; mi dispiace, ma troppo spesso c’è collusione perché si accetta un andazzo in cui io vado a fare un lavoro malpagato e di cui mi importa poco vedere i risultati, purché non mi si rompano troppo le scatole e purché non mi si chieda di fare quella fatica grande che il brav’uomo diceva che bisogna fare per capire (e aiutare a capire). è duro da rompere, questo cerchio. La speranza, l’augurio è che si voglia, e ci si riesca: abbiamo sentito della Valdera, abbiamo sentito di Mantova, ci si riesce, insegnare si può, imparare si può. C’è un purché dietro: purché non ci si prenda in giro, purché non si giochi (ancora) a far finta.
(*) Dall’intervento di Paolo Guidoni alla Festa di NATURALMENTE 2010 Atti (bozza) pdf 425 KB Promuovere e insegnare le Scienze: una risorsa per il territorio (locandina evento)
“La limonaia” Sabato 29 maggio 2010, Vicolo del Ruschi 4, Pisa ore 9 - 12.30