L’esplorazione floricola del Sudafrica
3. Sotto l’egida del governatore Tulbagh
Nel 1707, il governatore Willem Adriaan van der Stel, accusato di utilizzare uomini e materiali della VOC a fini privati, venne destituito. Poco dopo il capo giardiniere Jan Hartog fu traferito a Ceylon. Iniziò così un periodo di stagnazione in cui il giardino della Compagnia sembra aver perduto il proprio ruolo propulsivo; anche se la colonia conobbe una notevole espansione territoriale, per vari anni i diversi governatori che si succedettero non organizzarono più spedizioni esplorative nell’interno. Anche i raccoglitori di passaggio sembrano diradarsi. Certo, molte navi continuavano a fare scalo al Capo, ma solitamente si fermavano pochi giorni, il tempo sufficiente per rinnovare le scorte di acqua e viveri; inoltre la VOC riservava solo a se stessa e ai propri dipendenti le raccolte naturalistiche e non permetteva agli stranieri di visitare l’interno. Anche se occasionalmente qualche pianta raggiungeva l’Europa, per questi anni ci sono noti i nomi di pochissimi raccoglitori. Uno di essi è un certo George Bell, corrispondente di Sloane, che sulla via di Canton fece raccolte al Capo tra il marzo e il maggio 1730.
Un governatore interessato alle scienze naturali
A portare nuovo dinamismo fu nel 1751 la nomina a governatore di Rijk Tulbagh (1699-1771), che avrebbe esercitato l’incarico per un ventennio. Tulbagh era entrato nella VOC sedicenne ed era arrivato in Sudafrica nel 1716 come impiegato subalterno, ma aveva saputo scalare rapidamente i vertici amministrativi. Già nel 1723 era impiegato capo e nel 1725 segretario del Consiglio di polizia; in 1739 fu nominato Secunde (il secondo più alto grado amministrativo) e il 27 febbraio 1751 appunto governatore.
Poco dopo la sua nomina, arrivò dalla Francia l’abate Louis-Nicolas de Lacaille (o La Caille, 1716-1772), inviato dall’Accademia delle Scienze a fare osservazioni astronomiche e geodetiche. Tulbagh, che era un uomo di mente aperta assai interessato alle scienze naturali, fece costruire per lui un osservatorio, attrezzato con gli strumenti che l’abate stesso avevo portato dalla Francia. Nell’arco di circa due anni (aprile 1751-marzo 1753), egli fece straordinarie osservazioni: catalogò circa 10.000 stelle del cielo australe, determinò la longitudine dell’insediamento, misurò la lunghezza di un grado di latitudine e corresse la carta del territorio fino a St Helena Bay. Durante il suo soggiorno, mandò periodicamente a Parigi esemplari naturali, inclusi semi e bulbi, e al suo ritorno portò con sé un erbario per il Jardin des Plantes.
Era la rottura dell’”autarchia naturalistica”. Durante il suo mandato, Tulbagh accolse volentieri studiosi e scienziati europei e ne favorì le ricerche per quanto poteva; corrispose con diversi botanici, incluso Linneo al quale, come vedremo, inviò più di 200 esemplari. Ma soprattutto con lui ripresero le spedizioni d’esplorazione. Dall’archivio della Compagna risulta che il personale del giardino della VOC veniva regolarmente mandato alla ricerca di piante e insetti. Oltre a diverse spedizioni minori, Tulbagh ordinò due vaste esplorazioni. La prima si svolse tra il febbraio e il novembre 1752 e coinvolse ben 71 persone e un convoglio di undici carri, sotto il comando dell’insegna August Frederik Beutler; oltre a un cartografo, un diarista ufficiale e un chirurgo, c’era anche un addetto alla raccolta delle piante, il sorvegliante del granaio della compagnia Hendrik Beenke. Muovendosi verso nord est, il gruppo esplorò i territori dei Thembu e degli Xhosa fino al Qora River.
