Insetti col paracadute
Piero Sagnibene
Durante la Seconda Guerra Mondiale, la propaganda nazista sostenne che un insetto fosse stato lanciato in volo dagli aerei americani per sabotare i raccolti della Europa orientale. L’insetto in questione, una vera e propria “bomba biologica”, era un parassita estremamente pericoloso per quel tipo di coltivazioni, la Dorifora della patata, Leptinotarsa decemlineata (SAY 1824). Questa “voce di guerra” (un falso della propaganda) diffuso in un clima al limite della paranoia, fu usata anche dai filmati di propaganda inglesi, per ritorcere l’accusa contro il nemico tedesco. È pur vero, però, che il 1944 fu l’anno di massima invasione dell’Europa da parte della Dorifora della patata. La storia dei lanci di insetti sull’Europa orientale, infatti, cade nel periodo in cui dal cielo – sul serio – sull’Europa orientale arrivavano “cose” provenienti dall’Ovest.
Lo scrittore Gunter Grass ha raccontato questa storia, così come era stata creduta vera durante la guerra, tramite i protagonisti del suo racconto Unkenrufe (Il richiamo dell’ululone).
La leggenda sopravvisse alla guerra stessa e si ripresentò con maggiore insistenza nel nuovo nell’assetto geo-politico successivo al 1945. Un contadino sassone, di nome Tröger, nella neonata Repubblica Democratica Tedesca, raccontò ai giornalisti di aver visto due aerei americani sorvolare le sue terre a Schönfels bei Zwickau, in Sassonia, e che il giorno dopo aveva trovato il raccolto completamente ricoperto da insetti gialli e neri (le dorifore). Pochi giorni dopo, il Governo di Berlino Est e quello sovietico, accusarono ufficialmente gli Stati Uniti. Alla testimonianza di Tröger ne seguirono altre di diversi agricoltori che affermarono di aver trovato i loro campi coperti di Dorifore dopo essere stati sorvolati da aerei americani. La notizia fu utilizzata a fini di propaganda. Il Governo di Berlino est e quello sovietico inviarono una nota diplomatica di protesta, accompagnata da una relazione di esperti, secondo i quali le azioni erano opera di aerei americani e che si trattava di lanci fatti su un territorio molto vasto e secondo un piano criminale per affamare l’Europa dell’est.
Amikäfer – gli insetti americani – vennero raffigurati come soldatini con tanto di stivali ed elmetto e vennero perfino pubblicate fotografie di presunti contenitori usati per il trasporto dei parassiti, a volte legati a palloni o a paracadute. L’iniziativa coinvolse anche i bambini, mandati nei campi, subito dopo la fine delle lezioni, per scovare i nemici a sei zampe dell’invasione americana. La storia uscì addirittura dall’Europa; gli americani furono accusati di aver lanciato dagli aerei “diverse migliaia di bombe cariche di mosche, ragni e scarafaggi” su tutta la Corea del Nord e sulle città cinesi situate lungo il confine.
Ambiguità da ogni lato, percezioni paranoidi dell’avversario, subdole attività da compiere nei cieli del potenziale nemico ad opera di aerostati di vario tipo, si sovrapposero e furono parte del clima politico nel quale risorse la storia delle “dorifore col paracadute”. Per la verità, questa particolare forma di guerra biologica non è mai stata adoperata da nessuno; la storia delle “dorifore col paracadute”, nata verso la fine della Seconda Guerra Mondiale, fu amplificata dagli organi di propaganda per spiegare l’invasione (reale) delle coltivazioni dell’Europa e dalla Russia da parte dell’insetto.
Le dorifore erano già presenti sul territorio tedesco già in epoca prebellica. In un certo senso provenivano davvero dal continente americano, da cui erano giunti nel 1877 insieme alle patate. Descritte per la prima volta nel 1824, la ragione della loro proliferazione nel periodo della Guerra Fredda era la scarsità e la poca efficacia dei pesticidi. Comparvero anche in Italia nel 1944, provenienti dalla Francia, e, nell’agosto del 1949, avevano devastato le coltivazioni lombarde, sciamando in tali quantità da rendere difficoltoso il traffico ferroviario.
