raccolte cd
timberland euro, timberland uomo 6 inch stivali, timberland uomo barca stivali, timberland uomo earthkeepers, timberland uomo euro hiker stivali, timberland uomo nellie chukka, timberland uomo rotolo top stivali, timberland uomo scarpe da spiaggia, timberland donna 6 inch stivali
Nuovi arrivi al Parco del Mincio

  

 

 

Airone cinerino Ardea cinerea

 

Nuovi arrivi al Parco del Mincio

 

Valentina Vitali

 

Il profilo tozzo dei germani reali, il volo faticoso dei cigni dall’interminabile collo, e quello così abile dei rapaci, che non muovono neppure le ali facendosi sapientemente sostenere dalle correnti d’aria; o ancora l’andamento degli aironi, maestoso e rilassato per cenerino e bianco maggiore o con un ritmo più rapido per il rosso, tutti comunque riconoscibili per il collo ripiegato in una profonda U. Un po' più piccoli e intenti a seguire un’immaginaria autostrada nel cielo marangoni e cormorani, dal becco uncinato. Questa è la danza che offre il cielo sopra a fiumi, laghi e aree umide della pianura padano-veneta, affascinante per chi voglia osservarla per quanto solo un occhio esperto riesca a riconoscere i diversi stili.

 

 

Da alcuni decenni però si sono aggiunti nuovi partecipanti che chiunque può identificare, seppur con stupore, alla prima occhiata; il becco nero, massiccio e ricurvo verso il basso può essere solo dell’ibis sacro (Threskiornis aethiopicus) e richiama subito alla mente le raffigurazioni egiziane.

 

Garzetta (Egretta garzetta) Airone rosso (Ardea purpurea) 
airone rosso  Sgarza ciuffetto (Ardeola ralloides)

Questi uccelli, esistenti con morfologia pressoché invariata già 2 milioni di anni fa come attestato dai resti fossili, erano considerati sacri dagli Egizi: l’ibis effettivamente si nutre di carcasse, scongiurando la diffusione di malattie, e caccia attivamente serpenti quindi ricopriva funzioni estremamente utili per questa antica civiltà. Purtroppo proprio questa rilevanza in ambito spirituale ha portato all’uccisione di migliaia di esemplari, che venivano allevati anche in modo intensivo per poi essere sacrificati e mummificati al dio Thot, a cui prestavano le sembianze nei geroglifici. L’ibis sacro quindi è originario dell’Egitto, dove è però attualmente quasi estinto; ancora diffuso in altri territori del proprio areale come l’Africa Subsahariana o l’Iraq è attualmente in grande espansione in Europa e soprattutto è ormai naturalizzato in alcune zone dell’Italia, come le rive del Mincio, il delta del Po, il bresciano e le risaie di Novara e Vercelli, dove è stata avvistata nel 1989 la prima coppia nidificante che ha attestato la riproduzione nei nuovi territori. Per quanto la diffusione sia spontanea non si tratta di uno spostamento totalmente naturale poiché le popolazioni più settentrionali da cui la migrazione sarebbe dovuta partire sono proprio quelle dell’Egitto, ormai estinte; quindi gli individui arrivati in Italia sono probabilmente aufughi (scappati dalla cattività) provenienti dalla Francia.

Qui infatti negli anni ’80 e ’90 ridotte comunità di questi uccelli venivano allevate in parchi zoologici, zoo e giardini privati e da tali nuclei alcuni individui potrebbero essere sfuggiti e aver trovato un ambiente idoneo alla sopravvivenza e alla riproduzione.

  

Ibis sacro Threskiornis aethiopicus  

L’habitat dell’ibis sacro, il cui piumaggio bianco è macchiato dal nero degli apici delle  remiganti, delle zampe e di testa e collo (privi di penne), consiste in ambienti umidi dove può cacciare insetti, pesci, anfibi, crostacei, piccoli mammiferi e uova usando il peculiare becco per raggiungere le prede anche se ancorate ai fondali,in mezzo al fango, nei buchi o sotto la vegetazione. Proprio per le abitudini alimentari esercita un grave impatto sulle comunità degli ambienti umidi locali, risultando specie esotica invasiva: la varietà della dieta (mangia anche gli scarti accumulati nelle discariche) lo rende un competitor decisamente più forte degli aironi, di cui poi mangia pure uova e pulli nelle garzaie dove lui stesso in molti casi nidifica. Il caso dell’ibis sacro è perciò esemplificativo di come disattenzione e mancanza di consapevolezza umani siano l’origine di molti squilibri nelle delicate comunità animali e vegetali di grande valore.