La seconda si svolse tra il luglio 1761 e l’aprile 1762. Nel 1760 il fattore Jakobus Coetse fu autorizzato a una spedizione di caccia agli elefanti; dopo aver attraversato le Copper Mountains, piegò a nordest e dopo dodici giorni giunse al Gariep, o “Grande fiume” (qualche anno dopo sarebbe stato ribattezzato Orange River) e ne seguì il corso per un tratto. Al ritorno, ne parlò con il capitano Hendrik Hop. Questi propose a Tulbagh di inviare una spedizione ad esplorare il territorio scoperto da Coetse. Diretta dallo stesso Hop, fu ancora più imponente della precedente, con la partecipazione sia di una trentina di coloni volontari (tra cui Coetse) sia della VOC, che fornì tre carri, armi, materiali e una cinquantina di portatori ottentotti e personale tecnico: un topografo, un esperto di metallurgia e il capo giardiniere Johann Andreas Auge. Il gruppo si mosse lungo l’itinerario già percorso l’anno prima da Coetse e dopo aver attraversato il fiume, si spinse a nord fino all’attuale Warmsbad in Namibia dove giunse in dicembre; l’estrema aridità di questa regione li costrinse a ritornare sui loro passi. La spedizione riportò con sé vari materiali naturalistici, tra cui una pelle conciata di giraffa, che Tulbagh inviò al Museo di Leida. Il governatore aveva infatti ripreso la collaborazione con gli orti botanici di Leida e Amsterdam, cui inviava regolarmente esemplari. Tra di essi piante della Provincia del Capo orientale, come Nerine undulata e Dais cotinifolia.
Dal Capo alla Svezia, con qualche equivoco
A raccoglierle era stato con ogni probabilità Johann Andreas Auge (1711-ca. 1805). Nato nella regione tedesca dello Harz, intorno al 1730 era andato a lavorare all’orto botanico di Leida, all’epoca diretto dal celebre professor Boerhaave, che possedeva la più bella collezione europea di piante del Capo. Con il sostegno di sponsor olandesi, che contavano sulla sua competenza per incrementare le loro raccolte, nel 1747 fu inviato al Capo di Buona Speranza, dove il governatore Hendrik Swellengrebel lo impiegò come assistente nel giardino della VOC. Tulbagh lo promosse Sovrintendente e lo incoraggiò a viaggiare; oltre a partecipare alla spedizione in Namibia, raccolse numerose piante ignote alla scienza in diverse escursioni botaniche di cui non conosciamo i particolari. Negli anni ’70 fu visitato dai numerosi botanici che avevano preso a frequentare la colonia e nel 1772 fece da guida a Thunberg nella sua prima spedizione.
Ebbe una lunga vita, con un finale amaro. Intorno al 1778 la sua vista cominciò a declinare. Fu congedato dalla VOC che gli assegnò una piccola pensione e andò ad abitare nella fattoria di un amico sulla frontiera orientale. Nel giro di pochi anni divenne completamente cieco. Nel 1795, quando la Gran Bretagna si impossessò della colonia, perse anche la pensione e pochi anni dopo tutti i suoi averi, compresi l’erbario e i libri di botanica, andarono distrutti nel corso di un’incursione di Xhosa. In condizioni di estrema prostrazione, fu portato a Swellendam, nella fattoria del magistrato A.A. Faure. Qui nel 1804 lo incontrò l’esploratore tedesco Martin Liechtenstein che lo informò che Thunberg l’aveva ricordato dedicandogli il genere Augea, di recente ridotto a sinonimo di Zygophyllum; il nome è però rimasto nell’eponimo di Z. augea, in precedenza Augea capensis.
Nel frattempo, almeno una parte delle sue raccolte avevano raggiunto l’Europa, e in particolare la Svezia di Linneo. Quest’ultimo, che dal 1735 al 1738 era vissuto in Olanda, dove aveva frequentato assiduamente gli orti botanici di Leida e Amsterdam e stretto amicizia con i loro direttori, era perfettamente consapevole della ricchezza floristica della Colonia del Capo e più volte aveva cercato di inviarvi qualcuno dei suoi allievi, quelli che lui chiamava, tra il serio e il faceto, i suoi apostoli. La Compagnia olandese, sempre gelosa delle proprie prerogative, aveva sempre negato il permesso.
Linneo ebbe invece più successo nel far viaggiare alcuni di loro come cappellani o medici delle navi della Compagnia svedese delle Indie Orientali (SOIC), che facevano un viaggio annuale tra il porto svedese di Göteborg e quello cinese di Canton. Fondata nel 1731, la SOIC era vista di cattivo occhio dalla VOC e i suoi capitani solitamente evitavano il Capo, facendo scalo piuttosto a Sant’Elena o in Madagascar, ma c’erano delle eccezioni. Quella più notevole fu il capitano Carl Gustav Ekeberg (1716-1784). In origine farmacista, egli iniziò la sua carriera navale come medico di bordo e divenne un esperto navigatore. Tra il 1742 e il 1778 (dal 1750 come capitano) fece dieci viaggi in Cina, da cui riportò molti esemplari per Linneo, di cui era buon amico e che lo ricambiò dedicandogli in genere Ekebergia (Meliaceae).
