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5. William John Burchell, botanico, esploratore ed artista

 

Clivia nobilis, una delle centinaia di specie scoperte da Burchell, in un dipinto di Marianne North

L’esplorazione floristica del Sudafrica

 

5. William John Burchell, botanico, esploratore ed artista

 

Silvia Fogliato

 

Lo straordinario successo dei viaggi di Masson ravvivò l’interesse per la flora sudafricana anche al di fuori dei Paesi Bassi e del Regno Unito. Nell’intento di emulare la splendida collezione dei Kew Gardens, nel 1786 l’Imperatore Giuseppe II inviò a Città del Capo due giardinieri di Schönbrunn, Franz Boos e Georg Scholl. I due fecero brevi escursioni nei dintorni del Capo in compagnia del Colonnello Gordon e di Francis Masson, che proprio quell’anno era ritornato in Sudafrica, e qualche escursione più lunga all’interno, di cui non conosciamo i dettagli. Nel 1788 Boos, che aveva anche trascorso qualche mese nelle isole Mascarene, ritornò a Vienna con raccolte così ricche da trasformare d’un colpo il giardino viennese nel più importante d’Europa per le piante sudafricane.

Non tutto aveva potuto essere caricato; Scholl rimase in Sudafrica con il resto, ma la guerra lo bloccò nel paese: ne sarebbe ripartito solo nel 1799. Nel frattempo, la situazione politica della Colonia del Capo era profondamente mutata. Nel 1795, dopo che la Repubblica delle Province unite era stata occupata dai francesi e trasformata in Repubblica batava, truppe inglesi invasero e occuparono la Colonia, il cui controllo, come principale porto di rifornimento delle navi dirette nell’Oceano Indiano, era di decisiva importanza strategica. Formalmente restituita agli olandesi nel 1802 con la pace d’Amiens, nel 1806 nell’ambito delle guerre napoleoniche venne nuovamente invasa e definitivamente annessa al Regno Unito.

Anche se occasionalmente naturalisti, imbarcati su vascelli diretti altrove, continuavano a farvi scalo e ad esplorare almeno le zone più vicine alla città (come fece, ad esempio, Robert Brown nel 1801, in viaggio per l’Australia), queste vicende segnarono indubbiamente una battuta d’arresto nell’esplorazione della colonia. Con un’unica, ma notevolissima eccezione: le spedizioni di William John Burchell (1781-1863), che avvennero proprio negli anni napoleonici.

  

 

Gli imprevisti esiti di una delusione amorosa

 

Burchell aveva una preparazione botanica tanto pratica quanto teorica; infatti era figlio di un importante vivaista di Fulham e, dopo ottimi studi alla Raleigh House Academy, era entrato ai Kew Gardens come botanico apprendista. Ben inserito negli ambienti naturalistici britannici, nel 1803, a un’età eccezionalmente precoce, era stato ammesso alla Linnean Society; anche se si considerava soprattutto un botanico, era un giovane di vaste letture i cui interessi spaziavano dalle scienze naturali alla filosofia, dalla geografia all’etnografia, senza dimenticare che era un pittore di talento e un eccellente musicista.

Autoritratto di Burchell nella desolata Sant’Elena, ai piedi di una gigantesca Aloe americana in fiore L’attrezzatissimo carro progettato da Burchell   

Fu in questo periodo che si innamorò di una ragazza che la sua famiglia considerava inadeguata; deluso, decise di diventare mercante e nel 1805 si trasferì a Sant’Elena dopo appena un anno, si stancò anche di questa attività, divenne maestro e poi botanico residente della Compagnia delle Indie. Contava anche di sposare la beneamata, che aveva convinto a raggiungerlo. Ma durante il viaggio la giovane donna si innamorò del capitano della nave e lo lasciò. Era ora di rimettersi in viaggio; gli giunse dunque benvenuto l’invito di Jan Willem Janssens, l’ultimo governatore olandese della Colonia del Capo, che, di passaggio a Sant’Elena, gli magnificò le ricchezze naturali del paese e gli fornì lettere di presentazione per vari residenti tedeschi e olandesi.