Che la dorifora della patata possa provocare danni devastanti, è un fatto del tutto vero. L’insetto, un coleottero crisomelide, è originario delle regioni meridionali del Messico ed era monofago, viveva esclusivamente in piccole popolazioni su una solanacea selvatica Solanum rostratum (una specie di belladonna – una pianta della quale Darwin, era interessato per la sua eteroranteria ed una settimana prima di morire, aveva chiesto i semi ad un collega americano). Accadde però che negli Usa si cominciò a coltivare un’altra solanacea, la Solanum tuberosum, la patata. Un campo coltivato è una chimera biologica, non esiste in natura, e, grazie ad una piccola mutazione genetica, la dorifora poté dedicarsi a divorare quella che per lei era una massa ingente di alimento. Accaddero altri due fatti conseguenti. Come è noto, in un campo coltivato, i parassiti dimensionano velocemente la propria popolazione al cibo disponibile; inoltre la possibilità di nutrirsi di quella solanacea rese abile la dorifora a nutrirsi anche delle altre solanacee come pomodori, melanzane, peperoni, peperoncini, ecc. Verso la metà dell’‘800 la dorifora di diffuse molto rapidamente nel Nord America da cui si portò in Europa, insieme alle patate che venivano esportate (diffusione antropocora), nel periodo della Seconda Guerra Mondiale. Attualmente è diffusa in tutto il mondo grazie al commercio mondiale di ortaggi, ed è un nemico davvero difficile da debellare.
Vista da vicino, la Leptinotarsa decemlineata è un insetto grazioso, con i suoi colori brillanti giallo-aranciato con disegni neri sul capo e sul pronoto, e le dieci linee longitudinali nere sulle elitre a fondo giallo, 5 per ciascuna elitra. È lunga circa un centimetro, larga circa 8 millimetri; ha antenne brevi di 11 articoli con lo scapo lungo e robusto. Le ali membranose sono bene sviluppate e le zampe sono cursorie (adulto). Il maschio è simile alla femmina, dalla quale si distingue per una fossetta disposta ventralmente, all’ultimo urosternite. È un insetto olometabolo, subisce metamorfosi da larva ad adulto.
L’uovo è allungato, ha un contorno pressoché ellittico. Appena deposto e di colore giallo, lungo un millimetro, e diviene rossiccio in prossimità della schiusa. La larva, lunga circa 1,5 cm, è tozza e gibbosa al dorso, di colore roso arancione, con capo e zampe neri e neri sono anche il disco pronotale, VIII e IX urotergiti (dorso) ed una serie di macchie laterali.
Questo insetto è così temuto, per i danni che può apportare ai raccolti, che qualora venga avvistato, bisogna darne immediato avviso ad un Istituto di Entomologia Agraria, oppure all’Osservatorio Fitopatologico, o anche all’Ispettorato dell’Agricoltura, perché soggetto a lotta obbligatoria come da D.M. 10 agosto 1948.
La Dorifora ha due generazioni complete l’anno. La femmina può deporre 500-2000 uova. Gli adulti svernano nel terreno; a fine marso, aprile-maggio, a seconda del clima, si portano in superficie, cercano attivamente le coltivazioni di patate o di altre solanacee per divorarne foglie e germogli. Dopo l’accoppiamento, la femmina depone gruppi di 50 uova per volta sulla pagina inferiore delle foglie. Le uova schiudono dopo circa 15 giorni ed emergono larve di colore giallo che, via via che si sviluppano divengono rosse. Si nutrono rodendo la lamina delle foglie e, a sviluppo completo (20-25 giorni), si portano nel terreno dove ciascuna larva costruisce una cella terrosa dove si impupa e questa poi, dopo 8-10 giorni, in adulto. La prima generazione ripete il ciclo, dando luogo agli adulti ibernanti della seconda generazione. In certe condizioni può avere inizio anche una terza generazione che perisce al sopraggiungere delle basse temperature.