Ottimo cartografo, fu amichevolmente accolto dal governatore Tulbagh e più volte fece scalo al Capo, dove raccolse personalmente un certo numero di esemplari per lo più nell’area di False Bay, ma soprattutto divenne il tramite tra Tulbagh e Linneo. In almeno due occasioni, nel 1761 e nel 1763, il governatore affidò al capitano un invio di piante per il luminare svedese, in totale circa 200 specie; nella lettera che accompagna il secondo invio, Tulbagh parla di 36 specie di fiori da bulbo, un cesto con venti tipi di semi e una cassetta con vari insetti, uno dei quali mai raccolto in precedenza. Anche se non viene citato, è assai probabile che queste raccolte fossero state messe insieme da Auge. Linneo pubblicò le piante sudafricane ricevute tramite Ekeberg nella seconda parte della sua Mantissa plantarum altera (1771) e testimoniò la riconoscenza al gentile governatore dedicandogli il genere Tulbaghia (Amaryllidaceae). In questa nuova atmosfera cordiale, sempre grazie alla mediazione di Ekeberg, Linneo riuscì finalmente ad inviare al Capo uno dei suoi allievi, Anders Sparrman (lo ritroveremo nel prossimo articolo) che, riconoscente, gli dedicò il genere Ekebergia (Meliaceae).
Nel frattempo, un’altra raccolta di Auge era arrivata in Svezia in altre mani e attraverso un’altra via. Nell’aprile 1764 aveva fatto scalo al Capo, proveniente anch’egli dalla Cina, un altro svedese, il mercante, mineralogista e banchiere Michael (o Mikael) Grubb, che in seguito divenne uno dei direttori della SOIC. In Cina, dove era vissuto alcuni anni, aveva raccolto esemplari naturalistici e durante lo scalo al Capo fece qualche raccolta, ma soprattutto acquistò un erbario che (come scoprì qualche anno dopo Thunberg) era stato messo insieme da Auge. Al suo ritorno in Svezia, lo donò a Peter Jonas Bergius (1730-1790), un altro allievo di Linneo che insegnava storia naturale al Collegium Medicum di Stoccolma. Bergius credette che fosse tutta farina del suo sacco e pubblicò la collezione in Descriptiones plantarum Capitae Bonae Spei, che contiene la descrizione di diversi nuovi generi e di molte nuove specie. Raccolte dalla stessa persona e negli stessi luoghi, le piante sono in molti casi le stesse pubblicate da Linneo nella Mantissa; ma poiché la pubblicazione del lavoro di Bergius (le due opere uscirono lo stesso anno e presso lo stesso editore) precede quello di Linneo di un mese, in caso di conflitto ad essere valide sono le denominazioni dell’allievo, non del maestro. Tra di esse anche il genere Grubbia, che dà il nome alla famiglia Grubbiaceae. Spiace un po’ che tanto onore sia toccato al “perfido Grubb”, come lo definisce MacOwan, mentre il genere che onorava il ben più meritevole Auge non è più riconosciuto.
Bibliografia e sitografia
Auge, Johann Andreas (1711-c.1805), https://plants.jstor.org/stable/history/10.5555/al.ap.person.bm000052797
Auge, Mr. Johann Andreas, https://www.s2a3.org.za/bio/Biograph_final.php?serial=107
P.J. Bergius, Descriptiones plantarum ex Capite Bonae Spei, Typis et Impensis Direct. Laur. Salvii, Stockholmiae 1767
J. G. Brand, A Short History of the Company's Garden, Cape Town https://www.theheritageportal.co.za/article/short-history-companys-garden-cape-town
H. F. Glen, G. Germishuizen, Botanical exploration of southern Africa, 2. ed., “Strelitzia” n. 26, Pretoria 2010
C. von Linné, Mantissa plantarum: Generum editionis VI et specierum editionis II, Impensis Direct. Laurentii Salvii, Holmiæ 1767
P. MacOwan, Personalia of botanical collectors at the Cape, “Transactions of South African Philosophical Society”, 4, pp. XXX-LIII