I 13 segreti di James Randi mago scienziato
Smascherò la pretesa scoperta della “memoria dell’acqua”, i trucchi di Uri Geller e i ciarlatani dell’occulto. Massimo Polidoro, segretario nazionale del Comitato fondato da Piero Angela per contrastare le pseudoscienze (Cicap), racconta che cosa ha imparato dal celebre illusionista
Piero Bianucci
31 Gennaio 2022 Per gentile concessione del quotidiano "La stampa"
Il segreto dell’arte di vivere e pensare si scopre all’ultima pagina, come l’assassino nei romanzi gialli. Sta in due parole, un sostantivo e un aggettivo: curiosità assoluta. E’ il punto di arrivo delle 250 pagine di “Geniale” (Feltrinelli, 2022, 16,90 euro), strano libro di Massimo Polidoro. Strano perché è la biografia di James Randi, un “mago” prestato alla scienza, e insieme l’autobiografia del giovane Polidoro, nato a Voghera nel 1969, oggi giornalista, scrittore, psicologo, e segretario nazionale del Cicap, il Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sulle pseudoscienze fondato nel 1989 da Piero Angela (nella foto, James Randi a Padova per il Cicap Fest del 2017 con Massimo Polidoro e Piero Angela).
La perdita della meraviglia
La curiosità è il motore del mondo. Tutti nasciamo curiosi. Purtroppo il “pensiero convergente” trasmesso dalla scuola (che pure ha i suoi pregi) non coltiva questa dote, e neanche il suo presupposto: la capacità di meravigliarsi. Le nozioni e le scoperte scientifiche sono lì, ben confezionate nei manuali da studiare, ma poco si parla di come ci si è arrivati, spesso avventurosamente, cosa assai più interessante. Videotelefoniamo con lo smartphone, navigatori satellitari guidano i nostri viaggi, guardiamo da casa in diretta le Olimpiadi in Cina e i deserti di Marte, conversiamo con Siri, Alexa o altre applicazioni dell’intelligenza artificiale, eppure nessuno si meraviglia di queste meraviglie, tutti le danno per scontate, lasciandomi solitario a meravigliarmi della loro mancanza di meraviglia. Per Polidoro la meraviglia delle meraviglie esplose di notte in un bosco di palme della Florida quando James Randi gli fece mettere l’occhio a un piccolo telescopio e gli mostrò il pianeta Giove.
Macchina del tempo?
Lo strumento era il leggendario “Questar”, obiettivo di appena 9 centimetri, schema ottico Maksutov. Poco più di un giocattolo, benché alquanto costoso. Giove, con la sua macchia rossa e i sistemi nuvolosi a bande alternate chiare e scure, affascinò il ragazzo, ma a scatenare la sua curiosità fu James Randi presentandogli il Questar come la “macchina del tempo”: vedeva Giove – spiegò – com’era 45 minuti prima, quanto impiega la luce partita da quel pianeta a raggiungere la Terra. E non era finita. Randi puntò la galassia di Andromeda: un tuffo indietro nel tempo di due milioni di anni, quando Homo sapiens non era ancora comparso.
In palio un milione di dollari
James Randi, nato a Toronto nel 1928, se n’è andato a 92 anni, minato da un tumore al colon. Studioso delle tecniche dei prestigiatori, ha smascherato i trucchi di Uri Geller che diceva di piegare i coltelli con la “forza della mente” e il mito della “memoria dell’acqua” – presunta scoperta del biologo francese Jacques Benveniste pubblicata su “Nature” e poi ritrattata – infliggendo un duro colpo alla pratica della omeopatia. Nei laboratori Randi era di casa come consulente: talvolta gli scienziati si ingannano, serve un occhio esperto ed esterno per cogliere il punto debole di una ricerca. Naturalizzato statunitense, è diventato una star della tv americana e della divulgazione scientifica e nel 1981 la International Astronomical Union ha battezzato con il suo nome l’asteroide 3163. Aveva messo in palio un milione di dollari per chi fosse riuscito a dimostrare sotto il suo controllo un genuino fenomeno paranormale. In trent’anni di tentativi, nessuno mai ci è riuscito, nel 2015 Randi ha destinato il premio a fondazioni che promuovono il pensiero critico. Dotato di un forte senso dell’umorismo, aveva una visione ottimistica della vita: persino la chemioterapia – disse – gli era sembrata più sopportabile di quanto si aspettasse.