La Dorifora si sviluppa esclusivamente su Solanaceae e preferibilmente sulla patata (Solanum tuberosum), ma dopo che ha scheletrizzato le piante di patata, migra sulla melanzana (Solanum melanogena). Meno frequenti sono le infestazioni su pomodoro (Solanum lycopersicum) e su peperonie (Capsicum annuum) e sulle solanacee spontanee. Larve ed adulti si comportano da defogliatori; le piante infestate vengono totalmente defogliate e possono morire subito oppure anche reagire producendo germogli laterali ma a scapito della produzione di tuberi.
In un anno, una coppia di Dorifora può produrre sedici milioni di discendenti. Ne accenno di passata: la biologia della Dorifora indica che il riscaldamento globale, con temperature più alte durante i periodi di freddo, potrebbe far sopravvivere anche la terza generazione annuale, cioè produrre un incremento esponenziale del numero di insetti in campo.
Le piante vittime della dorifora sono di grandissimo interesse alimentare, dato che molte specie sono utilizzate in tutto il mondo come ortaggi ed offrono una quantità notevole di alimento, soprattutto la patata, ad intere popolazioni. Le Solanaceae sono una famiglia botanica ricca di specie tossiche, per i loro tipici alcaloidi steroidiciche possono causare addirittura calcinosi negli animali, sia e soprattutto, per gli alcaloidi tropanici.
Gli alcaloidi sono metaboliti secondari che sviluppano una energica azione fisiologica anche a basse dosi; i più noti sono i tropani e molte specie ne contengono di attivi e/o velenosi, come ad esempio, la scopolamina, l’atropina, la isosciamina, l’ornitina, la nicotina, ecc..
La solanina si trova in tutte le parti verdi (foglie, frutti, tuberi ,ecc.), ad esempio nella patata e nel pomodoro. Viene prodotta dalle Solanacee come difesa adattativa contro gli erbivori. Le parti inverdite, ad esempio della patata sono velenose. Nella patata e nella melanzana la solanina è concentrata soprattutto nella buccia, che quindi va eliminata. I tropani hanno un nome che richiama la loro tossicità e letalità, derivato da Atropa belladonna (da Atropa, la Parca della mitologia greca deputata a tagliare il filo della vita). Alle Solanacee appartiene la Nicotiana sativum, dalle cui foglie si ricava il tabacco e Capsicum da cui si ricava la capsaicina, il principio attivo del peperoncino e del peperone. La nicotina e i suoi derivati nicotinoidi, ad esempio, sono utilizzati come insetticidi.
Dalla sua precedente pianta ospite la Dorifora aveva già ereditato la resistenza ai tossici da Solanacee. La patata si affermò in Europa dalla metà del diciottesimo secolo, sostenendo, insieme al mais, l’incremento della popolazione e contrastando la carenza di alimenti causata da frequenti carestie e dalla guerra dei Sette Anni.
Patata e mais hanno un rendimento maggiore rispetto ai cereali; la patata fornisce una quantità di calorie 2-4 volte maggiore, per la stessa estensione di terreni coltivati, rispetto al segale, frumento, avena, ed inoltre ha tempi di maturazione minori. Ma lo sviluppo di queste coltivazioni significò anche lo sviluppo delle popolazioni di Dorifora.
La resistenza ai tossici delle Solanacee, da parte delle dorifere e la pressione selettiva che queste ultime esercitano sulle piante, ha spinto le Solanacee verso l’evoluzione di altri sistemi di difesa e quindi gli insetti a trovare il modo di aggirare queste difese. Nella competizione tra la pianta di patata e la dorifora, a partire dagli oligosaccaridi di rottura della foglie, la Solanum reagisce emettendo una sostanza ad azione ormonale, la quale funziona come un inibitore dell’ecdisone, ormone della muta, specifico della sintesi della chitina; viene così impedito l’accrescimento e la muta delle larve e queste muoiono. La pianta non avvelena la dorifora ma va ad alterare il suo metabolismo. La risposta a questa difesa della pianta, da parte della dorifora, è il rigurgito sulla ferita della foglia di batteri intestinali. La pianta, in tal modo, viene ingannata ed emette una sostanza antibiotica contro i batteri; ma questo antibatterico inibisce l’azione dell’inibitore dell’ecdisone e la larva può continuare a nutrirsi sulla foglia di patata.
