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Comunicazione della scienza e pandemia

 

comunicare la scienza

Comunicazione della scienza e pandemia

 

Lucia Torricelli

 

“Un altro virus”, forse più insidioso del coronavirus, destabilizza la pubblica opinione. É l’infodemia, definita dal dizionario Treccani la circolazione di una quantità eccessiva di informazioni talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili.

Sta accadendo ogni giorno, nel rumore di notizie senza filtro veicolate a ritmo continuo dai social media.

La mancanza di punti precisi di riferimento, analisi semplicistiche e contraddittorie di problematiche complesse, spinte ideologiche di varia natura alimentano confusione, paura, diffidenza, posizioni antiscientifiche, sfiducia nella scienza, un argine di fronte all’evoluzione imprevedibile di un virus pandemico che trova spazio libero per nuove varianti dove la protezione vaccinale è insufficiente.

 

L’analisi di un fenomeno complesso come una pandemia chiama in causa competenze diverse, dalla cui interazione emerge il carattere collettivo dell’impresa scientifica. Gli esperti possono giocare un ruolo importante se intervengono nell’ambito delle rispettive competenze, per spiegare ai non esperti, con un approccio equilibrato e trasparente e con un linguaggio comprensibile e sobrio, come funziona il metodo scientifico, qual è il ruolo della scienza nel rapporto con la società, per quale ragione i risultati della ricerca scientifica sono un bene prezioso a disposizione di tutti per migliorare sempre di più la qualità della vita.

Una corretta comunicazione della scienza dovrebbe promuovere un confronto costruttivo, coinvolgere, rassicurare, responsabilizzare e orientare la pubblica opinione verso scelte più libere e consapevoli. (Disinformazione scientifica e democrazia. La competenza dell’esperto e l’autonomia del cittadino, Dorato, 2019)

 

I dati raccolti dalle agenzie preposte al monitoraggio della percezione pubblica della scienza dimostrano (come scrive il filosofo della scienza Telmo Pievani in "Le Scienze", dic. 2021) un calo di fiducia nei cittadini rispetto agli inizi della pandemia. Pievani attribuisce questa sfiducia progressiva non solo alle fake news, che incidono pesantemente sui comportamenti collettivi, ma anche ad errori di comunicazione di “troppe voci discordanti” tra gli scienziati che frequentano tutti i giorni i talk show televisivi, il luogo meno adatto, a suo avviso, per il dibattito scientifico.

 «Nessuno scienziato è onnisciente. Fare i tuttologi è pericoloso». Previsioni sulla evoluzione della pandemia? “al massimo proiezioni e prudenti scenari”.  

Argomentare piuttosto che fare dichiarazioni è un modo per diradare la nebbia su temi che non sono di dominio pubblico.

 

Alessandro Vespignani (docente all’Università Northeastern di Boston, esperto di modellizzazione computazionale della diffusione delle malattie infettive) in un notiziario di "Le Scienze" del 28 gen. 2022 muove una critica piuttosto severa a quanti hanno fatto «predizioni incredibili, dalla data esatta di quando l’epidemia si sarebbe spenta fino alle previsioni che associavano a ogni ondata un’intelligenza propria per la sua crescita e la sua morte».

Chi ha fatto queste previsioni, secondo Vespignani, ha dimostrato «ingenuità dovute alla mancanza delle elementari basi dell’epidemiologia matematica». Le previsioni sbagliate, diffuse dai social e dai quotidiani, hanno aumentato la confusione invece che fare chiarezza.

Leggiamo che “L’epidemiologia computazionale” è fondamentale per gestire la pandemia. “I modelli matematici e computazionali” fin dall’inizio della pandemia avevano registrato migliaia di casi a Wuhan quando secondo le statistiche ufficiali risultavano “poche centinaia di casi”.

I diversi modelli matematici- “previsioni” e “scenari”- hanno dato indicazioni importanti per la gestione ottimale della pandemia: hanno anticipato l’arrivo di nuove ondate; hanno fornito informazioni sulle modalità di trasmissione del virus e sul numero reale di infezioni quando era difficile testare; sull’impatto delle misure di contenimento e dell’influenza di ogni variante sull’evoluzione della curva pandemica. Non è poca cosa se già a metà dicembre era stata prevista l’alta contagiosità della variante Omicron e le conseguenze sugli ospedali.

Eventi imprevedibili potrebbero influenzare l'andamento della curva pandemica, come avviene per con l'arrivao di una nuova variante: per questa ragione tutte le previsioni, scrive Vespignani, contengono in certo "intervallo di incertezza".

Tutte le previsioni, scrive Vespignani, contengono un certo “intervallo di incertezza”. I modelli previsionali possono fornire informazioni sul futuro di un’epidemia in un “intervallo d’incertezza” compreso tra una e quattro settimane; “le analisi di scenario” hanno un margine di incertezza più ampio e sono basate su modelli matematici che «producono traiettorie epidemiche plausibili dato un insieme definito di assunzioni rispetto alla scelta delle politiche di controllo dell’epidemia, le risorse disponibili, le strategie vaccinali, i comportamenti della popolazione e così via». Servono a valutare il rischio che si corre senza opportuni interventi e misure di contenimento.

I modelli matematici possono essere diversi per approccio, tecniche, dati numerici. Per garantire maggiore affidabilità, le previsioni non sono espresse dai singoli ricercatori, ma dalla combinazione di modelli diversi realizzata con opportune tecniche da centri specializzati.