Burchell arrivò a Table Bay nel novembre 1810: fu un arrivo letteralmente tempestoso, visto che poté sbarcare solo dopo 13 giorni, con la nave tenuta al largo dal mare in burrasca. Si stabilì a casa di uno dei suoi corrispondenti, il pastore luterano Christian Heinrich Friedrich Hesse, che durante l’occupazione era stato cappellano delle truppe britanniche, anch’egli interessato alle scienze naturali.Grazie a lui conobbe i missionari di Klaarwater (oggi Griekwastad, nella Provincia settentrionale del Capo) e decise di unirsi a loro per raggiungere quella provincia; in attesa della partenza, fece costruire un carro da lui stesso progettato (tra tanti talenti, c’era anche la meccanica) e face alcune escursioni con Hesse e il farmacista Poleman, spingendosi fino a Caledon e Tulbagh.

Burchell e i missionari lasciarono Città del Capo il 19 giugno 1811 e si diressero a nord attraverso il Roggeveld, giungendo a Klaarwater il 30 settembre. Qualche giorno prima il naturalista aveva scoperto la prima Lithops conosciuta dalla scienza; così anni dopo racconterà la scoperta: “Raccogliendo dal terreno sassoso quello che sembrava un sassolino dalla forma curiosa, si rivelò una pianta, […] ma per il colore e l’aspetto era del tutto simile alle pietre tra cui cresceva”.dei suoi corrispondenti, il pastore luterano Christian Heinrich Friedrich Hesse, che durante l’occupazione era stato cappellano delle truppe britanniche, anch’egli interessato alle scienze naturali. Grazie a lui conobbe i missionari di Klaarwater (oggi Griekwastad, nella Provincia settentrionale del Capo) e decise di unirsi a loro per raggiungere quella provincia; in attesa della partenza, fece costruire un carro da lui stesso progettato (tra tanti talenti, c’era anche la meccanica) e face alcune escursioni con Hesse e il farmacista Poleman, spingendosi fino a Caledon e Tulbagh.

Egli fece di Klaarwater il campo base da cui partire all’esplorazione, ma da questo momento si mosse sempre da solo, prima con uno, poi con due carri trainati da buoi, accompagnato da un numero variabile di khoi. Iniziò con due brevi escursioni: nel corso della prima, dal 24 ottobre al 19 novembre, esplorò il Ky-Gariep River fino a Schmidtsdrift; nella seconda, dal 20 novembre 1811 al 19 febbraio 1812, le Asbestos Mountains. 

  L’interno del carro, casa, laboratorio e patria su quattro ruoteLithops, la pianta che Burchell scambiò per un sasso  

A questo punto, progettava di dirigersi a nord verso il Bechuanaland, ma prima decise di spingersi fino a Graaf-Reinet per ottenere l’aiuto delle autorità locali. Ciò comportò una lunga deviazione in una regione mai visitata in precedenza da nessun botanico, che lo impegnò fino al 24 maggio, data in cui era di ritorno a Klaarwater.

Il 6 giugno era di nuovo in partenza verso nord; toccò successivamente le attuali località di Kuruman, Dithakong e Heuningvlei, il punto più settentrionale dei suoi viaggi, dove fu il primo europeo a vedere (e nominare) il raro rinoceronte bianco (Ceratotherium simium). Di ritorno a Klaarwater il 4 gennaio 1813, dieci giorni ne partiva per l’ultima volta, per dirigersi nuovamente a Graaf-Reinet attraverso i distretti di Hopetown, Colesberg e Middelburg; quindi si mosse in direzione sud-est per raggiungere Grahamstown e da qui esplorare la foce del Great Fish River, il punto più a est dei suoi viaggi (22 settembre 1813). Per rientrare a Cape Town scelse l’agevole via lungo la costa, ma si mosse senza fretta; al Melkout-Kraal si concesse una sosta di tre mesi per esplorare la ricca flora di quest’area; quindi, procedendo ancora grosso modo lungo la costa, rientrò a Città del Capo verso la metà di aprile 1815, dopo un’assenza di quasi quattro anni, avendo percorso più di 7000 km, in gran parte in regioni inesplorate.