È importante notare la capacità biosensoria della pianta, la quale è in grado di distinguere un danno inferto da un agente naturale, ad esempio la grandine, da quello inferto da un erbivoro o da un patogeno.
La rapidissima diffusione della dorifora in Europa, giunta in pochi anni dal Portogallo fino in Russia, è stata favorita dal fatto che, provenendo dal continente americano, non trovava qui i suoi naturali antagonisti; successivamente però si sono presentati organismi in grado di limitarla, come l’imenottero Edovum putteri (GRISSEL 1981), originario della Colombia, la cui femmina inserisce le proprie uova in quelle della Dorifora mediante l’ovopositore, devitalizzando circa 500 uova, o come le sottospecie kurstachi e tenebrionis del Bacillus thuringiensis: si tratta di batteri che provocano la paralisi dell’intestino medio degli
insetti che li ingeriscono.
Un altro antagonista della Dorifora proviene anch’esso da Nord America, che è stato diffuso nell’Europa orientale e nell’India settenrionale, appositamente per contrastare la Dorifora, è il Perillus bioculatus (FABRICIUS), un eterottero pentatomide che sia allo stadio larvale che a quello adulto è un predatore specializzato di uova e di larve della Dorifora. Tuttavia le sue larve, al primo stadio, si nutrono succhiando i gambi delle patate.
I trattamenti fitochimici della invasione di Dorifore richiedono di essere alternati e ripetuti per evitare fenomeni di insorgere della resistenza dell’insetto; vengono utilizzati Piretroidi che però hanno effetti abbattenti e sterilizzanti sugli altri organismi, e Nicotinoidi, nella irrorazione fogliaria e nella concia delle parti della patata utilizzate come semi. La pressione selettiva esercitata dagli insetticidi provoca però l’insorgere di generazioni resistenti al fitofarmaco; inoltre la Dorifora vola anche a grandi distanze e può presentare fenomeni di diapause prolungate. Infine, se la pianta preferita, la patata, è troppo infestata, la seconda e la terza generazione (se c’è) si spostano su foglie e fiori di melanzana.
Nota dell’Autore
La storia delle Dorifore “col paracadute” magari può provocare qualche sorriso, ma che dire del fatto che la DARPA (Agenzia del Pentagono americano per i progetti di ricerca scientifica avanzata) prepara sciami di insetti, che trasportano virus infettivi geneticamente modificati e attaccano le colture di un paese, distruggendo la sua produzione alimentare. Non si tratta né di propaganda, né di fantascienza. Lo hanno rivelato il 5 ottobre sulla rivista Science cinque scienziati di due università tedesche e di una francese, mettendo fortemente in dubbio che il programma di ricerca della Darpa, denominato “Alleati insetti”, abbia unicamente lo scopo dichiarato dall’Agenzia: quello di proteggere l’agricoltura statunitense dagli agenti patogeni, usando insetti quali vettori di virus infettivi geneticamente modificati che, trasmettendosi alle piante, ne modificano i cromosomi.
Tali insetti (Aleiroidi, Afidi e Cicaline) sono in grado di attaccare alcune colture di un Paese nemico e di distruggerne la produzione alimentare, se utilizzati per la cosiddetta “guerra entomologica” che, nel 1972, è stata vietata dalla Convenzione sulle Armi biologiche di Ginevra, sottoscritta da 180 Paesi. Le tattiche di tale strategia, di remote origini, consistono essenzialmente nell’impiego di insetti vettori di agenti patogeni per piante, animali e uomini, e/o insetti fitofagi e zoofagi, dannosi a colture e bestiame.