 

Questa analisi puntuale dimostra il livello di competenza necessario per una valutazione attendibile dell’andamento di una epidemia e gli errori commessi attraverso la diffusione continua sui social media di dati non sempre contestualizzati o letti in modo corretto. Errori che hanno avuto un impatto negativo sull’immagine della scienza nella pubblica opinione e anche su chi avrebbe dovuto adottare in tempo utile provvedimenti mirati al controllo e al contenimento della pandemia, sbarrando la strada al virus.

«L’alternativa a una scienza delle previsioni è indovinare», conclude Vespignani, «probabilmente sulla base di supposizioni spesso dettate da preconcetti e ideologie. E tirare a indovinare non è il modo migliore per combattere una pandemia».

 

Letture consigliate

 

Che cos’è la scienza. La rivoluzione di Anassimandro

di Carlo Rovelli, Mondadori, 2014

“La scienza è l’avventura umana che consiste nell’esplorare i modi di pensare il mondo, pronti a sovvertire qualunque certezza abbiamo avuto fin qui. È una fra le più belle delle avventure umane”.

Il fascino della ricerca di una “verità”che non è mai esaustiva e permanente, nella consapevolezza della nostra ignoranza; la storia dell’evoluzione del pensiero razionale che supera la spiegazione mitica dei fenomeni della natura.

 

La scienza fa bene (se conosci le istruzioni)

di Luca Bonfanti e Armando Massarenti, Ponte Alle Grazie, 2015

I punti chiave di questo libro: il ruolo e il significato della scienza per la crescita della conoscenza, il rigore del metodo scientifico e il percorso lento e accidentato della ricerca. L’analisi del rapporto tra comunicazione della scienza e società, un passaggio chiave per evitare le conseguenze negative della disinformazione.

 

La scienza sa di non sapere. Per questo funziona (postfazione di Pietro Greco)

di Maria Luisa Villa, Guerini E Associati, 2016

La trasformazione delle relazioni tra scienza e società fino a oggi; i cardini del metodo scientifico e la necessità di un dialogo tra scienza e società per affrontare in termini costruttivi la diffidenza del pubblico di fronte a eventi di grande impatto, come il riscaldamento globale e l’importanza dei vaccini. Orientamenti utili per un’opera di alfabetizzazione della società.

 

La conoscenza e i suoi nemici. L’era dell’incompetenza e i rischi per la democrazia

di Tom Nichols, Luiss, 2017

“(…) I profani non possono fare a meno degli esperti e devono accettare questa realtà senza rancore; gli esperti, allo stesso modo, devono accettare il fatto che i loro pareri, che a loro potranno sembrare ovvi e giusti, non vengono sempre seguiti in una democrazia (…)”.

É la nota conclusiva di un libro che fa un confronto tra competenza e ignoranza, sostenuto dalla facilità di accesso alle informazioni diffuse dai mezzi di comunicazione di massa.

Il bene comune è in gioco se si acutizza la resistenza e l’opposizione tra coloro che sono in possesso di strumenti critici di valutazione e coloro che si affidano a fonti non attendibili. Un’analisi puntuale del problema tra cause, rimedi, possibili conseguenze.

 

La società della pseudoscienza. Orientarsi tra buone e cattive spiegazioni

di Giuseppe Tripaldo, il Mulino, 2019

Quali le ragioni di un antiscientismo progressivo e della credulità popolare verso pratiche che non hanno nulla di scientifico? Vengono analizzate le ragioni di questa deriva della società con una mole di documenti e di testimonianze.

Emarginazione degli esperti e disprezzo per la competenza. Secondo l’Autore “una parte dell’opinione pubblica italiana, istigata da alcuni media e opinion leader a interagire con tutti su qualunque argomento e alla pari, non cessa di subire il fascino delle spiegazioni pseudoscientifiche”.

Quali sono i meccanismi che alimentano tali “cortocircuiti?” Come distinguere il vero dal falso? Come rimediare alla confusione e all’incompetenza dilaganti?

Una guida per distinguere e per districarsi tra buone e cattive informazioni.

 

Armati di scienza

di Elena Cattaneo, Cortina, 2021

La dimensione etica della scienza, il rapporto non sempre idilliaco tra scienza e politica e tra scienza e informazione. Sono problemi attuali di grande impatto sulla società.

”Armarsi di scienza (…) semplicemente significa riconoscere in un metodo, quello scientifico, sperimentale, trasparente e ripetibile, la modalità regina per produrre mattoni di conoscenza con cui edificare le nostre società. Solo con questi piccoli mattoni, uno dopo l’altro, verificata la solidità di ciascuno, si può crescere e costruire insieme il futuro”.

Riflessioni che ritroviamo in Ogni giorno. Tra scienza e politica, un libro in cui Elena Cattaneo racconta la sua battaglia portata avanti con determinazione nelle aule parlamentari contro il caso Stamina, un episodio clamoroso di pseudoscienza e ciarlataneria con gravi ripercussioni sulla collettività.

 

Perché fidarsi della scienza?

di Naomi Oreskes, Bollati Boringhieri, 2021

La scienza ci consente di leggere una parte di realtà attraverso i dati provvisori e perfettibili di cui dispone e di ridimensionare la nostra ignoranza. É metodo, visione, creatività, base indiscutibile del nostro rapporto con il mondo attraverso approcci diversi. Se commette errori, parte proprio dagli errori per continuare a indagare. É un’impresa collettiva che deriva dall’analisi critica dei risultati da parte della comunità scientifica. La sua affidabilità risiede in questo controllo sociale più che negli scienziati.