Un libro sul paranormale
“Geniale” sembra la fiaba di Cenerentola e il Principe Azzurro. Da bambino Massimo era incuriosito dalle storie di Ufo, spiritismo, magia, fenomeni paranormali, occultismo. Giornali e libri ne erano pieni ma i loro racconti gli sembravano contraddittori o poco convincenti. Che cosa c’era di vero? La mente di Massimo rimane incerta e confusa fino a quando gli capita di leggere il libro che nel 1978 Piero Angela aveva tratto dalla sua trasmissione televisiva “Viaggio nel paranormale”. Quel libro, ingiallito per anni su una bancarella, gli apre gli occhi su bufale in buona e cattiva fede, maghi seri (cioè professionisti dichiarati) e imbroglioni. Soprattutto gli fa scoprire il metodo scientifico.
Due lettere e due risposte
Mentre frequentava le scuole superiori, prima di partire per le vacanze Massimo scrive una lettera a Piero Angela indirizzandola alla Rai: gli dice che vorrebbe incontrarlo per approfondire ciò che aveva letto. Un’altra lettera la spedisce negli Stati Uniti a James Randi: ne aveva appreso l’esistenza dal libro di Angela, ora sapeva della sua straordinaria abilità nell’inventare trucchi e nello smascherarli, della sua fama televisiva, della sua intelligenza misurata da un quoziente intellettivo (QI) 148. Pensava che quelle lettere fossero come monetine gettate nella fontana di Trevi, invece al ritorno con grande sorpresa scoprì sia Angela sia Randi gli avevano risposto e accettavano l’incontro.
Sull’ottovolante impazzito
Da quel momento fu come se il ragazzino fosse capitato su un ottovolante impazzito: si trova a pranzare con i suoi idoli, viene accolto dietro le quinte e sul palcoscenico dei loro programmi televisivi, e alla fine Angela gli offre un viaggio di un anno negli Stati Uniti dove sarebbe stato ospite di James Randi e avrebbe accumulato le esperienze sfociate molti anni dopo nella nomina a segretario nazionale del Cicap, l’associazione educativa che nel frattempo Piero Angela aveva fondato con Silvio Garattini, Margherita Hack, Tullio Regge e altri scienziati.
Vite parallele
Benché sfasate nel tempo, “Geniale” ricostruisce le vite parallele di Randi e Polidoro. I capitoli sono in realtà tredici “lezioni” di magia e di scienza ognuna delle quali è anche un insegnamento esistenziale: buttati senza aspettarti niente; coltiva la tua passione; provaci sempre; rimani umile e riconosci i tuoi limiti; cambia prospettiva e cogli le occasioni; critica le affermazioni, non le persone; sii altruista per il piacere di esserlo; impara a fare scelte razionali; non disperdere la tua attenzione; individua le priorità; metti ordine fuori e dentro di te; persisti di fronte alle difficoltà. E infine la regola dalla quale siamo partiti: nutri una curiosità assoluta. In definitiva, un singolare romanzo di formazione trasformato in un manuale di vita pratica.
Pensare da scienziato
Molti sono i punti di contatto di “Geniale” con l’ultimo libro che Massimo Polidoro ha pubblicato prima di questo: “Pensa come uno scienziato/a” (Piemme, 2021, 168 pagine, 16,50 euro). La differenza è che in quel caso il contenuto, senza rinunciare a chiarezza, semplicità e aneddotica divertente, è più “filosofico” e mette al centro il metodo scientifico.
Il Covid ha dimostrato quanto poco la scuola sia riuscita a diffondere nella popolazione il modo di operare degli scienziati per giungere a una conoscenza certificata. Per due anni la pandemia e la ricerca bio-farmaceutica hanno trasformato il mondo in un laboratorio aperto sotto gli occhi di tutti offrendo una eccezionale opportunità educativa di massa. Peccato che bufale nei social, giornalisti impreparati, talk show mal assortiti e anche scienziati inesperti di comunicazione o esibizionisti abbiano sprecato l’occasione: si sono salvati Antonella Viola, Giuseppe Remuzzi, Ilaria Capua, Giovanni Di Perri e pochi altri. Letto alla luce dell’"infodemia” denunciata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, il libro di Polidoro è un buon antidoto alla cattiva comunicazione perché sottolinea l’importanza del dubbio, descrive il metodo della scienza, ricorda l’utilità del “rasoio di Occam” per sfoltire il campo dall’inessenziale e insegna come risalire a fonti attendibili. Esemplari le pagine sulle differenze tra scienza e web e sugli “Otto strumenti per pensare bene”.