 

 

Una raccolta ineguagliata

 

Era ora di tornare a casa; ma mentre preparava i materiali e allestiva le casse da portare con sé, continuò fin quasi al giorno della partenza a incrementare le sue raccolte nei dintorni di Città del Capo. Infine, il 25 agosto 1815 si imbarcò sulla Kate con 48 casse di materiali: erano 60.000 pezzi tra esemplari d’erbario (che da soli ammontavano a 50.000), pelli e scheletri di animali, insetti, pesci, semi e bulbi, ovvero la più grande collezione mai raccolta in Africa da un singolo individuo, prima o dopo di lui. Dopo uno scalo a Sant’Elena, era di ritorno a Fulham l’11 novembre 1815.

In Inghilterra si dedicò a riordinare le raccolte, ma soprattutto a scrivere le sue memorie di viaggio, Travels in the Interior of Southern Africa, di cui uscirono due volumi (1822 e 1824). Certamente ne era previsto almeno un terzo, visto che il racconto giunge solo all’agosto 1812, ma Burchell non lo scrisse mai: infatti era partito per una seconda spedizione, questa volta in Brasile (1825-1830), anche questa formidabile per il numero degli esemplari raccolti. Né l’avrebbe scritto in seguito; non pubblicò più nulla, anche se la sua vita fu ancora lunga. Perfezionista e meticoloso, la trascorse a catalogare i suoi esemplari, che non permetteva di esaminare a nessun altro, estraniandosi sempre più dagli ambienti scientifici. Morì ottantunenne suicida nella sua casa di Fulham. Dopo la sua morte, la sorella donò i suoi manoscritti e le sue collezioni botaniche ai Kew Gardens e le altre collezioni al Museo dell’Università di Oxford.

Burchellia bubalina  

Il contributo di Burchell alla conoscenza della natura sudafricana è considerato straordinario non solo per i numeri. Rispetto agli standard del suo tempo, le sue note di campo sono estremamente precise, con la posizione più esatta possibile, un’accurata descrizione morfologica e indicazioni sull’habitat. Ecco perché John Hutchinson, curatore dei Musei di Kew, ha scritto di lui “Burchell era certamente uno dei primi ecologi […] Ha enumerato le piante di varie località specificandone le associazioni geografiche e locali”. Inoltre ha lasciato circa 500 disegni molto accurati di paesaggi, persone, animali, piante, che poi usò per illustrare i suoi stessi volumi. Una percentuale notevole delle piante da lui raccolte appartiene a specie, o anche generi, nuovi per la scienza. Gli si deve la pubblicazione di 287 entità botaniche.

Il suo nome è stato dato a diversi animali e piante; tra i primi la zebra di Burchell Equus quagga burchellii e la formica legionaria Eciton burchellii; tra i secondi Rhipsalis burchellii e Protea burchellii, e il genere monotipico Burchellia, rappresentato dalla bellissima B. bubalina, un arbusto originario delle foreste sempreverdi del Natal e delle Province del Capo con fiori rosso corallo.

 

 

Bibliografia e sitografia

 

Burchell, Mr William John, S2A3 Biographical Database of Southern African Science, https://www.s2a3.org.za/bio/Biograph_final.php?serial=421

H. F. Glen, G. Germishuizen, Botanical exploration of southern Africa, 2. ed., «Strelitzia» n. 26, Pretoria 2010

E. Green Musselman, Plant Knowledge at the Cape: A Study in African and European Collaboration, “The International Journal of African Historical Studies”, Vol. 36, No. 2 (2003), pp. 367-392

J. Speake [a cura di], Literature of Travel and Exploration, An Encyclopedia, A to F, Fitzroy Dearborn, New York-London 2003

R. Stewart, B. Warner, William John Burchell: The multi-skilled polymath, “South African Journal of Science”, Vol. 108 n.11-12, Jan. 2012, on-line version, http://www.scielo.org.za/scielo.php?script=sci_arttext&pid=S0038-23532012000600015