Strani abitatori dei mari
Pycnogonida LATREILLE 1810 (anche Pantopodi o Podosomi)
Piero Sagnibene
Un tempo venivano chiamati “ragni senza corpo” o “ragni di mare”, per la loro somiglianza agli Araneidi, ma appartengono ad un sub-phylum a sé degli Artropodi. La loro paradossale morfologia e la loro anatomia sembrano la descrizione di un alieno fatta da un romanziere di fantascienza. L’aspetto è da porre in relazione alla enorme sproporzione che esiste tra le dimensioni del corpo e quelle delle zampe; al esempio nella specie Colossendeis robusta il corpo misura 30 mm di lunghezza e le zampe 213 mm. Altrettante specie sembrano costituite da un groviglio confuso di appendici giallo-brune.
La maggior parte dei Picnogonidi è incolore, anche se in alcuni casi vi sono colorazioni vivacissime, omocrome con il substrato, dipendenti anche, e spesso, dall’alimentazione. Nella maggior parte dei casi si ha a che fare però con animali che uniscono una assenza di colore con una trasparenza così elevata da rendere possibile lo studio dell’anatomia senza ricorrere alla dissezione. Le loro dimensioni vanno da 2 mm (specie che vivono in acque tropicali poco profonde) fino a 50 e più cm. in alcune specie abissali. Molte specie hanno zampe molto lunghe fino ad aperture di 75 cm. Sono animali marini, bentonici, vivono tra le alghe, su colonie di Idrozoi e di coralli, sulle spugne, in tutti i mari, Caspio compreso, dagli estuari, ai piani mesolitorali e fino a profondità abissali di oltre 6.000 metri.
Abbondano negli oceani polari, dove manifestano tendenze al gigantismo, fenomeno tuttora non spiegato. Alcune specie sono esclusivamente polari, altre vivono solo nelle acque artiche; le acque littorali sono le più ricche si specie e di individui. Comprendono oltre 1300 specie; numerose specie sono nuotatrici, la maggior parte si muove camminando.
I Picnogonidi hanno una regione cefalica (cefalon), che presenta una tromba mobile orientata anteriormente, la cui funzione è succhiante e viene utilizzata per aspirare succhi di meduse, spugne e di altri animali dal corpo molle. Gli occhi sono su un tubercolo che si distacca dal collo; sono 4, sono disposti sulle facce laterali del tubercolo e possono avere tra loro dimensioni diverse a seconda della specie. Generalmente si tratta di due coppie, di cui l'anteriore è più grande; talvolta possono ridursi o mancare.
Hanno quattro paia di zampe, ma in alcuni gruppi i segmenti sono duplicati, così che essi possiedono cinque o sei paia di zampe anziché le normali quattro paia.
I maschi di molte specie portano un paio di zampe sussidiarie, zampe ovigere o del cemento, con le quali trasportano le uova in via di sviluppo. Queste appendici sono deputate al trasporto delle uova di cui il maschio si prende cura fino alla schiusa dei giovani. Le zampe ovigere spesso sono assenti nelle femmine. Molte specie possiedono palpi e chelifori (analoghi ai cheliceri degli Aracniidi) formati da scapo e pinza e che tendono ad atrofizzarsi e regredire nelle forme in cui vi è un grande sviluppo della tromba.
Il loro sistema circolatorio è un semplice cuore dorsale, mentre sono assenti i sistemi escretore e respiratorio ed è il corpo, lungo e gracile che, assieme alle lunghe zampe, fornisce un’ampia superficie, rispetto al volume, sufficiente alla diffusione dei gas e dei metaboliti di rifiuto. A causa della esigua taglia corporea, il sistema digerente e le gonadi si estendono all’interno delle zampe e talvolta anche nei palpi, negli ovigeri e nella tromba. La digestione è intracellulare e ad essa partecipano cellule che si liberano dalla parete intestinale e che vengono espulse una volta completata la loro funzione.
Molti studiosi ritengono che i Picnogonidi costituiscano un subphylum a sé stante, data la loro particolarissima organizzazione anatomica e la fisiologia della loro digestione, che li differenzia da tutti gli altri Artropodi. Qualche autore, infine, interpreta alcuni aspetti della loro biologia come involuzione funzionale.
Dall’uovo allo stadio adulto trascorrono circa undici mesi. Dall’uovo fuoriesce un individuo uguale all’adulto; in alte specie si ha una forma larvale esapoda, detta protonymphon; questa completa il suo sviluppo attaccata all’ovigero del padre oppure attaccandosi a Molluschi Nudibranchi, Lamellibranchi o ad Idrozoi, sui quali esercita un ecto-parassitismo e talvolta anche un endo parassitismo all’interno del cavo gastrico dell’Idrozoo. Lo stadio larvale non è planctonico, anche se le specie che hanno colonizzato acque poco profonde possano decidere di migrare in acque più profonde con cadenza stagionale. Molte specie sono carnivore e si cibano di spugne, cnidari e molluschi, ma altrettante sono state osservate in associazione ad anemoni di mare.
I Picnogonidi sono uno dei più grandi e spinosi quesiti della biologia evoluzionistica.
Una discussione, che dura oramai da 130 anni, riguarda la posizione che i Picnogonidi occupano all’interno dell’albero della vita. Vi sono molti interrogativi irrisolti sull’evoluzione e sulla radiazione degli Artropodi che risale al Cambriano, oltre 500 milioni di anni fa. Hanno una enorme antichità, sicuramente antecedente al Cambriano superiore, nei cui fossili fu ritrovato un picnogonide allo stadio larvale nei depositi “Orsten”, (circa 500 m.y.a.). Altri reperti di Picnogonidi risalgono al Siluriano, Devoniano e Giurassico. Alcuni degli esemplari del Devoniano sono relativamente primitivi e conservano la coda (assente nelle specie moderne). Sono sicuramente artropodi ancestrali e si pensa che risiedessero nelle profondità oceaniche, per poi avere colonizzato acque meno profonde negli ultimi 150 milioni di anni. Da ciò l’ipotesi che il loro corpo si sia ridotto, fino al punto che gran parte degli organi vitali si sono introflessi, probabilmente per resistere meglio alla pressione dell'acqua. I Picnogonidi furono argomento della tesi di PhD di T.H.Morgan dell’eminente studioso della Drosophila. Morgan lavorò un decennio (1880-1890) cercando di rivelarne l’ontogenesi e la filogenesi, ma moltissime domande che li riguardano sono ancora senza risposte.
Di recente, lo studio di sequenze di DNA corrispondenti di 62 geni nucleari di 75 specie di artropodi, tra cui 5 di Picnogonidi, sembra escludere una qualche loro parentela con i Chelicerati. Questo risultato sembra acclarato dal fatto che studi di neuroanatomia hanno evidenziato che i chelifori (analoghi dei cheliceri degli Aracnidi) dei Picnogonidi sono innervati non già dal deuterocerebro, come è nei Chelicerati, ma dal protocerebro.